Articolo precedente
Articolo successivo

Una casa editrice che non va a Torino (e che non fugge)

(colpito dal comunicato stampa della duepunti Edizioni, dove si annuncia che la casa editrice non partecipa al Salone del libro di Torino, ho chiesto a Giuseppe Schifani se era disposto a spiegare più in dettaglio il perchè: ecco la sua risposta; più sotto incollo anche il comunicato stesso; GS)

Su richiesta di Giacomo Sartori, proviamo a contestualizzare quanto dichiarato nel nostro comunicato stampa.
Per chi lavora nel settore dell’editoria maggio è il mese “di Torino”: tutti i migliori titoli del semestre devono essere stampati per tempo, e ciononostante si perderanno tra i corridoi del Lingotto, né tanto meno i librai potranno accoglierli tra i loro scaffali già saturati dalle imperdibili novità dei grandi marchi.

Il Salone di Torino è un grande evento per tradizione, prestigio e numeri, ma probabilmente non sposa più il nostro modo di fare editoria e di incontrare i nostri lettori. Le logiche massificanti che guidano eventi di simile portata non vogliono adeguarsi ai ritmi di lavoro e alle forme di comunicazione che più ci appartengono.

Il falso mito del “dover essere” a Torino, pena l’esclusione dai giri buoni, potrebbe apparire come un’ulteriore tentazione per la nostra vanità, ma sarebbe davvero ridicolo che un microeditore semiartigianale e di ricerca come :duepunti si ponesse seriamente domande come quella celeberrima di Moretti: «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?».

Non rinunciamo quindi all’idea di incontrare i nostri lettori e di confrontare le idee con colleghi, autori, traduttori, librai e curiosi, ma continuiamo a farlo attraverso altri canali, altre occasioni, chiedendo un po’ più di sforzo ai nostri interlocutori.

Ci piace infine rimarcare – con un’epigrafe tratta dal libro di Davide Enia, pubblicato nella nostra collana ZOO|||scritture animali – come per noi italiani-palermitani l’arrivo del mese di maggio si mischi da venti anni a questa parte a un sentimento di rabbia e frustrazione. Siamo cresciuti e abbiamo deciso di lavorare in un ambiente spesso ostile e insensibile, ma sempre caparbiamente devoto all’onore, concetto che per fortuna travalica il luogo comune : sarà forse per questo che ci ritroviamo a fare libri sempre e comunque a modo nostro.

 

ed ecco il comunicato:

SALONE? STAVOLTA CI ESPONIAMO ALTROVE
IL MAGGIO DI :DUEPUNTI TRA POLITICA INCONTRI E LIBRI

Anche quest’anno è arrivato maggio, e sempre più forte si fa la pressione sugli editori e sui loro uffici stampa: ci siete al Salone? ci vediamo al solito stand? cosa presentate di nuovo? chi portate? Domande che di questi tempi suonano un po’ come: (r)esistete ancora? siete ancora vivi? Ebbene: quest’anno NON CI SAREMO. Ma (R)ESISTIAMO ANCORA e SIAMO ANCORA VIVI.

Non rinunciamo a incontrare i nostri lettori, a confrontarci e a scambiare idee con colleghi, autori, traduttori, librai e curiosi, ma continuiamo a farlo attraverso altri canali, altre occasioni, con interlocutori più attenti e che sappiano mettersi in discussione senza rimanere in balia delle sirene (né di Ulisse, né della contraerea). In attesa di scorgervi un mutamento di direzione, un’idea, una visione sull’editoria che cambia, salutiamo il Salone e le sue cene esclusive. Stavolta facciamo a casa da noi, veniteci a trovare in redazione o in rete. Parleremo di libri, di lavoro culturale, e anche di politica.

Non ci ha convinto neppure l’iniziativa “Il maggio dei libri”, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, il Centro per il libro e la lettura e l’Associazione italiana editori, con il suo slogan «Fuggiamo insieme. Cresciamo insieme. Con i libri e la lettura». Non siamo fuggiaschi, come suggerisce il segnalibro annodato a richiamare il lenzuolo del carcerato. Ci pare che il problema della scarsa diffusione della lettura in Italia, in assenza di un chiaro disegno politico di sviluppo economico e culturale, non possa essere risolto con una campagna di sconti. Gli sconti fanno piacere, ma durano poco. Noi vogliamo cambiare le regole. Le giuste esigenze dei lettori devono essere affrontate con un’equa e trasparente determinazione dei prezzi. DUNQUE :duepunti non aderisce all’iniziativa prevista nelle librerie italiane dal 19 al 23 maggio e NON FUGGE.

23.05.1992 – 23.05.2012

«Dalla bocca di mio padre esce un guaito disperato.

“La mafia s’asciucò a Giovanni Falcone”».

Davide Enia, Mio padre non ha mai avuto un cane

:duepunti guarda con interesse e partecipazione al laboratorio del Quinto Stato, preziosa opportunità di confronto con persone e soggetti collettivi di cui condividiamo non solo problemi e preoccupazioni, ma anche valori e obiettivi.

http://www.ilquintostato.it/tv-commons/appello-del-quinto-stato/

 

 

ed ecco anche l’editoriale del 10.05.12, sempre in tema, sul sito della casa editrice:

Salone? Anche basta. Stavolta ci esponiamo altrove

Intendiamoci, la nostra a rigor di termini non è una polemica contro il Salone. Il Salone non c’entra. Non ha fatto nulla. E questo è il punto. Potremmo richiamare l’orchestra del Titanic, ma si tratta di un’immagine oltre che esausta anche imprecisa per illustrare la questione, perché se c’è un mondo che sta naufragando, ce n’è un altro nuovo che si aggrega e cresce. Meglio sarebbe riandare per esempio al magistrale racconto di Dino Buzzati, Eppure bussano alla porta, dove una famiglia borghese continua a mettere in scena macchinalmente i suoi riti, affettando indifferenza mentre alla porta di casa incalza un tumulto che spazzerà via tutto. Questa è l’impressione che si ricava oggi come oggi dalla lettura delle dichiarazioni dei big dell’editoria, che esprimono smarrimento o preoccupazioni senza costrutto, e quando si incontrano, come hanno fatto alla scorsa edizione di Libri come a Roma, non sanno far altro che accapigliarsi perché uno di loro pratica una politica dei prezzi troppo aggressiva (lacrime di coccodrillo: a forza di trattare i libri come una merce qualsiasi, c’era da aspettarsi che prima o poi qualcuno si mettesse a fare il mercante sul serio…). Il Salone non è cambiato e anche quest’anno sarà invaso da un pubblico per lo più distratto dagli effetti speciali e dai caratteri cubitali degli annunci, che affollerà i mega-stand dei gruppi editoriali, dove per i 10 euro del biglietto avrà modo di gettare un’occhiata fugace agli stessi libri che potrebbe comodamente sfogliare, gratis, in una qualunque libreria (e in molte librerie qualunque), e si accalcherà alle presentazioni degli instant-book scritti dai ghostwriter per le celebrity che potrebbe ascoltare, sempre gratis, in un qualunque salotto televisivo. Del resto è una tendenza generalizzata, europea. Anche a Parigi ormai gli editori indipendenti medio-piccoli disertano il Salon du livre, contribuendo a dare al visitatore la curiosa impressione che in editoria non esistono le mezze misure, e che dopo un paio di esperienze come ospiti degli spazi degli enti locali con un catalogo di una manciata di titoli si possa schizzare direttamente agli stand di ottanta metri quadri con hostess e touchscreen. Insomma, il Salone è sempre lo stesso, siamo noi ad aver maturato un cambiamento di prospettiva. Vogliamo concentrarci sulle cose importanti di cui al Salone non ci sarà modo di parlare, se non marginalmente, nei corridoi e in incontri sporadici schiacciati negli interstizi del programma: di un mercato editoriale dominato dalle concentrazioni, strutturalmente basato sulla precarizzazione del lavoro, che fa da specchio a un paese incapace ormai da troppi anni di investire in formazione, ricerca e cultura. Di queste cose andiamo parlando da un po’ di tempo nei nostri interventi pubblici e nei nostri scritti, insieme alle persone che dimostrano maggiore sensibilità per questi temi, con le quali vogliamo praticare altre forme del lavoro culturale e progettare un modo diverso di fare editoria. Ci esponiamo altrove, insomma, e prendiamo posizione. Al Salone faremo giusto un giro per tenerci informati. Ci piacerebbe essere smentiti dai fatti, chissà…

ALC : GS : RS

 

Print Friendly, PDF & Email

12 Commenti

  1. Da direttore editoriale della microscopica Altrimedia Edizioni, non posso che dare ragione a Giuseppe Schifani. per quel che vale, insomma, anche noi quest’anno non saremo presenti all’ipermercato.

    b!

    Nunzio Festa

  2. grandi eventi per grandi numeri per grandi tirature. forse per questo qualcuno comincia a guardare alle collane di poesia come a qualcosa che abbia a che fare con gli utili, la fruibilità, la comunicazione (?), lo stile semplice. pulviscolare.

  3. Atti impuri e Maledizioni solo al Salone Off: ci trovate con Marino Magliani e il suo “La ricerca del legname” alle 19 di domenica 13 alla Libreria Trebisonda di via Sant’Anselmo (TO).

  4. uno dei pochi a cui do ascolto in campo di corsi motivazionali(una branca umana nata dalla costola della cialtroneria,salvo le solite eccezioni fisiologiche)e di cui ora non ricordo il nome ricordava da quelche parte di quegli animali che durante mi pare la seconda glaciazione si salvarono spingendosi a nord mentre tutti procedevano a sud,o viceversa

    http://download.freeky-music.org.ua/misc/Rolling%20Stone%20500%20greatest%20songs/063%20Buffalo%20Springfield%20-%20For%20What%20It's%20Worth.mp3

  5. Per quanto mi riguarda io al salone ci vado da 25 anni proprio per incontrare i piccoli editori, per trovare da loro libri che non si trovano in tutte le librerie come sostiene il comunicato della casa editrice: quali librerie hanno in mente? Quelle poche rimaste, quelle piccole intendo, per sopravvivere propongono solo best e long seller in maggioranza di grandi editori… Piangersi addosso e assumere comportamenti snob non porta a niente.

  6. Anch’io per un periodo abbastanza lungo ho collaborato con una microeditrice e sono completamente d’accordo con tutti. Essere risucchiati da una fiera, con tutte le caratteristiche del mercato rional-nazionale, con un angolino a disposizione e nulle possibilità di essere notati, spendere soldi più utili da investire nei propri progetti editoriali… no, grazie!

    mdp

  7. Mi permetto di segnalare un’iniziativa che potrebbe interessare quegli editori che giustamente cercano “altrove” spazi di condivisione/esposizione. Dal 6 al 10 giugno si terrà a Milano un Festival della Letteratura, che negli intenti dovrebbe essere meno “monstre” e più attento alle piccole realtà editoriali. Per maggiori informazioni rimando al sito del Festival: http://festivaletteraturamilano.wordpress.com/

  8. «[…] incompatible metaphors are frequently mixed, a sure sign that the writer is not interested in what he is saying».

    George Orwell, “Politics and the English Language” (1946).

  9. Comprensibile chi decide di non andare al Salone. Che ha dei costi e non è detto che sia un mezzo valido per ogni editore.
    Non accettabile il tono (che vedo nei commenti, non nei comunicati di :duepunti) snob di chi si vanta di non andarci o lo etichetta come vetrina-supermercato per grandi editori. Il Salone è pieno di piccoli editori, e se per i grandi è proprio soprattutto un grosso punto vendita, per i piccoli è un’occasione preziosa per farsi notare e farsi conoscere. Per incontrare i propri lettori ma anche per incontrare chi non avresti raggiunto in nessun altro modo.

    • Molti piccoli editori hanno scelto infatti di frequentarlo e di partecipare ad eventi, ma di non avere un proprio spazio. Non ci vedo nulla di snob, né di inaccettabile.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

ADDIO ALL’INVERNO

di Cécile Wajsbrot
Consapevoli come siamo di una possibile scomparsa della specie umana in un futuro che non si calcola più in millenni o secoli, ma in decenni, rassomigliamo, torniamo simili agli Aztechi che di notte vegliavano colmi d’angoscia spiando la riapparizione del sole.

Figure della crisi

di Vittorio Coletti
La confusione sotto il cielo della politica europea, non solo italiana, era grande, a suo giudizio. Destra e sinistra ora si opponevano duramente anche dove, come nel caso della direttrice d’orchestra, non era il caso; ora si scambiavano tranquillamente elettori, programmi e linguaggi.

Quando sento parlare i personaggi

Cristina Vezzaro intervista Antje Rávik Strubel
Lavoro molto con il suono della lingua. Solo quando sento parlare i personaggi inizio a capire chi sono e come sono. Anche la donna blu e lo stile dei passaggi in cui compare sono nati da un dialogo interiore.

LE DUE AGRICOLTURE: LE RAGIONI DEL DISAGIO

di Un gruppo di agricoltori lombardi
Fin dagli anni sessanta si è andata delineando una tendenza, ormai diventata strutturale, di una netta separazione tra una agricoltura delle grandi superfici, dei grandi numeri economici, della capacità di investimento e di accesso al credito, e dall’altra parte, una agricoltura familiare molto legata al territorio, spesso marginale, di collina e di montagna ma non solo, con volumi produttivi spesso insufficienti a garantire investimenti, ma con un beneficio sociale immenso derivante dal presidio di un territorio

Il mio primo maestro era svedese

di Paolo Morelli
È stato il mio primo maestro. Di sicuro è stato lui a convincermi di giocare tutte le mie fortune all’ala destra. Avevo sei o sette anni quando è arrivato alla Fiorentina, di cui già ero tifoso.

Lo specchio armeno

di Paolo Codazzi
Inerpicandosi per la ripida scalinata, ingobbita dalle radici di un pigro nespolo isolato poco distante nel prato digradante il terrapieno che la sorregge sui lati, ...
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: