La codardia e il silenzio

di Michele Toniolo

Tu sei codardo, figlio mio. Non riuscirai mai a conquistarti un posto nel mondo. Tu sei codardo.

Mio padre è sconfitto. Queste parole iniziano la sua malattia. Si arrende alla sesta notte d’insonnia e le spinge verso di me. Lascia che accadano dopo averle trattenute in un esodo sterminato. La sua mano si solleva come una radice strappata e si aggrappa alla sbarra del letto, mio padre solleva il busto e mi guarda. Perché piangi? Sta dimenticando. Copro la sua mano con la mia. Mio padre allunga le gambe verso il fondo del letto, adagia la schiena, appoggia la nuca sul cuscino, tira le coperte e il lenzuolo fin sotto il mento, parla senza voce ora, a sé stesso, muovendo appena le mani, senza dolore né rassegnazione.

La malattia di mio padre mi ha impugnato senza tregua. Mi ha chiesto stretto al suo fianco per sei anni. L’ho aiutato a riconoscersi, dopo ogni caduta, di nuovo uomo. Tutto è accaduto nel silenzio di mio padre e nella sua immobilità. Riconosceva nella mia presenza il coraggio che le sue parole avevano negato, ma nella sua malattia mi sentivo giustificato. Mi ero aggrappato alla malattia di mio padre come un rampicante. L’avevo coperta con tutto me stesso e coprendola l’avevo tenuta viva, perché se si fosse spenta mi sarei spento an­ch’io. Avevo riempito il silenzio di mio padre con tutte le mie parole, agitato la sua immobilità con ogni mio gesto. Avevo avuto bisogno della sua malattia come una zecca di una pecora. Ma questo per mio padre non contava nulla. La sera in cui riconsegnò tra le mie braccia il suo respiro a Dio, mi parlò. Lo fece come se non fosse stato in silenzio per sei anni, quanto le notti d’insonnia che lo avevano costretto a letto. Non mi consegnò l’assoluzione da una colpa, né il perdono di un errore. Mi insegnò chi ero. Non temere, mi disse. Hai saputo ama­re. Sorrise e chiese le mie braccia per alzarsi, come se avesse finto anche l’immobilità, non solo il silenzio.

 

NdR: questo è il primo racconto della raccolta “La tentazione di Bonhoeffer”, di Michele Toniolo, pubblicata da Galaad (2018, 7 euro)

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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