Editoria digitale, ebook e mercato italiano

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Antonio Tombolini (Simplicissimus.it) commenta l’uscita dell’ebook-reader di Barnes&Noble (Nook, concorrente di Amazon Kindle) e dopo aver analizzato le strategie dei due editori USA, offre il suo punto di vista sul mercato dell’editoria in Italia. Da leggere con attenzione. Jan Reister

Scrive Tombolini:

[…]

  1. un’idea per gli autori: cominciate a scrivere il vostro prossimo libro pensandolo come innanzitutto digitale, e quindi in rete, e quindi in grado di sfruttare l’integrazione con tutto quello che la rete offre. Se il libro è in qualche modo una realtà parallela, e se nella realtà di ogni giorno la rete sta integrando una augmented reality, attraverso cui ogni individuo può abbinare alla realtà dei luoghi e dei momenti che vive le informazioni e i tool che a quei luoghi e a quei momenti la rete abbina. Bene: scrivete tenendo presente la possibilità che il lettore possa integrare una augmented reality anche nel mondo e nelle vicende che state raccontando.
  2. un’idea per editor e agenti letterari: aiutate gli autori a pensare al libro come sopra, diventando voi stessi esperti di ciò che la rete può offrire, e valutate caso per caso se non sia forse possibile autopubblicare il proprio ebook, sperimentando anche modalità di rapporto nuovo con i lettori
  3. un’idea per gli editori, anzi due: la prima, rilasciate subito tutto il vostro catalogo in formato ePub, cribbio, cosa state ancora aspettando? E se avete il fegato per farlo, senza DRM, ché tanto sappiamo già tutti che tra due anni, forse meno, saremo lì a toglierli (noi di Simplicissimus vi suggeriamo SBF STEALTH, con i Social DRM, col nostro tool di watermarking, che consente una personalizzazione dell’ebook aggiungendo sul frontespizio del libro un vero e proprio ex-libris digitale, col nome e cognome dell’acquirente); se però non ne avete il fegato, metteteci pure i DRM (tanto tra due anni, forse meno, li toglierete), e rilasciate subito ’sto benedetto catalogo! Seconda idea, smettetela di dire agli autori che il vostro ruolo non morirà mai perché siete voi a dare autorevolezza ai loro libri appiccicandoci il vostro brand. Già oggi nessun lettore cerca un libro in base al marchio dell’editore (ma semmai autore, titolo, argomento, prezzo… tutto tranne che l’editore!). Concentratevi invece in quello che era il vero mestiere dell’editore, e di cui ci sarà sempre più bisogno nell’epoca dell’abbondanza digitale: la ricerca e scoperta di talenti nuovi, e la loro cura, offrendo piattaforme di scrittura innovative, in grado di dare all’autore la padronanza di tutte le possibilità che la rete offre fin dalla ideazione del suo libro, offrendo piattaforme ricche di interazione e condivisione diretta coi lettori, … imparando insomma un nuovo-vecchio mestiere: quello di padroneggiare la tecnologia per cavarne tutti i tool, gli attrezzi del mestiere, più adatti a coltivare i talenti di un autore e il suo rapporto coi lettori
  4. un’idea per i tipografi: dedicatevi alla stampa su carta di qualità elevata, anzi no, di qualità altissima; e per il pane quotidiano attrezzatevi per stampare ebook di qualità professionale nei vari formati. L’ebook non è il vostro nemico, è il vostro futuro!
  5. un’idea per i distributori: cambiate (progressivamente) mestiere, quello che fate attualmente è destinato a rimpicciolirsi drammaticamente. Siete voi quelli che soffriranno di più dal cambiamento: ci sarà sempre meno carta da trasportare avanti e indietro. Del resto è anche logico che sia così: siete stati voi quelli che hanno guadagnato di più negli ultimi 50 anni, proprio portando avanti e indietro montagne di carta. E magari dedicatevi di più a fare gli editori (coi soldi che avete guadagnato avete spesso comprato molti editori vostri clienti) o riconvertitevi alla distribuzione digitale degli ebook: ma fatelo solo se avete spalle larghe, ché di distributori digitali non ne servono molti, sono i bit a dover essere immagazzinati e distribuiti, mica pallet di carta!
  6. un’idea per i librai brick&mortar: siete ancora lì senza neanche un ebook reader da vendere? Siete ancora lì senza neanche una connessione wifi da offrire gratuitamente ai vostri visitatori? Siete ancora lì senza neanche una poltroncina su cui sedersi, un salottino in cui leggere e chiacchierare, un caffè a cui rifocillarsi? Siete ancora lì senza avere qua e là un computer con la connessione pronta e attiva a disposizione dei visitatori? Siete ancora lì ad ammucchiare copie su copie di libri di carta, invece di aver già attrezzato una sezione ebook, una specie di tabellone con su le sole copertine dei libri e il link per il download immediato dell’ebook corrispondente da comprare lì, seduta stante? E siete ancora lì senza aver allestito la vostra e-dicola, da cui consentire l’acquisto a tutti i quotidiani e periodici disponibili in formato ebook?
  7. un’idea per i librai online: aprite subito, ma subito subito, una sezione ebook e cominciate a venderli. Siete privilegiati, grazie alle piattaforme di distribuzione non dovete investire un solo euro per farlo. Se non in termini di dedizione, di arricchimento di contenuti, di tool, di informazioni da offrire al cliente. Ed è un business in cui la logistica la fanno le piattaforme di distribuzione di cui vi servite, non vi servono magazzini, corrieri, spedizioni… ci state ancora pensando?
  8. un’idea per i lettori: smettetela di fare i bambini capricciosi, ah ma vuoi mettere la carta e l’inchiostro e il profumo… tutte balle, il 95% della carta stampata che maneggiate fa schifo, è stampata male, puzza, vi sporca le dita, i caratteri sono troppo piccoli e da una pagina vedete in trasparenza quella successiva. E pesa. E… insomma, piantatela: date soddisfazione al vostro feticismo spendendo dei bei soldoni in qualche realmente bella edizione cartacea, e correte a comprarvi un ebook reader, e cominciate a rompere le scatole a librai ed editori perché si decidano a pubblicare tutti i loro libri anche in formato ebook. Cosa ne otterrete facendo così? Che leggerete di più, come, guarda un po’, da quando c’è il lettore mp3, ascoltate più musica.
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40 Commenti

  1. Il problema, con l’entusiasmo dei neofiti, è che sottovalutano alcuni aspetti a mio avviso essenziali del problema. Ora, l’invito agli autori di pensare il loro prossimo libro in digitale, dovrebbe essere preceduto dall’invito rivolto agli autori nostrani di scriverlo in inglese il loro prossimo libro perché, se non sbaglio, per ora l’area di mercato e i cataloghi dove pesca l’e-book sono quelli di lingua inglese-nordamericana.

  2. So che quest’anno a Salerno c’è stato un grosso convegno su questo argomento, e a meno di 15 gg ce n’è stato un altro in Toscana. Il che vuol dire, che l’ipotesi per l’Italia non è poi tanto remota. Si pensi a cosa potrebbe voler dire per i libri scolastici. Anzi, prima accade e prima salteranno una serie di meccanismi editoriali e distributivi perversi che oramai sanno di marcio e che è bene che colino definitivamente a picco. Speriamo solo che i nuovi editori non facciano l’e-book all’italiana: ossia, costi quasi totalmente abbattuti, prezzo invariato, anzi, magari anche aumentato. Di solito, qui da noi funziona così.

  3. Antonio, oltre che editore è un visionario ed un imprenditore di razza. nulla da obiettare e farebbero bene ad ascoltarlo in molti. fuori e dentro il mondo dell’editoria. è la stessa cosa che sto cercando di far capire qui alla Sapienza. Siamo tutti editori.

  4. Onorato dalla pubblicazione :)
    @robugliani, non ho nulla contro i neofiti (spesso ce ne vorrebbero di più, in tutti i campi, al posto degli esperti), ma per quanto mi riguarda temo che l’appellativo (e lo dico con rammarico) non mi si addica granché :) Inoltre: se il mercato degli ebook è per ora quasi solo di lingua inglese, è solo perché gli editori non hanno ancora rilasciato titoli in italiano… basta provarci :)

  5. tutto estremamente interessante e convincente. le possibilità che apre un supporto per i testi digitali di questo tipo sono incredibili. soprattutto se non è limitato ad un formato (anche aperto, come epub) ma può gestire quelli testuali più importanti (pdf, doc, rtf, html, txt, etc. ).
    però rimane il problema dei prezzi: un reader dedicato costa come un pc portatile!!! se si decidono ad abbassarli (drasticamente), mi precipito al negozio più vicino (anche perché ormai è un bel po’ che mi cavo gli occhi leggendo gli ebook con il palmare).

  6. Sono convinto anch’io che l’e-book sia il futuro. Come pure che la stampa cartacea debba essere riservata a libri speciali (d’arte, foto, e così via).

    Da 2 anni i miei libri sono convertiti in e-book, in attesa della grande rivoluzione, che prima o poi arriverà.

  7. Sono stati appena immessi sul mercato e-reader che si aggirano sui 100 euro. Certo, non è poco in questi tempi, ma non è certo la spesa di un pc piuttosto quella di 5 libri cartacei (più o meno)…

  8. Tombolini scrive: “Già oggi nessun lettore cerca un libro in base al marchio dell’editore (ma semmai autore, titolo, argomento, prezzo… tutto tranne che l’editore!). Concentratevi invece in quello che era il vero mestiere dell’editore, e di cui ci sarà sempre più bisogno nell’epoca dell’abbondanza digitale: la ricerca e scoperta di talenti nuovi, e la loro cura…”

    Chi ricerca e scopre nuovi talenti (che potrebbero anche essere degli autori morti riscoperti – manco a dirlo – tanto per finirla con il nuovo ad ogni costo) pone grandissimo peso e rilevanza sul proprio marchio; parliamo di autorialità del catalogo. Si vuole dire, dalla testa del pesce capiamo le gemmazioni. Quindi senza marchio e idea forte, l’autore vive in partenza in uno stato inflattivo.

    “…correte a comprarvi un ebook reader, e cominciate a rompere le scatole a librai ed editori perché si decidano a pubblicare tutti i loro libri anche in formato ebook. Cosa ne otterrete facendo così? Che leggerete di più, come, guarda un po’, da quando c’è il lettore mp3, ascoltate più musica.”

    Nuovamente, non è vero che da quando c’è il lettore mp3 si ascolta più musica. Piuttosto la disponibilità pressochè smisurata di risorse conduce l’utente a un ascolto caleidoscopico e confuso. A risentirne la “voce” e l’identità dei grandi artisti.
    La sbrigatività-facilità-sicurezza del tono di questo pezzo è quella propria della “tecnologizzazione” dell’umano e del marketing veloce e facile conseguente.

    • tombola scrive:

      Chi ricerca e scopre nuovi talenti […] pone grandissimo peso e rilevanza sul proprio marchio; parliamo di autorialità del catalogo. […] Quindi senza marchio e idea forte, l’autore vive in partenza in uno stato inflattivo.
      […]
      Nuovamente, non è vero che da quando c’è il lettore mp3 si ascolta più musica. Piuttosto la disponibilità pressochè smisurata di risorse conduce l’utente a un ascolto caleidoscopico e confuso. A risentirne la “voce” e l’identità dei grandi artisti.

      nel commento qui sopra si ripropone per l’editoria un ragionamento già fatto in passato per il giornalismo: che l’editore sia di per sé il garante della qualità e dell’autorevolezza del prodotto editoriale, e che il lettore non sia capace di scegliere e ragionare senza la ferma e dolce guida dell’editore.

      Mi viene in mente l’argomento “non si può bere dall’idrante?” di Gaspar Torriero:
      http://www.gaspartorriero.it/2007/03/la-presentazione-per-il-citizencamp.html

  9. Sì, certo, butto le mie cucuzze in un aggeggio digitale che ha bisogno di batterie, che quando cade si rompe, che non mi entra nella tesca dei jeans, che fra 4 anni o meno sarà obsoleto e che insomma fa poco più di quello che fa il libro PEGGIO (e, oltretutto, finora non ne ho visti, di lettori “sexy”).
    Ora, se un apparecchio elettronico con altre funzioni mi permette di leggere bene gli ebook e gli ebook costeranno meno dei cartacei, OK. Ma non comprerei mai un lettore: voglio una one-machine che faccia minimo minimo anche l’organizer, che mi permetta di surfare sul serio in rete, che si connetta con il resto dei miei gadget elettronici. Sono il solo?
    E poi voglio uno store di libri virtuali che sia davvero piacevole e competitivo: comprare un lettore dedicato per un mercato inesistente ora mi sembra un controsenso economico!

  10. Prodotto della taiwanese Asus, 115 euro circa, puoi facilmente rintracciarlo in rete facendo una ricerca. Non metto il link perché non so se il filtro poi considera ‘spam’ il mio messaggio.

    Certo stanno arrivando anche quelli di Amazon, che si porta dietro un bel po’ di titoli e possibilità di acquisto (in inglese) ma costano il doppio

  11. Sì, su una cosa sono d’accordo, l’e-book dovrebbe costare di meno, ma non credo sarà così, perché le percentuali che richiedono i distributori in rete, sono identiche alle percentuali che richiedono i distributori cartacei. Va da se, che se autore, editore, distributore vogliono guadagnare qualcosa tutti, il prezzo sarà tenuto alto, anche a fronte di spese di materiali (carta, stampa, rilegatura) azzerate.

  12. Ottima segnalazione, Bianca, vedremo questa macchina quando esce. Passando alla pars costruens, credo che un aggeggio così abbia un senso innanzitutto per soppiantare le riviste specializzate (tipo Lancet, per capirci) i periodici e i quotidiani, e in seconda battuta i libri di testo universitari se funziona bene un sistema di sottolineatura/evidenziazione/appunti. In questi casi il cartaceo è davvero zavorra di cui tutti sarebbero felici di sbarazzarsi.
    Non credo che il libro di lettura, invece, sia già ora soppiantabile. E azzardo che per i nati pre-rivoluzione digitale rimarrà comunque un valore insostituibile, come testimoniano i dati di vendita di Amazon: chi legge ebook compra di più, e compra comunque ancora cartaceo.

  13. Certo che la distribuzione in rete e la nascita degli e-book e degli e-book readers potrebbe essere una grossa opportunità se la si gioca muovendosi all’interno di una mentalità legata alla rete e di una possibile rivoluzione che bussa alle nostre porte.
    Se ci si limita invece, a trasporre logiche e meccanismi legati al cartaceo (è quello che sta già accadendo con i meccanismi di distribuzione), pensando al web come un far-west o pura bancarella espositiva, si rischia di bruciare una possibilità importante. Già i teorici della new economy ci sono spezzati i denti su questa rete che comprende bene solo chi ci è nato e cresciuto dentro. Tra l’altro, la distribuzione e le altissime percentuali richieste sulla vendita (assieme al monopolio-dittatura di alcuni grandi editori), è stato uno dei fattori che hanno strozzato ogni possibilità di distribuzione di gran parte dei prodotti della piccola e media editoria di qualità. E, fin d’ora, i segnali sembrano indicare che i distributori di rete hanno intenzione di riprodurre esattamente lo stesso meccanismo. Come dire, l’avidità sempre e ovunque prima di tutto…

  14. Sull’osservazione di Bianca circa i guadagni dei distributori digitali: se questi vogliono imporre lo standard elettronico e fare concorrenza al libro tipografico, ovviamente devono scegliere una strategia commerciale che favorisca in qualche modo il cliente. Ma chi farà il distributore digitale?
    Se ci aspettiamo che il mercato lo ‘apra’ Mondadori o Feltrinelli (che sono sia editori sia venditori di libri), è difficile pensare che voglia/sappia usare fino in fondo le nuove potenzialità del mezzo: affiancheranno il prodotto semplicemente per ampliare la propria offerta, mantenendo i propri margini di profitto e galleggiando verso la transizione solo quanto necessario (per esempio, per essere pronti in un momento di crisi dei costi della carta).
    Se invece ci si mette un produttore di prodotti tecnologici, possiamo supporre chi cambiamenti ci saranno: penso a Itunes (Music) Store e all’App Store di Apple (ma anche al mezzo flop di Apple TV). Quelli di Cupertino non lanciano un prodotto senza una strategia commerciale già pronta (non è una ‘visione mistica del futuro’, ), e anche in questo caso non sempre il mercato recepisce. A volte, invece, riescono a cambiare le regole…
    E comunque, in questo caso possiamo anche aspettarci che i lettori di ebook diventino come gli iPod, una roba da cambiare ogni anno per avere il modello più aggiornato… la questione è delicata e complessa.

    • Paolo S scrive:

      Ma chi farà il distributore digitale?
      Se ci aspettiamo che il mercato lo ‘apra’ Mondadori o Feltrinelli (che sono sia editori sia venditori di libri), è difficile pensare che voglia/sappia usare fino in fondo le nuove potenzialità del mezzo: […]
      Se invece ci si mette un produttore di prodotti tecnologici, possiamo supporre chi cambiamenti ci saranno: penso a Itunes (Music) Store e all’App Store di Apple

      Io non so chi lo farà da noi né come. In USA, Amazon è un libraio completamente digitale senza negozi, Barnes&Noble è un libraio tradizionale con negozi nelle strade di ogni città, ed entrambi si sono messi a vendere ebook ed a fare dispositivi. O’Reilly, che è un editore di manuali tecnologici, vende da tempo i suoi titoli in edizione a stampa, in digitale (epub e pdf), come servizio (Safari Bookshelf). per esempio, questo è il manuale di Windows 7.

  15. Nel suo commento pubblicato il 22 ottobre alle 11:40, Tombola dice: «…non è vero che da quando c’è il lettore mp3 si ascolta più musica. Piuttosto la disponibilità pressochè smisurata di risorse conduce l’utente a un ascolto caleidoscopico e confuso. A risentirne la “voce” e l’identità dei grandi artisti».

    Mi sembra… strano. Come non è vero che si ascolta più musica? sia come quantità sia come varietà, le tecnologie digitali e il web hanno prodotto un gigantesco aumento di musica circolante (lo testimoniano i dati delle stesse case discografiche: loro vendono meno dischi, ma gli altri canali distributivi, compresi quelli free, registrano aumenti clamorosi). E in questa gigantesca quantità, gli ascoltatori si muovono meno come greggi indirizzate dal marketing e più come esploratori di novità e bellezza.

    Il web sta avendo l’effetto di cambiare i criteri della certificazione di qualità. Prima c’erano le accademie, gli editori, i circoli degli intellettuali, magari le «caste» (come si usa dire in questo periodo). Adesso c’è una quantità di creazione che frigge d’entusiasmo. Non è bello tutto ciò?

  16. Pezzo interessante, che apre un mondo di possibilità per autori, editori, stampatori e lettori.
    Solo su un punto sono in disaccordo, perché mi sembra un po’ semplicistico e riduttivo:
    “smettetela di fare i bambini capricciosi, ah ma vuoi mettere la carta e l’inchiostro e il profumo… tutte balle”.
    Balle un corno, amo avere una libreria piena di libri e provo un piacere quasi autistico nel guardarla, quindi o mi si dà allo stesso prezzo il libro in carta e pdf, convincendomi a vedere il primo come “feticcio” e il secondo come un agile formato “portatile”, oppure, finché possibile, alla carta non rinuncio.
    Sarò retrò e obsoleto, ma non ci posso fare niente.

  17. Grazie Bortolotti per la segnalazione.

    Reister, lei parla da lettore illuminato di sinistra, la veda dal p. d. v. di un lettore comune. E mi dirà se la navigazione non avvenga per basse secche.
    Non si può sminuire, come Tombolini fa, la guida dell’esperto editore (anche all’interno dell’editoria digitale, beninteso). Il rischio è di prestare il fianco a una fantasmatica democrazia partecipativa livellante. Tutti lettori, tutti scrittori, tutti editori.
    L’ “epoca dell’abbondanza dgitale” o l’epoca dell’apertura del recinto, dipende.
    Contesto l’indiscriminata fiducia nel lettore, il quale spesso e volentieri si muove lungo la direttrice passaparola-moda.

    Tedoldi, non mi sono espresso bene, mi scusi, all’aumento di musica circolante non sembra corrispondere l’imbuto a monte, la selezione. Anche qui, come l’illusione della fama ha aperto i cancelli al talento ubiquo..
    Tutto ciò è bello a condizione che si sia consci che ci si muove sul piano dell’arte secolarizzata.

  18. Torno sulla notizia iniziale delle mosse di Amazon e di Barnes&Noble per sottolinearne le implicazioni:

    1. 1 il costo dei display e-ink scenderà, spinto dalla produzione su vasta scala per il Kindle ed il Nook. Il prezzo degli ebook reader scenderà fino ad essere confrontabile con un telefonino o player mp3. Sarà facile e banale possederne uno e ci sarà un mercato, o meglio, una domanda, per contenuti da leggerci su.
    2. 2 l’idea che un editore o un autore pubblichi in digitale è ora assodata e normale. E’ un canale come un altro, lo si conosce da un bel po’ ed ha alcuni vantaggi importanti. Ci si può guadagnare, ci si può diffondere cultura, fare il proprio lavoro, leggere, condividere con altri.

    Questi sono due punti abbastanza fermi per il prossimo futuro. Senza nascondere i problemi e le difficoltà, secondo me sono delle opportunità, di diffusione della cultura, di crescita del sapere, di profitto e di divertimento.

  19. Io non ho dubbi che negli Usa funzioni. Purtroppo, pur avendo una grande fede nell’innovazione tecnologica, non ho affatto fede nell’Italia. Troveranno un modo per fare un qualche cartello e farci pagare il triplo quello che magari all’estero regalano. Persino le banche olandesi e svedesi, naturalmente abituate, nei loro paesi, a praticare offerte al ribasso, appena arrivate in Italia, hanno adottato la stessa politica delle banche italiane. E perché non dovrebbero? Guadagnano il triplo senza fare nulla. Perché mettersi in concorrenza. L’Italia è così. Corrotta fino al midollo. Ricardate le antenne wi-fi a lungo raggio. Dovevano essere comprate dai comuni per offrire internet gratis alle cittadinanze etc etc. Chi è riuscito a comprare il brevetto e che fine ha fatto questa rivoluzionaria meraviglia tecnologica? La stessa fine farà l’e-book. Se già ora google chiede percentuali del 55 per cento del prezzo per distribuire in rete (la stessa dei distributori su carta), è facile immaginare che il meccanismo si limiterà a trasportare in rete la stessa brutta editoria che già esiste su carta…

  20. Caro Jan,
    come avrai capito, per me l’ebook non è il futuro del libro ma un nuovo media, che ridefinirà il ruolo degli altri senza soppiantarli. Mai venduti tanti libri nel mondo come oggi, eppure ci sono anche la TV, internet, cinema, radio, dvd, videogame ecc ecc.
    Secondo me alcuni media che finora hanno fatto ricorso alla carta e alcune tipologie di libri passeranno al digitale perché ciò migliora la loro fruibilità e anche il modello di business su cui si basano. Questo non è vero per tutti i libri ora, potrebbe esserlo in futuro con una tecnologia più matura. Anche i dischi in vinile mantengono tuttora un loro mercato, per dire.
    Non è un caso se Tombolini apre il pezzo invitando gli scrittori a pensare a libri PER il formato digitale. Quando un autore aprirà genialmente la strada e ci (qui pretendo di pensarmi come ‘lettore medio’) consegnerà un’esperienza narrativa migliorata & con un modello di commercializzazione vantaggioso per entrambi grazie all’ebook, lo acquisteremo e leggeremo in quel formato.
    Ora, la questione interessante è quella dei lettori, dei formati dei file, dei costi di publicazione e autopubblicazione: qui c’è molta materia magmatica, le posizioni non sono cristallizzate in un sistema produttivo, e ci sono spazi da colonizzare per provare a cambiare le regole del gioco. A meno che, anche qui, un player geniale non riscriva per primo e per tutti le regole che seguiremo nei prossimi cinque o dieci anni, fino all’introduzione di un nuovo medium vincente.

  21. sul discorso della distribuzione segnalo solo che con un supporto come i reader ed un formato aperto come epub (ma ancora di più se i i reader potranno leggere tutti i formati), ci sarebbe già una produzione ampissima on-line e non potrebbe che aumentare esponenzialmente.
    faccio solo l’esempio (estremamente di nicchia) degli ebooks che pubblichiamo con gammm ma un altro potrebbe essere la stessa nazione indiana che realizza, per dire, una piccola collana in digitale. oppure un altro sito che si occupa di raccogliere quello che appare on line, facendo una selezione, etc. etc.
    già così c’è da farsi venire le vertigini (e non ho neanche considerato la produzione proprio sul web, come blog e così via, se la connessione wi-fi fosse davvero diffusa… ;-)

    • a gherardo: Effettivamente Nazione Indiana ha da tempo un progetto editoriale suo, anche se non so che forma prenderà e quando.

      Quanto alla pubblicazione da parte degli autori, di piccoli editori o di progetti come GAMM o Biagio Cepollaro, finora ci si è limitati a pubblicare PDF, ma è abbastanza facile, specie disponendo dei sorgenti (ODT), pubblicare librerie in più formati (ad es. con calibre).

      In questo discorso la posizione degli editori è di attesa, blanda curiosità e prudenza. Si prendono molto sul serio, come è naturale che sia per chi ama il proprio lavoro, ma temo che siano convinti di presidiare un mercato protetto da barriere linguistiche, comunicative ed economiche. In realtà tali barriere sono ormai sottili e quel che valeva per la distribuzione libraria fisica vale molto meno per l’editoria digitale.

      A Paolo S: concordo con tua riflessione sul ruolo dei diversi media e sulle trasformazioni che sono il più delle volte graduali, inaspettate, non semplificabili specie ora che non abbiamo la minima idea di quel che succederà. Gli strumenti e i modi tecnici della pubblicazione sono accessibili, semplici e spesso a costi zero o modesti. Sui modeli di business, io credo che i player grossi e geniali si siano già mossi dall’estero a cambiare la situazione italiana, dato che i nostri editori sono spesso nella situazione che ho esposto sopra a gherarado. Il punto è che nemmeno Amazon sa come andrà a finire e c’è davvero molto spazio ancora.

  22. per costringermi a cambiare la mia biblioteca (milleerotti libri sempre impolverati, alcuni vecchi e in pessimo stato, ma cosa vuoi) con un e reader che li contiene tutti dovranno passare sul mio cadavere, ma non ci passeranno incolumi.
    qualcuno ipotizza che nel futuro si potrà infilare la memoria in qualche trasponder da connettere al cervello, e rivivere le memorie, vere o false, di qualcun’altro. allora si che ci sarà da avere paura, probabilmente si morirà per…l’arte?…per lasciare il proprio nome ai posteri?
    gli ebook sono comodi e ben impaginati, si, ma non è mai come leggere uno scomodo inquinante sporco libro.

  23. il sentimento che ci lega alle cose del passato ,provoca un senso di tristezza e paura nel vederle sorpassate , comunque vada appartengono al passato,quello che conta sono le idee l’intuizione e la netta coscienza di essere proiettati verso un futuro che potra cambiare il modo di ricordare o esprimere il pensiero,ma non potra mai cambiare il pensiero stesso che quando sfiora l’anima non conta cosa lo contiene o come viene divulgato conta il fatto stesso che rappresenti un’idea meravigliosa

  24. @Metello:
    pochi anni fa la pensavo anch’io così. Un lettore accanito tiene molto ai suoi libri, tanto che non se ne potrebbe mai privare. Ed oggi ho ottenuto proprio quello che, da lettore accanito, da tempo desideravo: portarmi tutta la mia biblioteca in tasca, per poter leggere o rileggere qualsiasi dei miei libri in qualsiasi momento ed ovunque. Non rimpiango la carta, anche se continuo ad essere appassionato di rilegatura e di restauro di libri antichi. Ho semplicemente compreso che il contenuto ed il contenitore sono due cose distinte, e grazie all’e-ink, separabili. La lettura su un ebook reader non toglie nulla al godimento del contenuto, e posso tranquillamente aggiungere che molti libri, specie quelli da lettura “vacanziera”, li acquisterei molto più volentieri in edizione ebook che cartacea.
    Tanto mi capita già di cercare un titolo negli scaffali per scoprire che l’ho letto solo in digitale!

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jan reister
jan reisterhttps://www.nazioneindiana.com/author/jan-reister
Mi occupo dell'infrastruttura digitale di Nazione Indiana dal 2005. Amo parlare di alpinismo, privacy, anonimato, mobilità intelligente. Per vivere progetto reti wi-fi. Scrivimi su questi argomenti a jan@nazioneindiana.com Qui sotto trovi gli articoli (miei e altrui) che ho pubblicato su Nazione Indiana.
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