Colfiorito

di Nadia Agustoni

Colfiorito
(qualcosa di bianco)

Sera a Colfiorito
nel garrire di rondini
in un’amnesia di cielo
e penombra
sull’ascia dei temporali
portammo radici di voci
e alveari.

A dicembre con Silvia
gli orti di Assisi a terrazza
uno spiovere di salite e azzurri
pensando ai container
ai vecchi che gelano
all’anno che finisce freddissimo senza case.

Mi sovviene — scandalosamente leggero —
il settembre bellissimo
gli olivi i solchi le colline vuote
un sole arreso il sonno una bugia fragile
un’amica che dice tu dormi con occhi che tremano
ma chiudo le imposte, con lei faccio l’amore fino al mattino
mentre i paesi crollano
in una luce senza terra
che finisce sul mare come un cosmo.

Dai margini del fiume, in un angolo,
la cagna allatta i cuccioli
senza badare al resto della vita
o a cosa il tempo faccia dei volti
o se l’attesa è una crepa, un oscurarsi,
o qualcosa da compiere
qualcosa di bianco.
 
 
[Questo testo è apparso nel libro “Poesia di corpi e parole” edizioni Gazebo 2002. Qui una versione in parte modificata.]

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