Les nouveaux réalistes: Claudio Bellon
://About Blank
di
Claudio Bellon
Atterrato a Berlino Brandeburgo con cinquanta minuti di ritardo. Gargarizzato bevanda ai sali minerali per idratare l’organismo e prepararlo a trentasei ore di vibrazioni positive. Acquistato block notes con copertina rigida al duty-free: lo strizza suggerisce di prendere appunti su ricordi e sensazioni.
Da Berlin Brandenburg alla Stazione Centrale ascolto Train di Paul Kalkbrenner e la ragazza sul sedile di fronte, capelli blu ondulati e punture di vespa sotto il reggiseno in cuoio lucido, sorride guardando la foresta che scorre lenta dal finestrino.
Odore di architettura post industriale, odore di indumenti in latex, odore di musica elettronica no-stop da giovedì a lunedì.
Tommi vive in uno studentato per universitari della lower class tedesca. Stanza piccola ma dignitosa in un blocco su Karl Marx Straße, in prossimità di Alexanderplatz. Quando è stata la prima volta che le mie orecchie hanno udito il nome di questa piazza?
Appunto sulla mia famiglia: Mamma era felice di essere riuscita a convincere Lisa ad andare alla gita scolastica, quell’ultimo anno di liceo. Non aveva mai aderito alle gite, prima, per via dell’ansia e gli attacchi di panico. Quando penso a mia sorella, al nostro rapporto logorato dalle sue irrefrenabili manie di controllo, ripenso a noi tanti anni fa. Mi chiedo se esiste un universo dove io e lei siamo ancora bambini, e niente di tutto questo è mai accaduto.
Avvistato uomo nudo nei pressi del Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Fumava hashish sdraiato su un telo da spiaggia mantenendo una posa dannunziana. Nessuno parlava la mia lingua ma tutti sembravano cordiali o in orbita. Tommi stava preparando una millefoglie con il suo coinquilino. Si chiama Mark e viene dalla Lettonia, mi pare, o la Lituania. Ascoltato No Need to Argue dei Cranberries da un giradischi in salotto sorseggiando tè con latte.
Soldi. Mark, il coinquilino di Tommi, alza una quantità di soldi prostituendosi con uomini più vecchi di lui. Adulti di cinquanta o sessant’anni. Ha raggiunto un punteggio competitivo su un’applicazione e la sua tariffa va dai cento per una succhiata ai trecento per un rapporto con penetrazione.
Bevuto diverse lattine di birra, mangiato molti spätzle al formaggio, sorseggiato gin-tonic. All’improvviso ho iniziato a percepire un fiocco d’angoscia stringersi intorno allo sterno e alla gola: Tommi raccontava di un coetaneo a cui è stato rimosso dall’esofago un cancro in stadio avanzato, la scorsa settimana, e con ogni probabilità perderà la voce in via definitiva.
– Già, se risponde alla chemioterapia perderà soltanto quella. La voce.
Mark si è lasciato cadere la testa tra le braccia, poi ha riacceso una sigaretta che galleggiava spenta nel posacenere.
Cercato cristalli di emme ma non ne ho trovati. Acquistato capsule a forma di gufo nei bagni dell’About Blank, le vendeva un americano le cui sembianze ricordavano quelle di Telespalla Bob, l’acerrimo nemico di Bart Simpson. Le ragazze tedesche erano socievoli e la musica techno una valvola di sfogo. Limonato turista australiana di nome Alexis, o Cassidy, mentre le terminazioni nervose delle nostre labbra ultrasensibili decollavano per le anfetamine. È interessante come sotto anfe si può essere intimi con persone che in realtà non si conoscono. Ma ho sentito il distacco e la delusione crescere tra di noi man mano che i gufi mi planavano in corpo. Pensavo di nuovo al coinquilino di Tommi malato di cancro, cellule maligne che vagano silenziosamente per l’organismo e bambini glabri sopra buste di richiesta donazioni AIRC. Forse le persone che amo stavano morendo mentre cercavo solo di divertirmi.
Ho infilato la lingua in bocca ad Alexis e una mano sotto le sue mutandine, fiato caldo sul collo mentre titillavo il suo clitoride umido nel tentativo di far defluire le vibrazioni negative dall’intenso traffico cerebrale.
Bevuto acqua frizzante e fumato spinello con troppo hashish seduto davanti a un rigagnolo. Il sole brillava sullo specchio d’acqua color seppia mentre l’applicazione Uber di Tommi rintracciava autisti disponibili. Prima di partire, il driver ha inserito la destinazione nel navigatore.
Le strade ancora immote di Charlottenburg sfrecciavano al di là del finestrino freddo su cui era poggiata la mia tempia. Mentre l’auto scivolava dolcemente sull’asfalto, ho percepito la stessa sensazione trascendente che avvertivo da piccolo quando tornavamo dalle vacanze, le volte in cui viaggiavamo la notte di ritorno dalle montagne, e sonnecchiavo sul sedile posteriore dell’auto di mio padre che viaggiava silenziosa nell’oscurità. Partivamo la sera dopo cena per evitare il traffico e arrivavamo alle prime luci dell’alba. L’infanzia faceva sembrare che tutto durasse a lungo. L’estate non arrivava mai. Quelle poche ore di macchina sembrava ci portassero in un altro mondo. Adesso va tutto troppo veloce.
All’improvviso ho avvertito una vibrazione concreta scuotermi il corpo, non era positiva né negativa. Ho schiuso gli occhi. La voce ovattata di Tommi sembrava provenire da un’altra stanza. Svegliati, diceva. Siamo a casa.