Articolo precedente
Articolo successivo

Continuiamo – parte 1

Di Andrea Inglese

Cominciamo da questo. Nazioneindiana non sarà più la stessa, questo credo lo si sia capito subito, dopo che Antonio Moresco, Tiziano Scarpa e Carla Benedetti hanno annunciato la loro dipartita. Ma questo blog collettivo di scrittori, intellettuali, artisti continuerà ad esistere. Non sappiamo ancora dire in che forma, non sappiamo neppure dire fino a quando. Eppure ci siamo incontrati in tanti. Ci siamo incontrati con coloro che hanno deciso di andarsene e con coloro che hanno manifestato un forte desiderio di continuare. Continuare non sarà facile, non è indolore e costringe quelli che restano ad un’assunzione di responsabilità maggiore. Tutto ciò implica una ferita, implica lo stare nella ferita, nella consapevolezza di ciò che si perde e, nello stesso tempo, nella percezione di qualcosa di vivo, di nuovo e di imprevedibile che può nascere da questo dolore.

Quanto qui sto cercando di scrivere, è una forma di risposta elementare, ma necessaria, a quei lettori e commentatori di NI che hanno provato, anche loro, un minimo strappo, un dolore percepibile, in un angolo anche remoto del loro essere. Un fatto culturale, se esiste, se non è morta ripetizione dell’identico o grado ulteriore di assuefazione al mondo, è anche affetto, getta radici nelle pieghe emotive dei pensieri, irradia di sé le aspettative di un domani più felice e giusto. Questa mia risposta, e le altre che verranno dagli “indiani superstiti”, vogliono ribadire una possibile fiducia, un patto di ascolto reciproco, proprio attraverso un condiviso sentimento di rottura, di dolorosa rottura, che le recenti vicende del sito hanno suscitato.

Per altri lettori-commentatori, il perdurare, pur nell’inevitabile metamorfosi, di questo blog collettivo sarà un’allegra occasione di nuove scorribande, un feticcio telematico tra gli altri da dissacrare, ronzandoci intorno con maniacale insistenza. (Verrà un giorno in cui si studieranno le patologie “leggere” di alcuni utenti della Rete, la cui identità segreta o palese dipende in modo parassitario da qualche totem da bersagliare con puntualità quotidiana.) Altri ancora non troveranno più ragione di anatemi, andando via le personalità più “celebri”. In ogni caso, tutte le difficoltà, le velleità, gli incidenti, gli equivoci dell’asimmetrico, a volte fecondo, dialogo telematico ci attendono nuovamente.

Per articolare questa prima, provvisoria risposta, userò la mia voce combinata con quella di altri indiani rimasti, procederò per montaggio, prelevando dalla fitta corrispondenza che è nata fra di noi in questi ultimi tempi. Lascerò probabilmente fuori qualcosa di molto importante. Ma ognuno degli indiani superstiti potrà colmare la lacuna e la dimenticanza. Ed esprimere anche il suo accento più particolare.

(continua)

Print Friendly, PDF & Email

3 Commenti

  1. Io direi che è l’inizio d’una nuova Nazione Indiana, senza dover parlare necessariamente di superstiti. E’ forse l’occasione per comprendere meglio anche il mondo telematico, il rapporto che la rete tutta ha con la scrittura e le idee che circolano in essa (della rete).

  2. Ho la netta sensazione che tutta questa lunga risposta (che tu inizi con grande spargimento di retorica) sia una perdita di tempo e di energie (a parte che avrei da ridire sull’espressione “vivere nella ferita”, francamente astrusa, qui, ma non è il caso di dilungarsi). Da lettore, l’impressione è solo che a qualcuno manchi la voglia e che a qualche altro manchino gli argomenti, per il momento (però so che non è così, per cui sono perplesso). Infiniti saranno i preamboli? Perché, dopo il pezzo di Helena, non si è letto molto.
    A proposito, un consiglio gratuito: non che la “personalizzazione a tutti i costi” debba essere un’ossessione, ma montate il template base di wordpress quasi senza modifiche. Un minimo sforzo di grafica no? La grafica è segno, la volontà di re-iniziare si traduce, di solito, anche nell’impostazione di un progetto che preveda segni riconoscibili, e che non adotti i “segni comuni”, tanto per evitare l’autobanalizzazione (senza bisogno di trasformare un segno in un logo, un marchio di fabbrica). In altre parole, credo di aver scritto a Franz la stessa cosa, se non sbaglio…

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Qualche infedeltà

di Walter Nardon
A volte, tutto sta nel trovare un buon pretesto. Non che debba per forza essere inattaccabile, anzi è meglio se lascia trasparire una sua distesa anonimità...

Il Gesuita

di Franco Buffoni
L’indomani dormo più a lungo del previsto e zia Giulia esce senza svegliarmi. Quando mi accorgo che sono le dieci, non prendo neanche il caffè, mi vesto e corro ad agguantare l’autobus. La Piramide Cestia è impressionante, giro attorno e finalmente riconosco Klaus che mi aspetta. Corro, lo abbraccio e lo bacio, come se dovessi farmi perdonare qualche cosa.

Da “Paraiso”

di Laura Giuliberti
Prima cerchia // da fuori tutto è schiena, le facciate si aprono all'orizzonte, al foresto, al pescatore ...

Un ritratto di Renato Barilli

di Leonardo Canella
Ti dico che è così. Impattante. Qualcosa di impattante. La fiocina che arriva ed è già arrivata. Entra e arpiona. Fra il lancio della fiocina e la carne arpionata un attimo.

Le diverse ragioni del silenzio. Lettera ad Andrea Inglese…

di Giuseppe A. Samonà
Caro Andrea, ho come altre volte letto con grande attenzione e interesse il tuo articolo, tanto più che il titolo individua una prospettiva che mi trova completamente d’accordo. E sento il bisogno di risponderti, su un punto in particolare, ma non so ancora, nel momento in cui inizio a scriverti, se pubblicherò questa lettera o se te la invierò in forma privata

La tentazione di decontestualizzare e il dovere della narrazione. Sul conflitto tra Israele e Hamas

di Andrea Inglese
Il 9 ottobre, in un articolo apparso sul « Corriere della Sera », Paolo Giordano, noto romanziere, scriveva riguardo all’attacco di Hamas contro Israele, realizzato due giorni prima: “È uno strano paradosso della nostra epoca: per valutare meglio un evento non conviene più aspettare troppo, conviene quasi, al contrario, affrettarsi e perfino decontestualizzarlo.”
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: