Articolo precedente
Articolo successivo

Perturbante


di
Giuseppe Schillaci

Blob. Bombe e veline appagano a sufficienza le mie voglie catodiche. In basso scorrono già i titoli. Ho fatto tardi anche stavolta.
La tv s’oscura appena, poi sullo schermo compaiono loghi istituzionali vagamente familiari. Una musica soave, il volto rassicurante di Gianni Minoli, il proiettore che si aziona.
Il cielo è viola di tramonto, vecchie barche davanti a un porticciolo. Sulle barche intere famiglie indicano una casa in lontananza. Il cono di luce investe un muro di calce e l’immagine prende vita, dominando un meraviglioso drive-in marittimo, nuovo cinema paradiso. Chiudo gli occhi e mi bagno nei ricordi, nelle sere oziose della scorsa estate in Sicilia.

Il solito caldo d’inizio agosto. Vampe sulle colline, gommoni al largo di Malta.

In città un traffico indolente, sparuti turisti e motorini ronzanti. Il mare è calmo, il cielo è basso, si sta alzando lo scirocco. All’improvviso una notizia rimbalza dall’ombrellone dei Cutò a quello dei Butera: il sultano sta attraccando a Palermo.

Maria Cutò, insegnante del Liceo Verga, dice che arrivi per risollevare il Meridione. La sua amica Francesca, dice che sia venuto a salutare il nuovo presidente della Regione. Tanina Butera, fruttivendola dice che abbia sette mogli e quaranta figli; suo marito è sicuro che voglia comprare la squadra di calcio.
Turi esagera, come al solito: il sultano cerca petrolio, vuole armi. C’è chi parla di Mafia e Antimafia, mentre Don Caruso sospetta di Bin Laden e suo compare dell’annessione all’Oman.

I politici locali si preparano all’evento, ripuliscono le strade dello shopping e le piazze di rappresentanza. La città rispolvera fasti nobiliari, si prodiga e millanta.
Approda il primo panfilo ed è subito febbre del sultano.
Sulla banchina del porto il fronte di telecamere e cellulari alimenta il mito: venticinque Mercedes e tre Limousine, il jet e l’elicottero. Turi è entusiasta, favoleggia harem segreti, feste da milleunanotte e documenta tutto col suo nuovo palmare. Francesca giura di aver visto sua maestà assaggiare la cassata; a sua sorella, poi, commessa in un negozio del centro, ha lasciato mille euro di mancia.

All’arrivo del secondo panfilo i concittadini s’accalcano sulla banchina alla ricerca di un dignitario, un servitore, un mezzo ministro o portantino che possa benedirli, concedere qualche spicciolo. Le famiglie Cutò e Butera si appostano fin dal mattino, schierano le sedie, sfoderano la pasta al forno e si accaparrano le prime file. La famiglia Pirrotta – zio, zia, madre, padre e neonato – rimane senza posto e s’arrampica su un container. Il padre spera in un posto alla Regione e aiuta la nonna devota a montare sul tetto d’acciaio infuocato per invocare la grazia del nuovo patrono.

All’ultimo giorno del sultano a Palermo, trapelano indiscrezioni sui progetti dell’Oman: Maria parla di ospedali e scuole vicino Bagheria e litiga col fidanzato Turi, che invece sa di grattacieli e campi da golf a Brancaccio.
La serata finale è suggellata da una cena di caviale e cannoli offerta dal sultano in località segreta. Francesca vuole esserci a tutti i costi. Inizia il giro di telefonate e soltanto la soffiata della cugina, all’ultimo minuto, detta le indicazioni. Parcheggia la Smart e avanza verso il cancello dentro un vestito vogue e tacchi a spillo di paillettes. All’ingresso, però, viene bloccata da un rozzo energumeno del posto. Francesca non si dà pace, strepita e supplica: ogni tentativo è respinto. Si siede in disparte, accende una sigaretta e piange. Don Caruso si avvicina, asciuga le lacrime di rimmel e butta l’occhio nella scollatura. Poi le sussurra qualcosa all’orecchio e urla verso il cancello. Il buttafuori corre a giustificarsi come un bambino dal preside e Francesca può fare il suo trionfale ingresso, sotto il braccio cortese di Don Caruso.

Intanto, in città, un concerto di gala ringrazia il popolo per la calorosa accoglienza. La banda reale dell’Oman si dispone sulla scalinata del teatro Massimo e intona Ciuri Ciuri, Vitti na crozza, Funiculì Funiculà. Tanina sospira estasiata, sono bravi sti turchi, pare Sanremo.
Il popolo ama il sultano e lui ricambia staccando un assegno di cinque milioni per l’Ospedale dei Bambini. Dal palco si leva ‘O sarracine,la piazza esulta. In cielo è tutto un fuoco d’artificio.

Distendo le gambe e penso a un libro letto anni fa, “Il sultano di Palermo” di Tariq Ali.
Penso alla mitica isola d’un tempo, arabi a braccetto dei normanni, idillio di mosaici e giardini. Mi viene da ridere, cerco il telecomando.

Print Friendly, PDF & Email

3 Commenti

  1. Sotto colori dell’esotismo…
    Mi ha fatto pensare al teatro di Molière: le bourgeois gentilhomme, dove il ridere viene del protocollo ridicolo, della ingenuità del bourgeois gentilhomme divorato della sete dell’esotismo, del lusso, dello splendore.
    Il miraggio blu o viola fa dimenticare la miseria culturale di una terra.
    Il popolo possiede solo il potere d’immaginare, non di gustare…

  2. in effetti, l’episodio del munifico sultano che approda col suo panfilo nelle terre del sud (anche in puglia, credo) col suo carico di speranze, è qualcosa che sta fra l’onirico e il grottesco, e meritava di essere raccontato, come ha fatto bene schillaci, soprattutto dal punto di vista dei comuni mortali che si accalcavano sul pontile.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.

I poeti appartati: Enzo Campi

di Enzo Campi
Da quando lo conosco, da più di trent'anni, ho sempre percepito nella "manifattura creativa" di Enzo Campi, che si trattasse di teatro o di poesia, il tentativo di dialogo tra la mano che fabbrica e quella che pensa. La selezione di poesie tratte dalla sua silloge, Sequenze per cunei e cilindri  che il lettore di NI potrà leggere conforta, credo, quella mia percezione dell'origine. effeffe

Les nouveaux réalistes: Davide Gatto

di Davide Gatto
L’onda è invisibile, l’onda uccide, è disciolta nell’aria e nessun ostacolo la può fermare, passa con gli spifferi sotto porte e finestre, penetra impercettibile tra le particelle dei materiali più duri, l’onda vola invisibile e si insinua dappertutto, è nelle case, è negli uffici, scorre da un’antenna all’altra e dentro i cavi, hanno inventato l’onda per ucciderci.

Cherchez les femmes

di Michela Polito
Sebbene abbiano espresso sé stesse in maniere peculiari e diverse tra loro, Kate Chopin, Flannery O’Connor e Zelda Fitzgerald hanno molto in comune. In primo luogo, sono “vicine di casa”, affondano infatti le loro radici culturali e identitarie negli stati del Sud.

Les nouveaux réalistes: Mirco Salvadori

di Mirco Salvadori
Che altro nascondeva quella frase letta all’inizio dei suoi intricati pensieri, quelle parole legate alla banalità. Forse che nel suo intimo sentiva bruciare la fiamma del finto e ridicolo nichilismo? O più semplicemente, era un metodo di fuga ben studiato per evitare le frane, gli smottamenti di un lungo percorso.

I poeti appartati: Nicola Vacca

di Nicola Vacca
Ci aspetta una lunga stagione di idoli venerati per nascondere la paura di noi che finiremo per spegnerci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: