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lutto

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La staticità dell’assenza

di Mariasole Ariot   John Cage In a Landscape   La distanza che separa il voler essere dall’essere, questa sacca nera stomacale, quando la notte buca il ventre ed esce il buio dalla bocca: si affianca il nero al nero, gli oggetti ricoperti da pelli animali, l’animale che si muove ridendo rannicchiato alla finestra. E’ questo dolore immobile, la staticità dell’assenza, le presenze che gridano la stanza.   Una bocca non è una parola Si...

mater (# 3)

di Giacomo Sartori   come foglie di novembre   non mi dicevi ch’era morto l’amico d’una vita o l’ultraconfidente crollato un altro bastione dissertavi e divagavi murata nella logorrea (stizziti guizzi del mento)   le persone sparivano dalle tue frasi troppo tese come foglie di novembre da tralci traumatizzati   qualche spettro riafforava anni o decenni dopo fossile ben conservato carezzato con discrezione da un’altra era     eri molto bella   scavata e senza rossetto (l’odiato rossetto d’eccentrica borghesaccia d’acculturata baldracca) i capelli fini e candidi sovrimpressa ormai a tua madre eri più grave eri molto bella    cosa ci faccio   cosa ci faccio io...

mater (# 2)

di Giacomo Sartori   come facciamo con le sedie   come facciamo con le sedie ci tenevi tanto a regalarmele tu ma poi mancava il tempo per andare a sceglierle veniva la festa successiva avevo altre urgenze l’anno seguente ero  via il Natale dopo ancora mi faceva fatica   un po’ era anche per non farti spendere diciamola tutta (anche le vecchie accoglievano le chiappe stando un po’ accorti)   ridevamo di queste sedie che non arrivavano né a Natale né mai adesso come facciamo è il mio compleanno e il tempo lo avrei (scegliere è niente) tu...

mater

di Giacomo Sartori   poi ricordo   quando mi scopro stanco o le cose smottano mi dico che devo proprio chiamarti (il solito opportunista) poi ricordo che sei morta     la psicanalista mi dice   la psicanalista mi dice che da bambino m’hai preso in ostaggio sa che so ci tiene però a ribadirlo   non infierisce sul presente accarezza il coperchio della trappola terapeutica (e insomma retorica) posponendo l’affondo certo prematuro con magnanime inspirazioni d’umanesimo junghiano       le nostre chiamate   le nostre chiamate si avviticchiavano al tempo atmosferico e alle maniglie dei giorni in reciproca auscultazione dei carsi sotto le frasi   tu parlavi dei...

Non lasciarmi andare

di Francesco Borrasso C’è un luogo dove le cose assumono forme straniere. Questo luogo è un evento, il ricordo di un addio che non sono riuscito a bruciare; come una foto piantata davanti agli occhi, è la zona dalla quale non sono stato di capace di evadere. Una parte di me ha cominciato a pretendere una scissione, è stata messa in dubbio la mia unicità, il mio fisico è venuto a...
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