La staticità dell’assenza

di Mariasole Ariot

 

John Cage In a Landscape [1944-45]

 

La distanza che separa il voler essere dall’essere, questa sacca nera stomacale, quando la notte buca il ventre ed esce il buio dalla bocca: si affianca il nero al nero, gli oggetti ricoperti da pelli animali, l’animale che si muove ridendo rannicchiato alla finestra. E’ questo dolore immobile, la staticità dell’assenza, le presenze che gridano la stanza. 

 Una bocca
non è una parola

Si richiamano le certezze antiche, riemergono dal fondale e s’insinuano piano, il cercare estenuati la riproduzione, accoppiarsi col presente per far nascere il passato. E allora dire: basta, e poi ripetere: ancòra.
Tutto il mondo è messo a silenzio, l’urlo degli arti eretti si affianca alle ossa.

Chiedersi perché non finisce e ostinarsi per non farlo finire, mantenere questo occhio spalancato con la sbarra per non dire è un lutto, per non fare un lutto, per piegare il lutto sulle ombre, perché l’ombra che è l’ombra che hai visto e rivisto e ancora rivedi rassicura la tua specie. Allora riposizionare i passi, amputarsi le zampe per tagliare un cordone. Ma un parto non è una nascita.

Le maledizioni, l’usura dei rapporti umani, quando alla voce si risponde con il bianco muto e i denti scheggiati, e la muta non avviene, e cadono i corpi sulle strade affollate : i passanti si fermano a guardare, si dilata la pupilla e poi ricomincia a camminare, un rìvolo di sangue, il respiro di un suono senza suono, il morto lasciato morire.

La solitudine
non è un’assoluzione.

E bruciano soli sulla pelle, si anneriscono le superfici, una superstizione di pochi, quando dicono: la salute, il grembo pieno, un colorito.
Di nuovo tornare, curvare la biografia alla tua domanda, affogare la testa, tappare le buche dei timpani, smetterla di sentire, i granelli nella cornea, questo disabitare il sé reciso, lasciare la decisione a un dolore tra le gambe – e poi strapparsi, e poi tornare, e poi  chiedere: il permesso all’esistenza.

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Sibili e spasmi: Polly Jean oltre la fossilizzazione del rock

di Stefano Solventi
In poche parole, Harvey si sta prendendo il rischio di volersi tanto poeta quanto musicista, forse addirittura prima poeta che musicista.

La scorza

di Maria Teresa Rovitto
Riuscivamo a vedere l’abbondanza che ci circondava senza prendere sul serio nessuna delle teorie sulla povertà relativa. Era bastato nascere da madri che consumavano pasti nutrienti, dormivano supine e ci leggevano le favole proposte dai libri che afferravano dalle vetrine del corso.

Se le grida non prevedono assonanza

di Mariasole Ariot I terrestri in fila indiana continuano a montare, si corteggiano silenzio ad un silenzio: i polmoni medicati hanno case a cui tornare come arvicole che sanno il predatore. Voi avete cento porte chiuse a chiave: a me cade dalla tasca una finestra

Sott’acqua

di Francesco Borrasso
A pochi metri il chiacchiericcio di una civetta gli finisce dentro le orecchie. Si stringe le gambe al petto, ha freddo, il gelo gli si arrampica sulla faccia.

Tre poesie inedite di Annachiara Atzei

di Annachiara Atzei
Tutto ciò che si fa qui//lo si fa pensandoti./Non sono mai stata più di questo -/un organo cessato, un lembo/ da ricomporre. /Il mondo resta/lontano - intorno qualcosa ha ceduto./Credo che l'estate sia l'unica/stagione - quella in cui la sera/cantano le rane.

Due colloqui

di Yàdad de Guerre
Mi chiedo quanto sia difficile uscire dai processi interpersonali di manipolazione nel mondo della competizione capitalistica, quanto triste sia non vedere facilmente alternative, sottrarsi.
mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
Print Friendly, PDF & Email