Le scimmie… (48)
di Dario Voltolini
ma siccome non capisce nƩ perchƩ sia lƬ
nƩ perchƩ stia succedendo questo
non ricorderà mai più la sensazione al tatto di quella tetta
di quel capezzolo abbastanza regalato
tutto sommato
resterĆ solo la situazione
e niente fra le dita
di fronte alla fioritura
ora che ĆØ notte
lampeggiano le lucciole
simulando riapparendo percorsi continui
e se invece qui se ne spegnesse una e lĆ se ne accendesse un’altra?
perché per noi che guardiamo è invece sempre la stessa
che si ĆØ spostata?
la luce troppo piccola ĆØ stata
viva troppo poco
se ne ĆØ subito andata via velocemente
solcano invece gli spazi esterni enormi balenoni
cilindri di carne
sferoidi e larghe fette di pelo e nervo e ossa
rotolando alla deriva
lentamente
lentissimamente
quasi fermi
dilatati
allungati stiracchiati espansi molli e freddi
nel buio totale infinitamente lontano
nel gelo totale che sbriciola i cristalli
e ronfano
nell’impercettibile movimento che ĆØ il loro respirare
e soffiano fuori vapori
che immediatamente scompaiono
nel vuoto
era buio anche qui dentro la sala
nel ristorante sulla strada di collina
e c’era una scala che saliva fino in cima lungo una parete
e dalla sommitĆ della scala
aperta una porta
si affacciava il viso della donna
che restava in controluce
perchƩ fuori era giorno
un giorno di ossigeno senza nessun colore
e la porta si richiudeva mentre nessuno saliva per la scala
e la sala restava di nuovo al buio ma soprattutto nel silenzio totale
e forse a causa di quella insonorizzazione alcuni avventori dileguarono
non che ci fossero mai stati
no
ma avrebbero potuto
e invece non è andata così
non è andata per niente così
oh no
altro che rejoyce!
pioveva
tu la piccola lanterna di carta verde e gialla
hai appeso al chiodo della trave sotto il patio in campagna
ma siccome non capisce nƩ perchƩ sia lƬ
nƩ perchƩ stia succedendo questo
non ricorderà mai più la sensazione al tatto di quella tetta
di quel capezzolo abbastanza regalato
tutto sommato
resterĆ solo la situazione
e niente fra le dita
di fronte alla fioritura
ora che ĆØ notte
lampeggiano le lucciole
simulando riapparendo percorsi continui
e se invece qui se ne spegnesse una e lĆ se ne accendesse un’altra?
perché per noi che guardiamo è invece sempre la stessa
che si ĆØ spostata?
la luce troppo piccola ĆØ stata
viva troppo poco
se ne ĆØ subito andata via velocemente
solcano invece gli spazi esterni enormi balenoni
cilindri di carne
sferoidi e larghe fette di pelo e nervo e ossa
rotolando alla deriva
lentamente
lentissimamente
quasi fermi
dilatati
allungati stiracchiati espansi molli e freddi
nel buio totale infinitamente lontano
nel gelo totale che sbriciola i cristalli
e ronfano
nell’impercettibile movimento che ĆØ il loro respirare
e soffiano fuori vapori
che immediatamente scompaiono
nel vuoto
era buio anche qui dentro la sala
nel ristorante sulla strada di collina
e c’era una scala che saliva fino in cima lungo una parete
e dalla sommitĆ della scala
aperta una porta
si affacciava il viso della donna
che restava in controluce
perchƩ fuori era giorno
un giorno di ossigeno senza nessun colore
e la porta si richiudeva mentre nessuno saliva per la scala
e la sala restava di nuovo al buio ma soprattutto nel silenzio totale
e forse a causa di quella insonorizzazione alcuni avventori dileguarono
non che ci fossero mai stati
no
ma avrebbero potuto
e invece non è andata così
non è andata per niente così
oh no
altro che rejoyce!
pioveva
tu la piccola lanterna di carta verde e gialla
hai appeso al chiodo della trave sotto il patio in campagna