Altri consigli rilkiani ai poeti

di Antonio Sparzani

Dodici anni fa pubblicavo qui una delle lettere di Rainer Maria Rilke a un giovane poeta, cercando di dare sollievo e conforto, e magari consigli, per l’appunto a tutti i giovani poeti. Adesso mi sono imbattuto nel Malte Laurids Brigge, dove ho trovato quest’altro testo, forse meno incoraggiante, o comunque con consigli assai più pesanti. Vedete voi.

Credo che dovrei cominciare a lavorare a qualche cosa, ora che sto imparando a vedere. Ho ventotto anni, e non è accaduto quasi nulla. Ricapitoliamo: ho scritto uno studio sul Carpaccio, cattivo, un dramma intitolato Matrimonio che vuole provare una tesi falsa con mezzi ambigui, e versi. Ma i versi, ahimè, significano così poco, se scritti presto. Si dovrebbe aspettare a farne, raccogliere saggezza e dolcezza per una vita intera, una vita lunga, se possibile, per riuscire forse, alla fine, a scrivere dieci righe che siano buone. Perché i versi non sono, come si crede, sentimenti (che si hanno abbastanza presto) – sono esperienze. Per un solo verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna sentire come volano gli uccelli, e sapere i movimenti con cui i piccoli fiori s’aprono il mattino. Bisogna poter ripensare a cammini in contrade sconosciute, a incontri inattesi, e ad addii che si vedevano da tanto in arrivo, a giorni dell’infanzia ancora inesplicati, ai genitori che dovevamo amareggiare quando ci portavano una gioia che non capivamo (era una gioia per un altro…), a malattie infantili, che cominciavano in modo così singolare, con mutamenti tanto gravi e profondi, a giorni in stanze quiete e raccolte, e a mattini sul mare, al mare, ai mari, a notti di viaggio che frusciavano via alte e volavano con tutte le stelle – e non è ancora abbastanza, bisogna avere ricordi di molte notti d’amore, nessuna uguale all’altra, di grida di donne con le doglie e di bianche, lievi puerpere addormentate, che si chiudono. Ma occorre anche essere stati vicino a moribondi, essere stati seduti accanto a dei morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori che entrano a folate. E non basta neppure avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono molti, e attendere, bisogna avere la grande pazienza di attendere che tornino. Perché neppure i ricordi sono ancora esperienze. Solo quando essi diventano in noi sangue, sguardo, gesto, anonimi e indistinguibili da noi, soltanto allora può succedere che la prima parola di un verso, in un’ora rarissima, s’alzi ed esca dal loro centro.
Ma i miei versi sono nati altrimenti, dunque non sono versi… E come m’ingannavo, quando scrissi il mio dramma. Ero un pazzo o un imitatore ad aver bisogno di un Terzo per raccontare il destino di due persone che se lo rendevano difficile a vicenda? Con che facilità caddi nel tranello.

[Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge, Adelphi, Milano 2001, pp. 20-22]

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Le parole della scienza 3: da Tito Livio alla terribile “formula”

di Antonio Sparzani
La prima puntata qui e la seconda qui. Che cosa hanno in comune una Ferrari e il censimento della popolazione nell’antica Roma? Non molto, sembrerebbe, salvo che c’è una stessa parola che è implicata in entrambe. Nell’antica Roma, due millenni prima dell’epoca delle Ferrari, Tito Livio, storico di età augustea, scrisse un’opera immensa, cui si conviene di dare il titolo Ab urbe condita – dalla fondazione della città–per–eccellenza

Le parole della scienza 1: la Donzella crea l’insieme

di Antonio Sparzani
Una delle prime parole che compaiono nei manuali di matematica è la parola insieme. E il primo capitolo è spesso dedicato alla “teoria degli insiemi”. Io mi sono chiesto sia da dove salta fuori questa parola insieme sia poi come abbia fatto a diventare un vero sostantivo, da avverbio che era all’inizio. Per soddisfare la mia curiosità sono andato a guardare alcuni sacri testi e naturalmente ho capito che, come spesso accade, occorre scavare nel latino.

Fascismo di oggi

di Antonio Sparzani
Il 26 dicembre 1946, nello studio del padre di Arturo Michelini, presenti anche Pino Romualdi, Giorgio Almirante, Biagio Pace, avvenne la costituzione ufficiale del Movimento Sociale Italiano (MSI) e la nomina della giunta esecutiva...

armi, armi, armi

di Antonio Sparzani
Nell’anno 1990, presidente del Consiglio il divo Giulio (Andreotti), ministro di grazia e giustizia Giuliano Vassalli, socialista, fu approvata un’ottima legge, n° 185, sul controllo da parte dello stato della vendita di armi a paesi terzi. L’articolo 1 di tale legge riguarda il controllo dello Stato e i suoi punti 5 e 6 suonano così: 5. L'esportazione ed il transito di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione, sono vietati quando

Come continua il fascismo: il primo dopoguerra

di Antonio Sparzani
Franco Ferraresi era mio grande amico, direi intimo amico, della fanciullezza e dell’adolescenza. Nella molto remota ipotesi che qualcuno ricordi una piccola serie di post che pubblicai su questo blog una dozzina di anni fa e che aveva un titolo comune “Le storie di Fiorino”, Franco era l’Ernesto di queste storie...

“Funzione” è più facile di “formula”, meno spavento, però . . .

di Antonio Sparzani
Esplorando le parole che stanno alla base della matematica (e anche alla base delle scienze che ne dipendono fortemente, quali ad esempio la fisica), affrontiamo un'altra parola chiave, la parola funzione: come si è formata quell’idea di funzione che...
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: