Serve avere una finestra su Gaza, ora? Questo fatale divenire testimoni oculari dell’ingiustizia, ci rafforza? Guardando quel poco di ciò che si può o si riesce a guardare – corpi a brandelli di bambini, donne, vecchi, “miliziani” – diventeremo più efficaci, reattivi, o più intorpiditi? Leggere l’elenco delle bombe cadute sugli edifici di Gaza, elenco che troviamo nel blog del ventitreenne Sameh Habeeb, ci rende più consapevoli? Non lo so. Voglio solo inserire qui, su NI, delle finestre su Gaza, o forse solo delle feritoie… Ma anche delle prospettive, come l’articolo di Ilan Pappe Israele e la pace, apparso su “Lo straniero” nel 2005, e quello di Raya Cohen Israeliani, palestinesi. Guerra, politica fondiaria e identità, apparso nel 2007 sul sito “Jura Gentium”. E’ uno sguardo strabico che viene richiesto, ancora una volta, oggi: che sappia non sottrarsi all’orrore, ma che sappia anche porre a distanza, analizzare, definire il disegno politico che da così tanti anni legittima l’occupazione, da parte israeliana, dei territori palestinesi.
A. I.
[Ilan Pappe è docente di Storia mediorientale all´Università di Haifa; Raya Cohen è docente di Storia alle Università di Tel Aviv e “Federico II” di Napoli. Queste due “prospettive” riportano l’attenzione sulla dissidenza intellettuale israeliana, come già avvenuto in NI con L’altra faccia di Israele, un post elaborato da un gruppo di indiani e non.]


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