les nouveaux réalistes: Giorgio Mascitelli

bac-lave-tete-angels-bay-roseForse le rose non si usano più

di

Giorgio Mascitelli

 

Si dà il caso che io e il mio barbiere di fiducia siamo molto interisti in una via di milanisti perdipiù e quando mi taglia i capelli ci piace di parlare con compassata competenza dei casi presenti e passati della nostra squadra del cuore e dei modelli delle automobili, sebbene io non ho la patente, né il cuore di dirglielo, e meno di frequente della follia delle femmine e dell’infingardaggine dei politici, senza essere disturbati da nessuno. Quella settimana però la sua bottega restava chiusa per motivi di forza maggiore e io avevo urgentemente bisogno d’essere quaffato perché si era d’ottobre e desideravo recarmi all’Oktoberfest con la testa a posto che quando scopersi sul posto che essa si teneva a settembre veramente mi dissi che il mondo m’aveva eletto a suo zimbello ingannandomi con questi trucchetti non degni di lui.

Non c’era altra soluzione che recarmi nel non lontano salon pour dames e chiedere un’eccezione alla loro regola per via della contingenza sfavorevole pregandole come avrebbe rivolto la preghiera il pellegrino canuto e stanco colto per strada dalla tempesta a una clausura. L’intelligenza del mio cuore mi diceva che lo spazio che mi separava dal salone non era certo quello topografico delle due strade che intercorrevano, ma l’ottusità della mia fretta la tacitava volgarmente.

Quale empio soldato con il brando sguainato penetrante nel tempio delle Vestali, così mi guardarono le attempate clienti e le alacri lavoranti, allorchè varcavo la soglia, ma la signora Lucia, la patronne del salone, non era donna da smarrirsi per così poco e mi squadrò senza alcuna agitazione e senza nemmeno dire il ‘ desidera?’ di prammatica.

⁃        Chiedo scusa per l’intrusione, ma il mio barbiere qui vicino è chiuso e avrei urgentemente necessità di tagliarmi i capelli, non è che potreste voi? E so per certo che ad Amsterdam ci sono delle barbiere.

Fui invece io a parlare spontaneamente, ma aggiunsi quel riferimento ad Amsterdam per far capire che non mi si poteva menare per il naso, che ero un uomo di mondo ( in effetti ero gà stato tre volte ad Amsterdam sfruttando le tariffe scontate nel terzo fine settimane dei mesi invernali della compagnia aerea di bandiera dopo una folgorazione giovanile in occasione di una gita scolastica). Senza scomporsi la signora Lucia mi rispose:

⁃        Per tagliarla non c’è problema: ho giusto un buco tra mezz’ora, ma non posso farle la barba perchè non ho il rasoio a meno che non voglia farsi fare la ceretta-. Disse sorridendo

⁃        Grazie solo i capelli, non mi serve la barba perchè quest’anno la si porta un po’ sfatta, lievemente trascurata..

⁃        Ma non nel suo caso perchè si vedono troppo i peli bianchi.

Mi fece accomodare senza aggiungere altro e mandò una ragazza nel retro, dal quale tornò consegnandomi una copia intonsa di quel giorno della Gazzetta dello sport, sorprendendomi, gratificandomi e nel contempo deludendomi un po’ perchè già mi aspettavo di sfogliare qualche rotocalco femminile sul quale poter scaricare qualche facezia silenziosa a proposito di qualche eccentricità letta lì solitamente salutistica di qualche celebrità.

Fui informato che in via del tutto eccezionale, ma io ero a mio modo un cliente eccezionale, avrebbe provveduto sia al lavaggio sia all’haircutting vero e proprio la medesima Lory in deroga alle abituali regole del salone che prevedevano una rigida distinzione tra cutter e washer. Avevo cominciato a chiedermi cosa significasse questo provvedimento nei miei confronti se fosse un trattamento di favore o piuttosto un oggettivo ostacolo all’effettiva realizzazione del principio della piena parità tra sessi nell’accesso all’erogazione dei servizi a pagamento o gratuiti. Ma quando condotto nell’apposito spazio lavatorio sentii i polpastrelli della Lory comprimere delicatamente la mia cute sotto il cuoio capelluto, desiderai istantaneamente che scoprisse delle incrostazioni di calce o meglio di vernice, come avrebbero un pittore o un imbianchino della Rive Gauche, sui i miei capelli così da ripetere tre, quattro anche cinque volte l’operazione dell’insaponamento. Il piacere del massaggio agiva in profondità, riattivava le mie sinapsi, ridestava pensieri sopiti e mi sembrava di cogliere con più lucidità non solo i piaceri fisici ma anche le altezze spirituali. Intesi con la coda dell’orecchio, per così dire, la signora Lucia che diceva a una vecchia cliente che gli uomini infondo sono creature semplici e aveva ragione, solo che il mondo dentro e fuori di me è così complesso da intorbidirmi la genuina semplicità ( il mondo è come l’agnello che intorbida l’acqua alla quale si abbevera il lupo nell’omonima favola).

Purtroppo i miei capelli erano solo moderatamente grassi e il tempo del lavaggio era ineluttabilmente terminato, con ciò era terminato il tempo del piacere assoluto omologo a quello dell’infanzia, come dimostrava la circostanza che in entrambi non si era capaci di parlare. La Lory mi fece accomodare su una poltroncina in altro punto del salone. Era una bella ragazza, forse un po’ troppo magra per chi come me, o come la maggior parte, ama aver qualcosa sotto da toccare. Ma il tempo delle parole era giunto. Così lei mi disse che avevo i capelli stanchi e questa cosa che lei affermasse qualcosa che serviva ad affermare la mia inerzia mi piacque immensamente. Così a mia volta le dissi che era molto gentile e lei rispose che la cortesia nei confronti del cliente era lo stile della ditta. Poi mi descrisse a lungo le vie tortuose per le quali il capello si stanca e   io quelle per le quali il mio cuoricino s’affaticava. Ma il tempo, questo tetro sovrano, aveva deciso di por termine anche ai piaceri del linguaggio e dovevo congedarmi dalla Lory perché il taglio si era ormai concluso.

Questo distacco mi pesava una cifra, così che non feci attenzione nemmeno a quella che dovetti sborsare quale mercede legittima per la sua opera, ma mi aveva tagliato bene. Eppure prendere la via dell’uscita, salutarla e ringraziarla mi pesavano indicibilmente. Ma al momento non c’erano altre vie.

Tutta la sera successiva mi chiesi come tornare a parlarle. Passai una notte insonne, salvo le sette otto ore centrali e al mattino mi risolsi a mandarle un mazzo di rose rosse accompagnato da un biglietto nel quale le esternavo la mia convinzione che tra di noi fosse accaduto qualcosa di intenso, che era difficile spiegare con parole, sebbene le parole ci fossero state e non prive di una loro profondità, ma era nel tocco delle sue mani che si trovava il nostro piccolo segreto, allora mi chiedevo se sarebbe stato possibile trasformare quel piccolo segreto in un grande evento, anzi in un evento assoluto. Fu a mezzogiorno che a stretto giro di posto ricevetti un controbiglietto nel quale la suddetta esprimeva tutta la sua sorpresa perchè mi ero permesso di attribuire alla sua cortesia professionale un valore intimo scambiando dei convenevoli per l’espressione di un mondo interiore, il suo, che non conoscevo, come potevo essere stato così banale?

Non mi restava che partire per l’Oktoberfest. Forse avevo venduto la pelle dell’orso prima di averla in mano o forse mi ero fatto un viaggio mentale, ma intanto mi attendeva quello fisico, reale, eccitante, o forse le rose non s’usano più.

Print Friendly, PDF & Email

5 Commenti

  1. Stefano, a dire il vero il personaggio me lo sono immaginato carino, figo-timido. timido-spietato, con un certo charme, anzi sciarmato
    effeffe

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Deus ex Makina: Maniak

di Francesco Forlani
Da un po'sto collaborando con Limina Rivista, con delle autotraduzioni dal francese di piccoli assaggi ( essais) letterari pubblicati in oltre vent’anni sulla rivista parigina l’Atelier du Roman diretta da Lakis Proguidis. Dopo Philip K Dick, Franz Kafka, Anna Maria Ortese, Charles Dickens è stata la volta di Boris Vian. Qui una nota a un libro indispensabile.

Overbooking: Eugenio Manzato

Alberto Pavan
Il romanzo narra la vita di Antonio Romani, vissuto tra la campagna trevigiana, Padova e Venezia, tra il 1757 e il 1797, l’anno in cui nella notte del 12 maggio, con Bonaparte alle porte, la narrazione si interrompe con un finale aperto che alimenta nel lettore il desiderio di un sequel.

Les nouveaux réalistes: Pierangelo Consoli

di Pierangelo Consoli
Per questo, quando mia madre divenne Alberta, tramutandosi in qualcosa di più collettivo, io non soffrii tanti cambiamenti, almeno per quello che riguardava la gestione delle faccende, perché erano già molti anni che me ne occupavo. Usciva pochissimo, come ho detto, eppure il giorno dei morti restava, nel suo calendario, un rito al quale non poteva rinunciare.

Colonna (sonora) 2024

di Claudio Loi
15 album in rigoroso ordine alfabetico per ricordare il 2023 e affrontare le insidie del quotidiano con il piglio giusto. Perché la musica, quella giusta, è la migliore medicina che si possa trovare sul mercato. Buon ascolto!

Les nouveaux réalistes: Annalisa Lombardi

di Annalisa Lombardi
Per questa nuova puntata dei nouveaux réalistes, un polittico di esistenze minime perdute tra i massimi sistemi della vita e della storia. Come nei Racconti con colonna sonora di Sergio Atzeni, la voce dei personaggi è incisa sulla musica di fondo delle cose. (effeffe)

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: