Non avevo capito niente

di Piero Sorrentino

Se, come ha detto una volta Peter Stein, il “monologo non è mai teatro”, si potrebbe allo stesso modo affermare che “la prima persona non è mai romanzo”. Con un sorriso, il famoso regista tedesco ammetteva che quando assisteva a un monologo sulla scena, istintivamente aspettava, “perché finalmente ci fosse teatro”, che da un momento all’altro arrivasse un secondo attore. Come per le scene teatrali – anche se va detto che negli ultimi anni le cose sono cambiate eccome, e chissà se di fronte alla ormai imperante autorialità egotica della recente produzione Stein la pensa ancora allo stesso modo -, dire io in un romanzo non significa necessariamente allestire un mondo. Quale punto della realtà – figuriamoci del romanzesco… – del resto è più buio, più sconosciuto di quello in cui si consumano i processi chimici e psicologici che ci portano a dire io?

A Vincenzo Malinconico, lo sfaccendato avvocato napoletano che attacca a dire io fin dalla soglia della copertina di Non avevo capito niente di Diego De Silva (Einaudi, pagg. 312, 16 euro), va quindi prima di tutto il merito di essere un attendibilissimo creatore oculare, capace di plasmare un mondo a partire da uno sguardo, di fecondare la realtà con un battito di ciglia, e di farla crescere nutrendola con gli enzimi del film lacrimale che costantemente bagna gli occhi.
Malinconico è un personaggio socialmente inquinato. Lotta per scrollarsi di dosso le incrostazioni della contemporaneità, dalle quali si sente invincibilmente sopraffatto. Assume su di sé il compito eroico e impossibile di un corpo a corpo con le più imbattibili categorie portatrici di angoscia della modernità: l’amore, il lavoro, il rapporto coi figli. Sotto il raschietto della sua lingua – parla in continuazione, Malinconico, soprattutto con se stesso – si incagliano le scorie del mondo. A volte il congegno va in sovraccarico e si inceppa: “E’ che io soffro di un disturbo morfosintattico, un guasto della struttura delle frasi. Praticamente, perdo i bulloni dei periodi (…) Il fatto imbarazzante è che io la frase la penso giusta, solo che esce smontata”. Il meccanismo principale del romanzo potrebbe condensarsi alla perfezione in questa frase. Perché Malinconico arriva a pensare le cose giuste, sa cosa andrebbe fatto e cosa accuratamente evitato, tende programmaticamente al colpo d’occhio prospettico, abbraccia la vita nella totalità di una ricezione teorica liscia e pulita. Eppure fallisce. Quasi sempre. Sale a grandi falcate le scale del pensiero ma scivola miseramente sul pianerottolo dell’esistenza, e resta bloccato sulla soglia della sua vita col dito sul campanello. Dice le cose sbagliate al momento sbagliato, si fa lasciare dalla moglie Nives, ha un rapporto tenero e traballante coi figli, reagisce con stupore, e dunque con impaccio, al corteggiamento di Alessandra Persiano, bellissima e desideratissima collega di tribunale, gestisce un processo di camorra (o meglio, il processo di un camorrista, Mimmo ‘o Burzone, macellaio del clan beccato dalla polizia con la mano di un cadavere sotterrata nel giardino di casa) con mosse giuridiche che stanno a metà tra il sonnambulismo e la casualità (la sera prima della udienza dal Gip ripassa il codice sul Bignami di diritto penale come uno studente prima dell’esame).

Paga insomma un tributo pesantissimo alla società fracassata nella quale è immerso fino al collo. Malinconico è letteralmente figlio del suo tempo (con partita Iva). Il suo mondo è quello dell’underground del ceto medio metropolitano, dove pattuglie di avvocati straccioni e liberi professionisti – categoria che, come viene abilmente spiegato nel romanzo, è ormai diventata un ossimoro, ché di libero non c’è proprio niente – si muovono alla ricerca, nemmeno più disperata ormai, di lavoro. Come un Patrick Bateman caduto in rovina chiama per nome i pezzi di arredamento Ikea di cui è composto il suo studio, e proprio come l’ American Psycho di Bret Easton Ellis infila nella narrazione piccoli inserti di critica musicale. Con la differenza che lo psicopatico yuppie di Ellis ragionava sui Genesis e Whitney Houston dopo omicidi e orribili massacri; il confuso avvocato di De Silva invece lo fa con Gilbert O’ Sullivan e Eugenio Finardi, auspice Samuel Beckett, dopo aver “fallito, fallito meglio, fallito ancora”, dopo una strage, insomma, anche in questo caso: ma della propria vita. (La vita senza piano regolatore era uno dei numerosi titoli di lavoro del libro in fase di scrittura. Nota personale, ma probabilmente indicativa, di cui si chiede scusa al lettore. Nella carriera di Diego De Silva, mai l’autore era stato così indeciso sui titoli da dare a un suo romanzo. Nel giro di poche settimane si passava da Arrangiati, Malinconico, a I frigoriferi degli uomini soli, da Outlet a, appunto, La vita senza piano regolatore. È come se un residuo di incertezza Malinconica si fosse infilata anche nei processi decisionali del De Silva scrittore. Anche questa indecisione che ha a che fare con l’officina dello scrittore, a ben pensarci, è un modo bello di dire io creando mondi che si sovrappongono. Leggetelo, questo libro di Diego Malinconico).

[pubblicato su Queer, inserto libri di Liberazione]

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61 Commenti

  1. Ciao piero
    ma perchè recensisci in modo così complicato con tante metafore che denotano la tua bravura e capacità di comprensione letteraria ma credi veramente che siano così necessarie? Non trovi che sia faticoso leggere questo commento? Forse vanno bene se a leggere è uno scrittore, un blogger intellettuale o un giornalista, ma noi poveri lettori medi che lavoriamo 12 ore al giorno e siamo un po’ ignorantelli?
    Comunque il libro è bello, lo sto leggendo con interesse, anche se la donna di scorta resta imbattibile.
    Spero tanto che il tuo libro del 2008 sia di più facile lettura rispetto a questo articolo, mica devi dimostrare qualcosa a qualcuno? o no?
    un abbraccio
    fra

  2. caro (cara?) fra, a me non pare una recensione particolarmente complicata, sai? Davvero, ho scritto molte altre cose nei confronti delle quali questo tuo rilievo sarebbe stato più centrato. Ma insomma, mi spiace se l’hai trovata faticosa.
    Sul libro del 2008, davvero non saprei dirti. Vedremo, boh.

    un saluto

  3. Non per fare il ruffiano, ma la recensione mi sembra interessante e, soprattutto, incuriosice. In effetti Fra, dopo 8-12 ore di lavoro sulle spalle non è facile leggere alcunché. Questo è un destino comune.
    In particolare mi interessa questo difetto di pensare le cose giuste e di non poterle o saperle porre in essere. Anche questo un destino comune.
    Pensiero attinente. Non lo è quasi mai la realtà. Tutti abbiamo questo disturbo morfosintattico. Forse è per questo che comprerò il libro. E tutto a partire dallo sguardo che guarda il mondo, lo coglie e tuttavia non riesce a viverci dentro, “attendibilissimo creatore oculare, capace di plasmare un mondo a partire da uno sguardo, di fecondare la realtà con un battito di ciglia”, … ma poi…
    Comprerò il libro.
    Mi piacerebbe sapere Piero (se tu ne avessi voglia), cosa pensi de ‘Il Capitale e altri delitti’… in stile ironico e surreale non è poi così lontano.

  4. sono una cara, cara ragazza.
    si in effetti altre tue cose erano più faticose… ma faccio ammenda probabilmente non posso prendere la mia capacità di comprensione come unità di misura della leggibilità o meno del tuo scritto. Comunque spero tu l’abbia presa come riflessione da fare… così tanto per pensare anche a chi vuoi rivolgere i tuoi scritti, chi vuoi educare o emozionare?.. e ti assicuro che non sono così capra da non volermi come lettrice :-)
    Ho fiducia che non tu abbia un codone di paglia che ti sfrucuglia dietro e tu possa sorridere di un commento che comunque era libero,onesto e senza alcuna offesa (ingenuo te lo posso passare)
    Beppe leggi il libro, merita.. ha lo stesso flusso di pensieri di tutti noi.
    fra
    Vediamo il 2008!

  5. cara fra,

    scusa ma sei pazza?
    perchè continui a leggere piero sorrentino se lo trovi complicato? ci sono tanti libri anagramma che ti aspettano. costano pure poco.

    cià

  6. cara zoe
    qual’è il tuo problema :-)? io non ho detto che non mi piace. Io lo osservo. Mi incuriosisco per come scrive e questo può portarmi ad esprimere un giudizio ad alta voce, e magari al diretto interessato. Poi è logico che se compra una volta compra due .. diventasse per me non leggibile, non lo leggo più… però è un peccato no?
    ciao statt’e bbuona

  7. il mio problema maggiore è come tu hai scritto qual è.
    ma queste sono idiosincrasie personali.
    spero mi perdonerai.
    invece, scusa se mi sono permessa, ma è che tutti hanno sempre da criticare gli scrittori facendo dietrologia. che cosa devi dimostrare? devi educare? piero sorrentino non deve dimostrare niente, è stimato, è giovane, è pure bello, ma che deve dimostrare? con una recensione dell’adorabile de silva, poi?
    gli scrittori non devono dimostrare niente. scrivono. come sanno. così come mangiano come sanno fare. cacano come possono. scopano come gli piace. ecco. scusami se sono un po’ diretta. ma scrivono, punto. basta con le dietrologie.
    baci a te, fra. saluti a pierre sorrentoine.

    ciao

  8. oddio qui mi sembra si stia esagerando.
    Dunque è brutto scriversi email o sms perchè spesso si fraintende toni e significati, quindi proverò ad esprimere ciò che intendevo, se di nuovo non ci riesco, pace, si sopravvive entrambe con questa lacuna.
    Io, personalmente io, credo che uno scrittore produca uno “scritto” perchè ha qualcosa da dire e a volte è fine a se stesso a volte pensa che a quacuno possa interessare leggero questo oggetto. Nel leggere si può scoprire che lo scrittore voleva non solo liberarsi da qeuste parole che gli giravano in testa ma magari voleva far sorridere o piangere o indignare o rilassare o “insegnare” qualcosa al lettore.
    Poi il fatto che piero sia bello, non vorrà mica dire che sia bravo o migliore, è bello, basta finito li
    Poi la mia non era una critica pesante, e sono certa che Piero ha l’intelligenza per averlo capito, era un appunto, o uno spunto di riflessione.
    Il concetto del dimostrare, è sempre un qualcosa che io, personalmente io, credo di aver visto tra le righe, ma anche qui non c’era critica ma come un invito a liberarsi da questo eventuale peso, perchè appunto non ha niente da dimostrare.
    POi diciamoci la verita, che due coglioni a stare a spiegare tutte queste cose!!!! miiiiiiiiiii veramente sono discorsi, chiacchiere.. e credo che chi fa questi articoli sa esattamente che c’è qualcuno che avrà da dir qualcosa, se no tu scrivi e tu li tieni nel cassetto e nessuno ti scassa a uallera
    Stai serena non c’è nessun movimento contro gli scrittori.. figurati a me mi danno da mangiare!!!
    ciao
    fra

  9. cioè? sei figlia di scrittori? fai l’editore?
    no, che piero sia bello non c’entra nulla. solo che gli scrittori italiani sono tutti un po’ bruttini (a parte veronesi che è sexy da morire), quindi mi faceva piacere sottolinearlo. così, tanto per fare discorsi da femmine così che i maschi possano dire che le femmine parlano da femmine (e scrivono cose da femmine).
    stiamo serene, sì.
    piacere di averti conosciuta.
    con la “uallera” mi hai conquistata.

  10. Io, a dir la verità, con Piero un po’ ce l’ho! E’ giovane, bello, intelligente, bravo, simpatico. Echeccazzo! Spero, almeno, che abbia la forfora!!! ;-)

  11. Care fra e zoe, è bello vedere che avete fatto la pace. Per la verità un po’ aveva ragione fra, perché non le si può certo dire “che lo leggi a fare se non ti piace”: uno lo legge, e solo dopo, dice se non gli è piaciuto e poi dice anche che chi scrive scrive bene o male. Poi sinceramente ora mi avete incuriosito: in che senso fra gli scrittori ti danno da mangiare? Vendi libri o come ha ipotizzato zoe sei un pezzo grosso?
    Poi, che tutti gli scrittori siano brutti è da dimostrare… ma le scrittrici? Voi come siete?
    Saluti

  12. sta diventando una chat di incontri? in cui si richiede la descrizione fisica? :-)
    ganzo

    Non sono un pezzo grosso nè una libraia (peccato), lavoro semplicemente in una casa editrice e parlo troppo, però di solito non sui blog, non mi piacciono.. ma mi sa che mi stavo solo annoiando nelle mie consuete 10 ore di lavoro e si fanno dei commenti per illuderci di dire qualcosa di intelligente, a volte accade a volte no
    un bacio a tutti e buona giornata spero che stiate più in giro che a scrivere in internet

    ps il bello e il brutto è relativo. Il bello serve a dare una cosa gradita agli occhi o per una botta e via.. ma se quando ci parli ti cascano le braccia che ti frega anche se è un figo da paura?

    PIERO NON STIAMO PARLANDO DI TE!!!! :-)

    ciao di nuovo

  13. tremendo.
    sono pentita di aver anche solo in minima parte generato questo…

    beppe, certo che puoi dire se ti è piaciuto o meno, ci mancherebbe altro. fare dietrologia però è sciocco. dire: a chi vuoi insegnare? scrivi difficile per farti vedere?
    non so, chiediamo all’autore del Finnegans Wake perché l’ha scritto così?
    lo trovo un modo molto povero di confrontarsi con la letteratura e con ogni forma di espressione in genere.

    a presto

  14. fra, il fatto che tu adoperi la parola ganzo (che adopero anch’io) mi fa pensare ad una tua collocazione geografica precisa. Il fatto che vi abbia chiesto se siete belle o brutte deriva dal fatto che avete voi cominciato a parlare di questi temi (che a me vanno benissimo anzi, i pettegolezzi mi piacciono). Comunque non avete risposto.
    Quanto a te zoe, non devi pentirti di nulla, si fa per unire il serio al faceto. Tuttavia volevo dirti che sono d’accordo con te quando sostieni che scrivere difficile non è assolutamente un difetto o necessariamente una forma di esibizionismo. Tuttavia potrebbe anche esserlo…

  15. a me dicono che sono bellina, ma io non ci credo tanto, credo di essere simpatica e di avere un bel sorriso quando non ho una faccia di cemento…
    ora però fermiamoci qua

    :-)

  16. Zoe, ma quanto colta sei? Senza un refuso, citi Finnegans Wake, un libro amatissimo a Casoria. Secondo me io e te ci conosciamo…

  17. giuseppe,

    non è vero che non ci sono refusi, ho scritto perchè con l’accento grave!
    :-)))
    perdono perdono perdono

    giuseppe incocciati non lo conosco, ma una volta un mio vicino di casa un po’ giuggiolone che si chiamava giuseppe venne di pomeriggio a casa mia dicendo che doveva per forza fare una torta, io ero perplessa ma lo lasciai fare, e quando fu pronta esclamò: mangiamo la torta dell’amicizia! aveva anche scritto amicizia col dito sullo zucchero a velo. non scherzo. la torta era pure buona.

    sei tu, giuseppe?! ci siamo ritrovati?!
    ;-)

  18. ti sbagli clara, io lavoro 7 giorni su 7, e siccome faccio un lavoro che amo molto non bado nemmeno agli orari.
    be’ per scriverti questo post ho impiegato anche quei 4 secondi rubati al mio lavoro (ma tanto non mi pagano a ora, ho un contratto a progetto, nemmeno quando lavoro di più, ben oltre 4 secondi, mi pagano di più).

    e tu, cara?

  19. “Mi sa” che al più presto andrò a comprare questo libro!!!! oltre agli effetti visibili su questo sito ;-) c’è la Dandini che ne ha parlato in maniera mooolto particolare… insomma avete trasformato una semplice curiosità in certezza!

  20. vedo che l’ironia non è una caratteristica distintiva in questa comunità…..si chiama così in italiano?! MI SA di si…..e poi basta con sto vittismo da precari sfigati….non se ne puo’ più! possibile che questa parola bisogna infilarla ovunque?! che centra il contratto a progetto in questo constesto, me lo spiegate!!!! io sono 10 anni che lavoro con cococo e cocopro ma che centra…e se proprio lo volete sapere ho rifiutato ben due volte di essere assunta a tempo indeterminato perchè non me frega un benedetto cavolo di niente…sto bene così, guadagno di più e sono libera…..e sù fatela finita, ma non avete capito che ve ne dovete fare una ragione….pretendere rispetto e dignità professionale, questa è l’unica rivendicazione da fare! andiamo oltre please

  21. dimenticavo….(sempre che interessi) il libro lo sto leggendo…..non è un capolavoro ma è simpatico…si legge bene, anche troppo per i miei gusti!
    PS Consiglio “trilogia della città di K.” di A. Kristof….ecco, questo, a mio avviso, è un capolavoro.
    adios

  22. Clara non è il contesto certo di parlare di lavoro precario, ma ti prego di riflettere prima di fare rivendicazioni sindacali. TU forse starai bene in cocopro, forse TU sei più libera e guadagni di più. Che ne sai degli altri? prima di accusare qualcuno di essere vittima, spogliamoci e indossiamo i suoi abiti e vediamo quanto sono stretti o usati. Io ho 35 anni sono in cocopro da 6 e sinceramente ora vorrei l’assunzione, perchè lavoro tanto e lavoro bene e anche se non sono in coppia vorrei poter pensare di rimanere incinta e avere protezioe salariale, avere una 13° o 14° perchè il mio stipendio non è alto e non corrisponde alla mole di lavoro e responsabilità che ho.
    Per quanto riguarda il libro, non sarà un capolavoro, ma quando lo leggi sorridi, e passi delle belle ore…. GRAZIE A DIO!!!! ma tutto deve essere eccelso e capolavoro nella vita????? miiiii che noia…

  23. Reintervengo.
    Io, cara fra, la penso un po’ come clara (e anch’io non sono un dipendente).
    Mi spiego meglio. Oggi è necessaria mobilità, professionalità, disposizione al rischio, capacità di cogliere al volo le opportunità che si presentano e così via.
    Anche se non è così facile (me ne rendo conto) se davvero senti di valere, è il tuo ‘datore di lavoro’ che non ti lascerà andare via offrendoti condizioni miglioi, o magari qualcun altro ti offrirà qualcosa di meglio.
    Sono contrario alla precarietà ben s’intende, ma in fondo lo spirito di clara mi sembra giusto e forse anche te puoi chiedere e ottenere di più, forse…

  24. dai, w il liberismo sfrenato, yuppidooo!
    che pena.

    in ogni caso, io non faccio la vittima. sono orgogliosa del mio lavoro, guadagno bene, e ho anche la presunzione di pensare che sia miglire del tuo, clara. semplicemente non posso fare un figlio, ma che importa, tanto tra 10 anni vado in menopausa, e non ci penserò più.
    da chi parla male l’italiano mi aspetto anche discorsi del cazzo come quello di clara.
    con permesso.

  25. Io non sono in termini di giusto o di sbagliato, è che cerco di non permettermi di emettere giudizi sulle scelte altrui usando anche epiteti pesanti o sprezzanti perchè ritengo che molte volte le generalizzazioni non vadano bene.
    Caro Beppe, caro sul serio, come fai a non sapere che non ho cercato e tutt’ora non continuo a cercare ma non trovo? Non tutti i tipi di lavoro hanno un gran mercato e il passare degli anni, ti da si più professionalità ma ti taglia le gambe sotto altri punti di vista.
    IO credo che non conoscendoci tra di noi, non conoscendo le nostre vite, perchè dobbiamo scadere in queste affermazioni di scienza, forti e chiuse.. coltiviamo anche un po’ il dubbio e la voglia di sapere perchè una persona dice certe cose.. senza offendere nessuno.
    Oppure leggere, avere una cultura o solamente fingersi intellettuale è un modo per darsi una superiorità che ci serva ad infierire su altri?
    La verità è sempre nel mezzo.. non a caso
    :-)

  26. io tanta rabbia proprio non la capisco….ma che avete la coda di piglia scusate eh!!!! ma vogliamo affrontare il tema?! bene, facciamolo, ma per favore lasciando da parte offese e allusioni che francamente mi eccitano molto poco, lo trovo deprimente..
    io non ho nè detto che sostengo il liberismo sfrenato nè che tutti dovrebbero sentirsi realizzati con un contratto di lavoro piuttosto che un altro.
    Da che mondo e mondo, esisteno privilegiati e sfigati…nel lavoro e nella società civile (che lo è sempre di meno a quanto pare) …
    E guardate….non necessariamente essere dipendenti rappresenta un passaggio di qualità (molti hanno esattamente gli stessi problemi che hanno coloro che lavorano con contratti atipici)…conosco parecchie persone che avrebbero molto da dire a tale proposito!
    l mondo si evolve un po’ per tutti e bisogna anche farsene un po’ una ragione. L’ideale sarebbe essere liberi di scegliere….ma forse questo è un obiettivo utopico.
    Però una cosa la devo dire….il vostro atteggiamento alimenta un meccanismo perverso….lamentarsi non significa far sentire la propria voce…credete forse che lo statuto dei lavoratori ce l’abbia regalato qualcuno! scusate il linguaggio rude, ma i diritti che hanno i lavoratori dipendenti qualcuno s’è fatto il culo per acquisirli…e devo dire, che qualcuno oggi non dovrebbe goderne perchè non se lo merita.
    Noi precari, non siamo una categoria, non siamo portatori di interessi, perchè siamo una massa informe di persone, che non ha assolutamente niente in comune, culturalmente e professionalmente.
    E’ evidente che finchè ci scanniamo tra di noi, i nostri cari datori di lavoro godono…..
    perciò….basta con ste lagne….se proprio state tanto male, datevi da fare, costruite qualcosa, progettate…..è così che si fa.
    E se posso terminare….non è che la nostra generazione è un po’ viziatella per caso????? insomma, tanta gente fa figli, quando li vuole anche se non ha un soldo e tanta gente va a vivere da solo se questa è una priorità che va oltre al fatto di dover fare sacrifici.
    CARE MIE, ESSERE GRANDI E’ DURA….bisogna anche un po’ sbattersi…fate un po’ voi! per quello che mi riguarda faccio quello che posso!!!
    PS ma perchè le donne sono sempre così acide!!!!!!
    PSS CHIEDO SCUSA PER GLI ERRORI DI BATTITURA MA NON HO TEMPO DI RILEGGERLE….SAPETE….ANCHE IO LAVORO PARECCHIO!

  27. @fra
    cara fra, capisco bene, ma non si deve avere solo paura. Certo (anche per me) la vita è meno rilassata di un tempo.
    1) io ad esempio (se può servire) ho cambiato: dal sicuro all’insicuro per scelta; ho cambiato completamente atteggiamento e oggi non do più nulla per scontato, tanto meno il mio futuro. Cerco ogni giorno di acquisire la consapevolezza che qualcosa, comunque andrà, potro farlo.
    2) vorrei semplicemente che il mercato non mi garantisse un lavoro fisso a vita senza motivo e motivazione, ma mi potesse dare sempre un’opportunità, per il resto starebbe a me saperla e poterla cogliere. Questo significa che non dovrei (non devo) mai fermarmi, ma costantemente verificarmi, mettermi in discussione e magari cambiare.
    3) ho deciso di cambiare (e ho cambiato e per ora ho cambiato in meglio) quando ho capito che avrei potuto fare anche il netturbino (con tutto il rispetto per i netturbini) purché fosse qualcosa che veramente metteva in gioco la mia vita.
    E’ per questo fra che t’invito ad avere più fiducia e a non dare niente per scontato.

    Da ultimo poi: non pensare che oggi essere assunto a tempo indeterminato significhi stare in una botte di ferro: vedi quanti licenziamenti e quante ristrutturazioni?
    Meglio tenersi in allenamento ed essere sempre pronti a reinventarsi. :-)
    Sei davvero bellina? Gli occhi come ce li hai?

    @clara
    tendenzialmente ti do ragione, ma non nei toni.

  28. Caro Beppe
    ma io non ho paura in generale, anche se annozero e ballarò mi vorrebbero far venire paura, e non ho paura soprattutto del cambiamento e dell’andare avanti. Io vorrei essere assunta qui, perchè mi piace molto il mio lavoro, ma veramente tanto.. e parlo di adesso in questo momento. E mi sento fortunata perchè nonostante lavoro anche 12 ore al giorno, fuor di metafora, faccio qualcosa che mi piace… poi qui si potrebbe aprire un altro fronte di discussione sull’altro tempo che mi rimane ma sono argomenti da questo blog
    La cosa importante è SCEGLIERE, o meglio aver la POSSIBILITA’ DI SCEGLIERE, che sia assunzione, mobilità spinta, ma che sia tu a scegliere.. ed è solo questo che rende brutta e difficile la vita, il fatto che a volte ti ritrovo a non poterlo fare.. in ogni ambito.
    Si sono bellina e miei occhi sono neri come le notte, però non sarebbe meglio che li approcci li facessi nella vita reale alle donne che incontri che in interne? :-)
    Per clara:
    potrai anche dire cose giuste e vere, ma dette come le dici, io a prescinde e a priori (adoro totò) ti do dell’esagitata e ti lascio sbraitare ad uno specchio.. usalo bene codesto carattere guerriero

    buon ponte a tutti

  29. zoe
    Posted 24 Ottobre 2007 at 12:39 | Permalink
    ti sbagli clara, io lavoro 7 giorni su 7, e siccome faccio un lavoro che amo molto non bado nemmeno agli orari.
    be’ per scriverti questo post ho impiegato anche quei 4 secondi rubati al mio lavoro (ma tanto non mi pagano a ora, ho un contratto a progetto, nemmeno quando lavoro di più, ben oltre 4 secondi, mi pagano di più).

    e tu, cara?

    ecco, riposto il mio post che ha generato questa discussione, affinché clara possa indicarci con precisione dove legge le lamentele, le lagne e soprattutto quando e come appare la parola “precario”.
    il mio era un modo ironico di dire che se posto un messaggio su un blog non rubo tempo al mio orario di lavoro, perché non ho un orario di lavoro, visto che ho un contratto a progetto.
    io non mi lamento e non mi sento sfigata, ho la fortuna, guarda un po’, che leggere i blog non cozzi, anzi, abbia a che fare in un certo modo col mio lavoro.
    questo non significa che se una mia amica di 32 anni desidera fortemente un figlio e non può farlo perché ha l’ennesimo contratto a progetto (anzi ne ha due, risulta collaborare per due aziende diverse che in realtà sono la stessa, così ognuna la paga un po’ meno) e ai colloqui, quando dice che è sposata, le chiedono se ha intenzione di fare figli, a me non me ne debba fregare nulla perché tanto io non sono sposata, guadagno il doppio del mio fidanzato e non vorrei affatto un figlio adesso.
    non mi piace dare la responsabilità a chi lavora dei danni che subisce al lavoro. come dire: se non ti fanno un contratto migliore vuol dire che non vali, dipende da te. non posso sopportare un ragionamento del genere.
    clara, mi sembra che ti senti tanto figa e per questo quando ti leggo la prima reazione è che… ti vorrei tirare una testata ;-) ma poi penso che qualcuno diceva che chi è felice ha ragione, e se sei felice, e a scrivere post simili ti trovi bene, allora… c’hai ragione pure te.

    cara fra, buon ponte anche a te. se ti descrivi ancora così, rischio di innamorarmi anch’io.

  30. ah! io vivo da sola da 11 anni, ho fatto miliardi di lavori, tra cui la lavapiatti, per riuscire a fare poi quello che volevo, ossia quello che faccio ora. la mia vita è piena di progetti, è un “in progress” continuo, faccio almeno tre lavori diversi (con entrate diverse, è ovvio) e tutti e tre lavori che amo, ecco perché “fatico” anche sabato e domenica. ma è un po’ lavoro e un po’ passione. mica mi lamento, anzi. e immagino sia così anche la vita degli altri. piena di progetti. e tra i progetti c’è anche sposarsi e fare figli. non vale meno, sai? sono viziati? conosco una coppia che ha fatto un figlio con 800 euro al mese. ecco, per te forse non sono viziati e sono coraggiosi, per me sono incoscienti. non a caso sono dovuti tornare a vivere coi genitori.
    non sopporto i saputelli che pensano di aver in mano le strategie vincenti e partono dal presupposto che gli altri siano idioti.
    clara, non abbiamo bisogno di te che ci insegni che “è così che si fa”, capito?
    datti pace.
    spreca le tue energie per ripassare un po’ di grammatica italiana, o un po’ di etica.

    saluti.

  31. Questa conversazione è durata pure troppo. Per quel che mi riguarda finisce qui….e per fortuna che i toni accessi li ho usati io! mah….mi dispiace solo che, al solito, gli unici soggetti intelligenti appartengono al genere maschile!
    Sapete che vi dico? fate un po’ come vi pare….ognuno è solo, nelle sue convinzioni e nelle sue sfighe….
    un saluto a beppe

  32. Cari ragazzi/e, siete tutte persone in gamba.
    Io dal canto mio non voleva fare il saputello e per questo se lo è sembrato mi scuso, anche perché le difficoltà le vivo come tutti (cercavo solo di dare un messaggio positivo). E’ vero ognuno sa di sé e il mio intento era buono, concedetemelo.
    Fra, sì, stai tranquilla, gli approcci li faccio nella vita reale.
    (Spero un giorno di incontrarti).
    (Non succederà mai).

  33. caro beppe,

    io volevo proporti di dare il numero a clara visto che ti ha definito l’unico intelligente tra noi, così magari si placava, ma devo dire che anche io avrei scelto fra al tuo posto ;-)

    ciao

  34. Zoe e Beppe,
    siete i miei miti! Ad un certo punto pensavo di essere dentro una fiction di quelle fantastiche americane con delle battute geniale, mi sono anche voltata per vedere se c’era la telecamera. Zoe vorrei avere la tua parlantina e Beppe vorrei essere gentile e posata come te… Clara invece invidio un po’ della tua sicurezza.. sicuramente non avrai mai dubbi e mai ti sentirai sbagliata.. peccato!!!
    Cari Zoe e Beppe siete da conoscere
    Baci

    ps sono appena rientrata a milano dopo otto ore di coda da Cetona, ah se lo meritava!!! non c’ho più una lira ma ho visto delle querce, con certi colori che non ha prezzo (oddio mi sa che parlo come una pubblicità :-)

  35. è proprio vero che l’uso insistito dei puntini di sospensione è un segnale di insicurezza.

    mi spiace che tu ti sia resa ancora una volta ridicola, mostrandoti anche volgare.
    mi spiace, povera clara.

  36. povera, non volevo turbarti, !!!! un essere tanto puro, delicato, superiore …non dovresti abbassarsi a tale livello…rispondere ad una persona così stupida e ridicola! Figlia mia, tu trombi poco e soprattutto non c’hai proprio un cazzo da fà….perdona il termine ma quando ce vò vò. Saluto tutti (gli altri), chiedo scusa per l’intromissione e per la deriva. Adesso basta però, perchè io non c’ho proprio tempo di sta dietro a ste cazzate.
    La pace sia con voi

  37. gli errori di italiano ovviamente sono ad esclusivo godimento di quella deficente che vi sta tanto simpatica…

  38. Cara clara, perché ti arrabbi così? Non ne vale la pena. L’ho detto, siete intelligenti, da quel che ho capito anche molto brave (probabilmente te ricopri anche un ruolo importante). Magari se vi foste conosciute in altre circostanze andreste anche d’accordo e vi stimereste.
    Zoe e Clara ditevi qualcosa di reciprocamente condivisibile. Magari poi diventate amiche… dai!

  39. cara clara,

    molto scontato e popolare parlare di trombare, io tra l’altro l’ho fatto l’altroieri ed è una cosa a cui non rinuncio facilmente. non che ti riguardi, peraltro.
    ti ripeto, lavoro moltissimo e pago anche tantissimo di tasse. ma tu sei libera di credere quel che vuoi, cara clara.
    assolutamente non sono un essere delicato, se non di stomaco, almeno. superiore nemmeno. l’ansia di essere superiore mi ucciderebbe.
    deficiente invece, perdonami, ma lo dici a tua madre o a tua sorella o a tua figlia o al tuo compagno o alla tua compagna, a me non ti permetti di dirlo. sei molto più aggressiva di me, e molto meno autoironica: mi stupisce. e alimenta la mia autostima. potresti provare il mio psicoterapeuta, è un po’ caro effettivamente, ma non ho dubbi che tu possa permettertelo. vedi, frequentarlo mi consente di parlarti senza dover scendere così in basso da doverti mandare affanculo, anche se te lo meriti eccome, come invece faresti tu.

    beppe, perdonami, ma perché buonisti per forza?

  40. chissà cosa pensa piero sorrentino o addirittura diego de silva? E’ buffo come da un commento su un articolo, commento letterario o commento di gusto si sia arrivati a queste cose. Forse abbiamo ridato vita ai caffè letterari di inzio secolo dove la gente parlava di letteratura e vita senza distinzione e poi si sputava in faccia o facevano gli offesi.
    Inoltro sono invidiosa di zoe e clara che fate sesso, io è un po’ troppo tempo che non pratico.. forse lavoro troppo :-) Beppe ti prego non fare commenti, sei sposato ah ah ah
    Spero che passiate una bella giornata qui a milano splende il sole e ho una ghianda sulla scrivania che mi ricorda che niente di tutto ciò per cui sto sclerando vale la pena

    baci
    fra

  41. potrei anche rispondere a tono ma guardate, proprio non c’ho voglia. Si discute già abbastanza con le persone che ci sono accanto, figuratevi se mi metto a litigare con una che non so manco chi è. Caro beppe, io non affatto arrabbiata, anzi questi scambi mi hanno anche un po’ divertito, e mi stupisco che alcune delle persone qui presenti che tanto si autostimano (ogni riferimento è puramente casuale) non l’hanno compreso. Se proprio c’è una cosa che non mi manca (dato che di difetti ocme tutti ne ho a palate) è l’ironia….e a dire il vero non mi toccano nemmeno le offese gratuite (che non so parlare italiano, che voglio fare la maestrina, che sono ridicola, che faccio pena, che sono insicura, che sono scurrile, che mi si darebbe una testata, e via dicendo), normalmente le ignoro a meno che non giungano da persone a cui sono legata affettivamente. però ci sono alcune tipologie di persone che mi disturbano, poche in realtà, ma alcune ci sono. sono quelle che si mettono in competizione, che non si sanno confrontare, che vogliono avere sempre l’ultima parola, che devono sempre parlare di sè stesse, tignose e sempre con la parola pronta. credo che a volte il silenzio sia meglio di mille parole. il silenzio consente di pensare, di riflettere, di prendersi il proprio tempo. e per questo che non amo i blog, le chat, e tutto quanto ci somiglia. io non lo so se ho un lavoro migliore del vostro, nè se guadagno di più, nè se vivo meglio. credo non sia rilevante nè interessante per nessuno. non stiamo facendo una gara. se così fosse saremmo tutti perdenti in partenza.
    credo anche che la vita sia una cosa difficile e meravigliosa…ma purtroppo ce lo siamo tutti un po’ dimenticato, perchè troppo presi da noi stessi e dal nostro piccolo mondo individuale, perchè siamo incattiviti e non si sa bene per cosa.
    mi piace provocare, questo è vero, e mi piace perchè la provocazione produce reazioni…e le reazioni consentono di sopravvivere.
    non ho mai voluto giudicare nessuno, non è mai stata mia intenzione. ho espresso delle opinioni personali, ognuno di voi era ed è libero di coglierle o meno.
    volevo chiudere, in onore di chi è interessato, con qualche nota personale, dato che non ho mai parlato di me. Ho 35 anni, sono una consulente e lavoro per la pubblica amministrazione. E’ un lavoro interessante, intenso e invadente che mi succhia tempo e vita. Ho un compagno che amo molto, non siamo sposati ma conviviamo, e non abbiamo figli. forse un giorno, prima della meno pausa, chissà…..non sono sempre soddisfatta delle scelte che ho fatto, me ne assumo la responsabilità, ma in fondo sono felice. Vivo a bologna da 17 anni e desidero, tutte le mattine, fuggire via da questo paese, che uccide sogni e speranze. ma sono una persona ottimista e combattiva. non mi voglio rassegnare.
    gran parte dei miei problemi, sono i problemi di tutti. sono grande e me ne faccio carico. non credo si possa fare altrimenti.
    bene. con questo post (si dice così? non me ne intendo) vi saluto davvero anche perchè nel frattempo ho terminato il libro oggetto di questo blog.
    saluti

  42. e ti è piaciuto?
    io ne ho letto una settantina di pagine. mhm… sorridente, ecco. non saprei come definirlo altrimenti.
    ricordo che avevi detto che non ti stava facendo impazzire.

    sai, clara, molto spesso si viene fraintesi. a me capita frequentemente e mi sa che capita anche a te.
    “però ci sono alcune tipologie di persone che mi disturbano, poche in realtà, ma alcune ci sono. sono quelle che si mettono in competizione, che non si sanno confrontare, che vogliono avere sempre l’ultima parola, che devono sempre parlare di sè stesse, tignose e sempre con la parola pronta”.
    anch’io ho pensato esattamente qst di te. ma la mia esperienza (sono più giovane di te, ma di poco) mi insegna che le persone sono sempre molto meglio. sono sicura che lo sei anche tu. io lo sono, con molto sforzo, ma ci provo.

    in bocca al lupo per tutto.

  43. cara fra,

    pensavo la stessa cosa.
    qui a roma fa troppo freddo per la mia finta giacchina di pelle h&m!
    sui vetri delle finestre dei palazzi che vedo dalla mia finestra, mentre scrivo al computer, si riflettono nuvoloni grigi.
    però sono più tranquilla di ieri. lo stesso.

    ti abbraccio

  44. Cara Zoe, hai visto perché era il caso di fare il buonista?
    Ne è valsa la pensa credo. Siete in gamba, lo sapevo.
    Concedetemi che avevo ragione (ne ero sicuro).
    Brava Clara hai scritto una bella cosa e per di più su di un Blog.
    fra, ma l’email l’hai trovato?
    E allora?

  45. ah dimenticavo, clara e zoe (fra no perché aspetto l’e-mail), spero di rivedervi presto su un alto dibattito qui su NI, mi raccomando!

    Ah, per la cronaca: Milano, Bologna, Roma…. Lucca.

  46. si è vero, l’ho trovato divertente, sono d’accordo, fa sorridere. una lettura gradevole ecco. ora sto leggendo “dentro” di Harvey Kenneth (quest’estate dello stesso autore ho letto “la città che dimenticò di respirare” e mi era piaciuto….volevo approfondire la conoscenza) ma faccio una gran fatica ad andare avanti. forse non è il momento giusto per questo libro. non so se vi capita, ma ci sono dei momenti in cui ho bisogno di leggere un libro e non un altro. e così ieri sono andata da feltrinelli mi sono immersa nella ricerca spasmodica di un libro da leggere adesso. ne ho presi tre. diversi tra loro. vediamo un po’ se uno di questi è quello giusto. uno dei tre è l’ultimo di Jonathan Coe, uno dei miei autori preferito. spero non mi deluda. ciao e buona giornata a tutti

  47. cari cicci
    il libro a me è garbato ma lo sapevate e ora consiglio spudoratamente Dieci di Longo.. è bellissimo.
    Credo che si capisca che tengo napoli in to o core (non so se si scrive così.. longo saprebbe fare meglio)
    baci
    x beppe
    caro ce l’avevo già prima che tu me la girassi la tua mail ti avevo trovato in internet.. chissà

    zoe, tesorina che sei

    brava clara…

  48. anche a me “dieci” sta piacendo. è l’estrema semplicità. quel minimo miserabile che fa deviare le cose, che fa cambiare tutto, che fa scappare al lettore il cuore in gola. è bravo, sì.
    de silva un po’ mi delude. è divertente, sì, come dicevo. però… non fa che usare e rielaborare, in modo intelligente e disinvolto certo, degli stereotipi sulle relazioni (coniugali, di lavoro, padre-figlio…). un po’ come un comico molto colto.
    sai clara che anche io avevo iniziato “dentro” questa estate e non sono più andata avanti?

    ho iniziato pure littel. in mezzo a tremila altre cose aperte.
    fra ma come mai tieni tanto a napoli?

  49. tengo a napoli perchè fino allo scorso anno avevo un fidanzato napoletano e come dire mi è rimasto nel cuore.. ma forse più che a Napoli tengo alla napoletanità, a quello che le persone riescono generare con le parole, i suoni, le espressioni… chissà forse in un’altra vita ero una donna dei vicoli … mentre in questa mi sono rimasti solo i colori e la passione.
    Io ho letto Alan Bennet, da schiantare dal ridere.
    Ho letto la Parrella e insomma.. che vi devo dire preferisco l’Orestiade
    Poi vi risparmio i libri che devo leggere per lavoro.. che veramente vorrei accenderci il fuoco

  50. fra, ho capito (me lo chiedevo) dove hai indagato nella mia vita, nel cazzo di scheda che libero.it fa riempire se vuoi aprire un blog. Bene 1 a zero.
    Senti, in attesa che tu utilizzi l’email (visto che io non ce l’ho la tua) e dato che accendi il fuoco con tanti libri, uno più uno meno: perché non provi col mio. Se vuoi te lo mando (così mi dai anche il tuo indirizzo).

  51. @fra
    si scrive dint’ ‘o core!!!
    mi è molto piaciuto quello che hai detto della napoletanità ed è proprio quello che mi fa amare la mia città, con il suo dialetto, le sue tradizioni, i suoi colori.
    E’ una grande gioia per me quando trovo persone che vanno al di là dei soliti luoghi comuni.
    Buona serata a tutti

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