di Piero Vereni
15 gennaio 2005. Sono un giovane giornalista, collaboro con diverse testate ma sono a tutti gli effetti un free lance. Ho deciso di scrivere un saggio su un tema di “scottante attualità”: la fame nel mondo, la mafia, la corruzione politica, la sovrappopolazione, fate voi. Ovviamente, non c’è nessuno disposto a finanziare il mio progetto ma riesco a lavorare parttime almeno un paio d’ore al giorno, e per di più non ho impegni durante la fine settimana. Inizio, com’è naturale, da Internet. Immetto la parola chiave della mia ricerca su Google e mi escono 14.756 pagine che trattano di quell’argomento (ovviamente, ho scritto la chiave in inglese, e ho fatto una ricerca “in tutto il web”).

I terroristi sono scrittori in cerca di editore. I brigatisti rossi comunicavano a colpi di pistola e ciclostile. Fare politica con la sola scelta delle vittime non bastava. Mandavano lunghi comunicati ai giornali. E a distanza di anni, anche quando hanno smesso di sparare, continuano a scrivere libri di memorie, romanzi.
Sul “Corriere della sera” è continuata la discussione, cioè il depistaggio, sulla letteratura popolare, come sostiene Carla Benedetti in questa replica pubblicata ieri. T.S.




“Le prove scientifiche del miracolo”, ha scritto qualche tempo fa Missori sul “Corriere della sera” riferendosi alle perizie condotte dai religiosi sulle lacrimazioni di sangue della Madonnina di Civitavecchia. “L’insieme del Dossier è impressionante. Gente di responsabilità, persone autorevolissime nei rispettivi campi e, dunque, abituati a misurare le parole, non esitano a esporsi e ad arrendersi alla realtà. Tutto, dicono unanimi, fa pensare che in quell’angolo di terra alle porte di Roma si sia verificato un evento che non ha spiegazione umana e che rinvia al mistero del Soprannaturale”.
Mercoledì il Corriere della Sera ha dedicato grande spazio al dibattito in corso sulla “letteratura popolare” su cui avevo scritto anche io qui su Liberazione qualche giorno prima. Con un articolo di Cristina Taglietti, che lo ripercorreva partendo dall’acceso confronto tra la critica Carla Benedetti e la giornalista di Repubblica Loredana Lipperini; l’articolo iniziava con una capziosa domanda: “E se dopo anni di orgogliosa elite la cultura di sinistra fosse diventata troppo popolare?”


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