So long, Tommaso

Tommaso Labranca

Ho appena ricevuto una notizia che mi ha tolto il fiato. Milo Miler, un caro amico dal Ticino, in lacrime, mi ha detto che questa notte è mancato Tommaso Labranca. Non sappiamo cosa sia successo, non sappiamo niente. Sappiamo solo di essere disperati.

Ho chattato con lui fino a pochi giorni fa. Coerente con la sua visione pessimista dei social (lui parlava esplicitamente di odio) aveva deciso di scomparire dalla rete mandando i suoi post a pochi amici, via WhatsApp, a una lista che aveva chiamato “LabrancaForDummies”.

Delle cose che Tommaso, clandestinamente, aveva messo on line in questi anni non c’è più nulla. La sua sembrava una lotta fra un mondo culturale che sembrava lo avesse dimenticato e lui che cercava di far scomparire le tracce della sua presenza in un paese ingrato come l’Italia. (mi auguro che un archeologo digitale sappia far riaffiorare tutto quel materiale di straordinaria intelligenza. Un vero tesoro. Forse Tommaso non apprezzerebbe questa mia morbosità, avrebbe preferito restare nell’ombra. Ma i vivi questo fanno: approfittarsi di chi non c’è più).

Aveva trovato un piccolo spazio d’ascolto proprio in Ticino. (questa la sua ultima intervista che ho trovato sulla radio svizzera). Milo Miler gli aveva affidato la direzione di una rivista culturale che nelle intenzioni di Tommaso doveva abbattere il confine culturale italosvizzero. Il nome della rivista è Tipografia Helvetica. In questi giorni si stava chiudendo il nuovo numero (ho avuto l’onore di scriverci un pezzo). Inutile dire che mentre nel versante ticinese gli abbonamenti non sono mancati, in Italia era come non fosse mai stata pubblicata. Ricordo una presentazione della rivista in un’aula del Politecnico vergognosamente vuota.

Il suo ultimo libro “Vraghinaroda. Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte” è così bello che leggerlo m’aveva semplicemente entusiasmato. Se lo era pubblicato praticamente in casa, dato che le case editrici italiane lo chiamavano solo per biografie di attori o cantanti trash-pop.
Tommaso era di una intelligenza lucida e geniale. Era un intellettuale nella accezione più nobile che si possa dare a questa parola. Ci sono scrittori che usano le parole degli altri. E, rarissimi, ci sono scrittori che “inventano” parole e concetti che tutti poi usano (spesso senza citare la fonte). Tommaso era uno di questi. Era un inventore di pensieri collettivi.

In questi giorni ci sarà chi verserà lacrime di coccodrillo sulla sua bara. Gli stessi che avrebbero potuto dare spazio al suo genio ma l’avevano accantonato perché troppo “rompicoglioni”. Ci sputo sopra fin d’ora.

Essere uno spirito libero in Italia significa essere rompicoglioni. Tommaso lo era. Ha rinunciato (conosco direttamente la fonte di questa notizia) a collaborazioni fruttuosissime in televisione per evitare di umiliare la sua intelligenza leccando i piedi al cantante-scrittore-attore-disinistra-etc. del momento. Ha preferito vivere al limite dell’indigenza per mantenersi puro.

Non ce lo siamo mai meritati. E lui, coerentemente, ha tolto il disturbo.

So long, Tommaso. Che la terra ti sia lieve.

 

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40 Commenti

  1. Grazie Gianni per le cose che scrivi.
    Uso questo spazio a mo’ di piccolissimo libro laico di ricordi (laico, laicissimo! Quando arrivavano i suoi biglietti/mail di auguri per le feste, aggiungeva sempre con grandissima attenzione questo aggettivo: “Buone feste laiche” oppure “Laici auguri”), anche se i giudizi insultanti dei quali avrebbe ricoperto quello che hai fatto, che sto facendo io, e che altri faranno, mi indurrebbe a staccare immediatamente le dita dalla tastiera. (Una volta – anzi, più di una volta – se l’era presa pure ferocemente proprio contro questo luogo della Rete, Nazione Indiana, e a dubbi si sommano dubbi).
    Non lo sentivo e non ci scrivevamo da molti anni, da quando, in una sua ultima mail, mi aveva bollato – stigma credo per lui infamante – con un “zitto tu, che sei amico di Roberto Saviano”. Ma non avevamo litigato, né gli avevo spedito risposte piccate: semplicemente sapevo che faceva così, sapevo che decideva a un certo punto che qualcosa di quello che facevi dicevi scrivevi o pensavi secondo lui non andava bene, e ti mollava. Credo sapesse essere particolarmente irritante, quando ci si metteva. Ha ragione Gianni quando scrive che era uno spirito libero, e dunque un rompicoglioni. Credo che abbia litigato con molte persone, e che si sia fatto, come si dice, terra bruciata intorno. Ma credo anche che non gliene fregasse assolutamente nulla (una volta mi aveva scritto un resoconto infuocato e zeppo di irripetibili insulti contro Stile Libero Einaudi, che, a quanto mi diceva, aveva preteso tagli e stravolgimenti di “Chaltron Hescon”. In effetti quella fu l’unica e ultima volta di Tommaso in una major editoriale. Da allora aveva intrapreso la via dei piccoli editori, o addirittura dell’autopubblicazione – chissà dove diavolo è finito, maledetti traslochi, un suo libriccino di poesie, “Poesie dell’agosto oscuro”, che mi arrivò su carta rilegata a mano con i testi incollati – se non mi ricordo male – da ritagli della macchina da scrivere…).
    Ma sapeva essere – era – anche una delle persone più divertenti che io abbia mai incrociato (incrociato, non incontrato. Non l’ho mai visto dal vivo. Una volta avevo ricevuto uno degli inviti – segretissimi, indirizzati a una lista centellinata e limata di persone – a una delle sue feste nella casa di Pantigliate. Feste a tema, anche se ora non mi ricordo quale, con riferimenti precisissimi all’orario, all’abbigliamento, ai contenuti del party, del quale poi pubblicata sul suo sito qualche piccolo resoconto fotografico, dal quale capivi che se si chiamavano “feste”, o “party”, delle feste o party modaioli – modaioli! Ecco un aggettivo profondamente labranchiano – non avevano assolutamente nulla, trattandosi in realtà di riunioni un po’ carbonare di amici e sodali).
    Una volta, su uno dei suoi innumerevoli siti che apriva e chiudeva ogni sei mesi, cambiandone il dominio e rendendo di fatto difficilissima la ricerca del nuovo sito – aveva infilato quella che lui chiamava “una pagina fantasma”: un link nascosto, che potevi cliccare solo se ci passavi per caso su col mouse – come capitò in effetti a me – e ti accorgevi che la freccia del puntatore diventava una manina col dito indice. Avevo cliccato, ed era apparsa una scritta che diceva più o meno “Congratulazioni, hai trovato il link fantasma! Spedisci una mail a tommaso@labranca.co.uk per ricevere un’anteprima del nuovo libro di Labranca di prossima pubblicazione!”. A mail inviata, un paio di giorni dopo Enrico Ratto e io, i due…vincitori del concorso – Enrico è un amico che ho conosciuto proprio così – ricevemmo un file che conteneva venti pagine zeppe della lettera “A”. Solo quella. Corredate dalla scritta: “Eccoti, come promesso, l’anticipazione del nuovo libro di Labranca: tutte le lettere A che conterrà!”. Un’altra volta gli avevo spedito una videocassetta – videocassetta: Tommaso Labranca ho voluto conoscerlo che ero molto piccolo – del film “Grazie Padre Pio” di un cantante napoletano dell’era pre-neomelodica, Gigione. Lui, impazzito di gioia, aveva ricambiato qualche giorno dopo con un disco, “Stimmate”, di tal Nino Surano, con un faccione di Padre Pio piazzato sulla copertina del cd. E poi, qualche mese dopo, una compilation di Nicola Conte, Jet Sounds Revisited, “che ho messo su per ballare con Antonello e Tiziano” (cioè Aldo Nove e Tiziano Scarpa).
    Se poi qualcuno volesse elencare tutte le iniziative alle quali chiamava a raccolti i suoi – manzoniani – 25 lettori, la si finirebbe stanotte. Ce n’era una che aveva preso di mira Adelphi, un suo pallino fisso. Si chiamava “Adelphake”, e in sostanza consisteva nella produzione di finte copertine Adelphi dedicate a libri – per dire, l’autobiografia di Bombolo – che nemmeno sotto tortura Calasso avrebbe accettato nel suo catalogo. (Calasso! Un chiodo fisso di Tommaso. C’era quella lettera fantastica – forse in Estasi del pecoreccio? – in cui lo invitava a imparare da Fiorello, a non temere eventuali aperture pop come la peste…)
    Dei suoi libri quelli che amavo di più erano i volumi Castelvecchi, ma una grande impressione mi fece anche “Il piccolo isolazionista”, qualcosa che avrebbero scritto i Sigur Ros se fossero stati scrittori. Poi, “perché bisogna pagare le bollette”, ogni tanto scriveva – “in cinque giorni”, assicurava: e c’era da credergli – biografie di musicisti o personaggi dello spettacolo (Coldplay o Skin o Pietro Taricone). In un’altra industria culturale, la biografia – e la bibliografia – di Tommaso Labranca sarebbero state diverse da quelle con le quali ci ha lasciato.
    Quando Wanna Marchi – un altro dei suoi pallini – era stata arrestata, aveva scritto sul sito una sua lunga difesa che si concludeva con la frase “Torna Wanna, che già stiamo tutti ingrassando!”. E io a lui vorrei dire “Torna Tommaso, che già stiamo tutti diventando un poco più scemi”.

  2. Tommaso è stato un caro amico, tanti anni fa, e ho lavorato con lui al progetto di Artecrazia Italiana, avevamo fondato un gruppo chiamato La misère provoque le genie, alla fine degli anni ’80. Splendidi ricordi, Progetto di cui conservo ancora molto materiale. Non posso credere a questa notizia. Lo incontrai ancora pochi anni fa.

  3. Ricordo che regalai “Estasi del pecoreccio” a mia madre e il barocco brianzolo folgorò entrambi. Poi, carsicamente, Labranca è ricomparso ogni tanto sulla mia strada, sempre insegnandomi qualcosa di nuovo e insieme divertendomi con la sua intelligenza e la sua scrittura affilata, brillante. Mi dispiace moltissimo.

  4. giusto caro gianni, che la terra (svizzera, come apprendo) sia lieve sul geniale labranca. ma come è morto, ancora nel fiore degli anni ? dalle ultime foto, noto che era dimagrito moltissimo dai tempi d’oro che non torneranno più, quelli della nostra gioventù, quando castelvecchi pubblicava i suoi primi libri. il trash, come tutti sanno. ma è facile dire trash, come è facile dire poesia. labranca inventò una formula memorabile, di cartesiana solidità. il trash consiste in una sottrazione, è un’intenzione MENO il risultato conseguito. facciamo un esempio tratto dalla bibbia, nientemeno. i salmi non sono trash. l’intenzione di sublime teologico di un poetastro cattolico, non conseguendo il risultato sperato, è il trash dei salmi. per chi fa della critica letteraria, come me, si tratta di un ottimo metodo per separare il (pochissimo) grano dal (moltissimo) loglio.
    insomma, ho un debito di gratitudine abbastanza consistente nei confronti di questo intellettuale raffinato e intelligente che invece mi detestava, e non perdeva occasione, ai tempi, di esternare questo suo giudizio. ma è meglio una persona intelligente che ti detesta che mille cretini che ti adorano, dico bene ?
    questo mi fa venire in mente, caro gianni, che il problema di labranca non è stata l’emarginazione intellettuale, ma il suo successo, e in ultima analisi l’idiozia di molti suoi ammiratori che non avevano un briciolo della sua infallibile acutezza e della sua immensa cultura. è una cosa che può capitare, e nulla toglie al lavoro fatto da labranca. cosa imputo a questi ammiratori ? labranca aveva capito il dramma umano del trash, loro desideravano solo un ennesimo repertorio di cazzate su cui sghignazzare oziosamente.
    è bello il tuo ricordo a caldo, l’unica cosa che vorrei contestarti è quell’idea che volesse “rimanere puro”, perché rimanere puri è la vocazione dei cretini, la nostra vita, nella sua essenza più profonda e direi nella sua verità ultima, essendo una mescolanza indistricabile di puro ed impuro. lasciamo a terroristi dell’isis e ai vegani la loro ossessione di purezza, e speriamo di conoscere meglio com’è andata questa disgrazia, non si tratta di pettegolezzi o curiosità morbose, la morte e le sue cause fanno parte del tutto e questo tutto è prezioso quando ricordiamo uno spirito libero

  5. Sai Piero,
    sapeva scrivere con la penna intinta nel curaro, ma era d’una gentilezza ed educazione rare. Un nobile che viveva a Pantigliate. L’ultima volta che ci siamo visti (eravamo a Capolago, CH), prima dell’estate, discussi con lui anche di Saviano. La mia posizione era differente dalla sua. Ma ascoltava con grande interesse i miei ragionamenti. Era come se di Roberto distinguesse la persona, sulla quale non aveva niente da dire, dalla “funzione” che rappresentava.

    Ed Emanuele,
    certo sapeva perfettamente che tutti siamo “compromessi”. Ho scritto “puro” perché io, romanticamente, lo vedevo così. In un dato momento della vita decise di non scendere a un compromesso che tutti noi avremmo accettato (forse neppure vedendolo particolarmente oneroso). Io per primo. Glielo dissi, e lui, carinamente mi rispose: “Che c’entra tu hai due figlie, non puoi permettertelo”. In realtà non poteva neppure lui, ma mai avrebbe voluto mettermi in imbarazzo.

  6. La famiglia rende noto che mercoledì alle 15,00 ci sarà le benedizione della salma in Piazza Mistral 9 (zona Rogoredo). Non ci sarà funerale perché Tommaso non lo voleva.

    • No, Tommaso ha sempre detto di non volerlo. E neppure la tumulazione, diciamo che era pro ceneri al vento. Grazie per la segnalazione del saluto a Tommaso, farò davvero l’impossibile per non mancare ed abbracciare la sua famiglia.
      Giovanna

  7. Immensa tristezza per una persona che con i suoi scritti sul web all’inizio degli anni duemila mi ha letteralmente salvato la vita. Tommaso era un grandissimo scrittore, una persona onesta, un intellettuale autentico. Non ho parole per il dispiacere che provo.

  8. Mi scuso per l’intrusione.
    Scrivo da venezia e negli anni 90 avevo una libreria.
    Tramite tiziano scarpa avevo avuto contatti con tommaso al punto di sentirmi a tutti gli effetti un salmone del trash
    Ora e’ rimasto solo il trash mentre i salmoni stanno scomparendo
    Un abbraccio a noi tutti

  9. È con davvero una profonda tristezza che ricevo questa notizia qui ad Istanbul, in questa giornata di fine agosto… Eravamo in contatto anche se distanti fisicamente… Mi aveva detto di aspettare a prendere il suo ultimo libro che stava progettando un uscita per settembre ampliata… Aspetterò con un grande vuoto ora.
    Grazie T-La per le cose che abbiamo fatto assieme e per i pensieri che ci siamo scambiati in questi anni, sarà praticamente impossibile sostituirti.

  10. Lo ospitai nel mio programma “Gamberock” sul gambero rosso ( programma itinerante del 2010 sulle culture e colture locali ) nella puntata intitolata ” braccia rubate all architettura ” Mi fu segnalato dalla mia coautrice rossana de michele. Fu una rivelazione. Posso assicurare che, a dispetto dello stile diretto, caustico, era una persona di rara gentilezza e pazienza. Ci mancherà

  11. Lo conobbi personalmente all’epoca di Anima Mia, in Rai a Milano. Ci scambiammo dei doni: io un cd di mia moglie, che era stata ospite della trasmissione, e lui il suo ultimo Chaltron Hescon con dedica. Sulle doti letterarie di Tommaso si son già spesi in molti: io vorrei solo sottolinearne la straordinaria educazione e disponibilità, qualità assai rare in un’epoca nella quale i cafoni tirosi sembrano spadroneggiare

      • Paul Valery sosteneva che i veri geni restano sconosciuti, in compenso però i veri deficienti sono molto conosciuti. Potremmo aggiungere, attualizzando “alla Labranca”, che oggi i cialtroni e i cafoni sono di gran lunga più conosciuti dei fini e squisiti intellettuali come Tommaso. Sic transit gloria mundi

  12. Lo conosco dalle superiori, dalla scuola interpreti. Ricordo bene il gruppo de La Misére, ricordo tanto di Tommaso. Con lui mi divertivo a commentare con cattiva ironia libri di altri, scrivevamo a matita sui bordi, tra un capoverso e l’altro. Qualcuno li avrà anche letti, non lo so, so che purtroppo andarono persi nel trasloco. Mi mancherà, e che se ne sia andato nella notte, in punta di piedi, è ancora e sempre la dimostrazione di essere lui sino all’ultimo.
    Improvvisamente, a 54 anni, è TROPPO improvvisamente.

  13. Notizia terribile. Ho amato molto la sua rubrica Collateral su FilmTV, pensieri sagaci ed intelligenti. Aspettavo con impazienza e curiosità l’uscita del suo ultimo libro… da semplice lettrice mi mancherà moltissimo.

  14. “ Lunedì 22 luglio 1996 – Gli scrittori, tendenzialmente, muoiono. Ha cominciato Pavese, quasi cinquant’anni fa. Poi, fra i Sessanta e i Settanta, morirono Vittorini, Delfini, Buzzati, Bianciardi, Flaiano… Morì anche Ripellino, perché me l’hanno detto. Morì anche Gadda, ma era piuttosto vecchio. Morì l’anno della zia Olga, che era più vecchia ancora, o forse era l’anno dopo. Poi morì, in quel modo in cui morì, Pasolini. Poi morì la Morante, dopo una lunga agonia. Più meno in quel tempo morì anche Mastronardi, che però appartiene agli anni Sessanta. Poi morì anche Moravia che sembrava non dovesse morire mai. Prima di morire fece a tempo a dichiarare al settimanale Penthouse: « Se rinascessi vorrei fare un lavoro manuale, magari il pittore. Si rinuncia a troppe cose facendo lo scrittore ». Poi morì Calvino, e la cosa fece scalpore. Un po’ prima o un po’ dopo era morto Cassola, ma non se n’era accorto nessuno. Morirono anche Sciascia e Manganelli, e Arpino, e Caproni, e Contini, Filippini, e Masini. In quell’anno, che è l’anno in cui morì il babbo, scoprii anche che una decina d’anni prima era morto Gatto, credo in un incidente d’auto. Poi sono morti un po’ di scrittori « giovani » – Porta, Costa, Vicinelli – e qualcuno lo conoscevo anche, come Spatola, che però aveva fatto a tempo ad andare al Maurizio Costanzo Show a fare Aviation Aviateur. Poi la Rosselli si è buttata dalla finestra (Primo Levi si era buttato dalle scale). Poi è morto Bellezza. Poi è morto – si può dire ieri – Bufalino. Una volta scrissi anche un epigramma sui morti, questo: « Morto Moravia / morto Pasolini / è rimasto / a portata / di mano / Siciliano ». Quando è morto Fortini – già, dimenticavo: è morto anche Fortini – ho scritto quest’altro epigramma: « Fortini non c’è più / resti tu / e i telefonini ». Mi sono limitato agli italiani e qualcuno sicuramente mi sfugge, ma credo di avere dimostrato che gli scrittori, tendenzialmente, muoiono. (Io l’ho sempre saputo. Per questo non volevo scrivere) “

  15. Non lo conoscevo personalmente. Sono solo una ragazza coetanea di Tommaso, che lo ha conosciuto mentre, incinta del primo figlio, guardava Anima mia, e che poi ha recuperato comprando i suoi libri, incrociando il suo sguardo laterale e la sua ironia elegante con la propria visione del mondo, trovandolo sodale, e infine trasponendo nel lavoro di docente quanto aveva scoperto grazie a lui.
    Infarto, a 54 anni. Quanto mancherà.
    Grazie per i ricordi condivisi.

  16. Qualche anno fa lessi 78.08 e passai l’estate a ridere e a godere della sua intelligenza. Pensai che fosse doveroso invitarlo ad una presentazione all’Università di Bologna. Non ci conoscevamo. Lui accettò senza neanche chiedere cosa o come. Come altri hanno già detto, scoprii una persona generosa di rara cortesia e gentilezza.

    Poi ci rincontrammo a Rimini, dove era stato invitato a presenziare ad un incontro con gli studenti con Agatha Ruiz de la Prada ed Elio Fiorucci (altra mancanza irreparabile). Dopo soli due incontri mi ha lasciato una traccia indelebile.

    Aggiungo solo che leggere ora la definizione sui media di “mente geniale e libera che ha rivoluzionato il mondo della cultura”, mentre a stento faceva fatica a farsi ascoltare, fa un po’ rabbia.

  17. Ho appena terminato la lettura della pagina linkata da Piero Sorrentino.
    La dimostrazione di come arguzia e ironia siano le armi più adatte per combattere aridità, piattezza, conformismo, e, perchè no, anche quell’imbecillità che ci portiamo dentro tutti, chi più chi meno.
    Grazie Tom

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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