Le ultime notizie della spedizione

LE ULTIME NOTIZIE DELLA SPEDIZIONE SONO DATATE 15 FEBBRAIO 17.. / Emmanuel Hocquard

[traduzione di Michele Zaffarano]

I contadini ignoravano queste cose. Facevano l’amore nei loro letti durante la battaglia.
Antonio Cisneros (DAVID)

IL MERCANTE

Tra le due civiltà, sono attestate delle relazioni per il tramite di scambi commerciali.

La veglia del nono giorno – giorno di mercato –
Nel freddo del mattino scaricava
il sale, moneta di scambio apprezzata dai pastori.
Il mercante, frequentatore delle terme e del foro
– uccellini arrosto e pesci fritti –
stanco per il viaggio, amò una giovane donna d’origine greca:
anche la gente normale comprava ciliegie
e qualche volta arance e limoni d’Oriente.
Lui, mentre butta via gli ossicini,
lanciandoli lontano dalle imposte di casa e dai rami
del salice,
Davanti alla coppa di terracotta, la notte accende nel suo cuore
sbattuto dal vento del mare
La nera rete delle torri puniche
protezione dei marinai.

IL SOLDATO

La situazione cambiò con l’espansione romana in Oriente e poi con la formazione dell’Impero.

Sentinella dopo le battaglie,
Quando i fichi d’India gli avevano rimosso dalla memoria
le querce e i salici e persino le piastrelle della soglia di casa,
Non uno che conoscesse l’imperatore
col suo nome – carri, porpora, monete d’oro.
È dietro l’aratro paterno, lontano dai giochi,
che ho acquistato resistenza nel combattimento.
Il mio nuovo podere, il generale me l’ha assegnato
prima del trionfo;
Avendo preso moglie sul limitare del deserto,
i miei figli non conoscono auspici o arringhe
e mangiano pane bianco.
Intorno al mio scudo rotondo è cresciuta l’erba
e, quest’autunno, la vite ha fatto piegare la mia lancia.

SPURIO MELIO

Tuttavia, la città si era consolidata grazie ai continui sforzi per creare le istituzioni di uno Stato unificato.

I

In periodo di carestia,
aveva acquistato a proprie spese
del grano in Etruria
E si mise a distribuirlo
gratuitamente.
La popolarità che ne ricavò fu tale
da permettergli di sperare
– a lui un plebeo –
nel consolato.
Accusato dai patrizi
di aspirare alla regalità,
Gaio Servilio Ahala, comandante della cavalleria
lo raggiunse al foro
e lo uccise.
Per ordine del dittatore Cincinnato
la sua casa venne distrutta immediatamente
per ricordare l’empietà del tentativo.

II

Pace ai confini esterni e tranquillità all’interno
per Roma nel 440.
In seguito a un cattivo raccolto però
arriva la carestia:
Lucio Minucio è nominato prefetto all’annona.
Le misure che prende sono inefficaci
e lo rendono impopolare.
È allora che un ricco cittadino,
sfruttando le proprie relazioni, acquista grano
e lo distribuisce alla plebe.
Lucio Minucio, patrizio,
– che aveva fallito a titolo ufficiale
là dove Spurio Melio, plebeo,
era riuscito a titolo privato
– Denuncia di fronte al Senato
gli intrighi monarchici di Melio
accusandolo di organizzare un colpo di stato
con la complicità dei tribuni.
Temendo il loro intervento, i senatori preoccupati
dichiarano lo stato di emergenza
e Cincinnato viene proclamato dittatore
da uno dei consoli. G.S. Ahala,
scelto dal dittatore come comandante della cavalleria,
si reca presso Spurio Melio
e gli intima di andare a spiegarsi di fronte al Senato.

III

Spurio Melio si spaventa.
Dopo aver seminato i propri inseguitori,
corre a implorare l’aiuto della plebe.
«È vittima, sostiene, di un complotto dei Padri
a causa della benevolenza mostrata nei confronti del popolo.»
Prega la gente di venirgli in aiuto
in questo momento di estremo pericolo e di non permettere
che venga assassinato sotto i loro occhi.

IV

Servilio Ahala lo raggiunge in mezzo agli schiamazzi
e lo uccide.
Ancora coperto di sangue,
Scortato da una truppa di giovani patrizi,
va ad annunciare al dittatore
che Melio ha subìto la punizione che meritava.

V

Allora il dittatore:
«La tua coscienza è a posto,
Servilio,
hai salvato la Repubblica.»

VI

La casa di Melio fu rasa al suolo
e i suoi beni messi in vendita.

VII

La carestia in seguito a un cattivo raccolto.

«I contadini avevano tralasciato il lavoro nei campi
per venire a distrarsi in città.»

Oberati dai debiti, i contadini
che non riuscivano più a coltivare i propri campi
li abbandonavano
pensando di trovare un lavoro in città
dove, disoccupati, avevano fame.

VIII

I Libri Lintei attestano in quegli anni
l’esistenza di un Minucio
prefetto all’annona di grano.
Il compito era allora riservato agli Edili.

IX

Quando i due consoli vengono chiamati fuori Roma,
l’ultimo che parte nomina un delegato
per presiedere il Senato e vegliare al mantenimento dell’ordine
durante l’assenza dei consoli.
Nel 440, Roma era in pace con i suoi vicini
e i due consoli erano presenti.

X

La storia di Spurio Melio
– aneddoto senza età
tramandato indipendentemente dagli Annali –
doveva circolare negli ambienti popolari
verso la fine del II secolo.
Quando poi si cominciò a scrivere la storia cronologica
ci si pose il problema
di collegare questa leggenda errante
a qualche cosa di fisso.

XI

Il nocciolo della storia è l’assassinio
di un homo sacer,
Sp. Melio, da parte di un certo Ahala.

XII

Gli ospiti e clienti di Sp. Melio.

Si trattava probabilmente
di relazioni di natura commerciale
intrattenute da Melio fuori da Roma,
in particolare in Etruria (di cui sembra, dal suo nome,
esser stato lui stesso originario),
Parenti o amici
presso cui sostava in occasione dei suoi viaggi d’affari
o che ospitava presso di sé
quando dovevano venire a Roma.

XIII

Spurio Melio
Origine plebea (assenza di cognomen)
Senza dubbio un ricco plebeo che, grazie alla propria fortuna,
era iscritto nelle centurie equestri.

XIV

Avendo il Senato preso questa decisione,
il console si alza durante la notte,
raccoglie gli auspici;
Se sono favorevoli (silencio)
proclama il dittatore.

XV

La versione di Dionigi di Alicarnasso.

«Dichiarato sacer dal Senato
(per aver aspirato alla monarchia),
Sp. Melio può essere ucciso dal primo che passa:
Servilio esce dalla Curia,
con un pugnale nascosto sotto l’ascella,
e lo giustizia.»

D. A., II-8-2

XVI

Associazione di Melio con una storia di grano.

Le carestie erano frequenti
da quando gli Etruschi se ne erano andati.
Se ne sono contate dieci dal 487 al 411
la cui memoria ci è stata conservata dai Fasti.

XVII

Tardiva aggiunta del nome di Minucio.

1. La vocazione frumentaria dei Minucii:
prossimità dell’Equimelio e della Porticus Minucia
(dove vennero effettuate
– ma soltanto a partire dal principato di Claudio –
elargizioni di grano alla plebe).

2. Quanto al portico,
esso fu eretto
(in gloria di un M. Minucio per celebrare
la sua vittoria sugli Scordisci)
soltanto nel 106.
(Alla fine del III secolo)
Cincio Alimento aveva già introdotto
Lucio Minucio nella storia di Melio.

XVIII

Probabili manipolazioni degli archivi dei Minucii.

La tradizione che associa il loro nome
con il commercio di grano
è stata alimentata con cura,
e i Minucii si sono sempre dati molto da fare
perché i loro servigi in grano
non fossero dimenticati.

XIX

440/439: Cincinnato dittatore.

Forzando un po’ la cronologia,
ci si poteva al limite inventare
questa 3a dittatura di Cincinnato
associandola al nome di Minucio.
Un Minucio era stato effettivamente all’origine
di una precedente dittatura di Cincinnato.
Si trattava allora del console Minucio
in difficoltà con gli Equi, intorno al 448.

XX

I delegati del Senato venuti a cercare Cincinnato
lo trovarono che stava lavorando
il suo ettaro di terra.
Prima di ascoltarli, quello che erano venuti a cercare
perché diventasse dittatore
si allontanò dal suo campo per andare a indossare la toga.

XXI

Il prestigio del nome di Cincinnato
servì a coprire l’assassinio di Sp. Melio.

IL BARBARO

I barbari che invasero l’impero romano scoprirono con meraviglia una civiltà assai evoluta, addirittura raffinata.

Ha rotto fra le dita le tavolette di cera
per guardare dentro
e ha domandato (senza uno sguardo all’immagine devota
a colori sul muro)
terra
per sé e per la propria famiglia.
Poi la preoccupazione ha avuto ragione della sua risata
e del suo pantalone verde;
anche quest’inverno la pioggia allontanerà da lui
la processione degli arcieri
e le piante non disturberanno nemmeno
la disposizione minerale dei templi.
E se non sarà ucciso (immenso orgoglio della sua razza)
nel corso di una allegra rissa,
lontano dai soldati che sanno leggere e le cui aquile
scintillanti hanno già sbattuto
molte volte il muso dentro la neve
sotto lo sguardo affilato dei corvi come compagni di bivacchi,
ritornerà ridendo in primavera
a domandare della terra per sé e per la propria famiglia.

VIRGILIO

Di fronte alla recrudescenza degli omicidi
– 11 % in più rispetto all’anno passato –
Virgilio, uomo all’antica e cocciuto, lavorava
a un’opera nazionale.
Ma, sbarcato dal vascello imperiale a Brindisi,
morì all’inizio dell’autunno,
prima delle calende di ottobre,
col cuore invaso dal dubbio: quest’àncora
buttata sconsideratamente in pieno braciere troiano,
e il vecchio pazzo Anchise, eroe dimenticato di una
di queste ultime guerre,
che nei banchetti brinda sempre allo stesso modo:
«Ricordati, Romano, che sei fatto per
dominare le nazioni.»
Non era stato né buono né cattivo, Virgilio; e dopotutto
non c’era di che rallegrarsi.
Ma come! A Vario e Plozio – avvoltoi della sua gloria –
non dava in maniera così viva l’impressione
di una caduta senza rimedio come la dava a lui?
Già vede il loro cordoglio dissiparsi:
il successo del libro che il moribondo vorrebbe destinato alle fiamme
sarà grande
e il partito conservatore fiero di lui.
Mentre la notte e il profondo sonno
passavano sulla terra,
avvolgendo nel riposo donne, mura, erbe
e paludi,
a uno dei meccanici della locomotiva parve di vedere,
stesa a terra di fianco a un covone,
una scrofa completamente bianca che allattava i suoi trenta piccoli.
È là, Virgilio, parente acquisito
della dea,
che si trova la collocazione della Città
e l’inizio delle nostre prove.

«Mantova ti ha dato la vita; la Calabria
te l’ha ripresa; ed ora Partenope
custodisce il tuo corpo. Hai cantato
i pascoli, le campagne e gli eroi.»

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2 Commenti

  1. Il colore della scrittura, il colore di terra cotta, il colore della pioggia, del sale, il profumo del limone, la linea del deserto. Sono vivi le ombre dell’Antiquità. Sono uscite dagli inferni. La scrittura orfica dà presenza.
    Il poeta è sentinella, lui conosce a memoria la propia battiglia.
    Non ho mai letto una scrittura cosi viva dentro la storia antiqua.

    Non è lingua morta.

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