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La farcitura

di Orso Tosco

Brocca, teiera e pioggia (d.o.)
Brocca, teiera e pioggia (d.o.)

Crolla la pioggia e il vento fa un suono di topi e ferro.

L’acqua che scende si raccoglie nel centro del tetto, tagliato da una crepa. Andrà tutto bene: il tetto è solido, il cielo continuerà a cadere e Mr. Brody non mi troverà.

Mi chiamo Matilde e mia madre è un pandoro.

Non sono abituata a stare seduta sul tetto, ma sono abituata alla pioggia.

Da un anno e mezzo viviamo a Londra, che per chi non lo sapesse è la fabbrica di pioggia più grande del mondo.

È qui che tutta la pioggia viene prodotta e sperimentata e ce ne sono di molti tipi.

La pioggia a binario di treno, dritta, scema, che si lascia sconfiggere dagli ombrelli e forse le piace pure.

La pioggia a imitazione di nuvola, leggera come zucchero, tutta mossa dal vento, sbadata e sbandante, sembra poco o niente ma è invincibile.

Poi c’è la pioggia orizzontale che serve a ricordare a tutti i passeggiatori di Londra che oltre i palazzi e le strade e i pali della luce c’è comunque un orizzonte, e che l’orizzonte è fatto a forma di pioggia orizzontale ma bagna meno perché è sempre lontano.

Quando un certo tipo di pioggia ha avuto successo a Londra allora la si manda in giro per il mondo. Per capire se la pioggia di quel certo giorno è piaciuta, basta sommare il numero di volte in cui la gente alza la faccia al cielo e dice fuck, che è una parola inventata a questo proposito.

Le molte telecamere aggrappate agli angoli delle case servono appunto a calcolare il numero dei fuck, e non a caso si chiamano CCTV, cioè camere che contano tutte le volte.

Mia madre e i suoi amici le maledicono, perché loro sono pandori, e i pandori odiano le fotografie. Secondo loro dietro le fotografie c’è sempre la polizia, e la polizia, da quel che ho imparato in questi otto anni di vita, lavora principalmente per impedire ai pandori come mia madre di ottenere la farcitura. Io penso che Mr. Brody sia anche peggio della polizia, perché Mr. Brody sa dove abitiamo, e può venire a rapirmi in qualsiasi momento. Gli ultimi giorni li ho dedicati a questa paura di essere rapita, e ogni rumore mi obbligava a trattenere il fiato e a fissare la porta, la grande porta che ci divide dalla polizia, dalla pioggia e da Mr. Brody.

Vicino alla porta, a destra e a sinistra, ci sono due file di piccoli ganci, mia madre mi ha spiegato che sono attaccapanni, che servono ad appendere i cappotti. Io le ho detto che secondo me sono troppi, che anche in tutta la vita non avremo mai abbastanza cappotti, ma lei mi ha spiegato che la nostra casa è una vecchia scuola andata a male. Chiunque l’abbia costruita ha dimenticato di metterci il riscaldamento, e secondo me è per questo che come scuola è andata a male.

Mia madre dice che viviamo nella scuola abbandonata perché è un dovere morale riprenderci ciò che non viene utilizzato. Quando vivevamo a Milano, ogni mese una vecchia signora passava a prendere dei soldi da mia madre, era l’Affitto. La vecchia mia madre la chiamava l’arpia, e l’Affitto lo considerava una rapina legalizzata. Adesso basta arpie e rapine, ci riprendiamo ciò che è nostro: una scuola fredda come un ghiacciolo, ma senza pagare nessun Affitto.

Che poi non è del tutto vero. Perché per colpa del freddo dobbiamo sempre aumentare il numero dei maglioni di lana e dei tè nelle tazze per scaldarci le mani. Ho provato a spiegarlo a mia madre, ma lei ha reagito facendo un gesto duro con la mano, da karateka, come per dire: io i tuoi ragionamenti li taglio col polso. Allora ho infilato la testa nel maglione, perché quella è la difesa delle tartarughe e le tartarughe sono sempre vecchie e intelligenti e io mi fido.

Bisogna avere pazienza. Specialmente con mia madre e i suoi amici e specialmente adesso, che sono tutti arrabbiati con me, per via di Mr. Brody. Dicono che l’ho fatta grossa.

Ho dimenticato la regola principale dei pandori vuoti: mai parlare della farcitura. La gente dispone infatti di grandi riserve di razzismo a questo proposito, e la gente è formata per lo più dalla scuola, dalla polizia e da Mr. Brody. A quanto mi hanno detto, non è mai stato bambino: è nato già con la barba e gli occhiali, la giacca con le caramelle nelle tasche e una gran voglia di sapere se mia madre è farcita oppure no, se in casa litigano e usano siringhe. Io non lo capisco: in quale casa non capita nessuna di queste cose? Ho provato a domandarglielo.

Mia madre mi ha poi spiegato che se io parlo della farcitura Mr. Brody verrà a rapirmi e finirò in un posto triste e immenso, popolato di bambini che hanno parlato di urla e farciture e che per questo dormono soli.

Questa è la soluzione di Mr. Brody quando l’amore si inceppa.

Io preferisco quando l’amore funziona.

Ma non è un problema, perché quando Mr. Brody arriverà alla scuola per rapirmi, non mi troverà. Troverà mia madre, e magari parleranno fra di loro, magari faranno pace.

Però è difficile, perché mia madre lo chiama l’infame o l’infamone, e quando parla di lui nomina sempre anche Dio e la Madonna, che per lei è un modo per scrivere il punto esclamativo con la voce. E mia madre è una che il punto esclamativo con la voce lo usa spesso, perché è generosa con la rabbia. Ma non quando è farcita. Quando è farcita mia madre resta beata come chi fa un bel sogno. Nemmeno i suoi amici parlano dopo la farcitura. Al limite fanno dei versi di bava, o come una piccola tosse.

Io in quei momenti la scuso di tante cose, delle ore in cui si dimentica di me, della rabbia che spruzza fuori dalla sua voce quando la farcitura non arriva. La scuso perché mi pare tanto bella, e una cosa bella non la si può odiare, al massimo la si può guardare con un po’ di tristezza. Anche gli altri pandori sono più belli dopo che hanno finito di farcirsi, e io gli cammino in mezzo. Ma loro non mi vedono, perché di solito hanno gli occhi chiusi, o anche se mi vedono mi chiamano con nomi sbagliati e quindi è come se non mi vedessero.

Mi piace guardarli e sapere che loro sognano di essere dei pandori per sempre farciti e sono felici. Perché nei loro sogni la polizia non fa le foto, le vecchie scuole hanno tutte il riscaldamento e la farcitura è facile da trovare e costa meno cara, non esistono i Mr. Brody e forse non c’è nemmeno bisogno di farcirsi, perché qualsiasi pandoro va bene, tradizionale e non.

Secondo me in quei sogni ci sono anche le tartarughe che si complimentano con me per come infilo la testa dentro il maglione, quando mia madre ritorna indietro dal sogno arrabbiata perché si rende conto che la sua pelle di pandoro ha fatto scappare la farcitura un’altra volta, e ne servirà dell’altra per tornare a essere felice, e poi piange come se tutto fosse sbagliato e rotto, e piango anch’io, come piango adesso perché il tetto è un buon nascondiglio e Mr. Brody non mi troverà, lo so, però forse neanche mia madre mi troverà, anche se lei mi conosce, perché come ti conosce la mamma non ti conosce nessuno, piccola mia.

La pioggia continua a cadere, la crepa del tetto è una specie di lago. Guardo in basso, le strade non si vedono più, sotto l’acqua. Meno male che ci sono le grate, sui marciapiedi: nessuno ci fa caso ma sono loro che bloccano la spazzatura e le foglie e fanno passare soltanto l’acqua, e così il mondo non si inceppa, sopravvive, scorre.

Mr. Brody non mi troverà, e mia mamma arriverà tra poco, mi metterà una mano sopra la testa, come un cappello con le dita, mi parlerà con la voce che usava per convincermi a fidarmi del buio e mi dirà che non devo avere paura, che le cose non vanno male e che il suo amore è come quella grata, che fa passare la pioggia e blocca tutto il resto con il suo corpo bucherellato. Ma io non piango davvero, mamma, ho già smesso, resto tranquilla e aspetto. Perché so che a volte la spazzatura è magra come la pioggia e riesce a passare e rischia di tappare tutto e allagare tutto, la pioggia smette di scorrere e ristagna, il mondo marcisce, ma non importa. La grata ci ha provato, davvero, con tutte le sue forze, e questo è il punto, secondo me: la dolcezza del tentativo.

(La farcitura ha partecipato al concorso di racconti 8×8 organizzato da Studio Oblique, classificandosi al secondo posto nella quinta edizione, marzo-maggio 2013)

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4 Commenti

  1. Mi è piaciuto.

    Solo il binomio pioggia-Londra secondo me è un po’ un luogo comune(ma forse, ogni tanto, c’è bisogno anche dei luoghi comuni?), e non riesco a focalizzare bene l’età della bambina-ragazzina.

    Però mi è piaciuto, lo stesso, come nel passaggio sulla pioggia orizzantale (“che serve a ricordare a tutti i passeggiatori di Londra che oltre i palazzi e le strade e i pali della luce c’è comunque un orizzonte”)che mi sembra molto…vero.

  2. La piccola Matilde, come tutti i bambini, non riesce a parlare di sé senza dare indicazioni precise sulla sua età, per cui dopo avere detto di vivere a Londra da “un anno e mezzo”, poco più avanti spiega: “Secondo loro dietro le fotografie c’è sempre la polizia, e la polizia, da quel che ho imparato in questi otto anni di vita, lavora principalmente per impedire ai pandori come mia madre di ottenere la farcitura.”

    molto molto bello, un racconto delicato, crudele e bello; sembra di sentire la voce narrante di Matilde che fa funzionare il racconto con naturalezza.

  3. Laudato si’, mi’ Signore, per sor aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
    Bel racconto, scritto con “scontrosa grazia” sabiana.

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davide orecchio
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Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
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