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L’ultimo nostos di Ulisse #5

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di Alessandro Garigliano

Catania0100.JPGPer comprendere il tema del viaggio che si compie in Horcynus Orca, riesce ancora una volta d’aiuto l’etimologia, estratta stavolta da W. Pedullà: “A sentire Alberto Savinio, ‘ uno dei probabili etimi di Mare, e proposto come tale da Curtius, è il sanscrito Maru che significa deserto, e propriamente cosa morta, dalla radice Mar, morire”.(61) Il trapasso dalla Sicilia al continente avviene per mare, quindi, potremmo dire, attraverso la morte, ma ciò che adesso interessa è che anche il viaggio di ritorno per riconquistare la propria terra, per appartenervi definitivamente, non può che essere “un viaggio per incontrare la morte”.(62)

L’ultimo nostos di Ulisse #4

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di Alessandro Garigliano

orca4.jpgQuando sotto le mura di Troia si doveva scegliere il modo di assediare la città, al fine di espugnarla, vi furono due punti di vista, due atteggiamenti esistenziali, archetipici: uno era il cavallo di Ulisse. Affrontare la dura realtà coi colori dell’intelligenza. Sfruttando l’astuzia penetrare la meta bramata. Vengono usate insomma le stesse armi della realtà multiforme e cangiante. Achille, invece, contrasta la realtà affrontandola di petto. Nel caos della guerra, Achille, si distingue perché non accetta compromessi. Non viene distolto dalla confusione della situazione eccezionale. Continua a credere nei valori assoluti, alti, che non si lasciano intaccare dalla volgarità della guerra, e della quotidianità in genere. Il muro di Troia, per Achille, deve essere abbattuto con la integrità ottusa che egli ha appreso dal passato. In questo senso, ‘Ndrja Cambrìa, affronta il viaggio di ritorno, la conquista del villaggio natale, allo stesso modo di Achille. Mentre “l’Odissea ci insegna ad accettare la realtà com’è: Itaca”,(52) Cariddi da ‘Ndrja è stata ricreata dalla memoria e dai sogni, ma nella realtà non esiste. L’Ulisse interpretato da P. Citati pare essere l’eroe della vita, che si adatta alla vita, che si fa contagiare dai fatti che la sconvolgono in continuazione, anzi il suo Ulisse non sa vivere senza di essa, non
accetta di sostare nella beatitudine di un mondo mitico senza tempo. Al contrario, ‘Ndrja, sembra stagliarsi in un’atmosfera solenne e romanticamente eroica, a cercare fortissimamente la fissità del mondo delle madri. Insomma, per noi ‘Ndrja è per molti sensi l’eroe della morte.

L’ultimo nostos di Ulisse #3

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di Alessandro Garigliano

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A proposito di nekuia, del senso simbolico del viaggio negli inferi che
attraversa il nostro romanzo, risulta affascinante considerare l’articolo di A.
Romanò. Se, come abbiamo sostenuto, il nostos del protagonista avviene in una
dimensione oltremondana, nell’unico luogo che può assolutamente offrire a chi ha il
privilegio di percorrerlo l’apprendimento della verità, se l’atmosfera in cui sono
immerse l’esperienze del protagonista rimanda alla dogmatica certezza dei sogni
profetici, allora ha ragione A. Romanò nell’ipotizzare che Horcynus Orca è tutto un
sogno:

L’ultimo nostos di Ulisse #2

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di Alessandro Garigliano

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Il viaggio di ritorno di ‘Ndrja è un ripiegamento e una fuga dal continente negativo alla positività dell’isola, dalla terra al mare, dalla guerra alla pace, dal presente della disfatta al passato di Cariddi. Ma attuandosi il viaggio il rapporto etico si ribalta. Passando dal tempo della memoria e della prospettiva mentale (speranza, volere, parole) al tempo dell’azione, l’eroe passa dal positivo al negativo, da un passato pieno di valori a un presente corrotto, dall’illusione giovanile a una breve e disillusa maturità subito seguita dalla morte. Si potrebbe dire che passando dalla fabula e dal linguaggio all’azione l’opera passa dalla sfera dell’epica a quella del romanzo, e accoglie il destino storico di quest’ultimo come rappresentazione dello scacco dell’individuo nella negatività del mondo.(24)

L’ultimo nostos di Ulisse #1

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di Alessandro Garigliano

orca1.jpg“‘Dove stiamo andando’, chiede Enrico di Ofterdingen, l’eroe dell’omonimo romanzo di Novalis, alla misteriosa figura femminile che gli è apparsa accanto all’antichissima rupe nella foresta, dove è diretto il nostro cammino? ‘Sempre verso casa,’ gli risponde la fanciulla, conducendolo a una larga e luminosa radura”.(1)

Iniziamo così il nostro viaggio attraverso Horcynus Orca, accompagnando il protagonista verso quella che sarà la sua unica possibile meta. Rilevando la pregnante etimologia classica del nome del villaggio natale di ‘Ndrja Cambrìa, protagonista del libro di D’Arrigo, E. Giordano dà una prima chiave per capire quale sarà il movente del viaggio e la meta ultima del libro: Cariddi, “colei che risucchia”, e al contempo ovvio “appellativo della dea del mare distruttrice”.(2) Ciò che caratterizza chi tiene con silenziosa tenacia la via che conduce a casa è una sorta di fede nella propria identità. Tale caratteristica accomuna l’eroe dell’Odissea a ‘Ndrja.

La vera storia del Signore degli Anelli

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(Dal Manuale di storia per le scuole superiori della Repubblica Socialista Sovietica di Mordor)

di Nikolaj Edel’man

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Nel pezzo che segue sono incappato per caso, gironzolando per la Rete. Mi è sembrato sommamente interessante e di grande attualità. Così, essendo l’originale in russo, ho chiesto e prontamente ottenuto dal suo autore – il cittadino moscovita Nikolaj Edel’man – il permesso di tradurlo e pubblicarlo qui.
La saga di Tolkien è oggi vittima di un intollerabile tentativo di rilettura revisionista, di un penoso quanto inconsistente recupero “da sinistra”. La fedele ricostruzione di Edel’man conferma invece con grande autorevolezza la veridicità della vecchia teoria, secondo cui Frodo, Gandalf e gli elfi erano veramente fascisti.
S.B.

Sul finire della Terza Era, la classe lavoratrice della Terra di Mezzo prese progressivamente coscienza della necessità di un cambiamento rivoluzionario dell’ormai imputridito ordine sociale.

Bellarmino e Apollonio

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di Dario Voltolini

perezayala.jpgNei giorni scorsi ho letto Le parole della memoria, un libro edito da Cadmo che raccoglie interviste rilasciate da Romano Bilenchi nell’arco di tempo che va da 1951 al 1989, anno della sua morte. In un’intervista l’autore del Conservatorio di Santa Teresa elenca una serie di libri da lui profondamente amati. Uno di questi è Bellarmino e Apollonio, dello spagnolo Ramón Pérez de Ayala, del 1921.

Per il grande amore che nutro nei confronti di Bilenchi, oggi mi sono messo a cercare il libro di Pérez de Ayala, nella speranza di ritrovare nelle sue pagine un’incanto simile a quello incontrato leggendo il Conservatorio: “se lo amava Bilenchi, ci saranno delle affinità”, ho pensato. Insomma, un modo come un altro per bighellonare nei paraggi di Bilenchi.

Non mi è parso che il libro fosse attualmente in circolazione, così sono andato a dare un’occhiata al sito Maremagnum Librorum, che mette in connessione diverse librerie antiquarie e dell’usato sul suolo nazionale, unificandone i cataloghi.

Lì ho trovato a disposizione varie copie e edizioni di Bellarmino e Apollonio. Una copia si trovava in una libreria della mia città, Torino (la libreria “Le Colonne”, in via Mombasiglio 17/b). Avevo un’oretta libera e sono andato a comprarmelo.

Si tratta della seconda edizione: Slavia, Torino 1931. Prefazione e note di Angiolo Marcori.

Riporto la parte iniziale della prefazione di Marcori datata 1930.

Ogni riferimento alla situazione attuale è puramente… triste.

Il romanzo chiede udienza

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di Andrea Bajani

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L’editore e/o, a firma Sandra Ozzola e Sandro Ferri, premette che il nuovo volume di Elena Ferrante, la frantumaglia, si rivolge ai lettori di L’amore molesto e di I giorni dell’abbandono, i due romanzi pubblicati dall’autrice nel 1992 e nel 2002.

Gentile probabilità

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di Elena Volpato

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Do per certa una sola cosa: Giuliano Della Casa ha a che fare con la gioia, e la gioia non è affare tanto facile da trattare per un critico. Credo avrei trovato buoni maestri fra storici e accademici per qualsiasi altro sentimento, ma non mi è riuscito di trovarne uno che abbia parlato della gioia nell’arte come altri fecero della malinconia, della meraviglia o della rivolta.

Fumetto

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Ricevo e pubblico (Dario Voltolini)

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WORKSHOPS CON IGORT E DAVID B.

All’interno di BilBOlbul, progetto di divulgazione del fumetto, Hamelin
Associazione Culturale in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di
Bologna organizza due laboratori pratici di 12 ore ciascuno con due tra i
maggiori autori del fumetto contemporaneo internazionale: IGORT il 27 e 28
febbraio e DAVID B. l’1 e il 2 marzo.

Narrando in italiano #5

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Quinta e ultima puntata della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. In questa parte, dopo un intervento di Laura Pariani infuria ancora una volta la discussione.

Un concorso! (e una segnalazione)

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castaldi.jpgE’ nato un altro blog, o diario in rete. A proposito, lancio un concorso: la vogliamo inventare una parola italiana degna della nostra lingua, invece di questo orribile monosillabo dal suono troglodita e glottorachitico, BLOG? “Diario in rete” è bello ma è fatto di tre parole. Ne voglio una, una sola! Che cosa si vince? Ma l’immortalità, no? L’ingresso nei dizionari, da qui all’eternità… Lessicografi, scribacchioni, chiacchierini, fonofagi, verbivori, forza! Io vado via qualche giorno, ma quando torno esigo di trovare una parolina semplice e meravigliosa, tutta nuova, neonata profumata che strilla bellissimi vagiti.

Il nuovo blog è tenuto da Marosia Castaldi (foto) nel sito della Feltrinelli.
Qui sotto ricopio il comunicato che ho appena ricevuto da Marosia. (T.S.)

Narrando in italiano #4

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Quarta puntata della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. In questa parte, dopo un intervento di Vincenzo Consolo si scatena la discussione.

I fatti diversi 2

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di Jean-Jacques Magneto

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Spiato ad ora tarda. Istituto Italiano di cultura, a Parigi

Stanza buia con ottomana, tagliacarte su ampia scrivania, e Nuovo Direttore dell’Istituto Italiano di cultura a Parigi seduto su una poltrona di pelle girevole. Il Nuovo Direttore indossa un dolcevita nero, ha il volto illuminato da una lama di luce, che investe anche il libro aperto sulle sue ginocchia. Titolo del libro: “Il teatro di palazzo a Roma: Gian Lorenzo Bernini e Clemente IX”.

Narrando in italiano #3

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tadini 2.jpg Terza parte della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. Questa volta Paolo di Stefano rivolge una domanda a Emilio Tadini (ricordo che le immagini, peraltro inconfondibili, sono quadri di Tadini stesso).

G.F. quarta edizione

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di Gemma Gaetani

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Ci sono altri due posti dove quelli
che ci vivono dentro non ne possono
uscire mai nemmeno per comprare
le sigarette che altri gli portano.

Narrando in italiano #2

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Prosegue la trascrizione della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole.

Intervista a Wu ming 5

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di Jacopo Guerriero

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Qualche tempo fa, per motivi di lavoro, ho avuto la fortuna di conoscere Riccardo Pedrini, Wu Ming 5. A quell’epoca avevo già letto tutti i suoi libri, anche quelli scritti prima di entrare nel collettivo, ne avevo apprezzato lo schema logico, la densità, la tensione estremista e provocatoria.
Qui sotto riporto un nostro scambio realizzato di recente, in coda inserisco anche il risultato di una nostra precedente conversazione tenutasi in occasione dell’uscita di Havana Glam.

Narrando in italiano #1

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tadini04.jpgNella primavera del 2002, la Fondazione Corriere della Sera ha organizzato un ciclo di conversazioni sull’uso della lingua italiana nelle arti della parola (narrazione, poesia, canzone). Ecco i titoli degli incontri e l’elenco dei partecipanti:
Narrando in italiano
Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa, Emilio Tadini.
Poetando in dialetto
Raffaello Baldini, Amedeo Giacomini, Franco Loi.
Poetando in italiano
Mario Luzi, Valerio Magrelli, Giovanni Raboni.
Cantando in italiano
Lucio Dalla, Giovanni Lindo ferretti, Frankie Hi NRG
Cantando in dialetto
Luca Morino (Mau Mau), Nando Popu ( SudSoundSystem), Raiz (Almamegretta), Davide Van De Sfroos.
I moderatori erano Paolo Di Stefano e Ranieri Polese.

Le conversazioni sono state trascritte e ora si possono leggere in un bel fascicolo intitolato, come il ciclo, MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. È una pubblicazione fuori commercio, ma chi è interessato può richiedere informazioni a:
Fondazione Corriere della Sera,
via Solferino, 24
20121 MILANO
tel. 02 62828027
fax 02 29009739
fondazione.corsera@rcs.it.

Qui di seguito riporto la prima conversazione, Narrando in italiano, svoltasi al Teatro Studio di Milano il 19 marzo 2002. Tra i partecipanti c’era anche Emilio Tadini (il dipinto in home page è suo), che purtroppo è mancato pochi mesi dopo. Ringrazio la Fondazione Corriere della Sera per aver concesso la pubblicazione su nazioneindiana, in particolare nella persona della dottoressa Margherita Marvulli. (T.S.)

In guerra nella scuola

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di Sergio Nelli

scuolatene.jpgSono in guerra con lo stato italiano e in special modo con uno dei suoi ministeri: quello della pubblica istruzione. Il ministero a cui ho dichiarato guerra è un ministero determinato, ma la mia guerra vale anche contro i precedenti ministeri, contro i precedenti governi e dunque ancora contro lo stato.

Quando il governo trascura i diritti dell’uomo e del cittadino, quando per anni e anni si perpetra un’ingiustizia, quando quest’ingiustizia assume le forme del grottesco, allora non c’è che da disseppellire l’ascia e pitturarsi il viso.

Io sono un uomo mite. Non farei e non farò del male a una mosca. Se per male s’intende violenza, non sarò violento. Ma la mia guerra è già in atto da tempo.

La vecchiaia fa schifo

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di Marco Lodoli

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Si è discusso e scritto molto attorno al lifting di Berlusconi: la mattina, nel bar dove faccio colazione, ho visto tanta gente sbellicarsi dalle risate, e forse non ci sarebbe da aggiungere altro, forse quegli sghignazzi irridenti bastano e avanzano. Però la questione è talmente importante, carica di elementi simbolici e di messaggi palesi e subliminali, che vale la pena rifletterci sopra ancora un minuto.