Contro gli astensionisti

scheda-elettorale.jpg di Beppe Sebaste

A ogni scadenza elettorale, anche se magari non sono mai gli stessi, incontro amici e conoscenti che dicono che stavolta non voteranno. Non sono come gli ignavi di Dante, tormentati nel vestibolo dell’Inferno perché, già rifiutati dal Cielo, sono sgraditi anche a Satana, non avendo avuto neanche il coraggio di peccare. C’è chi è deluso (e chi non lo è?), c’è chi protesta per punire i partiti (ma punire chi?). C’è chi si sente ormai al di sopra della mischia, chi ostenta un’idea della coerenza e della purezza morale e politica che non ha niente a che vedere né con la coerenza, né con la morale, né con la politica. Tutti hanno invece molto a che vedere con una patologia dilagante: il narcisismo.
Il narcisismo di chi vuole astenersi dal voto si ammanta infatti della pretesa di identificarsi totalmente nell’atto del voto, di specchiare se stessi nella crocetta apposta sul simbolo elettorale, come se esistesse un simbolo o un partito capace di riflettere la complessità di sentimenti, aspirazioni e idee politiche di cui ognuno è portatore (consapevolmente o no). A chi ha questa assurda, ingenua pretesa, ricordo che il voto è un atto pragmatico che non esaurisce la politica che conta davvero, quella che ogni santo giorno ogni persona conduce in ciò che fa e che non fa – beninteso anche dopo le elezioni. Nessuna cabina elettorale può legittimamente contenere questo universo. Il narcisismo dell’illusoria coerenza di chi si astiene esprime invece un invadente egocentrismo che non conosce empatia né alterità, come lo specchio. Non conosce politica, pur essendone parte.
Una volta anch’io dichiarai di non avere votato per protesta. Naturalmente era falso (avevo votato Pci), ma dire è fare, contano gli effetti di ciò che si enuncia. Era un messaggio politicamente interpretabile. Ma il non voto, scheda bianca o nulla, è un anonimo spreco che cancella ogni intenzione e va a vantaggio aritmetico dei partiti, anche quelli più avversi. Votare è un atto pragmatico che accade una volta ogni qualche anno. Non ho mai pensato che esaurisse le mie idee e emozioni, i miei orizzonti personali e collettivi. Non ho mai preteso che riflettesse più di tanto i miei sentimenti. Se voto Veltroni (per esempio) lo scelgo come interlocutore di un dialogo, fosse anche conflittuale. Votare significa poi contribuire a scegliere una serie di effetti irreversibili, a volte devastanti. Se si pensa che per una manciata di voti il petroliere Bush Jr. ha prevalso sull’ecologista Al Gore, e ha fatto così la catastrofica guerra all’Irak allevando generazioni di terroristi islamici, il contributo individuale alle elezioni assume una responsabilità da brividi.
Scrivo queste frasi il giorno in cui appaiono dichiarazioni sconvolgenti di Bossi, Berlusconi e del suo delfino Dell’Utri. Se vincono loro, dice quest’ultimo, cambieranno i libri di Storia delle scuole per cancellare la Resistenza antifascista (lui la dice con la erre minuscola, per disprezzo); e che il mafioso Mangano, già stalliere di Arcore, fu un eroe, perché è morto in galera senza aver fatto mai il nome di Berlusconi. Ecco, le elezioni possono verosimilmente mandare al governo queste persone. Cari astensionisti, se davvero vi sentite neutrali di fronte a questa concreta eventualità, allora avete già scelto, e il mio voto sarà anche contro di voi.

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85 Commenti

  1. Questa è un’interpretazione che non avevo mai letto, nè sentito.
    Mi sembra rafforzante, la già esistente convinzione (scarsa, o piena che sia) di andare a votare.
    Ma non sufficientemente convincente per gli indecisi, e tantomeno per gli egocentrici/narcisisti. Ogni intuizione sulle conseguenze dei compartamenti individualistici viene sempre risucchiata dal buco nero del loro ego.
    Infilerò le schede dentro a quelle maledette urne.

  2. Sono d’accordo in assoluto.
    Io infatti voterò Veltroni pur non essendo d’accordo per niente con lui, eccetto sul fatto che lui sta facendo la politica “giusta”. Mentre ciò che penso io, del tutto estraneo al programma del P.D. , se incarnato in una forza politica, porterebbe a una conflittualità ancora maggiore di quella che oggi caraterizza il nostro paese.
    La politica “giusta” è quella che trova un compromesso tra posizioni inconciliabili. E chi meglio di Veltroni:”e…e..” può fare questo?
    I soliti idioti lo prendono in giro proprio per la miglior qualità che possiede.
    Tutta, dico tutta la sinistra critica, ha la stessa dignità di coloro che frequentano le curve degli stadi.

    Giovanni Cossu. Firenze.

  3. Io vivo con un astensionista e ne riconosco, più che altro, la profonda pigrizia.
    Dice che, se votasse, ora voterebbe come me.
    E’ dura, in questo caso, non soffrirne.
    Ne conosco un altro, di grande intelligenza, che (dice) se andasse a votare, sarebbe tentato di votare in modo opposto al mio.
    E’ dura, consigliargli di andare a votare lo stesso..

  4. perchè astenersi?
    io ritengo giusto che ognuno possa esprimere il suo pensiero,
    il silenzio in questi casi non risolve nulla.
    magari neanche votare, ma almeno posso dire ci ho provato!

    :-)

  5. Ho ascoltato questa mattina una trasmissione su France Cultura a proposito delle elezioni in Italia. La campagna è insipida secondo i protagonisti, senza dibattito vero. Hanno sottolineato il peso della chiesa e della mafia: Calabria, Campania sembrano regioni importanti.
    Non sono italiana, ma penso che voterei: non lasciare qualcuno decidare al tuo posto.
    Mi rammento che la morte nel cuore ho votato per Chirac, quando le Pen è arrivato al secondo turno.
    Ho sempre votato, anche quando il dibattito non mi appassioneva, pensavo alle donne che avevano lottato per dare voce alla opinione femminile: votare è importante, lo credo.
    perché un governo di sinistra non sarà mai un governo di destra, anche se Veltroni sembra troppo vicino dell’ America.
    Non sopporto la gente che non va a votare e dopo si lamenta.

  6. Non sono un astensionista.
    Voterò.
    Ma qualche problema a votare ce l’ho anch’io, che non ho mai creduto che il voto fosse un atto di identificazione completa, né ho mai pretese dalla politica quello che la politica effettivamente può dare, eccetera.
    Immagino che Sebaste si riferisca all’astensionismo cosiddetto di sinistra, nel quale si annida un disagio che mi sembra un po’ sbrigativo liquidare come narcisista.
    Inutile negare che molte persone della mia generazione, quelli che oggi hanno sui cinquanta-sessant’anni, abbiano una crisi di rigetto per questo modo di essere della politica, per la modalità contemporanea in cui si produce la democrazia, per la mediaticità del discorso politico, per la perdita di ogni senso di appartenenza della sinistra di oggi, per l’appiattimento dei programmi, uno sull’altro, per questo promettere senza mai proporre, per l’abolizione del futuro, per lo schiacciamento sull’oggi, per l’economicismo, la mancanza di ogni laicità, per l’obliterazione del problema dei diritti civili, eccetera.
    Molti della mia generazione si dicono: va bene, non mi va che vinca il centro-destra, ma perché devo sottostare a questo ricatto politico e sentirmi obbligato a votare per un centro sinistra che mi fa schifo?

  7. Cazzo Biondillo, che fantasia. Mi mancava ancora, questa. Aspettavo proprio di vedere dove mi sarebbe capitato di leggere l’ennesimo “Andate a votare Gessummaria, che se no torna Berlusconi”. Ecco, adesso son tranquillo: l’ho letta qui.

  8. Mi trovo assolutamente daccordo con l’autore dell’articolo, soprattutto quando dice che con il voto non si esaurisce la partecipazione politica alla vita del proprio Paese. Io credo che sia proprio questo l’equivoco più grande, che si pasce e si ingrassa della voluta ignoranza di chi, vada a votare o meno, dice:”Tanto ‘quelli’ fanno come gli pare!” parlando dei politici, come se non ci fosse un significato politico preciso in molte cose della nostra vita quotidiana, cose che facciamo tutti, anche solo esprimere un’opinione e sostenerla contro una opposta. E penso anch’io che andare a votare significhi comunque poter dire “io ci sono” anche se la scelta non è poi così condivisa o netta. C’è già troppo qualunquismo in questo Paese e il qualunquismo fa il gioco di vuole un popolo distratto da futilità per poter meglio fare i propri sporchi interessi. Si può condividere o meno la linea di una formazione politica, quello che non deve assolutamente passare è il ripetersi di tentativi sotterranei o plateali di attaccare la democrazia e le sue istituzioni da parte di personaggi impresentabili che non voglio credere, neanche nel peggiore dei miei incubi, tornino alla guida del Paese.

  9. Niente gesummaria, ci mancherebbe. Invece mi rincuorano gli altri commenti. E’ uno di quegli argomenti in cui non viene davver voglia di essere brillanti. Rigetto ce l’abbiamo in tanti, per il centrosinistra ecc. Narcisismo (in senso tecnico) è esattamente quel desiderio ostinato di vedersi confermati, confermati a se stessi (la peggiore solitudine). Come pretenderlo da un’urna, una volta ogni tot (quattro? cinque? due? ) anni? In questo ultimo mese ho cambiato idea cinque o sei volte su chi votare – pensando anche a strane alchimie di voti disgiunti ecc. Penso che dirò a quelli del partito democratico che ho votato sinistra arcobaleno, ma so che voterò partito democratico. Pragmaticamente. Del resto, l’ho già scritto altre volte, lo penso da anni (ed è una citazione del mio amato gilles deleuze), “governo di sinistra” è un ossimoro: o è governo, o è di sinistra. ma c’è governo e governo, e i gioverni dispongono delle nostre vite.

  10. l’unica cosa che davvero mi rende inquieta, che davvero mi mugghia nel cervello, è la crasi forzosa che questa ennesima elezione mi crea nel corpo.
    anacoluto. emotivamente si spera che vinca il pd, razionalmente ci si convince che non sarà così. uso l’impersonale perché mettere l’io in questa querelle è uno sforzo che non sopporto.
    anacoluto. ieri sono andata ad ascoltare anna finocchiaro al caffè concerto di modena. ho pensato che è una donna intelligente, capace, caparbia, fascinoosa, politicamente affidabile, non ideologica, socialmente responsabile, bellissimache è il miglior capogruppo che abbiamo avuto al senato da decenni eppure, eppure, eppure, eppure, eppure non mi ha sedotto.
    io avrei voluto (e volli disperatamente volli) che anna finocchiaro [e dico di lei perché è un modello di “classe” politica] parlasse alle persone (senza differenze di sesso o di genere, di ceto, del resto) non alle nicchie vetero- o neo- politiche di donne, di giovani, di donne giovani, di genitori padreterni e figli crocifissi.
    io lo avrei voluto, e lo vorrò domani, quando il partito democratico (al governo?) dirà a chiare lettere che in ogni democrazia che sia tale il singolo va garantito perché è sempre il singolo che fa la differenza che agendo differentemente dal trend nel proprio minuscolo intorno modifica le cose.
    io non voglio più una macropolitica fallimentare ma una micropolitica di responsabilità. annullare la scheda non è per forza delegare agli altri una decisione difficile (e poi la democrazia stessa è una delega perché non si può delegare una negazione?) e chi si astiene non è per forza un pigro o un narcisista, può essere più semplicemente uno che è stanco di dare il voto alla bandiera e voglioso vogliosissimo di vivere in un paese SEMPLICEMENTE socialdemocratico.
    anacoluto. io voglio vivere semplicemente in un paese socialdemocratico.

  11. Però non è poco: almeno esteticamente, un mondo con o senza la genìa dei “liberi predatori” incarnati da b. non è la stessa cosa. Anche se i modelli sociali prospettati dagli opposti schieramenti si equivalgono, resta l’incultura, la volgarità, la bruttezza del personaggio b. a fare da discrimine. E’ sufficiente per dare consenso al suo omologo progressista (quale sostiene di essere)? Non dimentico che Veltroni, oltre ad aver liquidato in un amen la lotta di classe e il sangue operaio che è costata, dichiara di “non essere mai stato comunista”: da tanta viltà, da tanto opportunismo non c’è bisogno di essere comunisti per restare disgustati. Il bello di tutto questo però è che (contrariamente a quanto si tende a far credere) nessuna elezione è mai un’ordalia: la politica (Sebaste ha ragione) si fa giorno per giorno, nelle cose minute, così come la democrazia è un abito mentale quotidiano e non un blando esercizio quinquennale. Legittimo perciò il voto al “male minore”, come legittimo l’astensionismo se però serve a qualcosa (ad esempio a un rinnovo di classi politiche) oltre che a tacitare la coscienza dei puri a tutti i costi.

  12. anche in italia mi sembra in atto quel processo di de-politiczzazione di massa che rende vana, se non ridicola, l’affermazione che la politica si fa giorno per giorno, eccetera.
    il voto diventa sempre di più l’unico momento che ci è dato di essere davvero polis.
    quindi acquista, per noi singoli votanti, un contenuto simbolico che travalica di molto la sua efficacia fattuale.
    in fondo sebaste dice: votate per il meno peggio, che c. vi aspettate dalla politica?
    è un discorso realista, ma per qualcuno può suonare come un’adesione incondizionata ad una realtà politica che di fatto rifiuta.
    quindi andiamoci piano con gli aggettivi che si possono affibbiare agli astensionisti.

  13. Sto cercando di decidere se posso essere d’accordo nell’attribuire a narcisismo di fondo l’astensionismo. Per ora non riesco a prendere una posizione. Rispetto il rifiuto di chi è talmente disgustato dalla cosiddetta casta che dice “andate al diavolo”. Forse, per cercare di seguire Sebaste, costoro giudicano se stessi dei puri, dei giusti, che non accettano di affondare le mani nel fango. E il fango, in questo caso, è il “meno peggio”, cercare di tenere lontano l’orrore di un ritorno di questa destra del saccheggio e della mafia.
    Ho avuto, e ho ancora, l’impulso di non votare. E sto cercando di decidere se attribuire a me stesso un atteggiamento narcisista. Forse è un modo per non sentirsi parte di una società, di essere al di fuori e, quindi, al di sopra.
    Ma so perfettamente che non lo farò, e andrò a votare, come sempre.

  14. Il narcisismo non c’entra necessariamente. Il punto è un altro: l’intera compagine dei partiti in lizza rappresenta solo una porzione (io credo minoritaria, ma su questo si potrebbe discutere a lungo e vanamente) della società; un’altra è totalmente non-rappresentata. Le differenze programmatiche (poche) fra gli schieramenti stanno in alcuni dettagli concernenti alcuni diritti civili (differenze peraltro sfumate e talvolta trasversali) e nella tendenziale maggiore “maleducazione” del centro destra… Se un potenziale elettore appartiene alla parte di società totalmente non rappresentata, perchè dovrebbe votare per i propri reali o potenziali avversari?

  15. Perdonate la mia dabbenaggine: che significa che l’articolo è di Beppe Sebaste, ma è stato scritto da Gianni Biondillo? Cmq sono d’accordo: votare è meglio che non votare, anche se di facce e di energie veramente nuove se ne vedono molto poche. Ho provato a mandare il mio nominativo via mail alle segreterie del Pd delle Marche e del Veneto, ma nessuno mi ha cacato. Peccato. Sarei un politico così onesto:-)

  16. mi piace molto sebaste, ma questa cosa – scusate – è debole e poco articolata. anche sartori sul corriere oggi lancia strali sul “non votare” e ipotizza la follia del voto disgiunto (un voto a veltroni e uno a berlusconi). ma perché questa censura morale sul non voto? mi sembra un’ossessione tutta italiana. il punto è che proprio questo ricatto (dei mangano, dei dell’utri, dei piduisti) ha bloccato l’italia negli ultimi quindici anni, perché ha consentito ai partiti di centro-sinistra di non essere responsabili dei propri sfaceli politici e culturali. da parte mia sono stanco di sentrmi in colpa.
    prendi la mia situazione. voto in campania, sono potenzialmente un elettore di sinistra. vorrei votare per il pd, “pragmaticamente”. ma il voto avrà anche un significato, e cosa significa votare pd in campania? significa dare il mio assenso alla gestione pseudo-mafiosa della regione di questi anni, al collasso della spazzatura, ai compensi milionari dei consiglieri d’amministrazione di società fantasma, alla lottizzazione delle asl dietro minacce di morte (documentata), a politiche culturali neo-folkloriche, alla moglie di bassolino terza nella lista al senato, a 300 morti l’anno per camorra e a un indice dei tumori impazzito. allora penso alla sinistra l’arcobaleno. cioè pecoraro scanio, la mediocrità al potere, la conservazione, la corresponsabilità, il grigio più che l’arcobaleno… li conosco quelli che facevano i leader studenteschi all’università – che tiravano i sanpietrini contro le pasticcerie – e ora siedono nei consigli d’amministrazione per occuparsi di bonifiche che non verranno mai fatte. dunque mai.
    ho davanti agli occhi il comizio di veltroni di ieri che ringraziava “antonio” per tutto quello che ha fatto in questi anni, con l’inferno a qualche centinaio di metri.
    il punto – credo – è che tu, sebaste, sei di parma.

  17. (abito a roma, e ne conosco le delizie e gli orrori. voterò rutelli. non amo rutelli. litigherò con rutelli. ma se venisse alemanno… ) caro cristiano, ti capisco totalmente, profondamente. c’è solo un modo perché il non voto sia significativo: la procedura è di presentarsi al presidente di seggio, dichiarare di mettere a verbale che il sottoscritto ecc. non partecipa alle elezioni. ma l’anonimo non votare con indifferenza o annullare la scheda – è quello che scrive in sostanza Sartori oggi sul Corriere, in un articolo “tecnico”, non politico né morale) non è né significativo né problematico per coloro che guidano i partiti (in pratica, Sartori dimostra che se ne fottono).

  18. sono completamente d’accordo a metà col mister de majo (di cui ho apprezzato molto il pezzo sull’internazionale a prop. di emilio di marzio)

  19. Ho votato centro sinistra e mi sono ritrovato un governo con Mastella e Padoa Schioppa, un parlamento che ha finanziato le missioni di guerra un paio di altre schifezze indicibile e una politica che ha totalmente ignorato le catastrofi del sud. E altro ancora ma è inutile fare la lista.
    Se non voto e, come penso, vince il porco di Arcore, almeno avrò la soddisfazione di non rimanere deluso.

  20. Discorso in parte capzioso,almeno per la prima parte.
    Caro mio non è ego o simil assetto mentale,a suscitare rifiuti,bensì mal de panza.Abitare da decenni in questo paesello,dall’aria viziata,rimani colto da nausea cronica.

    Dunque domenica saro’ sulle solide e reali rocce delle Dolomiti.

    Auguri…

  21. A me sembra che tutti quell che parlano di mal de panza o cose così (Mastella eccetera eccetera) ritornino nello stesso circolo vizioso d cui GIA’ parla Sebaste, credendo che il mal de panza lo abbiano solo loro, e fanno del loro disgusto qualcosa di speciale che li dovrebbe differenziare dagl altri. Non è narcisismo questo? E’ più impoprtante per loro sentirsi dalla parte della ragione? Quanto al non votare per non essere delusi, una volta ho sentito Sebaste fare questo paragone che mi sembra appropriato: come quell che si tagliano l’uccello per fare dispetto alla moglie. Credo che esistano nella vita altre occasioni più meno nobili, più meno concrete, per darsida fare in quello che si crede davvero, a parte il voto. Il voto è una cosa che riguarda gli altri, e Berlusconi NON è ugualea VELTRONI, per uanto possiamo sentirci lontani, molto lontani, dal centrosinistra.

  22. Grazie a Cristiano De Majo,
    ci sarebbe da aggiungere che in questo Paese ci si dimentica spesso di chi ideologicamente, e ribadisco ideologicamente alla faccia di chi raglia alla morte delle ideologie, è anarchico, non nel senso becero di qualunquista ma sinceramente convinto degli ideali libertari e della democrazia diretta, non certo di quella delegata

  23. Forse non ci siamo capiti. Il narcisismo non c’entra una mazza.
    Per trent’anni ho pensato che tutto ciò che di male accadeva intorno a me fosse colpa della Democrazia Cristiana. Poi è toccato a Berlusconi.
    Invece, molto più semplicemente, eravamo noi a credere di essere i migliori e non lo siamo. Siamo diversi, è vero, ma ormai solo nelle intenzioni.

  24. ho sempre visto il voto come un atto pragmatico che poco ha a che fare con lo specchiarsi in un partito, ma permettimi di spiegarti perchè non voto (sapendo che cmq è un gesto stupido ed inutile)

    La destra o centro destra potrei votarla solo turandomi il naso in una situazione di emergenza come con churchill.

    Casini per me è teocratico e all’atto pratico la mia vita andrebbe peggio se mi si rompe un preservativo

    Esclusi i piccolissimi resta la Sinistra Arcobaleno che dal mio punto di vista non è in grado di govrnare, non ne è capace (indipendentemente che per me sono conservatori più della destra tanto che con tremonti ultimamente ci vanno a braccetto)

    E il PD che sarebbe l’atto pratico per eccellenza turarsi il naso per avere un governo un minimo più decente. Ok farebbero certo meglio di Berlusca, ma se li voto oggi che succede domani o dopodomani di pratico?
    Secondo me che non avremo mai un partito di sinistra moderata ma prograssista e riformatore, che non sia una cricca di potere priva di idee e tendente al buonismo e moralismo. Questa mi sembra una questione pratica. E bada bene che un partito del genere lo voterei con gioia nonostante mi ritengo ben più a sinistra e che in passato ho votato tatticamente diverse formazioni di sinistra.

    E poi è tanto assurdo voler essere presi per il bip?
    quello che scrivi è in parte vero, ma il pragmatismo oggi richiede che gli italiani cambiano totalmente classe dirigente se non vogliono finire alla fame e leggittimare il neonato PD non so se avvicinerà un simile risultato.

  25. L’unica parte originale è dove mi dai del segaiolo (sono un NonVotante), il resto è il solito “votate diccì e turatevi il naso”.

    Secondo me hai torto marcio. Nel NonVoto c’è tanta rabbia, che non è politica ma il suo presupposto. E’ una reazione, è qualcosa.

    Dimmi Beppe: la differenza tra Bassolino e Dell’Utri, qual’è?

  26. A Lucio Angelini (e a quel babbione di Holden): il pezzo è stato da me semplicemente pubblicato; l’ho ricevuto da Beppe e subito volentieri girato su NI.
    Occorrerà cambiare la dicitura (non so se si può, forse è standard) in fondo alla pagina, che in effetti può trarre in inganno.

  27. beppe, ziocrì, a me mi intriga da matti quella faccenda di mettere a verbale l’assunto di non sentirsi rappresentati da nessuno, ma che conseguenze “civili” ha il gesto? e poi mi è venuta un’idea balzana: alla camera verbalizzo che non voto e però voto al senato, che è lì che strategicamente,
    se proprio vogliamo, bisogna rompere i Maroni (e assimilati).
    Secondo voi, so pò ffà, o no?

    P.S. di nessuna impOrTanza
    il lucioangelino (ammettilo, l’è da’n bel pezzo in qua, che non ti sfuculio)
    non perde l’occasione in qualsiasi ambito di parlare di sé, se proprio volete cercare un narcisista vero, l’avete dunque trovato.

  28. caro beppe, la mia idea è che il voto sia un esercizio di responsabilità, non un espressione di significanza. non m’interessa tanto che la mia crocetta significhi qualcosa (sia scomoda/sia utile/mi rappresenti), m’interessa piuttosto il meccanismo della delega; delegare qualcuno o qualcosa comporta essere responsabili di questo qualcuno o qualcosa.
    (poi ringrazio garufi per gli apprezzamenti, anch’io lo apprezzo.)

  29. La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.

    Ch. Bukowski

    Che avesse ragione il vecchio Buk? Comincio a temerlo seriamente.

  30. @Capatostina: 1) ho chiesto un chiarimento che non mi è stato dato; 2)ho parlato di me nel senso che ho palesato, ***al pari di tutti gli altri***, se ritengo minor danno votare o non votare; 3) chissenefrega se non mi sopporti? Manco so chi sei.

  31. (ovviamente è saltato un carattere… mi scuso con tutte le donne per l’involontario machismo grammaticale)

  32. chiedere è lecito… rispondere (se si sa) è cortesia

    @Lucioagiolino della marcia turca

    excusatio non petita…

    e quanto al chissenefrega, male fai
    che qui, un’identità, sia pur simbolica, l’abbiamo tutti;
    o vogliamo forse ritrovare finalmente un po’ di bon ton borghese di una volta , o di quello degli amici della parrocchietta mai sedati,
    e scovare qualcuno che mi “introduca” al tuo cuspett!
    (non in quel senso là, veh? che già ti vedo brillare gli occhi… ma un po’ come se fosse “let me introduce myself, I’m a man of wealth and taste…”)

  33. Il mio pensiero è che i politici…

    Veltroni o Berlusconi? Questo è il problema.
    Sono così uguali, nemmeno simili, proprio uguali. Non c’è neanche la possibilità di scegliere se morire di tumore o di aids. Sono due tumori uguali le cui metastasi si sono già diffuse ampiamente in troppi animi.

    Oh è inutile tanto.
    Chiunque vinca si troverà in mano un mare di monnezza in tutti i sensi e in simili condizioni non potrà peggiorare poi troppo le condizioni di questa terra dei cachi ridotta ai minimi termini dopo un D’Alema, un Berlusconi, un Prodi… Vinca pure il peggiore a culo tutto il resto.

    Però mi ha fatto sorridere un pensierino di Sebaste, mi ha fatto sorridere d’amarezza: “Una volta anch’io dichiarai di non avere votato per protesta. Naturalmente era falso (avevo votato Pci), ma dire è fare, contano gli effetti di ciò che si enuncia. Era un messaggio politicamente interpretabile. Ma il non voto, scheda bianca o nulla, è un anonimo spreco che cancella ogni intenzione e va a vantaggio aritmetico dei partiti, anche quelli più avversi.”
    Sembra uno dichiarazione in stile: “Ho rubato le caramelle, però solo per finta!” Intanto spiegaglielo al bambino cui hai rubato le caramelle che le hai rubate per finta e che sempre per finta te le sei pappate con tutta la carta. Il bambino piange, è questa la realtà, perché le caramelle non ce l’ha più anche se tu gli assicuri che le hai mangiate per finta, per giunta con tutta la carta.

    Vinca il peggiore, forse non sarà il male peggiore. Ma non chiamatemi in mezzo.

  34. Non facciamo confusione: Diesel (che Pocar traduce con *Renzo Rosso*, svelandone così subito le simpatie politiche), figlio di un macellaio rituale ebreo, somma in sé la trimurti Bloch|Lukàcs|Benjamin, e giusto perché sovraccarico si spara. Ma il diomorto è Nicce, che aleggia aleggia. Non a caso *C’è chi, come Massimo Cacciari, dice di averlo letto almeno dodici volte.* (almeno?!) – ed è per questo che prossimamente andrà al Grande Fratello. (su tutto ciò però, decisiva è la 13sima puntata di Gioventù Tedesca).

  35. Non si tratta di essere egocentrici,non si tratta di consegnare il tuo certificato elettorale e annullare o consegnare in bianco la tua scheda.
    Esiste anche il non presentarsi al tuo seggio dire semplicemente NO!
    Non ci sto,non ci sto alla vostra democrazia che è un’utopia,non ci sto ai
    vostri ideali che non danno voce ai diversi.Ne abbiamo fatta tanta di strada,e tanta ginnastica d’obbedienza,ma non abbastanza da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.Se devo scegliere un’utopia allora voglio il massimo.mente libera in una società libera.

  36. credo sopravvalutiate il voto: se anche l’affluenza scendesse al 55%, come accade spesso altrove, non si scandalizzerebbe nessuno; se invece i votanti scendessero sotto il 50%, probabilmente il botto si sentirebbe e un minimo di nodi verrebbero al pettine; ecco che dunque io consiglierei a tutti gli indecisi di NON andare a votare.

    il terzo stato (coloro i quali non sono rappresentati, coloro i quali non mangiano di politica e delle sue laute prebende, coloro i quali non vivono di malaffare o di eredita’ familiari o di privilegi corporativi) che va a votare e’ solo un utile idiota, altro che turarsi il naso col male minore.

  37. io che invece ho letto almeno cinque volte *dell’inizio*, divertendomi – mi ricordo – oggi non so più nemmeno di che cosa parlava.
    glielo dissi, a una cena aziendale, che la doveva smettere di fare politica! che tra il suo pensiero e ciò che faceva era impossibile cogliere un qualche nesso. dandogli oltre tutto del *lei* perchè lui era un personaggio, anche se avevamo militato, almeno per un po’, nello stesso gruppo, tanti anni prima
    votare turandosi il naso per la trimurti è come quando ti investe la puzza di nafta che stai versando nel serbatoio dell’unica macchina che ti pemetterà almeno di iniziarlo, il viaggio.
    sperando, un giorno o l’altro di ritornare sulle montagne di monaco. assieme al giovane heisenberg. non a suo padre che, professore universitario, ci andava col padre di himmler

  38. Un’umanità fraterna, dicono i sognatori
    trasformerà la terra nel paese del sorriso.
    Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero,
    non dovrebbero sorridere il giorno intero.
    Solo a volte: perché è primavera, tanti fiori,
    non c’è fretta alcuna, nè tensione in viso.
    Gli esseri umani sono tristi per natura.
    E’ quanto mi aspetto, e non è poi così dura.

    W. Szymborska, Vista con granelo di sabbia.

    Insomma che vorrebbero gli astensionisti di “sinistra”? e non la menino con le considerazioni sul *destino collettivo*.
    Propendo per l’altra spiegazioe – un mio amico una volta mi disse di essere *a/analitico* – che non sappiano di avercela, ma mi pare strano,
    o che non sappiano dove collocare la propria incazzatura.
    – Cazzo, governo un cazzo!
    L’altra alternativa è che nel programma del PD manca, al punto 13, un provvedimento legislativo che imponga che ciò che viene chiesto venga dato

  39. Un mio amico il giorno delle elezioni si è sparato in bocca: la cosa strana è che di soprannome faceva Nafta, e la pistola era verde: viva la coerenza!
    Da qui io non posso votare: ma lasciatemi dire che vedervi così liberi e incoscienti… una danza macabra in un hotel di lusso.

  40. @ quelli che non voteranno e invitano a non andare.

    Io vado, lo ho sempre considerato un diritto conquistato a caro prezzo, sia come donna che come cittadino/a, e se qualcuno me lo impedisse andrei in montagna, nonostante l’artrosi.
    Sono anche consapevole della mia scarsa influenza eccetera, (inutile sprecar parole, è noto) e devo prendermi la colpa di quello che non va, visto che non ho continuato a far politica per imporre il mio modo di farla e mi accontento di delegare.
    Ma la sensazione che questo non andare a votare sia un lusso da ricchi è forte, ci si permette di non andare a votare perchè le elezioni, con tutti i difetti che ha la democrazia, sono a disposizione sul tavolo della cucina.
    Ci si permette di non andare a votare perché si può dire questo è un ladro e l’altro un buffone senza paura di esser messi in galera.
    Ci si permette di non andare a votare perchè l’obbligo di andare a votare è stato tolto.
    Ed è anche vero che se vota il 55 per cento i governi si fanno lo stesso.
    Perciò, anche se non andrete a votare non cambierà niente, o meglio, le probabilità che vinca Berlusconi saranno maggiori, perchè l’astensionismo è usempre stato un fenomeno di destra, molto più che di sinistra. ma in fondo, neppure Berlusconi cambierà tanto le nostre vite, continuerà a fare quello che ha già fatto, siamo molto più nelle mani delle multinazionali che dei nostri politici.
    Perciò non andate, non cambierà molto. Se andando e votando qualche possibilità se non di cambiamento, almeno di decenza, c’è, non andando succederà al peggio quello che è già successo.
    leggi ad personam, polizia che crede di poter fare quello che vuole, guardia di finanza potentissima e senza contrappesi, ci sarà un po’ meno potere del cittadino, un po’ meno possibilità di essere garantiti, non molta, solo un poco, solo un pelo di democrazia in meno.
    Io per quel pelo, vado a votare, è poco, ma è meglio di niente.

  41. No. Io mi asterrò dal voto perché in Italia le mie istanze di trentenne non sono rappresentate da nessun partito. Che il mondo della politica abbia un sentimento di E.S.T.R.A.N.E.I.T.A’. verso la mia generazione, è sintomo di follia.

    A chi andrà al seggio elettorale, consiglio di far mettere a verbale che ha scelto di non votare. Perché non si sente rappresentato da nessuno. Significativo gesto politico. Io, da astenuto, me ne starò a Londra. Città dove il mio Io non vive scissioni.

    Credo che molti di voi fingano di non capire che in Italia c’ è una crisi di rappresentanza. Anche dell’Io…

  42. @ Morgillo. E chi pensi che andrà a leggersi (& restarne turbato) i verbali delle migliaia di sezioni elettorali sparse in giro per l’Italia? Ah, questi oscuri eroi bighelloni…

  43. Voterei se non fossi stato letteralmente preso per il culo nel 2005.
    Votare a sinistra ha significato: allargamento base USA a Vicenza, rifinanziamento di tutte le missioni “di pace” con cacciata dai partiti di chi ha votato contro, bocciatura della commissione d’inchiesta sul G8, pacs mai approvati, legge Biagi riconfermata (ho perfino sentito qualche giurista affermare che se i lavoratori muoiono nei cantieri la colpa è loro, che non rispettano le leggi), abolizione delle leggi ad personam e ripenalizzazione del falso in bilancio mai fatti. Ma che vadano a cagare.

  44. può anche essere, ma da sempre “senatori boni viri, senatus autem bestia”, quindi a volte dare una preferenza è rendersi un pò complici. e le colpe non stanno certo tutte da una parte.

  45. secondo me questi astensionisti, oltre ad essere irresponsabili, son anche un po’ ignorantoni
    ma non lo sanno che:

    ha natura sì malvagia e ria,
    che mai non empie la bramosa voglia,
    e dopo il pasto ha più fame di pria.
    Molti son li animali a cui s’ammoglia,
    e più saranno ancora, infin che l’ Veltro
    verrà, che la farà morir con doglia.
    Questi non ciberà terra né peltro,
    ma sapienza, amore e virtude,
    e sua nazion sarà tra feltro e feltro ?

  46. Quello di far mettere a verbale che si sceglie di non vatare, sarebbe un gesto la cui sovranità non dovrebbe essere messa in discussione, caro Angelini. Solo le cose inutili mi sembrano sempre più necessarie

  47. Ho letto i commenti: molti potrei citarli a perfetto esempio proprio di quello che ho scritto (frettolosamente, sì, con poca analisi, certo, e a caldo) “contro gli astensionisti”. C’è una selva di “io” “io” “io”, in cui si enfatizza l’importanza del proprio non voto. Perfetta, narcisistica, irresponsabile coerenza e ipertrofia dell’io, a volte ammantata di uno sguardo superiore. Astrazioni (altri direbbero: seghe). Coerenza con se stessi, anzi con un’idea di se stessi. Chi vota credo che non cerchi invece conferme di se stesso, sopporta in modo un po’ più adulto che la coincidenza tra sé e il voto (quello che avviene ogni 4 o 5 anni, quanto basta per rovinare un po’ di più le vite degli altri e il mondo intorno) non c’è, e questo non è tanto importante, è sopportabile. La vita – le lotte, le proteste, la politica, va avanti…

  48. P.S. Morgillo ha ragione: l’unico non-voto valido, che “conta” (è che è contato) è quello di chi si assume la procedura (forse noiosa) di rivendicare in prima persona e pubblicamente la propria “sovranità” (ne modi che io stesso ieri illustravo). Ma il voto è proprio questo…

  49. Io non sono pauroso. Non ho provato paura: Mi sembrava troppo ridicolmente meschino. Era tutto troppo spaventoso per provare spavento. Ma un orrore é dentro di me, un orrore é attorno a me, ribolle, ondeggia da una parte e dall’altra, strangola, invischia, non si trova più via d’uscita. Tremendo. Non trovo parole. Non conosco parole. Devo soltanto continuare a guardare fisso per stordirmi. Per reprimere tutte le frustate. Perché lo sento, lo sento con chiarezza, che tutto questo é come una frustata e protende i suoi artigli verso la mia capacità di discernimento. Ringrazio il cielo di essere rozzo, di avere così tanta rozzezza dentro di me, rozzezza anche fisica che altrimenti reprimo. Adesso deve venire, adesso la invoco e mi ci aggrappo. Vi è mai capitato di vedere un negozio di macellaio, in cui sono in vendita esseri umani macellati e intanto con incredibile frastuono le macchine stantuffano e ne macellano sempre di nuovi con un sofisticato meccanismo. E tu stordito lì dentro, grazie a Dio stordito, macellaio e bestia da macello. E diavoli neri ogni momento, di colpo, spuntano dal terreno, garzoni di macellaio, le granate. E intanto le piccole mezzelune fischiano e tagliuzzano ininterrottamente indaffarate, rapide, violente, il fuoco dell’artiglieria. Ieri un garzone di macellaio con un solo colpo ha fatto a pezzi il mio vicino di postazione e con un riso di scherno mi ha rovesciato addosso sangue carne ed escrementi. Basta così, basta così.

  50. Caro Sebaste, credo che in quest’occasione sia legittimo anche non esercitare la propria sovranità, per non subire scissioni dell’Io.

    È un diritto sostenere le proprie rappresentanze. Per riceverne corrispondenza. Ma questa classe politica rappresenta solo se stessa.

  51. Questa classe politica rappresenta solo se stessa. Davanti ai riflettori. Uno specchio d’acqua in cui lentamente sprofonderà. Da sola. Senza Eco.

    Insisto. Chi proprio non ce la fa, si senta legittimato a non andare a votare. Inutile infliggersi l’ennesima dolorosa ferita narcisistica. Per poi grondare cinismo. Nel disfacimento della propria autostima.

  52. In caso di regolare svolgimento delle operazioni elettorali, gli unici controlli sull’operato del seggio da parte degli organi competenti sono i seguenti.
    Il riscontro tra il numero dei votanti alla chiusura delle operazioni di voto – comunicato dal presidente di seggio al rappresentante del sindaco in concomitanza alla consegna ai vigili delle buste contenenti le schede avanzate alla chiusura della votazione – e il numero dei votanti che si evince al termine dello scrutinio. Tale controllo viene eseguito telefonicamente tra il rappresentante del sindaco presente nel seggio elettorale e l’addetto dell’ufficio circoscrizionale centrale che è già in possesso dei dati sopra citati.
    Più i vari riscontri incrociati eseguiti dal rappresentante del sindaco tra schede avanzate, voti di lista, voti espressi con e senza preferenza e bianche+nulle, voti nulli etc. comunicatigli dal presidente di seggio e come da verbale, al termine dello scrutinio.
    Se tutto coincide – e un presidente esperto fa coincidere tutto – presidente e scrutatori possono tornare a casa.
    Fine dei controlli.
    I verbali, come dice Lucio Angelini, non se li fila nessuno, mai.
    Per coscienza e/o sovranità, ogni elettore può far mettere a verbale quello che vuole al momento del voto/non-voto. Starà a posto con la coscienza, romperà i coglioni al sottopagato presidente del seggio e risolverà solo con se stesso e nulla più.

  53. ma perché dovrei rispettare le scemenze della *sovranità insidiata* di stupidi individui, quando il loro gesto, in pratica, corrisponde al voto di chi vota il mio nemico, la cui vittoria, ne sono certo, mi farà stare, almeno a me, più male
    non è che che i prossimi anni dovrò, per consolarmi, bearmi del buco di culo
    della loro sovranità inviolata
    loro se ne fottono assolutamente degli altri, come me d’altronde, e questa è l’unica cosa che ci accomuna

  54. Lo “stile” di governo di Veltroni lo si vede a Napoli e in Campania, e prima ancora a Bologna … Così come quello di Berlusconi lo si può cogliere rammentando cosa fece … Se scelgo di non votare è perché sono convinto che “il meno peggio” sia il più forte alleato del peggio … E chi ha inventato il termine VELTRUSCONI non è andato tanto lontano dal vero … Ciò che più mi infastidisce è questa accusa (tutta moralistica e per nulla politica) di agevolare l’ascesa di Berlusconi lanciata nei confronti di chi SCEGLIE LIBERAMENTE di non votare … È intollerante l’altrui diversità e autodeterminazione … E se davvero dà fastidio il ritorno di Berlusconi (un pagliaccio, più che un pericolo fascista), perché non rivolgete i vostri scritti nei confronti di chi lo voterà? In fondo, in democrazia, è chi lo vota a decretarne il successo … Dovreste – così, per onestà intellettuale – indirizzare le vostre parole a costoro, più che ai non votanti … O, se proprio vi sembra una impresa impari, perché non vi rivolgete al primo responsabile della futura riapparsa governativa del solito Berluska, ovvero allo stesso che poi voterete, essendo stato Veltroni la causa principale della caduta di Prodi e della chiamata alle urne … Suvvia, un po’ di coerenza!!!

    Q.V.N.

  55. @ Si va a votare se c’è una reale concreta possibilità di cambiamento.
    Non c’è nessuna possibilità.
    Si può solo peggiorare, ma a questo punto peggio di così: l’unico paese che è costretto a vendere a mani straniere la propria compagnia aereonautica, l’Alitalia. Ed intanto con 20.000.000 di disoccupati e di precari, Berlusconi propone ai giovani di investire… che cosa? Bertinotti invita al sacrificio per il bene nazionale: ed intanto, quando va bene uno si ritrova lobotomizzato in un call center per due o tre o sei mesi, e poi più niente.
    Destra e Sinistra sono uguali. Lasciamo perdere quelli al Centro che è meglio. Lasciamoli a leccare i piedi alla Chiesa.
    Se non cambia niente, perché votare? forse perché così i soliti di Sinistra o di Destra possano continuare a magnare sulle spalle degli italiani? perché così domani saranno in prima pagina di nuovi indagati e il giorno dopo subito canonizzati?
    Mi dovrei forse rendere correo di Berlusconi e Veltroni e Fini e Casini e Bossi e Bertinotti? O di Ferrara e D’Alema, che nemmeno l’Iddio si spiega come abbiano fatto a scendere più in basso di Belzebù?
    Fossi matto.
    L’Italia è kappaò per colpa di politici che tutti indagati ma poi subito innocenti per chissà quale diavolo di miracolo della giustizia italiana.

    Vinca il peggiore e a culo tutto il resto.

  56. Qualche osservazione sparsa, senza un filo logico a far da collegamento.

    1) non vedo nulla di male nell’agire seguendo la logica del meno, che alla fin fine guida la più parte della azioni quotidiane. Quasi sistematicamente abbiamo di fronte alternative non entusiasmanti, ma no per questo rinunciamo a scegliere quella che pensiamo possa ridurre le conseguenze negative, anche se non è vicina alle nostre migliori aspettative. Questo legittimo e valido criterio ha il suo fondamento anche in politica e non va affatto a detrimento della validità dei nostri principi e della possibilità di realizzarli.

    2) Viva Prodi e Viva Padoa Schioppa, se non altro per questo, che è importante
    http://www.youtube.com/watch?v=9B5TptZVaKQ

    3) Vinca il peggiore e a culo tutto il resto
    Va bene, ma passata l’incazzatura, senz’altro ti troverai in una situazione peggiore.

  57. @Tash: è un modo di andare verso le proprie radici in modo diverso da Bossi.
    Se t’interessa a Leida, al Rijksmuseum, c’è una collezione di mummie nel reparto egitto tra cui quella di un bambino di circa 3 anni in cui è ancora visibile l’operazione di estrazione di un organo nel tentativo di salvarlo da una malattia. inoltre c’è la ricostruzione attraverso la tomografia sulle mummie del loro cranio , della possibilie fisionomia che poteva avere l’individuo mummificato. molto interessante.
    So che un architetto può trovare molto interessante l’Olanda, nazione dalla libertà organizzata.

  58. peccato che isocialisti in italia siano stati assorbiti dal craxismo….wiwa zapatero. chi è in Italia?

  59. No, non credo proprio.
    Non c’è niente a sinistra: neanche il fantasma di un arto amputato.
    Se chiedo alla mia sinistra se la Sinistra fa male, non arriva nessuna risposta: d’altro canto non vedo perché il vuoto dovrebbe avere cognizione del dolore e dei sentimenti.

    Non pensiamo con il pregiudizio che votando il niente la situazione politica ed economica del paese non peggiorerà. Né dovremmo rimanere incagliati nella superstizione che la Sinistra, cioè il niente tuteli i più poveri, che sia dalla parte del popolo, che abbia interesse alla solidarietà e all’uguaglianza. Se qualcuno non se ne fosse ancora reso conto Berlinguer – pace all’anima sua – purtroppo è morto e con lui è morto lo spirito più autentico e virile della Sinistra storica. Oggi siamo difronte a un D’Alema che ha promosso la Guerra nel Golfo, siamo difronte alle scaramucce di Veltroni e Berlusconi nei salotti di Bruno Vespa – uno spettacolo a dir poco indecente, dove le parole volano peggio che in un postribolo di quart’ordine.

    Ma veniamo a Bertinotti: “Bertinotti? No thank”, così veniva accolto per il suo impegno (italiano) nel conflitto afghano. L’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti veniva contestato alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma. Cinquanta studenti del Coordinamento dei collettivi l’accolsero al grido di “Assassino, assassino” e “Vergogna, guerrafondaio e buffone”. Bertinotti che fece? Si fermò e gli urlò contro: “Buffone? Buffone sei tu se dici così. Chiedetemi scusa”. Poi a freddo ebbe a dire: “Non me ne lamento. Facciamo la politica, non è un pranzo di gala, ci sono dei contrasti anche se è meglio quando avvengono civilmente, per me sempre nella non violenza. So che una politica come quella che sostengo non solo ha un avversario sulla frontiera moderata ma anche sul terreno dell’estrema sinistra che rifiuta la politica e quindi con ciò rifiuta tutte le esperienze di lavoro e di compromesso che si fanno per cambiare il mondo… un’area dell’estrema sinistra che contesta la non violenza, contesta non solo la politica come quella del governo ma anche una cultura della non-violenza che secondo me invece è l’elemento più pregevole espresso dai movimenti negli ultimi anni. Tuttavia il conflitto che ho subito non riduce minimamente la gioia per l’accoglienza calorosa ricevuta in aula. E’ normale che ci sia un contrasto ma va vissuto con animo sereno e anche cercando di capire la verità di chi contesta anche se in forme sbagliate.”
    Non aggiungo nessun commento alle parole dell’ex presidente della Camera. Però dico che oggi proprio chi ieri era con Bertinotti prima che avesse l’incarico alla Camera, dico che chi ieri della vecchia e della nuova generazione oggi ha capito a sue spese che il tradimento c’è stato e che il potere logora chi ce l’ha.

    Dirò ora una cosa impopolare: ma se domani dovesse vincere Veltroni, in capo a due giorni si presenterebbe di nuovo la ragionevole minaccia che il governo possa cadere da un momento all’altro.

  60. ma questo iannozzi è così idiota o di destra o disingormato da non sapere che si festeggia se veltroni riesce a pareggiare in senato? ma davvero non sa o non vuole sapere o non si ricorda la differenza tra un governo berlusconi e un altro governo? c’è da pregare che il partito democratico freni i barbari, tutto qui. poi si vedrà.

  61. IO DISGIUNGO E TU?

    voto un partito di governo
    (seh, magari…)
    e uno di lotta
    (seh, magari…)
    meno un colpo a sinistra
    (seh, magari…)
    e l’altro a manca
    (ah, se manca!)

    tout sauf Berluskaz!
    (si sa com’è finita con Sarko…)

    voto democratico: se perdono, li maledico
    (perché se non voto democratico e perdono, maledico me)

  62. mi sono letto quasi tutti i commenti e, può darsi però mi sia sfuggito, non ho vista scritta la ragione per cui non vado a votare io ( ego ego ego).
    oltre a non essere rappresentato, oltre a provare fastidio, oltre a non apprezzare davvero nessuno, non voto perché credo di aver il diritto di far sapere loro che non li legittimo. se li si vota, temo, penseranno di esserlo.
    se questo viene interpretato come narcisismo, oltre a tutte le altre sensate ragioni riportate, credo sia un peso sopportabile.
    ci sono molte buone ragioni per votare, molte altre per non farlo.

  63. […] Visto com’è ridotto, il Cainano avrebbe bisogno di qualcuno che gli misuri la pressione e la febbre, gli metta la camicia di forza, gli levi lo scolapasta dal capino e soprattutto gli spieghi la differenza tra un eroe e un mafioso, tra un politico e un delinquente, cose così.Invece è circondato di servi, perlopiù sciocchi, che appena spara una cazzata ormai al ritmo di tre al minuto s’affrettano a complimentarsi per l’idea geniale, dopodichè la sistematizzano, la corredano di glosse e note a pie’ di pagina, dichiarano che da secoli non si ascoltava un pensiero tanto profondo. A quel punto il Cainano, passata la crisi, rientra momentaneamente in sé, e smentisce la cazzata con servi incorporati. I quali fan “sì sì” con la testina, come i cani di plastica sui cruscotti di certe vecchie Fiat 850. Due anni fa, penultima campagna elettorale, Bellachioma stava illustrando i crimini del comunismo, quando improvvisamente gli partì l’embolo e prese a raccontare di come, nella Cina di Mao, si bollissero i neonati per farne concime per i campi. Una balla talmente grossa da mettere a disagio il più servile dei servi, ma non Renato Farina e il poveraccio biondo con le mèches che scrive sul Giornale: i due riempirono colonne di piombo per dimostrare con riferimenti storici (ovviamente inventati) la bollitura degli infanti per ordine di Mao. Ora Farina entra in Parlamento. Il poveretto biondo con le mèches, invece, continua a scrivere sul Giornale con la penna intinta nella saliva. Ieri aveva un compito particolarmente arduo: salvare la faccia a Berlusconi e Dell’Utri dopo la beatificazione del mafioso Mangano. Arduo si capisce – per un giornalista che deve confrontarsi con i fatti. Ma non per un servo che non vede al di là della sua lingua. Infatti il poveretto, anziché prendersela con i suoi padroni che si tenevano in casa un mafioso e se ne vantano pure, attacca chi lo racconta. Rilancia la solita balla della falsa laurea di Di Pietro (lui deve averla presa nello stesso posto, se scrive che Grillo è “un ecologista con yacht”…). Poi mi accusa di citare “una vecchia intervista di Borsellino” (ne citerei volentieri di più recenti, ma purtroppo Borsellino è morto ammazzato dagli amici dell’”eroe” Mangano). E soprattutto di essermi inventato un’intercettazione tra Mangano e Dell’Utri: “E’ falso, Borsellino chiarisce che Mangano parlava con un membro della famiglia Inzerillo. Capito? Falso. La telefonata non vi fu”. Ora, Borsellino non s’è mai sognato di smentire la telefonata Mangano-Dell’Utri: ha semplicemente detto che in un’altra coeva, fra Mangano e Inzerillo, si parlavano di cavalli per dire droga. Ma la telefonata Mangano-Dell’Utri, intercettata dalla Criminalpol il 14 febbraio 1980, ore 15.44, esiste in audio originale e trascrizione ufficiale agli atti del processo Dell’Utri, ben nota a tutti i giornalisti che sanno di che parlano. Il che spiega come mai il poveraccio biondo con le mèches non ne sa nulla. Casomai fosse interessato: Mangano chiama dall’hotel Duca di York di Milano, Dell’Utri risponde da casa dell’amico Filippo Alberto Rapisarda (allora latitante in Venezuale presso il clan Cuntrera Caruana). Il boss dice all’amico Marcello: “Ci dobbiamo vedere”. Dell’Utri: “Come no? Con tanto piacere!”. M: “Le devo parlare di una cosa… Anzitutto un affare”. D: “Eh beh, questi sono bei discorsi”. M: “Il secondo affare che ho trovato per il suo cavallo”. D: “Davvero? Ma per questo dobbiamo trovare i piccioli”. M: “…Perché? Non ce n’hai?”. D: “Senza piccioli non se ne canta messa…”. M: “Vada dal suo principale Silvio!”. D: “Quello non sgancia (”’n sura”, non suda, ndr)…”. M: “Non sgancia? Parola d’onore!”. D:”Eh veramente … no, le dico tutto. Ho dovuto pagare per mio fratello (Alberto, in carcere a Torino per bancarotta, ndr) soltanto 8 milioni per la perizia contabile, sto uscendo pazzo, poi ho bisogno di soldi per me per gli avvocati perché sono nei guai (indagato per un’altra bancarotta, ndr)… sono in mezzo a una strada”. M: “E Tonino (Tanino Cinà, altro mafioso poi condannato, ndr) l’ha inteso?”. D: “Sì, l’ho sentito… dice se vi sentite perché deve venire…”. Ecco: questa è la telefonata che, secondo il poveraccio, “non vi fu” e dunque “o Travaglio è un falsario, o è un disinformato. Ma questo dovrebbe interessare i direttori e caporedattori che neppure si accorgono della fraccata di balle che Travaglio scrive sui loro giornali”. I suoi direttori invece s’accorgono benissimo delle balle che scrive il poveraccio: lo pagano apposta. continua su Antimafia Duemila Contro gli astensionisti di Beppe Sebaste […]

  64. […] A ogni scadenza elettorale, anche se magari non sono mai gli stessi, incontro amici e conoscenti che dicono che stavolta non voteranno. Non sono come gli ignavi di Dante, tormentati nel vestibolo dell’Inferno perché, già rifiutati dal Cielo, sono sgraditi anche a Satana, non avendo avuto neanche il coraggio di peccare. C’è chi è deluso (e chi non lo è?), c’è chi protesta per punire i partiti (ma punire chi?). C’è chi si sente ormai al di sopra della mischia, chi ostenta un’idea della coerenza e della purezza morale e politica che non ha niente a che vedere né con la coerenza, né con la morale, né con la politica. Tutti hanno invece molto a che vedere con una patologia dilagante: il narcisismo. Il narcisismo di chi vuole astenersi dal voto si ammanta infatti della pretesa di identificarsi totalmente nell’atto del voto, di specchiare se stessi nella crocetta apposta sul simbolo elettorale, come se esistesse un simbolo o un partito capace di riflettere la complessità di sentimenti, aspirazioni e idee politiche di cui ognuno è portatore (consapevolmente o no). A chi ha questa assurda, ingenua pretesa, ricordo che il voto è un atto pragmatico che non esaurisce la politica che conta davvero, quella che ogni santo giorno ogni persona conduce in ciò che fa e che non fa – beninteso anche dopo le elezioni. Nessuna cabina elettorale può legittimamente contenere questo universo. Il narcisismo dell’illusoria coerenza di chi si astiene esprime invece un invadente egocentrismo che non conosce empatia né alterità, come lo specchio. Non conosce politica, pur essendone parte. Una volta anch’io dichiarai di non avere votato per protesta. Naturalmente era falso (avevo votato Pci), ma dire è fare, contano gli effetti di ciò che si enuncia. Era un messaggio politicamente interpretabile. Ma il non voto, scheda bianca o nulla, è un anonimo spreco che cancella ogni intenzione e va a vantaggio aritmetico dei partiti, anche quelli più avversi. Votare è un atto pragmatico che accade una volta ogni qualche anno. Non ho mai pensato che esaurisse le mie idee e emozioni, i miei orizzonti personali e collettivi. Non ho mai preteso che riflettesse più di tanto i miei sentimenti. Se voto Veltroni (per esempio) lo scelgo come interlocutore di un dialogo, fosse anche conflittuale. Votare significa poi contribuire a scegliere una serie di effetti irreversibili, a volte devastanti. Se si pensa che per una manciata di voti il petroliere Bush Jr. ha prevalso sull’ecologista Al Gore, e ha fatto così la catastrofica guerra all’Irak allevando generazioni di terroristi islamici, il contributo individuale alle elezioni assume una responsabilità da brividi. Scrivo queste frasi il giorno in cui appaiono dichiarazioni sconvolgenti di Bossi, Berlusconi e del suo delfino Dell’Utri. Se vincono loro, dice quest’ultimo, cambieranno i libri di Storia delle scuole per cancellare la Resistenza antifascista (lui la dice con la erre minuscola, per disprezzo); e che il mafioso Mangano, già stalliere di Arcore, fu un eroe, perché è morto in galera senza aver fatto mai il nome di Berlusconi. Ecco, le elezioni possono verosimilmente mandare al governo queste persone. Cari astensionisti, se davvero vi sentite neutrali di fronte a questa concreta eventualità, allora avete già scelto, e il mio voto sarà anche contro di voi. “da Nazione Indiana) […]

  65. Beh, li ha già legittimati più del sessanta per cento degli aventi diritto (“diritto” sottolinerei).
    Credo che gli basti, e il non voto ha dimostrato come sempre la sua marginalità.
    Si dirà che è normale nelle democrazie avanzate, che in America … bla bla.
    Poi vedremo se i non voti si saranno spalmati equamente o pur essendo non-voti avranno avuto lo stesso effetto dei voti.

  66. Cristiano De Majo:
    «[…] prendi la mia situazione. voto in campania, […] e cosa significa votare pd in campania?
    significa dare il mio assenso […] a 300 morti l’anno per camorra […]».

    Questa è spazzatura politica. E poi pensano di fare gli scrittori impegnati nel sociale…

  67. egr. sig. Sebaste
    corro il pericolo di sembrarle patetica.
    Sono campana.Ho visto la strada di casa mia invasa da rifiuti per 3 mesi.
    Ho accompagnato per lo stesso periodo mia figlia a scuola perchè non poteva andarci più a piedi per le montagne di spazzatura. Non mangio più lattuga e mozzarella. E mi chiudo dentro quando da lontano vedo “qualcosa” che brucia. Ecco perchè non voto.
    E non mi chiedo più se è giusto. E’ stato giusto ridurre la mia terra a una pattumiera? destra e sinistra in egual misura sono colpevoli.
    E alle loro colpe aggiungo anche la mia. Così, perlomeno, siamo pari.
    Cordiali saluti

  68. lo so che forse sono inopportuno, nel bel mezzo di una discussione…ma è proprio un bel blog…sovrastato dalla forza delle buone ragioni e da una passione civile di cui abbisogna il paese dei mangano al potere…insomma conoscenza fortuita ma che vi obbligherà a sopportarmi…

  69. Temo che

    -l’assenza di quello che l’autore chiama ‘narcisismo’ la ‘pretesa di identificarsi totalmente nell’atto del voto, di specchiare se stessi nella crocetta apposta sul simbolo elettorale’ … la pretesa che il voto rifletta i propri sentimenti
    -l’idea che il ‘voto è un atto pragmatico che non esaurisce la politica’, che non esaurisce ‘idee e emozioni’, ‘orizzonti personali e collettivi’ …
    -la visione del voto come semplice scelta di un ‘interlocutore’, con cui dialogare …

    sono segni della sconfitta della politica.

    Abbandonare quelle ‘ingenue e assurde pretese’, considerare il voto un atto pragmatico, la scelta di un interlocutore, significa da queste parti rischiare di impantanarsi in una rete di relazioni personali con il politico fondata su scambi e baratti, spesso occulti. Con il solo risultato di foraggiare gruppi con interessi privati.

    Io mi sono astenuto. Considero questo l’unico atto politico possibile da queste parti. Stare lontano il più possibile dalla politica. Ho scelto di non collaborare con loro. Con chi, non perseguendo il bene comune, mi danneggia.

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Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?
gianni biondillo
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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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