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Una stanza a Gerusalemme

di Tiziano Fratus

Tutti aspettano, con impazienza,
che le madri partoriscano
una generazione felice.

Walid Al-Shaykh


[responsabilità]


oggi sei più silenzioso del solito
non mi riesce nemmeno di offenderti

al telegiornale si vedono i militanti di hamas entrare nel quartier generale di al fatah
le teste nere con il fazzoletto verde occupano gaza
so che sei in allarme
sei un buon soldato e farai tutto quello che occorre
al governo questo lo sanno e da anni ci fanno affidamento
oggi dunque astinenza? ti chiedo scocciata
spengo la televisione ma a fatica ti fai slacciare i pantaloni

*

[la terra]

il punto è
quanti secoli di guerra e conquista
d’assedio e mantelli deposti sul sacro sepolcro
quanta vanità spesa a fiumi dagli uomini retti di buona volontà
siano essi figli di dio o discendenti della parola di allah
eredi dei salmi e delle preghiere dell’esilio
la città tre volte santa e per questo tre volte benedetta e martoriata
anche gli angeli e i diavoli si sono scomodati in legioni
per la conquista di questa città sospesa dove riposano finti archi e pozzi in ogni cortile
il punto è
come sia possibile che in sessant’anni non si sia riuscita a trovare una chiave
un punto focale di snervamento
un bisturi circonciso lungo il perimetro irregolare del tumore
capace di rimuove pezzo a pezzo
ogni cellula maligna
ogni pensiero di ricatto e vendetta
le famiglie di oggi vivono costrette dalle condizioni fisiche
la presenza del nuovo muro che spezza qualsiasi illusione
gli amici uccisi o incarcerati
i figli immortalati in lunghe file nere con bandiere verdi sventolanti
come quelle che un tempo si agitavano nello sbarco dei crociati
il punto è
quante volte deve essere ancora abbattuto il tempio
quante volte la pressione esercitata porterà il crollo della materia
con bagno di sangue e infiltrazioni di miseria animale
il punto è
la chiamano democrazia una nazione alimentata dal dna di soldati e terroristi
una terra in cui dopo il kippur e i sei giorni al governo si alternano ex agenti del mossad
che hanno partecipato all’assalto in uganda del luglio settantasei
nel nome del comitato x capitanato da golda meir
bombardamenti chirugici e tritamenti di carne come a shatila
il punto è
sfilano lungo i sentieri desertici i cartelloni per le prossime primarie
netanyau peres sharon e barak da un lato
arafat e hamas e al fatah dall’altro
due poli che si attraggano e si respingono
lati di segno contrario della stessa antica moneta
come doppio è il suicidio di una ragazza imbottita di tritolo nel mercato di ramallah¹
suicidio dell’amore di una madre e di un padre e suicidio del futuro di un paese
il punto è
costa maggiormente il sacrificio di una nazione nata dalla volontà di sottrarre il proprio popolo alle persecuzioni protratte nei continenti
o costa maggiormente il sacrificio di un popolo scacciato dalla terra dei padri in nome di una storia scritta in un libro
precipita maggiormente il desiderio di identità o il desiderio di riparo
in una terra dove nessuno è sicuro di sapersi al sicuro
chi sono i figli del pellicano che si dissangua per nutrire chi è a rischio di morte?
il punto è
bisogna pur coglierla la meraviglia di una terra
ritornata nelle mani della sua gente dopo duemila anni di saccheggi romani
di roghi di cui resta soltanto un malconcio muro – ha katel
rivolto a occidente e dove non si va a piangere ma a ricordare
a sperare proprio quello che la storia non ha voluto
el mabka luogo del pianto l’hanno rinominato gli arabi
una sinagoga a cielo aperto al cui cospetto le donne devono stare con le donne
e gli uomini devono stare in mezzo agli uomini
le piccole piante di cappero si infiltrano nelle fessure dei blocchi
dove i messaggi si masticano a vicenda e chissà come dio saprà leggerli
il punto è
ha aretz è la terra in cui dio ha dato origine alla creazione
è la terra dove cristo ha versato il sangue per la salvezza dei peccati dell’uomo
è la terra in cui la storia moderna naufraga colpita al cuore senza più saperne la ragione
il punto è
che il punto in questione sfugge al controllo e si disperde nella notte dei tempi
chi dal centro dell’europa e di un antico impero decaduto nel vizio
capisce quel che vuole capire
ovvero capisce a tratti
non capisce affatto yerushalaim

*

[pentateuco]

non ti chiedi mai se quello per cui indossi l’uniforme sia giusto o sbagliato?
quello che c’è stato prima di me non ha alcuna importanza
non ha nulla a che fare con me
non direttamente
a me interessa soltanto difendere la vita
della mia gente dei miei figli

(…)

*


[passaggio]

non parli mai delle donne che hai amato prima di me
ho la sensazione che anche tu cederesti al ricatto della negazione
anche tu hai deciso di replicare le tue stanze chiuse a chiave
in un castello di otranto che ti porti dietro nonostante tutto
potresti odiare pur di rinunciare al tentativo di soppesare i sentimenti che avevi messo in gioco
covi stroncature capaci di seppellire la maggior parte dei terremoti
in grado di dimenticare l’esistenza delle faglie e della tettonica delle zolle
sei un uomo che parte morbido ma arriva rigido
anche se in questo momento sento il tuo pene battere nella mia bocca
i muscoli del tuo ventre si inarcano e vedo le vene gonfiarsi sul corpo che contrai alla perfezione
mentre abbassi le palpebre la lingua cerca umido sulle labbra
sta per arrivare il momento che entrambi desideriamo
accelero il movimento e improvvisamente
senza che tu mi avverta sciogli nella bocca
ti rilassi come una serpe improvvisamente privata del respiro
resto inebriata dal tuo seme che a fiotti si deposita sul volto
sopra l’occhio destro e più su fino ai capelli
è un regalo il tuo di cui non so ringraziarti
ad un tratto ti avvicini e mi baci le labbra
ridiamo per qualche minuto quasi imbarazzati
ma deglutisco sognando la prossima volta
tu non sai quanto siano liberatori certi atti nascosti
forse viviamo l’undicesimo capitolo di un decalogo polacco

*

[la razza]

non hai mai picchiato una donna?
il tuo sguardo si attorciglia sulle mie articolazioni
ho la netta sensazione di averti dato una buona idea
non sono palestinese mi rispondi davvero seccato
lo sai che nel corano maometto non incita a farlo
sarà aggiungi affondando le tue mani sotto le mie braccia
quello che so è che lo fanno con le mogli con le sorelle e con le figlie
mi sollevi e mi affondi nel materasso
non faccio in tempo a schiaffeggiarti che ti stai già prendendo cura del mio sesso
sei razzista

*

[il mondo è contro di noi]

stamattina spira un vento caldo sui sassi e contro i tetti di gerusalemme
sui giornali si discute della politica militare del governo olmert
dei bombardamenti aerei e delle azioni chirurgiche in libano
che assomigliano a quelle degli americani in iraq e a sarajevo
i militari si fanno scudo dietro il silenzio della storia in cui hanno scavato a fondo
negli anni trenta e quaranta con gli attentati alla popolazione araba
ai tempi in cui sostenere un popolo senza terra per una terra senza popolo
non arricciava la pelle a nessuno
quando il presente della futura nazione poteva ancora svilupparsi in uganda o in sudamerica
e la lingua sacra veniva battezzata sotto lo sguardo del golan
col sudore delle ginocchia nei kibbutzim e nei moshavim
si conquistava il deserto come gli italiani in libia
uno spazio vuoto dove non viveva un popolo unito e capace di autogoverno
nel quarantotto nasceva lo stato di israele
per secoli gli ebrei si sono chiesti nelle loro preghiere
quando tornerà ad esserci per il nostro popolo uno stato?
nessuno avrebbe mai pensato di porre la terribile domanda
esisterà ancora il popolo quando nascerà quello stato?

come si sia passati dall’olocausto alla guerra di yom kippur e a quella dei sei giorni
come si sia passati dal dolore subito per secoli al dolore inflitto nelle carceri
dove muoiono persone a cui è negata la cura per le ferite inferte durante gli interrogatori
citando ma soltanto per nome i massacri di shatila e sabra
mentre chi li ha compiuti non è stato bandito dalla società delle nazioni
come chiedeva sandro pertini che sulle tombe era stato in visita
che si tratti di ebrei ashkenaziti con radici in polonia ungheria o ucraina
che si tratti di ebrei sefarditi con accento spagnolo portoghese o marocchino
non resta che inginocchiarsi di fronte a dio e pregare
la storia che si legge nei libri non basta mai

*

[la sostituzione]

un giorno mentre dalla finestra salivano le preghiere riflesse dal muro
mi hai chiesto per quale ragione fossi a gerusalemme
tu non c’entri nulla con noi hai detto senza guardarmi
non sei nemmeno ebrea hai aggiunto dopo un pausa ed un paio di colpi di tosse
avrei voluto risponderti che me l’aspettavo una reazione del genere
che io e te eravamo fatti soltanto come ti avevo ripetuto più volte
per consumare alcune ore a letto e nulla più
sapevo di farti male e vedevo la tua bocca deformarsi in una smorfia di disapprovazione
iniziai a guardarti fisso negli occhi e aspettai che tu cedessi le ultime resistenze
gli ultimi sussulti di maschilismo che ancora un soldato come te si illude di incorporare
tutto deve essere negato agli ebrei in quanto nazione
tutto deve essere concesso agli ebrei in quanto individui

lo sentivi che avevo iniziato a giocare come il gatto col topo
e sentivo sulla pelle che desideravi rivoltarmi per osservare se da dentro fossi migliore di quanto apparissi da fuori
la mia domanda era molto semplice non presupponeva la discussione del talmud
era inutile sottolineare che non si trattava di parole spirate da un testo sacro
mi avvicinai a te e iniziai a morderti le labbra
mi appesi succhiandole fino a vederle sanguinare
è così potente il gusto del sangue che si spande in fondo alla lingua
non capisco cosa tu voglia da questa terra

*

[la purezza]

mi chiedi cosa sia la purezza per me
anche questa volta hai parlato senza guardarmi negli occhi
sta diventando una pericolosa abitudine
soprattutto non capisco se siano domande retoriche a cui ha già una risposta
o se al contrario ti aspetti qualcosa di nuovo
paragrafi della mia personale versione della realtà
anche in passato mi era capitato di temere che un uomo avesse trovato la chiave
per scardinare ogni mia difesa
per penetrare nel silenzio dei segreti che non oso riferire a nessuno
mi ero sempre sbagliata
la purezza per me è l’opposto di quello in cui tu credi
non possiede nulla del candore della verginità o della castità
sono termini questi che non navigano spesso nel mio vocabolario
la purezza è se preferisci la capacità
o meglio l’abilità di una donna
di restare sé stessa nonostante i dolori
nonostante la menzogna dell’età adulta
è resistere agli assalti dei troiani
non farsi ingannare da cavalli in legno
è sapere che la difesa potrebbe terminare con un suicidio
come è avvenuto a masada tre anni dopo la distruzione del secondo tempio
quindi tu e questa volta i tuoi occhi scuri si caricano nei miei
non sarai mai di nessun uomo
ti accarezzo hai la barba di due giorni che inizia a pungere
all’eterno appartiene la terra e tutto ciò ch’è in essa

(…)

[Brani tratti dal poema Una stanza a Gerusalemme, 2008-2009 Edizioni Torino Poesia]

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