Articolo precedente
Articolo successivo

Bartleby?

photo_bartleby03.jpg
foto di scena www.pierregrosbois.net

«La letteratura è delirio, e a questo titolo gioca il proprio destino fra due poli del delirio. Il delirio è una malattia, la malattia per eccellenza, ogni volta che innalza una razza alla pretesa d’essere pura e dominatrice. Ma è misura della salute quando invoca quella razza bastarda oppressa che ininterrottamente si agita sotto le donimazioni, resiste a tutto ciò che schiaccia e imprigiona e si configura in profondità nella letteratura come processo […]. Fine ultimo della letteratura, liberare nel delirio questa creazione di salute o questa invenzione di un popolo, ossia una possibilità di vita» (G. Deleuze, La letteratura e la vita, in Id., Critica e clinica, Raffaello Cortina, Milano 1996, pp. 13 -19, p. 17).

Bartleby
di
David Géry
Regista dello spettacolo , tratto dall’omonimo racconto di Herman Melville, traduzione in francese di Laura Koffler
con
Raphaël Almosni, Yann Collette, André Chaumeau, Claude Lévèque, Grégory Quidel
durata 1h50

Dans l’univers noir et blanc des bureaux d’un avoué de Wall Street, débarque Bartleby, copiste méticuleux et solitaire, ” silhouette lividement soignée, pitoyablement respectable “. S’instaure une relation fascinée entre l’avoué et son nouveau scribe qui séduit autant qu’il intrigue.
Nombreux sont les penseurs qui se sont penchés sur Bartleby et sa formule énigmatique…

Nell’universo in bianco e in nero degli uffici di un procuratore legale di Wall Street , sbarca Bartleby, copista meticoloso e solitario,”silhouette lividamente curata, pietosamente rispettabile”. S’instaura una relazione affascinata tra il procuratore e il suo nuovo scrivano, tanto seducente quanto intrigante. Numerosi sono i pensatori che si sono interessati a Bartleby e alla sua formula enigmatica…

Nombreux les questionnements et les lectures possibles ; mais le mystère qui entoure le personnage n’est pas pour autant dissipé… Melville livre une matière propice à la réalisation d’un spectacle comique au début de sa nouvelle, des figures très dessinées, l’inversion du rapport maître-valet, le maître chassé hors de ses murs par son étrange employé ; mais peu à peu la machine se grippe, le comique se fait grinçant et le vertige nous prend.

Numerosi gli interrogativi e le letture possibili; ma il mistero che attornia il personaggio non è per questo dissipato… Melville all’inizio del suo racconto, consegna una materia propizia alla realizzazione di uno spettacolo comico , delle figure molto tratteggiate, l’inversione del rapporto padrone servo, il padrone cacciato dalle proprie mura dallo strano impiegato; ma poco a poco la macchina si ammala, il comico si fa stridente e ci prende come una vertigine.

Qui est Bartleby ? Que veut-il ? Que signifie son silence rompu par cette seule phrase : je préférerais ne pas ? S’agit-il d’un message politique ? De la proposition secrète d’une autre vie et d’une nouvelle fraternité ? Ou alors, Bartleby, individu dépressif ou figure christique, corps étranger au monde ou corps rebelle, impassible stoïcien ou fervent opposant, figure de la passion ou de la passivité ?

Chi è Bartleby? Cosa vuole? Che significa il suo silenzio rotto solamente da una sola frase: I would prefere not? Si tratta di un messaggio politico? Della proposta segreta di un’altra vita e di una nuova fratellanza? O allora, Bartleby, individuo depressivo o figura cristica, corpo estraneo al mondo o corpo ribelle, stoico impassibile o fervente oppositore, figura della passione o della passività?

La nouvelle de Melville écrite en 1853 résonne pleinement aujourd’hui, comme un appel lancé à un monde ivre de vitesse, où la loi du marché domine et asphyxie les rapports humains. L’auteur situe significativement sa nouvelle à Wall Street, cœur battant des milieux des affaires et de la finance… Bartleby ou le symptôme, anorexique face à un monde d’obésité : Bartleby n’est pas le malade mais le médecin d’une Amérique malade (Gilles Deleuze).

Il racconto di Melville scritto nel 1853 risuona pienamente oggi, come un appello lanciato a un mondo ubriaco di velocità, dove la legge del mercato domina e soffoca i rapporti umani. L’autore ambienta significativamente il suo racconto a Wal Street, cuore pulsante del mondo degli affari e della finanza… Bartleby o il sintomo anoressico di fronte a un mondo di obesi: Bartleby non è il malato ma il medico di un’America malata.(Gilles Deleuze)

Nota del Furlen
Ho conosciuto David molti anni fa grazie a una comune amica. E ci siamo frequentati, poco prima di lasciare Parigi. In quei mesi, per la prima volta, ho assistito ad uno spettacolo da lui diretto, anzi allo spettacolo tra i più forti che abbia mai visto. Ispirato ad uno dei testi più belli che abbia mai letto.
effeffe

Print Friendly, PDF & Email

6 Commenti

  1. nella foto di scena, ovviamente assai bella, il personaggio ha un accennato sorriso che non mi figuro in Bartleby. Quello che stupisce in B. è soprattutto la mancanza di articolazione, non discute, non invoca princìpi, difende un raggio d’azione sempre più limitato. Come tutte le figure estreme, suggerisce a noi qualcosa da lontano; il suo stile è un lieve cenno. Un modo per andare avanti sarebbe proporre qualche significato di quel cenno.

  2. Sai Antonello, l’attore, Yann Collette, in quella rappresentazione è stato assolutamente superbo. Elegante, sobrio, come Melville fa descrivere Bartleby, aveva una fragilità e un “mettersi da parte” davvero all’unisono con il personaggio letterario. E con la sua parola d’ordine (o di disordine)
    Scrive sempre Gilles Deleuze:

    Si osserva prima di tutto un certo manierismo, una certa solennità: prefer è usato raramente in questo senso, e né il principale di Bartleby, l’avvocato, né gli impiegati dello studio se ne servono abitualmente (“una strana parola; per quanto mi riguarda non la uso mai…”). La formula ordinaria sarebbe piuttosto I’d rather not. Ma soprattutto, la stravaganza della formula va al di là della parola stessa: certo, è grammaticalmente corretta, sintatticamente corretta, ma la sua brusca conclusione, NOT TO, che lascia indeterminato ciò che rifiuta, le conferisce un carattere radicale, una specie di funzione-limite. La sua ripresa e la sua insistenza la rendono complessivamente ancor più insolita.

    G. Deleuze, Bartleby o la formula, in Id., Critica e clinica, tr. it di A. Panaro, Cortina, Milano 1996, p.93

    a proposito della formula mi ricordo come ne discutemmo insieme a David e a Laura, che l’aveva tradotto e adattato. E di come avessero in francese due possibilità, «J’aimerais mieux pas» o «Je préférerais ne pas, e “preferito” quest’ultima che lasciava un che di sospeso, insondabile.

    effeffe

  3. Quest’anno ho fatto leggere Bartleby in classe. Gli studenti si sono divertiti un mondo. Leggevano, commentavano, ognuno diceva la sua sul celebre “prefer”.

    Poi gli ho fatto leggere un estratto deleuziano sul racconto melvillesco. Allora non hanno riso più. Non capivano. Sono tornati alla normale noia di classe. La routine della “spiegazione”.

  4. Riflessione sul racconto

    Per rendere ancora più soddisfacente la sistemazione, mi procurai un alto paravento verde pieghevole che poteva escludere completamente
    Bartleby dalla mia vista, pur lasciandolo a portata di voce. Così, in certo modo, convivevano solitudine e compagnia.- scrive Melville

    Il procuratore ha appena assunto Bartleby. Adesso lo deve sistemare in ufficio. Perchè Melville mette i due personaggi come in un confessionale?
    effeffe

  5. non lo so ma provo,
    per stabilire un rapporto di reciproco rispetto?
    si comunica meglio a una certa distanza.

    bon nuit

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Deus ex Makina: Maniak

di Francesco Forlani
Da un po'sto collaborando con Limina Rivista, con delle autotraduzioni dal francese di piccoli assaggi ( essais) letterari pubblicati in oltre vent’anni sulla rivista parigina l’Atelier du Roman diretta da Lakis Proguidis. Dopo Philip K Dick, Franz Kafka, Anna Maria Ortese, Charles Dickens è stata la volta di Boris Vian. Qui una nota a un libro indispensabile.

Overbooking: Eugenio Manzato

Alberto Pavan
Il romanzo narra la vita di Antonio Romani, vissuto tra la campagna trevigiana, Padova e Venezia, tra il 1757 e il 1797, l’anno in cui nella notte del 12 maggio, con Bonaparte alle porte, la narrazione si interrompe con un finale aperto che alimenta nel lettore il desiderio di un sequel.

Les nouveaux réalistes: Pierangelo Consoli

di Pierangelo Consoli
Per questo, quando mia madre divenne Alberta, tramutandosi in qualcosa di più collettivo, io non soffrii tanti cambiamenti, almeno per quello che riguardava la gestione delle faccende, perché erano già molti anni che me ne occupavo. Usciva pochissimo, come ho detto, eppure il giorno dei morti restava, nel suo calendario, un rito al quale non poteva rinunciare.

Colonna (sonora) 2024

di Claudio Loi
15 album in rigoroso ordine alfabetico per ricordare il 2023 e affrontare le insidie del quotidiano con il piglio giusto. Perché la musica, quella giusta, è la migliore medicina che si possa trovare sul mercato. Buon ascolto!

Les nouveaux réalistes: Annalisa Lombardi

di Annalisa Lombardi
Per questa nuova puntata dei nouveaux réalistes, un polittico di esistenze minime perdute tra i massimi sistemi della vita e della storia. Come nei Racconti con colonna sonora di Sergio Atzeni, la voce dei personaggi è incisa sulla musica di fondo delle cose. (effeffe)

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: