Articolo precedente
Articolo successivo

Messa Impiega

statale-al-lavoro-1
di
Roberto Bugliani

talvolta sogna, ma di ville al mare,
veline compiacenti, ferrari sottocasa?
di certo no, che anche nei suoi sogni
è cauto e senza eccessi l’impiegato

e aver per sé non osa ciò che spetta ai capi

di timbri e bolli, di faldoni e carte
sogna nel sogno l’involarsi a schiere
così di colpo, assieme a mutuo e fitto
e l’assillo d’arrivare indenne a fine mese

con ‘sto euro che più non si fa vita

borbotta lui nel sogno trafficato
di traffici di scartoffie e rendiconti
ignaro se piova fuori o ci sia il sole
che nella cella il neon è sempre acceso

e a notte morde l’insonnia gli occhi

talvolta sogna, ma quando si dissonna
l’amaro in bocca, le viscere in subbuglio
poi che il tornello vede, e fa offesa
all’ombre triste e smozzicate, loro

i rei d’un caffè sorbito al bar con sigaretta

dall’alto cala giù il castigamatti
formato tessera, con scudiscio e il resto
l’accusa adesso incalza: fan-nul-lo-ne
è condanna senza appello, oh mondo infame!

allora si fa cupo e alle mansioni attende
fidente in un nuovo sogno che via lo tragga
(un sogno di normali cose, di libertà da affanni)
dall’incubo d’una vita alla mercé dei nani

Nota critica dell’autore

Evidente, in questo scherzo, il richiamo a Dante, alluso nella scelta lessicale ed esplicito nella citazione diretta del v. 6, canto XXIX dell’Inferno (“l’ombre triste smozzicate”). E’ mia opinione che negli attuali temporamores si imponga alla poesia un ritorno, nelle forme contemporanee ad essa proprie, a padre Dante, ché non è più questione di indugiare in petrarchismi lirici sul proprio ombelico. Del resto, l’opposizione secolare tra i due maestri, che ha marcato a vario modo la poesia italiana, ha visto di volta affermarsi, a seconda dell’epoca storica, la prevalenza, se non il vero e proprio oscuramento, dell’uno o dell’altro patres.

11 Commenti

  1. In rif. ad alcuni degli ultimi articoli.
    Siamo per caso agli sgoccioli? Qualcuno deve per caso votare in questi giorni?

  2. franz,
    perché bisogna essere cattivi con gli impiegati? il nanetta non c’entra nulla col testo, è solo “a contrasto”, ché anche lui dorme
    eppoi la politica non è solo odio/amore, dovrebbe essere anche altro

  3. (poeti) Impietosi, certo. Fino a mettere al tappeto chiunque, giusto! Stringere il colletto della camicia del mondo con un pugno solo, per poi potere dire: ora-ti-libero
    Messa in piega mi riguarda, oh se mi riguarda,
    del sorriso – amaro – suscitato, grazie Bugliani.
    F

  4. “I poeti saranno anche nessuno, ma hanno il potere di sputtanarvi”, canta Vecchioni. Forse Vecchioni ha ragione, ma non nell’immediato. Anche per Dante, prima che la gente si rendesse conto di quale grande sputtanamento è la “Commedia”, ne è passata di acqua sotto i ponti.
    Grazie, fabiandirosa

  5. ….dante! a robe’…non è che hai esagerato un po? Condivido quel che dice Franz sulla fiacchezza della poesia (magari si può dissentire sul resto),..beh, sì anche a me la poesia sembra un po’ fiacca, stiracchiata.
    Ma questo non vuol dire che ti si contesti la patente di poeta…. Sapessi quante poesie dei cosiddetti grandi sono proprio indigeste, brutte ma brutte brutte!

  6. @ salvato’, non volevo allargarmi così eccessivamente, il mio scherzo non sputtana nessuno, anzi è anche, per ossimoro, triste, in ogni caso leggero (potrebbe essere questo un sinonimo nobilitante :-) di stiracchiato), mi riferivo al “genere” poesia “sputtanante”, oggi peraltro poco di moda se vai a vedere i poeti finalisti o premiati ai recenti premi di poesia, grazie all’indubitabile coraggio dei giurati

  7. @ roberto bugliani

    prendo atto. E poi, beh sì, sui premi hai ragione. Ad ogni modo, se mi mandi il tuo indirizzo e mail (il mio è saldan@libero.it), ti mando una “pochade satirico- cambronniana” composta ad urne aperte ( e subito richiuse), domenica pomeriggio, dopo aver votato, mentre facevo una pennichella. Vedrai, più sputtanante di così!….

  8. Quando si parte il gioco de la zara,
    colui che perde si riman dolente,
    repetendo le volte, e tristo impara

    Ahi serva Italia, di dolore ostello,
    nave sanza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di province, ma bordello!

    Ché le città d’Italia tutte piene
    son di tiranni, e un Marcel diventa
    ogne villan che parteggiando viene.


    lungimiranza? preveggenza? oppure cosa che si conserva?
    ferni

  9. In zona Cesarini (si diceva così, non so se si dica ancora), un saluto a ferni.
    Il vecchio Dante di lungimiranza ne ha dimostrata a sfare. Ma non è profezia, è la conoscenza dell’homo servilis, con diverse sfumature, in tutte le epoche (anche in quella dell’homo tecnologicus, ma senza fare troppa metafisica…)

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

➨ AzioneAtzeni – Discanto Quattordicesimo: Elvio Carrieri

di Elvio Carrieri
Ti dico che l’uomo di cui mi chiedi ha causato la rovina di un chitarrista e la fortuna di un trombettista. Gli hanno sgranulato il femore. Menato, venti contro tre, gli hanno fatto il cappotto.

I poeti appartati: Massimiliano Gusmaroli

di Massimiliano Gusmaroli
Ma il mio volto è anche per la vita, il tutto che si para intorno, paesaggi di alberi muri scorci d'orizzonte pianeta che lo sguardo raccoglie nei suoi viaggi

➨ AzioneAtzeni – Discanto tredicesimo: Lisa Ginzburg

di Lisa Ginzburg
Che fosse brava a leggere le carte ora lo sapevamo tutti. Si era sparsa la voce: tornata dalla Francia (da Tolosa), ai Casoni adesso ci viveva con quel suo lavoro strambo, ma un lavoro – e chi lo avrebbe mai detto, cinque anni prima quando se n’era andata via, raminga e senza pace, che si sarebbe saputa reinventare così, con tanta forza e stranezza.

➨ AzioneAtzeni – Discanto Dodicesimo: Carlo Lucarelli

di Carlo Lucarelli
Appoggiato a uno scaffale di quella libreria nuova di zecca c’è un ragazzo e ha letto i miei libri. Mi dice che gli sono piaciuti e vengo a sapere che è sardo. Gli dico che c’è un autore Sellerio di Cagliari che mi piace molto, chissà se lo conosce. Si chiama Sergio Atzeni. Lui sorride e dice: “sono io Sergio Atzeni”.

Overbooking: Mota e Antonio Moresco

di Miriam Corongiu
Se la favola antica e moderna de “La lucina” arriva al nostro inconscio quasi esotericamente, sottilmente, rispolverando il fine ultimo della favola stessa, ne “La luce inversa” è l’ipotesi di un futuro salvifico, concretizzato dall’invenzione tecnologica, a polverizzare tutte le nostre fortezze interiori.

➨ AzioneAtzeni – Discanto Undicesimo: Gianni Usai (lettura di Giovanni Carroni)

di Gianni Usai
Non avrà vent’anni. All’uomo riporta alla mente fantasie contorte e pervicaci mal di pancia che si fanno parole; sogni e incubi dimenticati o mai ricordati che riaffiorano tra le righe e si propagano in vite aliene, da vivere per interposta persona fintanto che gli si dà forma.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: