di Dario Voltolini
Domani è nelle sale, con il titolo Appuntamento a Belleville. L’ho visto in Francia questa estate. Mi è piaciuto veramente molto.
(Questo non è un articolo di critica, né un commento. E’ solo un passaparola come capita fra amici).
Belleville
Non si legge il giornale a tavola!
di Tiziano Scarpa
The Observer di domenica scorsa era succulento assai. Una ricostruzione storica di Weatherman, gruppo terrorista statunitense degli anni Settanta, un’anteprima su Kill Bill, l’ultimo film di Quentin Tarantino, un’intervista a Kenneth Branagh su celebrità e depressione, una a Lord Heseltine, pezzo grosso della destra inglese, un servizio su Grayson Perry, artista travestito da bambola che dipinge abusi sessuali sull’infanzia, un articolo sulle coppie lesbiche che fanno conoscenza in rete, notizie su un piano del governo britannico per mandare all’università gli studenti poveri e su un dispositivo da far indossare ai pedofili per tracciarli elettronicamente.
canyouhearmedoctor
Andrea Raos
“Doctor? Can you hear me, Doctor? Can you hear me?”
Quasi tutte le mattine andavo a consultare la posta elettronica in un internet-café vicino al parco. È uno di quei posti dove si può anche telefonare in paesi lontani spendendo meno che con la Telecom (senza contare che c’è anche gente che non ha il telefono/segreteria/fax in casa – eh già, i poveri esistono ancora).
Tarkus
di Dario Voltolini
All’inizio degli anni 70 del secolo scorso eravamo teenagers e ci aggiravamo nelle medie inferiori, negli inizi delle superiori. Ora non riesco a ricostruire il momento esatto, ma il luogo e la persona sì. Siamo fra il ’71 e il ’73, a Torino, il mio amico Giorgio Prandi e io, a casa sua, in corso Palermo. Giorgio mi esibisce con entusiasmo un LP. La copertina è colorata: una strana creatura se ne sta minacciosa in una landa a strisce colorate sotto un cielo blu, più chiaro all’orizzonte. Ossa di carcasse biancheggiano in lontananza. Una quindicina di zanne o denti compongono una scritta: TARKUS.
In ascolto del testo poetico
Esistono due vie maestre per abbordare la questione del rapporto tra letteratura e realtà. La prima consiste nel considerare il termine “letteratura”, da un lato, come un sinonimo del termine “finzione” (discorso non referenziale) e il termine “realtà”, dall’altro, come sinonimo del termine “verità” (discorso referenziale).
Replica a Raimo (su Bellocchio)
di Simone Ciaruffoli

Mi permetto di replicare al pezzo di Raimo, che ritengo intelligente ma con una mira che slitta di poco sulla sinistra, mancando così il bersaglio e finendo sul groviglio delle nostalgiche “coraggiose indagini” cinematografiche. Indagini che a mio parere Bellocchio non ha ritenuto portare a termine non certo per codardia, ma per semplice disinteresse.
No grazie
Ricevo dal Movimento di Cunegonda (www.cunegonda.info) e pubblico molto volentieri:
SPONSORIZZAZIONE NIKE RIFIUTATA DALLE SCUOLE
Si è chiusa la campagna Fuori la Nike dalla scuola con la cancellazione dei loghi Nike dai campetti sportivi donati esattamente un anno fa dalla multinazionale statunitense al Comune di Roma. Zanotelli commenta: “una vittoria della societa’ civile. Basta alla devastazione della formazione pubblica da parte delle multinazionali degli affari”. Ora il Comune si doti di una “Commissione Etica” di valutazione delle sponsorizzazioni.
Una democrazia in offerta (paghi uno prendi due)
di Benedetta Centovalli

Dopodomani è di nuovo l’11 settembre. Ma c’è davvero «bisogno di anniversari per ricordare quello che non si può dimenticare»? Anche per questo consiglio di leggere la raccolta di scritti politici di una donna speciale, Arundhati Roy, appena pubblicata da Guanda, con l’ironico titolo Guida all’impero per la gente comune. Nel diluvio di articoli saggi e libri per ricordare la tragedia delle torri non mancherà la retorica, ma dal rumore intenso di una giusta memoria sarà difficile non domandarsi il perché di altri silenzi, di altre cancellazioni di morti.
Chi è al volante?
di Dario Voltolini

Intervista allo storico Giovanni Borgognone sui neocons statunitensi.
Invito alla lettura
di Jacopo Guerriero
Propongo una pagina di Lucia Borsellino, figlia di Paolo. La trovo inserita nella biografia del magistrato antimafia scritta da Umberto Lucentini, pubblicata una prima volta nel ‘94 e ora uscita in edizione aggiornata per i tipi di San Paolo (18 ?). Il volume è un resoconto dettagliato, si costruisce su testimonianze inedite e svela aspetti sconosciuti della vita del giudice assassinato.
Tra i nuovi contributi un’intervista alla moglie del magistrato, un colloquio con i figli, la testimonianza della sorella Rita.
Mi sembra che le parole di qui sotto, scritte nel febbraio 2003, chiedano riflessione, il tempo che viviamo le carica di un nuovo significato.
La parola camorra non esiste
di Roberto Saviano
La camorra diviene crimine quando perde,
quando una famiglia viene sconfitta,
quando smarrisce lo scettro del potere.
La camorra quando è vincente invece coincide con lo Stato,
con l’economia, con la giurisprudenza.
E’ il potere legittimo, crimine è l’esser sconfitti!
Nun’ o’ scurdate mai!!
Carmine Alfieri
Da una manciata d’anni mi occupo in modo sistematico di camorra. La criminalità organizzata campana, ha da sempre avuto questo nome cupo, che intreccia la lingua sul palato: camorra! In realtà tranne che per un periodo che va dal 1971 al 1983, ovvero la fase in cui Raffaele Cutolo egemonizzava la politica e l’economia napoletana, la parola camorra è stata usata esclusivamente dai giudici, dagli intellettuali, dai giornalisti, ignorata o quasi dai napoletani, men che mai pescata in bocca ai “camorristi”.
Nuovo cinema paraculo: “Buongiorno, nonsense”
di Christian Raimo
Un film può essere valutato come prodotto cinematografico, e poi – se ha una certa rilevanza – come interprete dei propri tempi o come sintomo.
“Buongiorno notte” si presta a tutti e tre i livelli di giudizio, cominciamo.
Il capitalismo straniero
di Tiziano Scarpa
Solo l’essere amati, solo l’essere
voluti conta: non l’amare, non
il volere. Mio zio si è suicidato
Su Voltaire
di Dario Voltolini
La principessa di Babilonia (1768) e le Lettere di Amabed (1769).

Ogni volta che lo si incontra, Voltaire appare più come un enigma che come un chiarificatore. Non so se questo dipenda da Voltaire oppure dal tempo che è passato da quando lo si incontrò per la prima volta, leggendo Candido, poniamo, o Micromega, o L’ingenuo.
Figure e fantasie

Il festival INCANTI compie dieci anni. Le meraviglie del teatro di figura. Marionette, pupi, ombre cinesi.
Ecco il comunicato del programma, che riceviamo e pubblichiamo, e alcuni link.
Piccoli indiani in cerca di autore
di Helena Janeczek
Mentre leggevo il romanzo dell’estate di Nazione Indiana che si è sviluppato prima in coda al pezzo di Raul Montanari per poi passare alle lettere di Moresco, ho avuto la sensazione che non solo i testi si sono persi di vista quasi subito, ma che nelle varie derive tematiche l’unico tratto continuativo fosse la trasformazione dei due autori in personaggi. Niente di strano, così come non è poi strano che il botta e risposta del blog porti a parlare di altro e ancora d’altro. Anche gli articoli di giornale sull’imam sciita sventrato dal tritolo o sull’assassino di Rozzano o su George Clooney a Venezia fanno del loro oggetto un personaggio, anzi la prima cosa che deve fare chi li scrive è, come si dice in gergo, “inquadrare il personaggio”. Non c’entra niente che si tratta di informazione che deve (dovrebbe) riportare solo dati e fatti. Ed è chiaro che, come personaggio, un killer delle periferie o un divo di Hollywood funzionano meglio di un ministro dell’agricoltura o di un amministratore delegato, una delle ragioni per la quale non sappiamo quasi nulla o addirittura ignoriamo l’esistenza di molte persone influentissime.
LETTERE ALLO SCRITTORE
Andrea Inglese
Immaginiamo che gli scrittori che amiamo, quegli scrittori che chiamiamo “grandi”, e che riempiono i nostri scaffali, abbiano lasciato in quarta di copertina, come fece una volta Giulio Mozzi, il loro indirizzo di casa.
Teorie estetiche 1. L’Obliquomo.
di Dario Voltolini
Vorrei inaugurare una piccola serie di esposizioni di teorie estetiche. Comincerei da questa, che mi pare simpatica e singolare, e che oltre la sua apparenza strampalata ha un nucleo che a me personalmente incuriosisce parecchio.
Si tratta della teoria dell’Obliquomo.
L’uomo alla finestra (parte h)
di Dario Voltolini
Eugenio si muoveva nell’appartamento da una stanza all’altra, mentre le finestre si spalancavano per la pressione del vento e tutte le cose poco pesanti si sollevavano e turbinavano in aria. L’odore di salmastro era intenso, l’aria che entrava in casa era quasi schiuma di mare, sospinta in avanti dal fronte dello tsunami che avanzava regolarmente, tutto il fronte oceanico alzato, una parete d’acqua di cui non si vedeva la fine. Solo alzando lo sguardo in verticale si scorgeva molto in alto l’iridescenza della cresta spumeggiante che ribolliva in cima all’onda.
Welcome to the Hotel California
di ANTONIO PIOTTI
Esiste qualcuno che può farmi avere una carta verde temporanea? Una cosa che non duri molto, due o tre mesi al massimo e poi giuro che la restituisco e torno in Europa. Mi servirebbe per non perdere una straordinaria occasione: quella di partecipare alla campagna politica per le elezioni del nuovo governatore della California. Io – lo dico subito – voto Schwarzy.
Tracce di vita
(Recensione aggressiva di 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire)
di Jacopo Guerriero

Un’idea ossessiva tormenta sociologi e critici del nostro paese: leggere i testi di chi ha meno di vent’anni come una cartina di tornasole sugli umori che, addirittura oltre la costellazione più tipicamente giovanile, attraversano l’intera società.
