les nouveaux réalistes: Anna Giuba

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il corpo sommerso e la lingua salvata

di

Anna Giuba

L’opaca impenetrabilità del corpo che noi avvertiamo e viviamo come la resistenza delle cose è, dunque, la precategorialità di cui parla Husserl, per il quale il corpo si dà come materia (impenetrabile, opaco, passivo) ma proprio nel suo essere tale è contemporaneamente una modalità del corpo-proprio di esperire la materia […] in me c’è dunque un’enigmatica qualità per cui la materia, costitutiva di me stesso, è — nel mio rapporto con le cose — il mio modo di esperire, la mia possibilità di vivere in mezzo all’oggettualità delle cose.
(F. Basaglia)



Nel novembre del 1993, una giovane donna sulla trentina fu portata da Parigi a Torino, una notte, in autostrada, in sole cinque ore. L’autista, neuropsichiatra, sosteneva si trattasse di “ideazione delirante”. Velocità media 200 km orari, paesaggi nudi come anime. La donna non sapeva altro se non di soffrire, ma manteneva la sua perfetta lucidità consueta. Chiedeva soltanto perché.
Una settimana dopo, venne ricoverata nel reparto psichiatrico dell’ospedale più austero e giallastro della sua città: rifiutava i farmaci. Sosteneva che le facevano perdere consapevolezza e immaginazione e li buttava nel cesso di casa. Chiedeva soltanto perché.
All’epoca, nel 1993, nei reparti psichiatrici era strana consuetudine accompagnare le diagnosi mentali con esami fisiologici: raggi x, esami ematici, etc. La giovane donna era piuttosto belloccia, e le fu riservato un trattamento particolare: fu aggiunta una visita ginecologica. Si chiese perché.
La visita si svolse in una stanza con grandi finestre opalescenti, che lasciavano filtrare luce, ma nascondevano le facce di quattro ginecologi chini sulle sue gambe spalancate. I quattro avevano altezze diverse, forme diverse, ma erano egualmente grigiastri. La giovane donna pensò ad un racconto di Kafka, ma non riusciva a ricordarne le parole esatte, perché il suo sguardo era fisso al soffitto, asciutto, senza acqua di sale. Gli occhi sbarrati chiedevano perché.
La visita durò un’ora esatta: la giovane donna ricordò soltanto i divaricatori di acciaio gelido nell’ano e nella vagina. Poi, tutto divenne opalescente come i vetri delle finestre. Scolorò. Non chiese più perché.
Per molti anni la donna non chiese nulla, fino a quando capì che per quella domanda sepolta così a lungo, non ci sarebbe mai stata una risposta, solo perché non era mai esistita una domanda.
Si chiese quando avrebbe potuto ricordare e dimenticare e ricordare e dimenticare e poi ancora ricordare e poi ancora dimenticare e poi morire. Poi si addormentò stanca, cullando la propria innocenza come fosse appena nata.

 

3 Commenti

  1. Leggerò col massimo gusto i compagni nouveaux réalistes non appena riuscirò a respirare. L’apnea sociale mica è uno scherzo. Mi è pure scoppiato il frigorifero. Non scherzo.

    Baci a tutti, e grazie a tutti.

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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