La tendenza a coniugarsi all’infinito


 

di Mariasole Ariot

 

Le visage est signification, et signification sans contexte.
Levinas

 

Sulla faccia muovono ossessioni, carteggiano mani abili di millenni come api operaie, cade una vita dove cade, dove il movimento è una ferita, una città spalancata nell’occhio, il mormorio incostante del lamento – e mentre passa non passa, passano di passati i passanti, le vostre ricorrenze, le alture dei corpi, le gabbie ruggiscono elementi – e cadono, cadono dalla nicchia in cui vi siete separati.
 

Se l’umano è un sentire, un verso duro la manciata di parole, la tendenza a coniugarsi all’inifinito.
 

Arrivano sulla faccia lembi di scorticati per puntellarsi il bulbo, spingere fino a quando, ancora, arrivare al luogo inferiore della parola, sradicarla, non poter più scrivere, scrivere il niente dello scrivere, una cosa morta, il rancore del riflesso : non riconoscersi, una vescica chiusa, la chiusa di un fiume.
 
Se il deserto si piega inghiottito, se dici: è il movimento della schiuma, e invece il vento. La parola vuota, un albero in secca, gli anelli dicono poche ore : vita, questa vita che piove, questo sradicarsi, questo rumore. 
 
L’esistenza come una vivisezione.
 
Allo specchio si scarnifica, poi riprende, bolle di spirito nero lo sconfinare la mancanza del bordo: e allora taglia ripristina il silenzio recupera il grido inghiotti l’eccesso. Ancora cadono, cadono i corpi, si separano arti e nervi e i vermi nascosti negli interni. E cadono, cadono i corpi.
 
Se l’indicibile coincide con la morte, se è già morto, se i fiori sono nudi, se non c’è un gambo, se hanno amputato le gambe, se non muovo, se si muove, se non muore, se rimane.
 
Sulla faccia il territorio è uno strazio, creiamo tetti per non bruciarci le pupille – un seme piantato nella nuca: germoglia se il pianto, germoglia se ride, germoglia se è chiaro.La chiara del bosco e la sua muta. Entro ed esco dalla stanza rossa, accendo la fiamma nella bocca, estraggo i denti con forza, amputo vallate, i corridoi del volto, le alture, la punta delle labbra.
 
L’esistenza,un desiderio di macerie.
 
Nei volti si aggirano significati: il foro di una montagna, la sua miniera, le sacche, le mammelle per raccogliere il maturo e poi il pontile, ancora il getto, il gettito del male che raccoglie. Nei volti non c’è giustizia di parola, le grandinate attese, il campo di lavoro nello sterno: un abete mi esce dalla bocca.

4 Commenti

  1. qualcosa di “ko de mondo”, qualcosa di “la terra, la guerra, una questione privata”. qualcosa.

  2. Di certo, i CSI, nei miei anni universitari, sono stati per me una rivelazione. Forse la vicinanza che senti sta nel suono, più che nello scritto. Riascolterò I dischi.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

John Berger: uno scrittore al suo specchio

di Martina Panzavolta
La traduzione mostra al Berger scrittore che esiste una creatura lingua, assicurandogli di riflesso che ciò che ha sempre tentato di fermare sulla pagina è una sensazione viva, che ha valore. Un’esperienza preverbale che un’intelligenza artificiale non potrà mai cogliere.

Le sale operatorie di esistenza

di Mariasole Ariot
Le nubi che non sanno i temporali ci crollano dall'alto, di gambe spalancate per un bimbo già morto solo morto già nel prima di arrivare a compimento

Pelle su pelle

di Federica Rigliani
Io sono come sono perché lui era come era. Con la testa di pietra difendo l’anarchia che mi ha trasmesso. Forse, anche per questo sono sola.

I pezzi mancanti I-XV

di Marco Balducci
non rinunciare, saldarsi alle linee in mo- vimento, alle luci delle gallerie che scor-rono in serie veloci, alle voci che tornano in mente.

In risposta a “Riaprite i manicomi”

di Mariasole Ariot
Diminuisce la parola a favore di una contenzione farmacologica, avvicinandosi a strutture manicomiali di vecchia memoria: quelle che Langone vorrebbe riaprire.

Semi di Cetriolo

di Maria Teresa Rovitto
Un mio amico ha dato i semi a un suo conoscente; quello a volte si avvicina al varco. Sarà lui a consegnarli a un palestinese che vive a al- Husayn e rifornisce la diaspora.
mariasole ariot
mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: