di Elvio Carrieri Ti dico che l’uomo di cui mi chiedi ha causato la rovina di un chitarrista e la fortuna di un trombettista. Gli hanno sgranulato il femore. Menato, venti contro tre, gli hanno fatto il cappotto.
di Lisa Ginzburg Che fosse brava a leggere le carte ora lo sapevamo tutti. Si era sparsa la voce: tornata dalla Francia (da Tolosa), ai Casoni adesso ci viveva con quel suo lavoro strambo, ma un lavoro – e chi lo avrebbe mai detto, cinque anni prima quando se n’era andata via, raminga e senza pace, che si sarebbe saputa reinventare così, con tanta forza e stranezza.
di Carlo Lucarelli Appoggiato a uno scaffale di quella libreria nuova di zecca c’è un ragazzo e ha letto i miei libri. Mi dice che gli sono piaciuti e vengo a sapere che è sardo. Gli dico che c’è un autore Sellerio di Cagliari che mi piace molto, chissà se lo conosce. Si chiama Sergio Atzeni. Lui sorride e dice: “sono io Sergio Atzeni”.
di Gianni Usai Non avrà vent’anni. All’uomo riporta alla mente fantasie contorte e pervicaci mal di pancia che si fanno parole; sogni e incubi dimenticati o mai ricordati che riaffiorano tra le righe e si propagano in vite aliene, da vivere per interposta persona fintanto che gli si dà forma.
di Pierangelo Consoli È sordo, disse, sfiorandogli un braccio. Puoi smetterla di bisbigliare.
Urla pure, se vuoi, tanto non ti sente.
Il bambino si sporse dalla barca, sfiorò il mare con due dita e se le portò alle narici. Chiuse gli occhi. Era scuro, il mare, nero, come d’inchiostro.
di Claudio Loi Acqua che scorre e suona, e viaggia e trasporta saggezza e ricordi. Acqua e suoni che arrivano anche alle orecchie (sempre ben aperte) di un trombettista di Berchidda che le accoglie e le sfama, le cresce, le trasforma. Nella musica di Paolo Fresu è facile ritrovare le parole di Atzeni, anche quelle non dette, soprattutto quelle.
di Andrea Gobetti Parlargli della Sardegna? Errore fatale. Noia scontata, come parlare di spiritualità a un cherubino, per dirla con Rilke, ma neanche a star zitto facevo un gran figura, sembrava d'aver paura di mescolare il mio alfabeto con il suo, quando invece avevo la voglia e l'interesse a far tutto il contrario.
di Bastiana Madau
A Nascar, nelle notti d’autunno, si sentono le case che parlano. Dicono i nomi di chi le ha lasciate. Quando Mimìa e Rosario Moro camminano per il paese, sembrano ombre uscite da un tempo senza orologi, ma i loro occhi brillano ancora come brace sotto la cenere.
di Giovanni Dettori
… la poesia a che serve - dicevi –
ti pare
siano domande da fare la poesia
non serve a nulla la coperta
non la rimbocca a nessuno e i conti
forse ignara di libretti bancari
non sa farli levitare
di Francesco Forlani Call me Càmbara, ‘o piscaturi, de sta tiritera de pisci, de ratantira de mare, càmbara, càmbara e maccioni - pisciurre' sparedda e mumungioni, lu pisci lu pisci, sarde e d'alose! de palaje e raje petrose! Sarache, dientece ed achiate, scurme, tunne e alletterate!
di Alberto Masala
noi siamo l’acqua
dei fiumi sognati dall’oceano
Da quando siamo entrati in questo mare
dove le onde sono solo di calore
e ognuna ci debilita lo sguardo
con fragili alluvioni di miraggi
investendoci il cuore
di Giacomo Casti Così Juanica, diventata Aleni, è la persona che cerchi quando vuoi guarire da un male che nessun dottore può curare, quando vuoi toglierti di dosso il malocchio, quando hai bisogno del consiglio giusto, quando la notte senti l’alito del demonio vicino al tuo viso.
di Sergio Atzeni "Hanno speso per autori molto inferiori a Chamoiseau, li hanno spinti, hanno premuto presso i recensori affinché i libri fossero recensiti. Sono libri magari anche “bellini”, ma c’è la differenza che passa tra una grande descrizione, un grande affresco del mondo...
di Laura Pariani Ci vuole poco ai soldati, per radere al suolo la casupola e dare fuoco alla radura.
“Non piangi, furfante?” ti sibila in faccia il cardinal Infante. “Non implori clemenza?”
Fai segno di no col capo: tu sei della razza dei poerìtt ma gnücch.