di Elio Paoloni
Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra? Contrapposti menu, separate vacanze, inconciliabili guardaroba, insinuava Gaber. Di sicuro le differenze più appariscenti sono queste (erano, anzi, perché recenti look dalemiani hanno rimescolato le carte). Dovrebbero essercene di più sostanziali: la sinistra difenderebbe gli interessi dei ceti più deboli (con riforme e innovazioni), la destra gli interessi delle classi alte e insieme i valori tradizionali. Pare che non sia esattamente così, ormai: le spinte progressiste nel costume sono ampiamente trasversali, e succede addirittura che la destra proponga innovazioni e la sinistra si arrocchi sull’esistente. Il progresso non si capisce bene chi lo avversi di più: i rivoluzionari guardano indietro con occhi pieni di nostalgia, un “governatore” di destra sponsorizza il Gay Pride.

Santa Fe
Gli scrittori italiani non sanno raccontare il mondo in cui viviamo. Gli scrittori italiani sono pieni di intelligenza e talento ma tra di loro non c’è nessun Wallace, nessun Houellebecq, nessun Palahniuk, nessun De Lillo. Gli scrittori italiani sanno solo ricamare romanzetti. Gli scrittori italiani sono “tanti Del Piero che giocano con le pinne, tanti Mike Jagger che cantano con la caramella in bocca”. Queste cose le dice lo scrittore italiano Mauro Covacich (“L’Espresso”,15 gennaio 2004), mettendo dentro anche se stesso.

Entro le prime 48 ore dall’uscita nelle sale, tutti i miei amici sono andati al cinema a vedere il Signore degli Anelli.


Ricevo e pubblico molto volentieri questo messaggio di Paolo della Bella (db@paolo.dellabella.name, http://www.paolo.dellabella.name). T. S.
Quando sotto le mura di Troia si doveva scegliere il modo di assediare la città, al fine di espugnarla, vi furono due punti di vista, due atteggiamenti esistenziali, archetipici: uno era il cavallo di Ulisse. Affrontare la dura realtà coi colori dell’intelligenza. Sfruttando l’astuzia penetrare la meta bramata. Vengono usate insomma le stesse armi della realtà multiforme e cangiante. Achille, invece, contrasta la realtà affrontandola di petto. Nel caos della guerra, Achille, si distingue perché non accetta compromessi. Non viene distolto dalla confusione della situazione eccezionale. Continua a credere nei valori assoluti, alti, che non si lasciano intaccare dalla volgarità della guerra, e della quotidianità in genere. Il muro di Troia, per Achille, deve essere abbattuto con la integrità ottusa che egli ha appreso dal passato. In questo senso, ‘Ndrja Cambrìa, affronta il viaggio di ritorno, la conquista del villaggio natale, allo stesso modo di Achille. Mentre “l’Odissea ci insegna ad accettare la realtà com’è: Itaca”,(52) Cariddi da ‘Ndrja è stata ricreata dalla memoria e dai sogni, ma nella realtà non esiste. L’Ulisse interpretato da P. Citati pare essere l’eroe della vita, che si adatta alla vita, che si fa contagiare dai fatti che la sconvolgono in continuazione, anzi il suo Ulisse non sa vivere senza di essa, non

“‘Dove stiamo andando’, chiede Enrico di Ofterdingen, l’eroe dell’omonimo romanzo di Novalis, alla misteriosa figura femminile che gli è apparsa accanto all’antichissima rupe nella foresta, dove è diretto il nostro cammino? ‘Sempre verso casa,’ gli risponde la fanciulla, conducendolo a una larga e luminosa radura”.(1)