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Poema Chomsky

di Alfredo Giuliani

Le frasi (1) e (2) sono entrambe dei nonsensi, ma qualunque parlante inglese riconoscerà che solo la prima è grammaticale:(1) colorless green ideas sleep furiously
(2) furiously sleep ideas green colorless

Noam Chomsky, Le strutture della sintassi

senza colore idee verdi dormono furiosamente
furiosamente dormono idee senza colore verde
senza colore dormono idee furiosamente verdi
furiosamente dormono verdi idee senza colore

supponiamo che il mondo non sia verde bello
o senza da nubi roventi nevi piovono sulfuree
venti veloci abbaglianti inconcepibilmente
nel buio sonno a dirotto solcano senza colore
che dorme la traccia purpurea solare sensazione

mondo è masturbazione di un dio furiosamente
non ridono i verdi coccodrilli senza idee verdi
di squame e denti i pianoforti senza muoiono
colore imitano poeti farnetico dicono d’ombra
furiosamente il cane ride il gatto gatta il cane

idee verdi nel nevischio buio dormono veloci
piovendo dal vento solare la mia furiosamente
verde idea senza colore di lei stare nell’ombra
furiosamente verdi dormono idee senza colore

furiosamente verdi dormono idee senza colore
di lei gelata che il mondo sia bella come pietra
poco giorno al gran cerchio d’ombra s’infiamma
furiosamente verde rovente di nessun colore

se dorme l’idea verde che senza è nella pietra
identica da te nel salto d’ombra sta furiosamente
uccello sospende suoni ghirlanda di gentile verde
cane che aspetta palla al balzo gatta il cane
furiosamente senza colore la mia idea di stare

s’ignorano gatta cane merlo nello stesso verde
senza animato è questo cosmo parti d’ombra vive
non l’ho veduta verde né bramata di morto colore
terriccio vomitato idea lombrica in sottoverde
di lei furiosamente dorme verde idea senza colore

non scoccano i ramarri senza pietra verde abbaglio
paura occulti puzzando d’ombra al cerchio d’aria
imposizione grigia commiato d’ogni erba animale
furiosamente dormono idee senza colore verde

furiosamente verdi dormono idee senza colore
tra rosee zampe a becco furiosamente il prato
dorme del verde fuori alato corpo d’acqua pietra
sesso fuso di chi muore a stare in ombra cosa
quando senza colore è tutto l’erba che mi serra
nel liquido verde senza e tanto vivere poco
furiosamente dormono idee verdi di nessun colore

1979

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48 Commenti

  1. Ammiro Giuliani perché è in grado di colpire duro, giù in fondo allo stomaco, ma facendotelo sembrare un gioco.
    Il ritmo è inarrestabile.
    Tutto è ridotto all’osso, si vedono solo più i tre colori fondamentali: la ruota poi accelera: bianco

  2. grazie Andrea, per averlo ricordato con un componimento di bellezza e precisione e… boicottaggio, come dice Chapuce “magistralmente diretto” e dirottato, con quella sestina differita , dove le parole-rima si combinano con variazioni sintagmatiche, ma che sembra non voler quadrare, nonostante le allusioni diventino sempre più esplicite, fingendo continuamente d’incepparsi, fino all’utlimo verso dove spunta la sesta. un meccanismo pazzesco. Ed è musica ed è artificio, ed è poesia.
    Grande Giuliani, meno note le sue poesie delle sue dichiarazioni di poetica, e noi ce lo ricorderemo per entrambe

    Umani alcuni bizzarri non contraffatti
    coltivano macerie hanno questa vocazione e arte

    Quando pensa di mettersi lì in disparte a rosicchiare
    gli ossi della memoria uno scopre
    che dessa se ne sta in un dentro – fuori derisori
    accovacciata torpida clonata di luccichii morti
    incurante dei ricordi futura a tutte le sorti

    Poeti suoi visionari scrivani rovistatori trafficanti
    di ciuffi e reliquie vani collezionisti devoti archivisti
    e bibliotecari febbrili lettori inadeguati
    che sollevano coi polpastrelli inutilmente evoluti
    le celibe polvere di sfiancate librerie tutti
    proprio tutti l’animo spolpato se ne vanno docili
    o furenti al macero dell’immateriale
    Non avendo capito a che porta quel rosicchiare

    A ciò che succede si crede e non si crede

    Agli umani umanisti pare curiosa la storia Dopo tanto
    ancora recita farse e massacri per una memoria
    che la ignora è presente se non vuoi a spreco
    è solo presente va rotolando il tempo indietro e
    avanti nel poi non è buffo? finché non svampi e crepi
    Perché bellezza insiste

    Angeli dovremmo incontrare per parlare

  3. Non bisognerebbe parlare male dei morti, soprattutto se recenti, ma questa poesia dimostra quanto asfittica e grevemente virtuosistica sia la poesia di Giuliani. Non solo questa, evidentemente. L’unico di quella schiatta neoavanguardistica che ha qualcosa da dire è Pagliarani.

  4. Le idee verdi anche qui? Non ci posso credere…Ho fatto un’esame di glottoolgia pochi mesi, tutti devoti al dio Chomsky. Per fortuna noi abbiamo Alfredo Giuliani. Impetuosamente bello.

  5. [affatto asfittica nemmanco virtuosistica]

    imposizione grigia commiato d’ogni erba animale
    furiosamente dormono idee senza colore verde

    commiato camminando nel verde che gia in un profumo di legna bruciata – di fumo – di pioggia – di terra bagnata – un anticipo d’autunno si mangia di ruggine sulle foglie dei castagni del bosco che avrà visto bambino – nella sua terra del verde – delle infinite sfumature di verde – l’idea del verde – della verdità

  6. (…proseguendo con C&C)

    asfittica è l’occlusione, un luogo, una forma chiusa, la logora, manierista, stanca riproduzione di forme usurate; non può essere asfittico ciò che apre una breccia, mostra crepe, fa saltare le aspettative “…pensiamo che parlando di noi o d’altro o di niente, la poesia debba aprirci un varco”
    dunque i meccanismi inventati da questi poeti furono strategie per uscire dall’asfissia. (punto primo)

    (punto secondo: affermare che solo Pagliarani ebbe qualcosa da dire di quella schiatta, significa non aver compreso né Pagliarani né la “schiatta”)

    “la novità anzitutto come risoluto allontanamento dai quei modi alquanto frusti e spesso gravati di pedagogia i quali perpetuano il cosiddetto Novecento mentre ritengono di rovesciarlo con la meccanica dei contenuti […] non ci resta che respingere questo presunto realismo, sediziosa evasione in costume campestre, che si riattacca ai minori rami ottocenteschi senza compiere alcun innesto di vigore […] Purtroppo non basta la razionalità visiva, non bastano le inchieste sociologiche a nutrire la poesia: bisogna spendere se stessi e cavare un sentimento, un’idea delle cose”
    e allora contro l’inerzia delle cose, contro l’abuso di consuetudine “non so se sia giusto parlare di autolegislazione di poeta; so che, dati i tempi, devo inventare i miei metodi, e la mia mente non è né assorbita né separata dalla società. Non so se sia giusto parlare di autonomia semantica; so che la verifica del linguaggio è un’opera quotidiana e so che esiste, oltre la pena, anche la felicità di scrivere”.

  7. I testi che propone Andrea sono sempre intelligenti nella prospettiva di una riflessione sulla lingua. Per me, troppo intelligenti nel corpo a corpo con la struttura e la grammatica; sensualità sventata.
    ho una vista infantile della scrittura: penetro nella lingua a corpo smarrito, dimentico ragione senza osservazione/distanza. Sono in fusione con la lingua, come bambina alla madre.
    E’ un testo che mette le idee chiare.
    Apprezzo molto i commenti di Maria (un bacio), Chapuce e Cosi&come.

    PS Il verde è il colore emblematico di Frederico Garcia Lorca.

  8. Verde que te quiero verde.
    Verde viento. Verde ramas.
    El barco sobre la mar
    y el caballo en la montana.
    Con la sombra en la cintura
    ella suena en su baranda,
    verde carne, pelo verde.
    Bajo la luna gitana, las cosas la estàn mirando
    y ella no puede mirarlas.

    Romance Sonàmbulo di Federico Garcia Lorca

  9. Verde que te quiero
    Grandes estrellas da escarcha,
    vienen con el pez de sombra
    que abre el camino del alba.
    la higuera frota su viento
    con la lija de sus ramas,
    y el monte, gato garduno,
    eriza sus pitas agrias
    ?Pero quién vendrà? ? Y por donde…?
    Ella sigue en su baranda,
    verde carne, pelo verde,
    sonando en la mar amarga.

    (Romance Sonàmbulo) di Frederico Garcia Lorca

    Baci a te Andrea.

    Per l’ortografia, chiedo “la clémence”.

  10. Rima baciata: ma tu hai mai letto Amelia Rosselli, uno dei più grandi poeti contemporanei? E stai ancora a cazzeggiare con l’ortografia… SEI UNA PROFESSORESSA O UN PROFESSORESSO, o peggio: UN POETESSO!!!

  11. Suvvia “Elvira”, non fare il/la maestrino/a, sei inutilmente sgradevole.

    Trovo molto sciocca anche la tua tiritera sul Gruppo 63, che non si riduce ai cinque più famosi e che, con i suoi meriti e demeriti, è stato una vera fucina di talenti. Dire che Pagliarani – erroneamente considerato, spesso, più “tradizionale” degli altri – è l’unico dotato è falso e quasi offensivo soprattutto nei confronti di Pagliarani stesso. Come ha già detto meglio di me Maria.

    Ha ragione Di Costanzo: punteggiatura e ortografia, se proprio si deve, tanto vale (dis)impararle con la Rosselli (o Emilio Villa!).

    Saluti e baci a tutti,

    Andr.

  12. E’ come leggere Burroughs. Non si capisce niente, ma piace(va) a tanti. Fa tendenza dire che è bello, avanguardia, geniale.

  13. Reiecta sonorem, guarda che questa poesia è del 1979. Le tendenze oggi stanno da tutt’altra parte, per fortuna loro e di Giuliani.

    E poi perché dici che non si capisce niente? Il senso dell’operazione è abbastanza chiaro, no?

    *

    Daniele/boccalone, divertente il tuo pezzo! Ah, gli esami di linguistica generativa, che dolci ricordi… dolci ricordi di un incubo…

  14. sinceramente non fa solo “tendenza”, e non è vero che non ci si capisce niente… ci sono stati alcuni che “hanno provato” a fare l’avanguardia, e altri che hanno lasciato il segno. giuliani ha lasciato il segno. e altrettanto pagliarani (mi rifaccio ai precedenti commenti).

  15. Per la stessa ragione per cui Chomsky dice(va) che a leggere i decostruzionisti o ancor peggio Lacana non ci si capisce niente e fa tendenza (tranne per quelli che qui dicono il contrario e dicendo di capirci, ma in verità nei commenti barano farfugliando).

  16. dubbio.
    io avevo capito così:

    (1) colorless green ideas sleep furiously
    idee verdi dormono senza colore (s.c.= avverbio) furiosamente
    e, posto che in inglese la (2) non è grammaticale, verrebbe fuori lo stesso, oppure, per renderla agrammaticale anche in italiano potrebbe venir fuori:
    idee verde dormono furiosamente senza colori

    nella vostra trad. c’è un senso che in inglese manca: “senza colore verde”.

  17. LA FIN DU MONDE
    (prendre corps)

    Je te narine je te chevelure
    je te hanche
    je te poitrine
    je buste ta poitrine puis te visage
    je te corsage
    tu m’odeur tu me vertige
    tu glisses
    je te cuisse je te caresse
    je te frissonne
    tu m’enjambes
    tu m’insupportable
    je t’amazone
    je te gorge je te ventre
    je te jupe
    je te jarretelle je te bas je te Bach
    oui je te Bach pour clavecin sein et flûte

    je te tremblante
    tu me séduis tu m’absorbes
    je te dispute
    je te risque je te grimpe
    tu me frôles
    je te nage
    mais toi tu me tourbillonnes
    tu m’effleures tu me cernes
    tu me chair cuir peau et morsure
    tu me slip noir
    tu me ballerines rouges
    et quand tu ne haut-talon pas mes sens
    tu les crocodiles
    tu les phoques tu les fascines
    tu me couvres
    je te découvre je t’invente
    parfois tu te livres

    tu me lèvres humides
    je te délivre et te délire
    tu me délires et passionnes
    je t’épaule je te vertèbre je te cheville
    je te cils et pupilles
    et si je n’omoplate pas avant mes poumons
    même à distance tu m’aisselles
    je te respire
    jour et nuit je te respire
    je te bouche
    je te palais je te dents je te griffe
    je te vulve je te paupières
    je te haleine
    je t’aine
    je te sang je te cou
    je te mollets je te certitude
    je te joues et te veines

    je te mains
    je te sueur
    je te langue
    je te nuque
    je te navigue
    je t’ombre je te corps et je te fantôme
    je te rétine dans mon souffle
    tu t’iris
    je t’écris
    tu me penses

    Paralipomènes,Gherasim Luca

  18. Sai, Andrea, penso che qualcuno dovrebbe tradurlo questo Gherasim Luca.
    Come? L’hanno già fatto? E dove?
    Qui?
    ma guarda un po’… ;-)

  19. i letterati di Nazione Indiana rispondono così a una domanda sulla lingua? era una domanda che reputate non degna di una risposta?

  20. @ sara:

    “”Tanto (1) quanto (2) sono dei nonsensi , ma qualunque parlante italiano riconoscerà che esse sono molto diverse quanto a “buona formazione”.
    (1) idee verdi senza colore dormono con furia.
    (2) *Furia con dormono colore senza verdi idee.
    La differenza di statuto che intuitivamente si avverte tra (1) e (2) può essere esplicitata, tra l’altro, osservando che mentre (1) viene pronunciata con una frase del tutto ‘normale’ (ad esempio “nuvole nere cariche di pioggia si addensano all’orizzonte”), (2) viene pronunciata come una “lista di parole”, cioè con l’intonazione discendente dopo ogni singola parola. L’asterisco anteposto a (2) indica che la frase in questione non è “ben formata”, ossia che è “agrammaticale”.””
    giorgio graffi, sintassi, Il mulino, fotocopiato, p. 17.
    saluti

  21. 1) quelli che ci hanno capito, dicono cosa hanno capito a quelli che dicono che non hanno capito, così si mettono un po’ d’accordo tra loro?

    2) se è chiara “l’operazione” (ma non va “chiarito” il testo in sé!), come afferma Raos, è logico dedurre che con 20 versi o con 50 o con 1000 “l’operazione” è ugualmente appalesata (fermarsi è solo questione di “buon gusto”? fantasmi crepuscolari…), ergo non vale lo svolgimento, in sé superfluo ma l’idea, cioè si può evitare di scriverla, la poesia, è più coerente enunciarne – in una non-poesia di 7-8 righe giustificate forzate – il significato “operazionale” (esito inevitabile del concettuale). In definitiva, poesia e dichiarazione di poetica qui finiscono per coincidere, con una lieve preferenza per la seconda. Questo per la logica del discorso.

  22. io non ho capito perché una poesia dovrebbe giustificarsi di essere poesia con tot numero di vv e non una non-poesia di 7 righe. Ecco, questo è a tutti gli effetti un nonsense.

    Quanto a tutto il resto, provo a dire la mia, che è solo UNA delle interpretazioni possibili di un comune -lettore, nonostante l’incoraggiamento di Andrea ;-)

    – Come la vedo io: non è vero che non si capisce niente, i nonsensi possono apparire tali solo in superficie, ad un livello più profondo, ogni verso ha un suo significato specifico:

    -(v1)” senza colore idee verdi dormono furiosamente” = le idee sono potenzialmente verdi, ma assopite in fase prenatale appaiono senza colore = magma incandescente, materia in stato confusionale prima delle genesi, le idee che non esistono ancora, che non hanno ancora preso colore perchè dormono furiosamente in attesa di venire alla luce, sono verdi.

    -(v2) “furiosamente dormono idee senza colore verde” = è la visione rovesciata, idee senza colore verde= idee senza vita = idee assopite in fase comatoso o di morte apparente

    -(v3) rovesciamento successivo: “senza colore dormono idee furiosamente verdi” = idee furiosamente verdi =vita che esplode, sembra però dormire ssenza colore, perché l’esplosione di verde e di vita è movimento indecifrabile, inafferrabile, accelerato, impossibile da fissare in un colore, il caos vitale

    – v4)”furiosamente dormono verdi idee senza colore”= furiosamente dormono è di nuovo la morte dove le più verdi idee sembrano senza colore e il senza colore della morte si cristallizza in sempreverde.

    = nessun verso è un nonsense per il poeta, anche se sembra tale a un linguista, si tratta di cogliere la trasformazione in corso di sregolamento.

    -(v5) “supponiamo che il mondo non sia verde bello”….seguono tutti paradossi funesti

    – (v10)”mondo è masturbazione di un dio furiosamente”…= la poesia crea (ricorda “scopo della vera e contemporanea poesia è accrescere la vitalità…ciò che la poesia fa è precisamente il suo contenuto” di Giuliani)

    -(VV16-17) “[…] la mia/ furiosamente verde idea senza colore di lei stare nell’ombra/ furiosamente verdi dormono idee senza colore” = questa è la mia idea verde della poesia che sta nell’ombra, che non ha colore, che non è realismo, ma un’altra cosa, un po’ simbolo, un po’ allegoria, come non è realismo, non è naturalismo il paesaggio dantesco del poco giorno, ma è tutta un’altra cosa, emotiva, allusiva, psicologica… che complessivamente significa distanza – presenza/ assenza- riottosità – sfuggenza- desiderio

    – eppure, anche se è un grado di meno d’esistenza rispetto al mondo reale, (v.23)”se dorme l’idea verde che senza è nella pietra”…se dorme la poesia, la vita semra fermarsi : l’uccello sospende suoni…il cane aspetta…e diventa (v27) “furiosamente senza colore la mia idea di stare”= diventa furiosamente incolore la mia idea di vita

    -…senza animato è questo cosmo….morte apparente del mondo se “di lei furiosamente dorme verde idea senza colore” (v32)

    – allora, v 36 ” furiosamente dormono idee senza colore verde” (v36)=v2= verso di morte

    – ma “furiosamente verdi dormono idee senza colore” (v.37)
    […] anche “quando senza colore è tutto l’erba che mi serra” (v.41)

    – proprio perché (v43)”furiosamente dormono idee verdi di nessun colore”= le idee sono furiosamente verdi e vive proprio perché non sono reali, non hanno nessun colore di quelli già esistenti.

    -questo, ripeto, se mai risultasse chiaro, sarebbe comunque solo la mia personalissima interpretazione

    – riporto qualche altro passo dalla prefazione ai Novissimi che forse può aiutare a comprendere meglio l’operazione:
    “Nelle mie poesie, se mi è possibile chiarirne le intenzioni, il disordine della vita, né scansato né posto tra parentesi, anzi presupposto di ogni discorso, non è assunto quale indice di atteggiamento semantico […] Lo schizomorfismo diventa logica del pensiero corretto, poiché le cose importano meno della coscienza che le forma penetrandone la struttura. Il tema è la vita oggettivata nei suoi momenti di crisi…Quello che mi pare paradigmatico è il bisogno di stringere da vicino simbolo e significato. Perciò il discorso tende a manifestarsi in forma di pensieri non concettuali ma gestuali, non preordinati, non dilatanti il già pensato […] il momento della tradizione che mi è parso il più vicino ai miei interessi è quello compreso tra lo stilnovo e le rime petrose di Dante. Un linguaggio che non è intellettuale, ma pensato e pensato drammaticamente”

  23. se “il discorso tende a manifestarsi in forma di pensieri non concettuali” e se “il disordine non è scansato” e se la poesia è oggettivazione della vita nei suoi momenti di crisi (mimesi linguistica dell’antilinguistico, per paradosso di un inaggirabile realismo), non è possibile farne parafrasi, cioè darne comprensione, diradare il caos, anzi la parafrasi tradisce il testo. “Capire” dentro il testo è fraintenderne il “senso”, si può capire solo la superficie del testo, il suo gesto, anzi il suo autore (!). L’intenzione infatti, come ben chiarisce l’autore nel passo citato, è esterna al testo, non interna ai singoli versi (per i quali cercare un “significato” punto-punto, sforzarsi di “capire” i nessi come si trattasse di un discorso semplicemente mascherato – e perché mai uno dovrebbe avere in testa un pensiero chiaro e poi dannarsi tanto per renderlo oscuro? che razza di futile follia è mai questa? – significa fraintendere “l’operazione” riducendola a quella di un banale surrealismo fuori tempo).
    In quanto esterna al testo, l’intenzione è quindi del tutto esprimibile (infatti è espressa) in concetti nella dichiarazione di poetica di cui i testi poetici sono occasionali esempi, fungibili e seriali, semi-automatismi la cui realtà è di fatto secondaria. Questo è, dunque, il nucleo di curvatura del percorso sperimentale che nell’arte concettuale – nelle sei righe di testo che sostituiscono l’opera e diventano l’opera – troverà finalmente pace e silenzio.

  24. Ok, la sua può essere un’altra interpretazione, anche se io non capisco com’è che prima sembrava disprezzare la poesia al punto da dire che quasi non valesse la pena e fosse sostituibile con 7 righe di teoria e adesso ne diviene sacerdote che impone a tutti religioso silenzio.
    Io credo che nienet sia più lontano da questa poesia di una presunta aura mistica, quindi parliamone, se ne può parlare.
    Sì il disordine non è scansato, ma ha una sua logica, non è semplice affastellamento caotico di nonsense, altrimenti che senso avrebbe il richiamo allo stilnovo e alle petrose? Non è giochino intellettualistico, ma è pensato, pensato drammaticamente tra caos e cosmo, norma e scarto, ed è evocativo e lei non può impedire a me o a quelli prima di me che sono qui intervenuti di restituire la significazione, il contatto che ciascuno ha stabilito con quel preciso gesto poetico, che è insito tanto a livello macrostrutturale di operazione generale, quanto in quello microstrutturale dei singoli elementi. Io non condivido l’opinione che conssidera superflui i versi in vista di una lezione generale da trarre, perché la poesia si costituisce esattamente a partire da quei versi, da quelli e non da altri.

  25. Il problema è che questa è una *poesia*.
    Se Giuliani avesse voluto scrivere un paio di paginette di teoria o di critica l’avrebbe fatto. E invece ha scritto una poesia: può darsi che questa rechi un messaggio comunicabile “anche” in prosa, con la teoria, ma questo non attacca minimamente il concetto di “necessità” di questo testo. Non mi sembra proficuo giudicare quali poesie abbiano senso di esistere e quali no…

  26. non ho giudicato cosa debba o no esistere, né disprezzato, né sacerdotato. Ho solo mostrato quelle che a mio parere sono conseguenze di logica dell’arte traibili dalle affermazioni extrapoetiche prima di raos (che parrebbe leggere giuliani come un concettuale), poi di maria (che lo legge come un surrealista vitalista) e infine di giuliani stesso (che si scrive come un deleuze antelettera). si può dire anzi che della poesia non mi sono per nulla occupato, al massimo delle interpretazioni o auto-interpretazioni e delle possibili contraddizioni. di sicuro non ho preso posizione pro o contro il testo, atto per cui non possiedo la sufficiente forza concettuale.

  27. sì vabbé… però sente di possedere “sufficiente forza concettuale” per appiccicare etichette gratuite che mandano tutto a gambe all’aria…mi perdonerà se mi affretto a strapparmi “furiosamente” di dosso quella che ha riservato al mio discorso. Mi limiterei a lasciarle l’avvertenza sul foglietto illustrativo che, per quanto mi riguarda, ha adoperato il flacone sbagliato e che tutto quello che intendevo dire, senza colore furiosamente dorme.

  28. solo due parole che sono in partenza e non so quando potrò riprendere i collegamenti…

    kritik se credi che interpretare significhi etichettare, hai una grande carriera…
    no problem, tanto non è vero che il mio discorso nessuno l’ha capito perché almeno con Stefano mi trovo d’accordo, anzi forse devo ringraziarti, perché ho finalmente capito l’allergia che certi grandi poeti contemporanei hanno sempre mostrato verse le etichette, che per altro si son cuciti loro, una cosa da me così lontana, mi domandavo sempre: ma come fanno a non essere fieri di aver fatto un pezzo di storia? anche se è un pezzo di storia cifrata in due numeretti… poorco giu**, a me m’ha solo sfiorato una striscia e son saltata su tutte le furie, credo di cominciare a comprendere…
    saluti a tutti
    uagliù ce veremm’

  29. io penso invece che chi fa poesie fa poesie, beato lui (lei), ma chi le commenta è tenuto a rispettare una logica (e dei riferimenti) nei suoi discorsi, anche e forse soprattutto perché si parla d’arte, e dovrebbe essere incuriosito e interessato ad approfondire le conseguenze logiche di quel che dice. non affermo certo che i miei rilievi siano gli unici ammissibili o che certe sintesi selvagge (etichette? perché no) siano al di sopra di ogni sospetto, ci mancherebbe, certo però è strano ritenere che gli unici commenti possibili a una poesia (o ai commenti a una poesia) siano ohhh stupiti, peana, parole in libertà o al contrario vaghi insulti e rifiuti immotivati.

  30. @ Zum Kritik

    Sono d’accordo. Pur non condividendo la tua analisi sono anch’io convinto che quello sia effettivamente il piano sul quale si debba basare la piattaforma dei commenti al blog. È l’unico modo per approfondire e non trasformare il blog in una chat.

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Andrea Raos
Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010), lettere nere (milano, effigie, 2013), le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017) e o!h (pavia, blonk, 2020). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.
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