Vi avverto che vivo per l’ultima volta
Gianni Biondillo intervista Paolo Nori
Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l’ultima volta, Mondadori, 2023
Paolo, volevi scrivere un libro su una grande poeta russa, l’irruzione della guerra in Ucraina ha stravolto il tuo progetto.
Dopo il 24 febbraio 2022 mi è sembrato chiarissimo che la vita di Anna Achmatova, la società crudele, orribile e insensata nella quale viveva erano molto simili alla nostra. Leggevo di cose successe cento anni fa e mi sembrava di leggere di quel che stava succedendo nel 2022. È stata un’esperienza abbastanza stupefacente alla fine della quale, però, Vi avverto che vivo per l’ultima volta a me sembra ancora un libro su Anna Achmatova.
Contro la tua stessa volontà ti sei trovato al centro di una polemica rimbalzata in tutto il mondo. Cosa siamo diventati?
Quando mi hanno mandato una mail per dirmi che le quattro lezioni che mi avevano chiesto di tenere su Dostoevskij erano sospese «per evitare tensioni» io non riuscivo a crederci. L’ho riletta tre volte, quella mail. E poi ho risposto «Non ho parole. Ma credo che ne troverò». Quando poi, il giorno dopo, ho acceso il Pervyj kanal, l’equivalente di RaiUno in Russia, dopo cinque minuti ho sentito parlare di me, del fatto che avevano vietato le mie conferenze su Dostoevskij. Non è stata una mossa tanto intelligente, secondo me.
Che popolo commovente è, come racconti, un popolo pronto a rinunciare al cibo ma non alla poesia?
Se qualcuno dice di me che sono filorusso ha ragione: la lingua russa, la cultura russa, la letteratura russa, il popolo russo, sono straordinari, e questo, credo, è il momento in cui vale la pena di dirlo a voce alta.
Sciascia diceva che non poteva stare né con, né senza, la Sicilia. Il tuo libro ci insegna la stessa cosa, per tutti noi, nei confronti della Russia.
Ho cominciato a studiare russo nel 1988, quando la Russia era parte dell’Unione Sovietica; non avevo nessuna inclinazione per il regime sovietico, e la cosa non mi ha impedito di innamorarmi, sempre di più, della Russia e dei russi. Credo che nessuno pensi che i molti studenti stranieri che vengono ogni anno in Italia siano attirati dai nostri governi. Mi piacerebbe, però, conoscerlo, qualche ragazzo o ragazza che è venuta in Italia perché affascinata da Giorgia Meloni, o da Matteo Renzi, o da Giuseppe Conte. Anzi forse no, non mi piacerebbe.
Possiamo augurare all’Europa “salute e pace”?
Io credo che riusciremo, alla fine, a costruire un mondo dove non sarà più necessario augurarsi la pace. Ci credo.
(precedentemente pubblicato su Cooperazione, nel 2023)
