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Le lacrime dell’assassino

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di Severino Colombo

Anne-Laure Bondoux, Le lacrime dell’assassino, San Paolo, pp.187, Traduzione Francesca Capelli

«Per chi ha una visione edulcorata della narrativa per ragazzi questo libro sarà un bel pugno nello stomaco». Così Roberto Denti, scrittore e fondatore della Libreria dei Ragazzi. Non possiamo che essere d’accordo: il romanzo d’avventura e di sentimenti, della 37enne Anne-Laure Bondoux, protagonista nei giorni scorsi del festival «Minimondi» in corso a Parma, è un capolavoro. 

In Francia, dal 2003, ha inanellato una ventina di premi tra cui il riconoscimento dei librai specializzati in letteratura per ragazzi. È la storia di un bambino, Pablo, che, pieno di curiosità, va incontro al mondo e, insieme, è il cammino dell’Uomo che cresce, fa esperienza, conosce, soffre e ama. All’ inizio non è un pugno, ma è una doppia pugnalata, inattesa, a tagliare il fiato al lettore e a privare il piccolo di entrambi i genitori. L’assassino – l’ingresso sulla scena ha l’inesorabile leggerezza del «collega» cantato da De André ne Il pescatore – ora sta lì di fronte al bambino e chiede, come fosse normale, «Sai fare la minestra?».

Siamo in una casa alla fine del mondo, all’estremo Sud del Cile, attorno solo vento e deserto. Pablo è cresciuto senza affetto né tenerezze, conosce la fatica e la povertà ma non sa cosa siano il bene e il male; anche davanti alla morte non comprende cosa sia un crimine, sa solo che certi fatti accadono; ora aspetta di sapere cosa accadrà dopo. E proprio nell’attesa – vengono in mente personaggi e scenari beckettiani – e nell’ ammaestramento quotidiano – il pensiero va alla volpe del Piccolo Principe – si consolida il rapporto tra l’innocente e l’assassino, il bambino e l’uomo, il figlio e il padre.

Dopo Angel, l’uomo d’azione che uccide chi gli attraversa la strada e fugge da chi lo insegue, alla casa di Pablo arriva un altro ospite, Luis, l’uomo di pensiero che ha ucciso i suoi sogni e ora fugge da se stesso. I tre iniziano un percorso insieme verso la città e la civiltà, quasi una danza fatta di consuetudini, sentimenti e bisogni, ma anche un gioco di potere (tra gli adulti) che si risolve in un girotondo (infantile).

[pubblicato sul Corriere della Sera del 21 febbraio 2009]

2 Commenti

  1. Grazie Gianni,

    E’ un libro che ho consigliato in scuola media, un magnifico libro che dice tutto della poesia dell’infanzia, della solitudine del ragazzo cantato con il vento, dice tutto dello sguardo dei ragazzi.
    E’ una storia di umanità e di riflessione sul vincolo tra figlio e padre, innocenza, paura, riscatto,che mi è commossa dentro.

  2. Questo libro l’ho letto personalmente. E ho notato che descrive molto bene i passaggi d’umore, i pensieri sia belli che brutti sia di Angel che di Pablo. Questo libro mi ha colpito molto. Spero ci possano essere altri libri così.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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