risultati della ricerca

lacan

se non hai trovato quello che cercavi prova con un altro termine

Il Padre. Un’ustione

  di Andrea Donaera   Che vuoi? Jacques Lacan     I. Ti immagino, ormai: e basta. Un fumetto, colori, cartapesta, nel presepio spento, i miei anni, che non vengono, tutti noi. Sei la norma, l'amico, questi mesi. La mia pazienza di blatta sul tuo cuscino, che così ci immagino, ormai: e basta: nei terrori, nei colori.     II. Non hai nemmeno un nome, certe volte, sei solo il Grande Altro, là, fuori, e mi spunto ogni fare, ogni dire, e dinoccolo ogni andare, attraverso, attingendo da te, fontana tutta sangue, sei...

Il respiro dell’essere. Riflessioni sull’immagine

                                                      di Mario Galzigna Oh, immaginazione! Il più grande tesoro dell'uomo, l'inesauribile fonte alla quale tanto l'Arte quanto la Cultura vengono ad abbeverarsi! Oh, rimani con noi… così che ci si possa porre al riparo dal cosiddetto Illuminismo, quell'orrendo scheletro senza sangue né carne. (F. Schubert, 1824)  . 1. IMMAGINE-MOVIMENTO Sigmund Freud ha lavorato soprattutto sull'immagine censurata o rimossa. A partire dai suoi scritti sull'isteria e da Die Traumdeutung, Freud tematizza a più riprese una distanza, uno scarto, un'irriducibile alterità...

REALTA’ O CONTEMPORANEITA’? LE PREROGATIVE PER UN BUON ROMANZO E I COMPITI DEI CRITICI

di Alberto Casadei Intervengo nel dibattito in corso su “Nazione Indiana” partendo da uno degli ultimi interventi, quello di Andrea Inglese, che condivido nello spirito e in molti punti specifici. Credo innanzitutto che uno degli scopi di discussioni come questa non sia quello di pretendere di stabilire valori assoluti, bensì proprio quello di allargare il confronto sui motivi che spingono i critici o i lettori esperti a privilegiare, in un...

Reale, troppo reale

di Andrea Cortellessa «Il genere umano non può sopportare troppa realtà». Non lo ha detto qualche oscuro sofista della derealizzazione postmoderna. Lo ha detto, e più d’una volta, un grande della modernità più «eroica», quella più esposta al vento della storia, Thomas Eliot (si veda Burnt Norton, primo dei Quattro quartetti). Ciò malgrado – e anzi proprio per questo, data la coazione al citazionismo di noi postmoderni – sembrano queste...

Io, preda

di Giovanni Fazzini Adagio, non troppo La preda erodeva il mio corpo. Acqua evaporava, e combustibili macromolecole si consumavano nel moto di muscoli incandescenti. E l'anima anche si consumava, ritirandosi e spalancando un vuoto accogliente, ergonomico. Lì si accoccolò la preda, si addormentò beata; per sempre al sicuro, dolce ninnananna del cozzar di denti e ruminar di mascelle.
Print Friendly, PDF & Email