Quando finirà la notte?

Nota al cuore
di
Francesco Forlani
“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.”
Così Matteo racconta della metamorfosi del Cristo (trasfigurazione) che si raccomanda con i tre apostoli di non dire nulla di quanto appena successo e a cui loro avevano assistito.
Nei passati giorni di passioni, processioni, ceneri, costati aperti e crocifissioni, e convivi, incontri del passato, del non più presente, turbamenti dell’inimicizia, di passeggiare come andare a zonzo per le strade della tua città, delle tue strade, dove insieme ai ricordi appare il male di vivere dalla parola imbronciata di sottobosco, sottopopolo, facciate inermi di palazzi abbandonati- questa è Caserta, e altro che consiglio comunale sciolto per camorra, qui tutta la città dovrebbe sciogliersi, fondersi, sparire e trasfigurata riapparire- ho ripensato al Raffaello Sanzio e al suo dipinto.
Nietzsche ne era appassionato al punto di scriverne:
“La metà inferiore, con il ragazzo ossesso, gli uomini in preda alla disperazione che lo sostengono, gli smarriti e angosciati discepoli, ci mostra il rispecchiarsi dell’eterno dolore originario, dell’unico fondamento del mondo: l’illusione è qui un riflesso dell’eterno contrasto, del padre delle cose. Da quest’illusione si leva poi, come un vapore d’ambrosia, un nuovo mondo illusorio, simile a una visione in cui quelli dominati dalla prima illusione non vedono niente. Un luminoso fluttuare in purissima delizia e in un’intuizione priva di dolore, raggiante da occhi lontani. Qui abbiamo davanti ai nostri occhi, per un altissimo simbolismo artistico, quel mondo di bellezza apollinea e il suo sfondo, la terribile saggezza del Sileno e comprendiamo per intuizione la loro reciproca necessità. Con gesti sublimi [Apollo] ci mostra come tutto il mondo dell’affanno, [la metà inferiore del dipinto con l’ossesso], sia necessario, perché da esso l’individuo possa venir spinto alla creazione della visione liberatrice e poi, sprofondando nella contemplazione di essa, possa sedersi tranquillo nella sua barca oscillante, in mezzo al mare”.
Poi nel mio pellegrinare in solitaria ho incrociato sulla strada del rientro da mia sorella, la persona più mite del mondo che è anche il nostro cardiologo di famiglia. Ha nel nome, Cardillo, la parola cuore, però anche volo d’uccello, estasi ortesiana.
Sorpreso dall’inatteso incontro nell’ora d’aria e di crepuscolo mi diceva del bene che fa camminare da soli. Io della visita medica annuale appena fatta a Saragozza con il responso che pareva un avviso di garanzia per gli alti valori alcolici. E ho condiviso con lui questa storia che stava facendosi racconto nella mente, questa nota che tu lettore hai appena sfogliato, della trasfigurazione, del pensiero a voce alta che mi aveva fatto compagnia lungo il lungo tratto dello stradone che costeggia tutto il parco della Reggia e la sua natura, viva, forestale oltre le sbarre delle inferriate.
E ho concluso dicendogli semplicemente che da non credente preferivo di gran lunga la trasfigurazione alla resurrezione, perché parlava di un risorgere da vivi e non da morti. Un’ esperienza che conosce bene chi sia stato, anche per un solo istante, veramente felice.


Ma che bravo, Furlèn! Molto mi piace questo scrivere di immagini.
mi piacerebbe caro Antonello sapere se esiste in fisica o in matematica qualcosa di simile, ovvero di una forma che da quasi viva rinasce a nuova vita. effeffe
Grazie come sempre, Francesco.
A SCUOLA DI DANTE E DI NIETZSCHE, ASPETTANDO LA FINE DELLA NOTTE E “IL SORGERE DELLA TERRA” (“EARTHRISE).
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Formidabile movimento “personale” di #fusione “fredda” e #trasmutazione “alchemica”. Una “testimonianza” di viva e altra antropologia possibile: “[…] E ho concluso dicendogli semplicemente che da non credente preferivo di gran lunga la trasfigurazione alla resurrezione, perché parlava di un risorgere da vivi e non da morti. Un’ esperienza che conosce bene chi sia stato, anche per un solo istante, veramente felice”.
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Con-cordo, è una questione di “Corpo Mente Cuore”, (altrimenti il Cardillo non può né aiutare a far guarire e a far volare, e, nemmeno a volare e accedere a “estasi ortesiane”). Come scrivono e si chiedono Cesare Barrioli e Marcello Bernardi, nel loro lavoro pubblicato dalla Luni editrice nel 1998, il cui sottotitolo dice appunto di un “Manifesto di una nuova educazione”, “Perché l’Imitazione di Cristo non spinge a rovesciare a colpi di karate i banchetti degli usurai che insozzano il mondo?”.
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Come ben sapeva Nietzsche (e, ovviamente, anche Dante), per questo, occorre quella “esperienza che conosce bene chi sia stato, anche per un solo istante, veramente felice”, e, permette di riprendere “la diritta via” e riacquistare “la grande salute” (sul tema, sia lecito, cfr. NUOVO “REALISMO” E “GAIA SCIENZA”: LA LEZIONE DI DANTE (E NIETZSCHE), OGGI. CONOSCER-SI E CHIARIR-SI LE IDEE, PER CARITÀ!: https://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5391).
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Federico La Sala
MilleGrazie carissimo! Dante e Nietzsche sono due Grandi… ma non credo che siano fatti studiare bene… nella nostra (minuscola) scuola…
CiaoCiao
AD
L’ALBA DELLLA MERAVIGLIA (LA NASCITA DEL “BAMBINO”, DEL FAMOSO “IO”), LA TRASCENDENZA DEL “CRISTO”, E L’ “ECCE HOMO” (DI NIETZSCHE): “IL SOGGETTO E LA MASCHERA”.
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Un omaggio a Francesco Forlani, “Professeur de Philosophie MLF Lycée Français de Saragosse”.
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“Nietzsche e il problema della liberazione” (Gianni Vattimo, 1974). Riprendendo il filo della lezione del Galileo, e, del Galileo Galilei del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632) e della “critica della ragione pura” – “platonica”) di Kant (1781 e 1787), e, insieme, della lezione antropologica di Elvio Fachinelli (“La mente estatica”, 1989), per portarsi fuori dalla Terra-Caverna e dai suoi “interi millenni di labirinti” (come aveva già capito Nietzsche, ma anche Dante Alighieri), occorre svegliarsi dal letargo (Par. XXXIII, 94) e riprendere la navigazione di Giasone e degli Argonauti e di Ulisse, e, con la “nave” del Galileo portare avanti le “costruzioni nell’analisi” e dare il via alla quarta-navigazione.
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Con i “ringraziamenti” delle infinite “de-generazioni” e gli altrettanti infiniti “de-ragliamenti”, bisogna dimenticare non solo il pantocratico “regista” dell’Occidente, ma anche e soprattutto le esortazioni e le giustificazioni teologico-politiche di Paolo di Tarso, l’ideologo della cosmoteandria costantiniana (Nicea, 325-2025) :
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“Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo [gr. ἀνήρ, ἀνδρός – «uomo»], e capo di Cristo è Dio” (1 Cor. 11, 1-3). Se non ora, quando?!
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Sul tema, sia lecito, si cfr. alcuni appunti su “KANT E SAN PAOLO” (https://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=4944#forum3187535 ).
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Federico La Sala
ARCHEOLOGIA PLATONISMI E NEXOLOGIA: IL DIALOGO PER LA “QUARTA NAVIGAZIONE (GALILEO) .
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Un omaggio ad Antonello Sciacchitano. Una nota a margine della sua riflessione:
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“Il principio di ragion sufficiente è insufficiente.
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“Credere a cause ed effetti fa dimenticare la cosa principale: l’accadimento stesso”. F. Nietzsche, Frammenti postumi, 1888-89.
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Il principio di ragion sufficiente è il pilastro del senso comune antiscientifico. Fu eretto a difesa dello storicismo, concepito come vera conoscenza. Fu Hegel a elevare lo storicismo a vera conoscenza, anche se in genere falsa, in prima istanza incompleta.Il principio di ragion sufficiente è il pilastro del senso comune antiscientifico” (Fbook, #8luglio 2025).
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UNA HAMLETICA QUESTIONE DI SISTEMA E DI TRASCENDENZA DELL’IO. Sicuramente, a mio parere, è proprio ora di svegliarsi dal sonno dogmatico e dal letargo. “Il principio di ragion sufficiente” è una parte della macchina millenaria della “intelligenza artificiale” platonico-hegeliana: “costringe” a “credere” che la “causa” e la “colpa” è sempre di un altro, non fa vedere “l’accadimento stesso”, non permette di capire niente “altro”, aggioga al sistema delle “orbite dei pianeti” e costringe nel “cerchio dei cerchi infernali” di #Hegel.
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“Quando finirà la notte?” (Francesco Forlani: v. sopra). Quando si saprà sciogliere il “nodo gordiano” della dialettica e trascendere il “Cristo” Pantocratore, come hanno indicato anche Marx, Freud, Sartre, e infine, per molti versi e antropologicamente, Elvio Fachinelli.
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Federico La Sala
#ANTROPOLOGIA, #ARCHEOLOGIA, E UN SORPRENDENTE “GRADINO ONTOLOGICO”: LA VIA DELLA PROPRIA UMANA E #CRITICA “#TRASCENDENZA” (IMMANUEL #KANT) E LA “SCOPERTA” DELLA COSIDDETTA “#FUSIONE FREDDA” E DELLA “ACQUA CALDA”!
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Una “vecchia” recensione del prof. #Riccardo #Pozzo di “L’enigma della sfinge e il segreto della piramide. Considerazioni attuali sulla fine della preistoria in forma di lettera aperta”, Ripostes, Roma-Salerno, 2001, pp. 64 (Cfr. “Magazzino di Filosofia, n. 9, 2002, pp. 61-62, Franco Angeli editore, Milano 2003). *
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Un omaggio a Francesco Forlani (Professeur de Philosophie MLF Lycée Français de Saragosse), che, con la sua domanda “Quando finirà la notte. Nota al cuore” (Nazione Indiana 17 maggio 2025: https://www.nazioneindiana.com/2025/05/17/quando-finira-la-notte/) ha riattivato la #memoria e ha sollecitato a “sollecitare” a uscire dal #letargo antropologico.
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“#SÀPERE #AUDE” (#KANT, 1784): “[…] La Sala propone con questo volumetto un manifesto “sul coraggio di servirsi della propria intelligenza, oggi — per diventare uomini liberi e donne libere, cittadini sovrani e cittadine sovrane, non imprenditori e imprenditrici, sfruttatori o sfruttatrici, della propria o dell’altrui forza lavoro” (p. 7).
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Con esso, La Sala chiude la trilogia iniziata con La mente accogliente e proseguita in Della terra il brillante colore, nella quale viene compiutamente elaborata un’ontologia chiasmatica, un’ontologia “segnata da una relazione illuminata dal sapere-potere dell’amore, umano e politico, di sé, dell’altro e dell’altra” (p. 7), e dunque “una via chiasmatica alla conoscenza” che prenda le vesti di un materialismo storico, “liberato dalla sua cecità e capace non solo di realizzare un’anamnesi della genesi e risolvere il miracolo greco passando attraverso il denaro”, ma anche, e specialmente, “di sognare meglio quello che hanno sognato tante generazioni e anche noi ancora sogniamo” (p. 12).
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Sopratutto, La Sala invita a considerare il #gradino ontologico presente nell’inizio dell’avventura della vita umana, nella #nascita di un #bambino, nella quale “si passa dal dentro al fuori e dal sensibile (materiale-materno) all’intelligibile (altrettanto fisico, materiale-paterno)” (p. 16).
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La Sala nota la confusione e la guerra che da sempre si stagliano nell’orizzonte antropologico occidentale, che non è mai andato al di là del cosmo pensato dai Greci, nel quale “tanto la donna e la femminilità quanto il bambino e l’infanzia non hanno mai avuto diritto di cittadinanza e sono sempre stati domesticati e confinati nel recinto della debolezza e della minorità” (p. 18).
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Ma proprio l’esclusione della femminilità e dell’infanzia dal linguaggio della filosofia e della politica è ciò che ha fatto dimenticare che “fuori dal tutto non c’è il nulla (al piú, la volontà di negare l’essere), ma la vita e la via della vita: si viene dalla vita, si nasce alla vita e si muore nella vita. E’ la vita a comprendere e illuminare il mondo, non il contrario. E, ancor piú precisando, è la vita che determina la coscienza, non viceversa” (p. 22).
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La Sala pone il seguente aut aut che non ammette altre soluzioni: o si resta all’interno del progetto antico della moderazione e di quello moderno della libertà o si prosegue si prosegue con occhi aperti e piedi per terra sulla strada della ricerca aperta da Rousseau di un contratto sociale che sappia dire “agisci in modo che il tuo desiderio non si trovi a essere antagonistico rispetto a quello di un altro, affinché non finisca col ritorcersi contro di te” […]” ( https://www.ildialogo.org/filosofia/pozzo15022004.htm ).
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Federico La Sala
NOTA ALLA “NOTA DI CUORE”.
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STORIA E FILOLOGIA: *
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AL TEMPO DI DANTE (E DI “AMLETO”), «L’«ENTRÉE D’ESPAGNE», UNA “CHANSON DE ROLAND “, CON AL CENTRO UN “DUELLO” TEOLOGICO-POLITICO CON FERAGU (CHE “CONTINUA” ANCORA):
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Disse Feragu [a Rolando]: «Se mi dimostrate / in modo chiaro come fece Dio / a far nascere suo figlio in una donna / con carne umana – e ne spiegate il motivo -, / e come sua madre si mantenen vergine / sia prima, sia dopo averlo partorito, / oggi mi battezzerò al sacro fonte» (Anonimo Padovano, “L’Entrée d’Espagne”, Interlinea, Novara 2021, pp. 138-139).
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ANTROPOLOGIA, LETTERATURA, E SOCIETA’.. UNA “CANZONE” SULLA NASCITA DI UN BAMBINO, CHE NON SI SA COME “CANTARE” CON AMORE (“CHARITAS”).
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https://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5932
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Federico La Sala
DOC. – STORIA FILOSOFIA E FILOLOGIA: COME IL PRINCIPIO ANTROPOLOGICO (TEOLOGICO E COSMOLOGICO) E’ STATO DECLINATO DALL’ANDROCENTRISMO (PLATONICO-PAOLINO ED HEGELIANO), NEI SECOLI DEI SECOLI, FINO A DIVENTARE “PRINCIPIO ANTROPICO”, IN UNA SINTETICA “PIRAMIDE” PROPOSTA NEL “SAPIENTE” (1510) DI BOVILLUS (Charles de Bouelles (c. 1470-1553):
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The Stages of Man (1510):
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“This diagram illustrates as well as any a humanist conception of human virtues. It establishes a series of parallels between incremental states of being in nature, with its correponding verb, and their counterpart in the human condition. Thus simply exist (Est), like a stone, is to be like a sluggard; to merely live (Vivit), like a plant, corresponds to a life of gluttony; to merely feel (Sensit), as a horse can, is to be nothing more than a vain person (Sensualis), to live by the dictates of Luxuria; but to understand (Intellegit), is a human does or ought to, is live as a scholar. The summit of human possibility, in short, is to live the life of the mind. This was the framework for Bouelles study of the human condition, Liber de sapiente, published in 1510.” (https://pages.uoregon.edu/dluebke/WesternCiv102/Bovillus.html ).
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Federico La Sala