Il mio nome è Legione [shots]

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di Demetrio Paolin

[0.]
Tu mi spingi a scrivere, ma so che quando scrivo i miei racconti risulto sgradevole, perché provo a dire questo male. Dicendolo non faccio che propagare il male, tenendolo vivo e rendendolo ogni volta più potente. Ho vissuto talmente tanto con il male, con il mio, che mi sono abituato a vederlo come una cosa fra le altre. Non c’è nulla di atipico nel fatto che io stia nel male, anzi. Mi sembra che non sia così tremendo, ma semplicemente è. Io ne sono convinto, perché ci vivo da tempo con questo male, e il somaro s’abitua al giogo. Io non faccio male, questo è importante, né il mio male contagia gli altri. Il male è solo una condizione del mio esser nato. Potevo nascere santo, potevo venir su assassino. Potevo. Invece sono nato nel male, sono nato che non sono né carne né pesce, e pur facendo di tutto per togliermi di dosso il giogo, il male è sempre con me. Come il matto con l’ombra, ci ho lottato tanto che ne sono uscito zoppo. Ora ho semplicemente capito che il male per me è come per alcuni la grazia.

Il male è la mia grazia.
Ho accettato che sono male. Così avrò salva la vita.

[1.]
Il male, che non la cambia, ma in un certo senso la fa diversa ai nostri occhi. Questa diversità è la cosa più simile all’anima che io possa immaginare. Se esiste un posto nel corpo, dove l’anima s’annida, io credo sia il luogo dove il nostro malessere riposa fino a quando qualcosa non lo risveglia e lo porta a galla.

[2.]
Siamo esseri senza rimedio. C’è qualcosa in noi di oscuro e nascosto che si intorbida nell’anima da sempre, che è naturale in noi, in ognuno di noi. È un male potente che non lascia respiro: un male così intimo che pare avere lo stesso nome della felicità.

[3.]
Ecco le domande che abbiamo rivolto al fondatore delle Brigate Rosse.

Prima: la sua liberazione dal carcere fu una delle azioni più spettacolari degli anni di piombo. Mi sono convinto, che in realtà Mara Cagol non l’ha liberata per amore, ma per violenza. Un po’ come successe a Cristo: quando venne arrestato nell’orto degli Ulivi, Pietro sguainò la spada…

Seconda: Stando a molti, le Br nacquero dall’incontro della sinistra oltranzista e dell’ala più radicale del cristianesimo militante. Voi volevate liberare i poveri, ma Gesù ha detto Beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli. Se voi liberate i poveri, il regno dei cieli non verrà. Se i poveri diventano ricchi, diventano qualcosa di
peggio, perché il loro guadagno è già in questo mondo. Il Male è necessario perché avvenga la redenzione. Se voi lo togliete a cosa serve dio? Bisogna che il Male rimanga tale, che non venga modificato; bisogna che la gente soffra, s’ammali, muoia, uccida e venga uccisa, proprio perché così è possibile che alla fine dei tempi dio si mostri. Un bambino nasce e sembra normale, poi si scopre che ha una malformazione: è giusto che l’abbia, è normale che l’abbia, perché è segno che questa vita, la mia la sua quella di questo ipotetico bambino, non è per niente salva. Come possiamo amare qualcosa che è già salvo? Come possiamo amare qualcosa che non sia imperfetto, fragile e perduto?

Si ama solo ciò che è male, solo ciò che è toccato dal male, nella speranza che l’amore redima e tolga. È una speranza, è vana e ci costringe ad amare qualcosa in continua agonia. Lei invece, ritornando all’esempio, vuole guarire effettivamente il bambino della sua deformità. Ma se il bambino è sano, è inutile amarlo. Ecco, le domande sono senza risposta, perché Curcio non ha voluto rispondere. I padri, chiunque essi siano, non parlano.

[4.]
Il racconto non poteva andare avanti: chi era questo? Chi era che raccontava? Chi agiva? Lui, Demetrio, oppure Silvio, oppure Tomacek? Chi c’era dietro il suo volto? Demetrio teneva la testa tra le mani. Io sono tutte queste cose, io sono una moltitudine, io sono colui a cui Gesù chiede: quale è il tuo nome? Io mi chiamo Legione, il mio nome è Legione… E lì dove tutto finiva, quello era il suo incominciamento.

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D. Paolin, Il mio nome è Legione, Transeuropa (2009), pp. 144, € 12,90.

Il mio nome è Legione sarà presentato da Giulio Mozzi, Giorgio Vasta e Dario Voltolini alla Fiera del Libro di Torino, lunedì 18 maggio ore 12.30

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9 Commenti

  1. bravo demetrio. spero di riuscire ad averlo nei prossimi giorni, così da aumentare la fila di libri…per terra…che se li metto sul comodino arrivano troppo in alto. (-:

  2. Gesù ha vinto intere legioni con una tenerezza. Il male è una libera scelta, grandezza e miseria dell’uomo.

  3. @ gigi e la cremeria

    “Gesù ha vinto intere legioni” mandandole in culo ai porci.

    Che questa sia un “tenerezza” per quei poveri animali, si è visto da come hanno preso questo fatto, i porci.

    Che possa essere, il male, una scelta dell’uomo, non c’è alcuno dubbio: è stato infatti Gesù, uomo, secondo certe scritture, a dimostrare di poterlo controllare – come d’altronde suo padre, dio, secondo altre – e non certo i porci o Giobbe.

    *

    Sono davvero curioso di leggere il libro di Demetrio Paolin.

  4. grazie a tutti e in particolare a Chiara per aver pubblicato questi estratti. (Lucio Transeuropa va benissimo :-) )

  5. Ospito la presentazione di questo testo anche in Cartesensibili perchè trovo che la scrittura abbia in sé una tale potenza e profondità che sembra nascere dalla poesia, dal mito, non solo dalla contemporaneità, mostrando anzi le radici della parola e del male di cui va svelando e rivelando le terre di coltura e le mutazioni.
    Ringrazio per questo testo,sto per irceverlo finalmente,mi riservo ulteriori commenti dopo la lettura. ferni
    lascio il link della pagina:
    http://cartesensibili.wordpress.com/2009/05/18/il-mio-n-o-m-e-e-legione/

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