Per la sospensione dell’accordo UE-Israele
di Andrea Inglese
All’incontro parigino su Gaza, organizzato mercoledì sera dal sito d’informazione indipendente Mediapart, uno dei temi principali era “l’impunità di Israele”. Tema non solo giuridico, ma immediatamente politico. Cosa è possibile fare contro un governo genocidario, innanzitutto per arrestare la sua azione criminale? Oggi, una delle leve più potenti per agire su Israele e tentare di bloccare la pulizia etnica a Gaza e le continue aggressioni in Cisgiordania è nelle mani dell’Unione Europea. Si tratta dell’Accordo di associazione UE-Israele. Esso costituisce la base giuridica delle relazioni commerciali dell’UE con Israele ed è entrato in vigore nel giugno 2000. Secondo Eurostat, l’Unione Europea è il principale partner commerciale di Israele e rappresenta circa il 32 per cento del suo commercio totale di beni nel 2024. Sospendere l’accordo, significherebbe colpire pesantemente l’economia israeliana. Ora, i ministri degli Esteri dell’Unione europea si riuniranno a Bruxelles il 15 luglio per decidere se sospendere questo accordo con Israele. Per ora la pressione dei negazionisti fa sì che sia a livello di parlamenti nazionali che a livello europeo, non si arrivi a nessuna decisione efficace. Tutte le estreme destre, ovviamente, stanno approfittando di questa magnifica occasione per “ripulire” il loro passato antisemita e rinvigorire l’islamofobia e il razzismo antiarabo, grazie ai quali campano oggi elettoralmente. Quello che l’opinione pubblica può fare è accentuare il più possibile la grottesca dissociazione tra ciò che viene detto e pensato dai cittadini e quello che i loro “rappresentanti” sostengono.
Un articolo è apparso ieri sul sito di Amnesty International, che reclama la sospensione dell’accordo. In esso, si dice:
“Quando i ministri degli Esteri si incontreranno, la prossima settimana, ci potrà essere una sola conclusione: sospendere l’accordo. Qualsiasi altra decisione rappresenterebbe un via libera a Israele per proseguire il suo genocidio nei confronti della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, la sua presenza illegale nell’intero Territorio palestinese occupato e il suo sistema di apartheid contro tutte le persone palestinesi sulle quali esercita controllo. (…)
L’Unione europea e i suoi stati membri hanno l’obbligo di vietare ogni forma di commercio e investimento che possa contribuire a queste gravi violazioni. Ogni giorno in cui l’Unione europea continua a non agire aumenta il rischio di complicità con le azioni di Israele. (…)
Il 15 luglio i ministri degli Esteri dell’Unione europea dovrebbero votare su una serie di possibili misure tra cui la sospensione integrale dell’accordo, la sospensione delle sue disposizioni in materia commerciale e/o scientifica, l’imposizione di sanzioni nei confronti di funzionari israeliani coinvolti in crimini internazionali e/o di coloni e un embargo sulle armi. Amnesty International si è unita a 186 organizzazioni per i diritti umani, umanitarie e sindacali per chiedere la sospensione dell’accordo di associazione tra Unione europea e Israele.”
Tra le organizzazioni firmatarie: International Federation for Human Rights – FIDH, Jewish Call for Peace, Pax Christi International, Unión General de Trabajadores spagnola e la CGT francese, Women’s International League for Peace and Freedom, European Jews for Palestine, Human Rights Watch, Medici per la Pace…
P.s.
Ieri sera, verso le 20, è stata diffusa questa notizia (dal sito euro.news): “L’Unione europea ha negoziato un miglioramento “significativo” dell’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, compreso un aumento dei camion di cibo, e un accordo per “proteggere la vita degli operatori umanitari”. Lo ha annunciato giovedì l’Alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas.
I passi concordati includono la consegna a Gaza di prodotti alimentari e non alimentari in quantità “significative”, la riapertura dei passaggi attraverso le rotte giordane ed egiziane per gli aiuti e la possibilità di distribuire forniture alimentari attraverso panetterie e cucine pubbliche in tutta l’enclave, secondo una dichiarazione rilasciata da Kallas.
Il piano prevede anche la ripresa delle forniture di carburante per le strutture umanitarie, la riparazione e la facilitazione dei lavori sulle infrastrutture vitali, come l’impianto di desalinizzazione dell’acqua rimasto senza energia elettrica.”
Questa notizia conferma quanto Israele sia “sensibile” all’accordo commerciale con l’UE, a tal punto da aver fatto delle concessioni, con l’obiettivo di sventare il rischio di sanzioni importanti, che potrebbero essere decise il 15 luglio.
