Tre letture per il Giorno della memoria (e non solo)
Ho letto questi libri in tre fasi della mia vita, e mi hanno aiutato molto. Se ho dentro di me una qualche barriera mentale solida, un qualche argine psicologico all’antisemitismo e al razzismo, lo devo anche a loro.
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Georg L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini all’Olocausto (Laterza) è un classico. Il razzismo e l’antisemitismo hanno radici culturali che affiorano dai più insospettabili dei terreni. È un libro di storia di una mentalità, e individua e illustra molti alberi genealogici dell’antisemitismo. Non solo da Gobineau a Wagner ai nazisti. Ma anche a sinistra. Illuminanti (purtroppo) le pagine su Proudhon.
[Lo lessi a 17 anni, in terza liceo. Decisi di scrivere una tesina di maturità sull’antisemitismo. La professoressa della commissione d’esame dapprima mise in dubbio che la tesina fosse farina del mio sacco, poi mi diede un cattivo voto perché non la seguivo nella sua impostazione, ossia che la causa dell’aggressione e dell’odio nazisti fosse la “ricchezza” degli ebrei. Ne uscii con le ossa rotte].
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Hans Jonas, Memorie (il melangolo): questa autobiografia del filosofo tedesco fu raccolta da Rachel Salamander nel 2004, e pubblicata in Italia nel 2008. Hans Jonas, giovane dotto, allievo di Heidegger e Jaspers, compagno di studi di Hanna Arendt, compie il proprio lungo viaggio nella fine di un mondo. L’avvento nazista. Lo sterminio della sua famiglia. Sopravvissuto a tutto questo, Jonas ci spiegherà che dobbiamo darci un’etica biologica, ci insegnerà il Principio di Responsabilità verso il mondo in cui viviamo, che ci contiene e nutre. Ci insegnerà la cultura del rispetto per la vita; non dell’odio o della vendetta. Eppure aveva tutti i diritti all’odio e alla vendetta. L’intera esistenza di Hans Jonas, per me, è un atto di eroismo.
[Letto a 35 anni, alcune pagine piangendo: la morte della madre ad Auschwitz, il ritorno in Germania a casa, solo per trovarla espropriata da nuovi inquilini tedeschi “beneficati” dal regime nazista. È uno di quei volumi che stanno “a parte” sullo scaffale. Sempre a portata di mano e di sguardo].
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Daniel Vogelmann, Piccola autobiografia di mio padre (Giuntina). L’autore, il figlio, assume la voce del padre e ne racconta la vita in prima persona. Inizia così (e non ditemi che non è bello): “Sono nato su un treno mentre la città bruciava”. Schulim nasce tra le fiamme. In seguito sarà tipografo a Firenze. Deportato ad Auschwitz, si salva. Era nella lista di Schindler. Il figlio Daniel, fondatore della casa editrice Giuntina, ne recupera la vita per raccontarla alle “nipotine” (e poi a tutti noi).
[L’ho trovato pochi anni fa nello stand Giuntina a Più libri più liberi. Ed eccolo a casa con me. Sono molto affezionato a questa casa editrice, sin dagli anni del liceo (vedi sopra), e nella Fiera romana vado sempre a curiosare tra i loro volumi].
Eri precoce, in effetti, Davide, su Mosse. Io lo scoprii solo all’università, con “Le origini culturali del III Reich”, una rivelazione.
Se ricordo bene trovai in casa “La nazionalizzazione delle masse” (o forse l’Intervista sul nazismo), e poi proseguii con le mie gambe. Quindi precoce fino a un certo punto, Andrea ;)
Io, nella mia biblioteca personale, sono anche molto affezionata a “Guerra totale – tra bombe alleate e violenze naziste” della Gribaudi. Duro, molto duro, ma potente. Portato ad un esame di storia contemporanea all’università.
Grazie Mariasole: non ho letto Gribaudi, rimedierò
bellissimo, Davide, questo è un modo di “recensire” i libri che mi piace molto più dei soliti, graziissime!
Grazie Sparz!!
grazie Davide