Colpi al cuore

hotakainen.jpg  di Gianni Biondillo

Colpi al cuore, come fu girato il Padrino, di Kari Hotakainen, Iperborea, 2006, 355 pag. postfazione di Goffredo Fofi, traduzione di Tullia Baldassarri Höger von Högersthal

Non ringrazierò mai abbastanza la casa editrice Iperborea, che da anni mi permette di incontrare tutto un universo letterario, quello scandinavo, che in tempi di angloamericanismo imperante, sarebbe stato per me di certo perduto.

È grazie a loro che ho potuto leggere sia classici del Novecento, come il nobel norvegese Knut Hamsun, o scrittori ormai affermati, anche grazie a loro, quali Arto Paasilinna. E sempre dalla Finlandia ecco un autore, Kari Hotakainen, che non conoscevo affatto ma che già amo perdutamente dopo la lettura di questo romanzo, Colpi al Cuore, storia di Raimo, addetto alle riparazioni disoccupato, sempre piantato davanti al suo televisore a guardare film d’azione – dove le pallottole fischiano e il sangue scorre – e di Ilona, moglie sull’orlo della crisi di nervi, presa dalla faticosa gestione di una famiglia allo sfascio.

E sulle loro teste un Dio compassionevole ma inaffidabile che rovista nella spazzatura o si gira dall’altra parte, proprio quando, forse, dovrebbe regalare una opportunità a questi proletari degli anni Settanta, in una nazione fredda come la guerra, così palese da quelle parti, a pochi chilometri dal confine con l’Unione Sovietica.

Qualcosa in effetti pare accadere nella “patria delle opportunità” occidentale, negli States: il produttore del film culto Il Padrino, per ragioni politiche ed economiche, decide di spostare la troupe in Finlandia, girando nelle fredde terre del nord le scene più calde e topiche, quelle impresse nella nostra memoria di spettatori.

Hotakainen potrebbe, dopo una scelta talmente azzardata, far naufragare il romanzo in una commedia dei buoni sentimenti, dove Marlon Brando, uno dei personaggi meglio riusciti, interloquisce amabilmente con Ilona, o dove Coppola accoglie di buon grado le intuizioni del cinefilo Raimo. Ma il romanzo, non ostante le premesse al limite del surreale, mantiene una forte caratterizzazione realista e riesce a dipanare una trama mai scontata e prevedibile, restituendoci una rappresentazione del malessere del proletariato finlandese (così simile al nostro da essere inimmaginabile) davvero memorabile. 

[pubblicato in Cooperazione, n.3 del 16.01.2007]

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5 Commenti

  1. Effettivamente l’editrice Iperborea ha molti meriti. Io ho scoperto, oltre ad Arto Paasilinna, anche altri due scrittori notevoli, Par Lagerkvist (Barabba, Il nano) e Bjorn Larsson (La vera storia del pirata Long John Silver, Il cerchio celtico). Leggerò anche questo.

  2. Concordo con Gianni su Iperborea. Leggo spesso i suoi libri. L’ultimo letto è il Libro di Blanche e Marie di Per Olov Enquist.

  3. Ho letto “piccoli suiicidi tra amici” di Arto – grande ironia e capacità narrativa –
    L’unica cosa che ho trovato poco pratica è stata la – ristretta larghezza – del volume.

    Simpaticissima la foto!

    ciao Gianni!

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gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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