➨ AzioneAtzeni – Discanto Sesto: Giovanni Dettori

     

Che Otis sia poeta non c’è dubbio, ecco i motivi:

Se lo incontravi e dicevi: — Buongiorno rispondeva: — Mare e monti o — Città e sottoscala, a seconda se quel giorno gli eri simpatico oppure no.

  dalla poesia XXI, in Sergio Atzeni, Due colori esistono al mondo Il verde è il secondo    

Otis di Giovanni Dettori

    per Sergio   Atzeni  

Nao me podia a Sorte dar guarida por nao ser eu dos seus. assim vivi, assim morri, a vida, calmo sob mudos céus, fiel à palavra dada e à ideia tida. Tudo mais è com Deus !

Fernando Pessoa, Mensagem.
… la poesia a che serve  - dicevi –
ti pare
siano domande da fare   la poesia
non serve a nulla  la coperta
non la rimbocca a nessuno  e i conti
forse ignara di libretti bancari
non sa farli levitare
                                  
se  allora la poesia  in due parole
ancora meno è
strumento di scasso  aggeggio  servo
fosse anche un servosterzo che  qualche volta  serve
solo a farti perdere la strada
correggendo direzione alla domanda
ecco
la poesia cosa è   come accade

accade  per esempio  diserti
un cavaliere d’industria o che so io
certo sempre del giorno e dell’ora
giocando borsa  mercato  finanza  
a profanare le stelle                          

e può accadere  - come a certe donne -
gratuita
puttana di rispetto
si conceda  a caso  nella notte  
a un marinaio sconosciuto che scova  alla fonda
tra misure vuote e misture
fumo e carte a chiudere angoli amari
a riempire la sera 
e a volte stringa dentro bettole e trivi
lacci che durano nel tempo 
                                     
                                        …  l’uomo
s’imbarca nelle stive della notte 
riveste  
        tutti i colori della pelle del mondo … 

memoria dei valori del vento
provenienza e nodi
da dove levante e vento córso
se dopo il vento ci sarà bufera
quanto forte e dura
come nelle infanzie   avere il tempo  
di pensare il vento
ancora prima che il cielo si spalanchi
ancora prima che la brina geli
che l’albero esploda

… o pensare l’onda
forza e urto del mare …

                                           poesia è  allora  
questo accadere che non serve
nelle manovre della vita a nulla

                                         - fuori intanto leva l’ancora la notte 
                                           anici e vino                                          
                                           stazioni e porti
                                           entrare e uscire
                                           ristagnare e passare
                                           dentro muri  fumo voci gutturali … -

serve a nulla  e pure
tutte le volte che questo fare puttanesco accade 
fra trivi e angiporti
quel marinaio sconosciuto in cuore suo
celebrando
accoglie la poesia
grazia  notturna  preghiera di silenzio
nessuno che li senta

        
  serve a nulla  - ripetevi  -

Lui
soltanto Lui - il Signore! ... – che nel morire
distrusse la morte in questi luoghi
restituisce poesia a ogni giorno    
diverso  identico che muore


                                                           … e Tu
tu
cuore africano  danzatore
delle stelle  a chi mai 
sarai utile   ora
ombra distaccata dalla terra   cosa
in questo sempre mancarti
vorrai 
mai celebrare
in questo a sempre sottrarti   fratello di
passo  uccello migratore 
che fino al limite  allo scoglio  all’onda
fino a quel dato punto e mai più oltre
mai più oltre
hai potuto procedere  al mio fianco

e divisi
ora   separati     andando
per Mai-Più   Mai-Dove
vedersi in questa terra
per Mai-Oltre trovarsi

… o 
non è anche questa  - questa tua  -
poesia che servendo  a nulla  
fessura   varco   assenza    pure
tuttavia resiste
tuttavia  senza più essere  sta
come ciottolo  pietra
come solo la pietra sa stare

… nostro mai trovarsi  - pure  siamo ancora
siamo stati?   uno qua uno là forse altrimenti 
diversamente viviamo –
oltre il Momento  
oltre il Punto dello Spazio-Tempo
orizzonte dell’Evento  oltre il quale
sempre in forse 
                                   l’Ombra …
Nota dell’autore
carissimi,
sempre  un ben ritrovarsi, nonostante  le assenze che dolgono… Nessuno ha mai scritto.. inventato  ecc., se non per uscire di fatto dall’inferno (Artaud). Sergio e Marc avevano tentato questa fuga.
In allegato, vi faccio avere “Otis” , stampata da la Passe du vent e letta a Lione con Marc nel 2005. Sono scivolati vent’anni. Il titolo riprende la poesia XXI del poemetto di Sergio “mi basta saper suonare a malapena una tarantella”…Otis è pianista e cantante, come tutti sanno, eccetera. Spero che testo e traduzione rispondano a quanto desideriate.
Buona fatica,
Giovanni
Verrua s., 20 settembre 2025
     

* Azione Atzeni- mode d’emploi

di

Gigliola Sulis e Francesco Forlani

‘E scoprirai quello che resta di un uomo, dopo la sua morte, nella memoria e nelle parole altrui’. Sergio Atzeni, Il figlio di Bakunìn Il 6 settembre del 1995, inghiottito dal mare come l’amato Fleba il Fenicio, Sergio Atzeni perdeva la vita nelle acque dell’isola di Carloforte. Sardo, appena quarantenne, era stato militante comunista, anarchico leader studentesco, impiegato insoddisfatto, sindacalista, pubblicista. Dopo la fuga dall’isola, tra l’Emilia e Torino, divenne correttore di bozze, lettore di manoscritti per case editrici, sontuoso traduttore – un testo su tutti: Texaco di Patrick Chamoiseau. Per tutta la vita fu intellettuale rigoroso, poeta e scrittore immaginifico, autore di romanzi-mondo come Apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunìn, Il quinto passo è l’addio, Passavamo sulla terra leggeri, e di una cascata di racconti tra cui Il demonio è cane bianco, I sogni della città bianca, e Bellas mariposas. Come nel Figlio di Bakunìn, pensando oggi a Sergio, ci chiediamo: che cosa resta di uno scrittore, dopo la sua morte, nella memoria e nelle parole altrui? Per rispondere a questa domanda, abbiamo invitato degli autori legati all’opera di Atzeni a dare nuova vita ai personaggi o ai luoghi o alle atmosfere della sua opera. Interpretando, riscrivendo, stravolgendo creativamente, in totale libertà. Un coro di voci diverse per una raccolta di racconti brevi, una rifrazione e moltiplicazione di frammenti post-atzeniani. Assolutamente vietata l’agiografia, e ‘massima penalità per chi si prende troppo sul serio’, come scriveva Sergio in uno dei suoi ultimi articoli per “L’ Unione Sarda”. Nasce così il gioco del discanto*, da intendere sia come far decantare delle buone pagine in nuove storie sia come costruzione di voci in forma di polifonia medievale. * Francesco Forlani ‘Nella Sardegna magica in cerca di Sergio Atzeni, “Reportage”, n.10, 2012, ripreso nel 2017 da Minima Moralia Gigliola Sulis, Chi era Sergio Atzeni?’, “Le parole e le cose”, 22 novembre 2012

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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