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Articolo Tre comma P.- I comunisti dandy e le elezioni timide

Dopo il post moderno ci rimaneva soltanto il post coitum
anonimo napoletano del ventesimo secolo

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Articolo suscitato da Andrea Inglese e dai CCCP

di
Francesco Forlani

Un’elezione timida si presenta all’elettore, immediatamente come Giano bifronte, autoreverse del pensiero, double face della nuova maglieria contemporanea. Della profonda umanità sembra infatti trasparire come punte di seni tra le maglie, attraverso il rossore provocato dall’imbarazzo del pensiero di fronte alla scelta di scegliere di fare, cosa che per delle ragioni storiche appare difficile realizzare. Eppure a quella timidezza, quasi sintomo di vergogna, sana, si accompagna rigidità di pensiero dell’inappetenza, impotente disincanto che ti obbliga a tenere la testa bassa e a cercare un segno, seppure timido di reazione. Le reazioni timide comportano allora una manifesta lucidità di pensiero e l’attraversamento in un balzo della lunga sequenza di immagini di altri tempi, quelli degli elettori forti e dei paesaggi da testa alta e petto in fuori. La consapevolezza infatti di “non è sempre stato così” irrora d’un colpo ogni singola venatura di linfa vitale che perfino quella che ci sembrava pietra marmorea e sepolcrale si adorna di muschio e cervello, fino ad apparirci cosa viva. Ecco allora che per il comunista dandy un’elezione timida oltre ad essere un sintomo della defaillance dell’idea e della politica, debolezza da pensiero moscio come i sorrisi dei faccioni sui manifesti della propaganda di stato, costituisce seppure timidamente un segno di rinascita, di speranza in un futuro radioso ancor più che televisivo, in cui riporre ogni segreta speranza. Timidamente rosso diventerà allora di fuoco, e dalle fiamme, lingue di baci e di carezze, risorgerà di nuovo, forte, tra i bagliori, l’inesorabile vigore del desiderio di amare il mondo.

à suivre I comunisti dandy e le elezioni anticipate (dette anche dei preliminari)

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23 Commenti

  1. Anche stamattina poggio il piede sinistro nello scendere dal letto, sarà che questa mia naturale inclinazione m’è costata bacchettate contro il sinistro maligno alla materna dalle suore, ma la sento con lo spirito anarchico di chi si è sempre dovuto difendere da un ordine prestabilito. Preparo un caffè ed accendo questo schermo, un tutt’uno svolto con scadenze regolari, quasi ad occhi chiusi. E’ sovraccarico di improperi e pensieri questo macinino elettrico e la buona vecchia moca svolge il suo dovere precedendo il susseguirsi delle tre puntuali note d’avvio del mio buongiorno al mondo.

    Inizio la panoramica, in ordine apro cinque finestre: Repubblica, filosofipercaso, Reb Stein, N.I., facebook:

    passeggiando dall’una all’altra stempero l’amaro della prima incazzatura.
    “Oggi al voto per le Europee, ultimi fuochi tra PD e Pdl”: fuochi? … poi passo all’editoriale di Scalfari e mi commuovo rabbiosamente, come troppo spesso accade:

    “L’Italia non ha mai avuto una borghesia degna di questo nome perché i tre grandi valori della modernità non hanno mai avanzato insieme. Per la stessa ragione la laicità non ha mai raggiunto la sua pienezza e per la stessa ragione un vero Stato moderno, una compiuta democrazia, un’effettiva sovranità del popolo e un’autentica classe dirigente portatrice di interessi generali, non sono mai stati una realtà ma soltanto un sogno, un’ipotesi di lavoro sempre rinviata, una ricerca vana e frustrante, uno stato d’animo diffuso che ha alimentato la disistima delle istituzioni e l’analfabetismo politico.

    Col passar degli anni questo analfabetismo è diventato drammatico. Il rifiuto della politica ne è la conseguenza più negativa. Gli italiani si sono convinti che la politica sia il male che corrode il paese. Perciò una larga parte dei nostri concittadini ha delegato la sua rappresentanza ad un giocoliere che ostenta il suo odio contro la politica e il suo qualunquismo congenito e festevole, all’ombra del quale sta nascendo un potere intrusivo, autoritario, concentrato nelle mani di un solo individuo.

    * * *

    L’analfabetismo politico degli italiani è molto diffuso tra quelli che parteggiano per la destra ma non risparmia la sinistra. Per certi aspetti anzi a sinistra questa assenza di educazione politica è uno dei suoi connotati, in particolare tra i sedicenti intellettuali che sono forse i più analfabeti di tutti.

    Uno degli effetti più vistosi di questo fenomeno consiste nella ricerca di un partito da votare che corrisponda il più esattamente possibile alle proprie idee, convinzioni, gusti, simpatie. Ricerca vana poiché ciascuno di noi è un individuo, una mente, un deposito di pulsioni emotive non ripetibili. Le persone politicamente mature sanno che in un sistema democratico occorre raccogliere i consensi attorno alla forza politica che rappresenti il meno peggio nel panorama dei partiti in campo. La ricerca del meglio porta inevitabilmente al frazionamento, alla polverizzazione del voto, al moltiplicarsi dei simboli e di fatto alla rinuncia della sovranità popolare.”

    Dunque mi ritrovo a pensare alla riunione aziendale ed ai volantini “offerti” ai quattrocento “lavoratori a progetto” che incrociano giornalmente la mia esistenza.

    Sorridente, in bella stampa, un rappresentante locale, uno tra i tanti che chiede il supporto dei “lavoratori” per poter fare qualcosa di buono per la città e l’azienda occupando una poltrona in sede europea … mi guardavo intorno, visi opachi e ottusi come le coscienze: non lo conoscevano nemmeno, era solo un volto con uno scudo crociato al lato, mentre dal brusio scomposto un coro ripeteva più o meno la stessa sonata: “… tanto l’uno vale l’altro e non saprei chi altro votare … magari farà qualcosa per la nostra azienda”

    Davanti a quest’affermazione un moto istintivo di rabbia mi graffia giù per la schiena e frenare il mio istinto omicida non farà che acuire la mia gastrite ulcerosa: “coglioni!” vorrei urlar loro in faccia “s’interesserà al vostro lavoro mantendovi schiavi asserviti al ricatto del padrone senza garanzie pensionistiche, malattie e ferie” … tutto mentre lo sguardo dei caporali aziendali mi sfida con sarcastico ghigno quando, sfilandomi accanto, mi offrono paterna pacca sulla spalla: “a te non lo diamo il santino” … Mi resta un “grazie” velenoso sulle labbra.

    Passo a Nazione Indiana, leggo d’un comunista dandy, mi si ammorbidisce la parola.

    Deglutisco l’ultimo sorso di caffè rileggendo i versi di Luca: con una remota speranza mi alzerò anche domani col piede sinistro.

    Vorrei dirti poeta che hai il dovere di parlare
    di quello che accade nel tuo paese senza
    infilare la testa nella sabbia della tua clessidra
    Vorrei dirti poeta che devi denunciare
    soprusi e prevaricazioni e non
    nasconderti dietro il dito della lirica
    Vorrei dirti poeta che la poesia è nata
    nel parlare e nel parlato ritorna e punge
    come la coda dello scorpione
    Vorrei dirti poeta ch’è finito il tempo
    delle intenzioni e delle pose e che milioni
    aspettano un segnale dalla tua lingua di spada
    (poesia di Luca Paci)

    Lucifero

  2. Per il momento sono sperduta. Voglio votare, è per me un momento importante e di risponsabilità. Alla veglia delle elezioni, so benissimo per chi non voglio votare. Ma sono confrontata a diverse scelte. Quando leggo i programmi ( non ho la TV e non ho seguito il dibattito) c’è sempre qualcosa che mi fa esitare.
    Il brano poetico di effeffe mi convincerebbe. Si puo cambiare la politica in poesia della vita? Si puo cambiare la stanchezza dell nostro mondo per un altro più tranquillo? Si puo fare un orrizonte alla cultura?
    Si puo cambiare tutto in desiderio?

    E il partito ecologico? Europea potrà salvere la genrazione futura?
    Tutto è terribile da pensare: quale scelta da fare? la mia piccola voce non cambiarà le cose.
    Penso che forse qualche è nella mia incertudine.
    Non ho mai avuto opinione politica affermata, impegno: so una sola cosa che il mondo nostro non mi va, soprattuto si perde il senso della vita, del piacere, del desiderio.

    Purtroppo uomini politici non sono poeti.

  3. Molto dostoevskijano il finale del pezzo di Forlani, non trovate? Perdonatemi per l’off topic ma, soprattutto, abbiate pietà del mio disimpegno.

    In verità, la suggestione che mi ha portato alla mente il post va alle “teste pensanti (e non)”. Tra il Lanus, il bicephalo di Deleuze e l’acephalo di Bataille, secondo voi, qual è la metafora più azzeccata “come contro” della deriva culturale che è alla base della mancata EDUCAZIONE POLITICA sopra invocata?

  4. non sempre Veronique…

    questa è di Nichi Vendola:

    IPOTESI

    Umida di mancamenti
    una sottana
    interni convulsi e cosce
    sbocciate di enigmi di offerte
    di sintagmi storditi
    e le condotte deviate dei
    condotti traboccanti di tutto
    e di nulla
    viluppi della carne e una culla
    a scorticare il giorno la notte e
    l’altre cose.

    (da Ultimo Mare Manni Editore)

  5. forse è mezzo cervello, solo il destro poco pensante, o forse è intero, ma fatto di una strana pappetta deliquescente e melliflua, frullata dalle immagini tv, e comunque poco adatta ai passaggi elettrochimici sinaptici… risultato, pare che ormai si passi direttamente dai preliminari elettorali alla depressione post-coitale, o alla consolazione della sigaretta

  6. Lucifero,
    sono andata a vedere per Nicchi Vendola: è un uomo di impegno, di libertà. Il problema è che il CCCP è diverso du parti communiste français.

    E sono sempre nell’incertitudine:

    Front de gauche?
    Parti socialiste?
    Parti écologique?
    Mouvement démocrate?

    Non so ancora. Spero prendere una decisione prima domenica.
    Il problema è rimanere sola con l’incertudine.
    Fare una scelta che non mi deluderà.

    E in Francia poesia e politica sono due cose diverse.

  7. liviobo @
    in pratica stai parlando della democrazia in quanto “discorso sulla scelta”; e per restare in tema, come ben saprai, la scelta non dura che l’attimo del coito – poi non rimane che la vergogna (che dura circa quindici minuti). Meglio la castità e la continenza in fatto di convinzioni.

    Oltretutto, non c’è abbastanza tempo e spazio per lo scetticismo in quel mezzo cervello. Potrebbe essere questo il problema? Non so.

  8. Pezzo stimolante, questo del Furlèn, un po’ come il viagra, ma come il viagra, per farlo funzionare c’è bisogno di un partner… il partner che non c’è.
    “Non è sempre stato così”, ma oggi per ricordare la differenza bisognerebbe risalire a Gramsci.

  9. PS.: Nei recenti post qui su NI, peraltro stilisticamente molto belli, relativi alle europee, leggo di passioni, di fedeltà, di impulsi, di speranze, di rinascite, ma non leggo di più prosaiche direttive Bolkestein, di Trattato di Lisbona, di consociativismo nelle votazioni… insomma, di bassa, impoetica, volgare realtà

  10. ma quanto siete sdolcinati!!! e fuori dal mondo delle cose. Di questo passo ci ritroveremo entro massimo 3 mesi nel bel mezzo d’una dittatura e semza nemmeno bisogno di alcuno spargimento di sangue… oddio!!! sangue….

  11. “Mussolini scrisse anche poesie. I poeti che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa” F.D.G

  12. Forse l’ultima decisione si prende con un testo ardente.
    Gesto poetico o gesto politico?
    Domani il mio voto sarà un fiore rosso, e pensero a questi mani in tutta l’Europa timide, prima di votare, a questo momento di solitudine, di passione., di speranza.
    Gesto politico o gesto di affetto?
    Nonostante la nevrotica ansia, si puo alzare la testa e sognare altro mondo.

  13. io di direi di cominciare a menar fendenti con determinazione (con o senza poesia fa uguale, tanto quà tra bondi e mussolini….) passione, speranza, timidezza, tenerezza… son cose che purtroppo non aiutano più di tanto. C’è proprio bisogno di riportare alla luce tutta la ruvidità che c’è nelle nostre anime e reagire con una certa violenza, perfino!

  14. un mare di dolcezza li annegherà, libero!
    lo stesso mare che ho sentito nelle parole di Moresco – Maresco
    qualche sera fa dalla Bignardi.
    quella dolcezza valeva più di tanto eroico furore
    effeffe

  15. Libero Pensare ed Francesco Forlani : Le cruditè e i bon bon.Come al solito si è costretti ad una doppia lealtà, ma ragionando sempre in termini di civismo.Ci sono dei momenti in cui si deve reagire con un programma di una terza dimensione.L’antagonismo richiesto dfeve avere un linguaggio di ultrasuoni costanti in allerta tipo i cliks.( a mio avviso).

  16. diciamo tristounettes
    effeffe
    ps
    naendertal, quelli di act up con i fischietti sotto casa di un ministro fecero quasi cadere un governo sulla questione SIDA

  17. Hey,non fliks ma cliks,la lingua inatalfetizzabile dei pellerossa credeo comanchi,che in quanto inatalfetizzabile permise all’esercito usa di inviare messaggi in codice che nessun sistema di deodificazione poteva tradurre in quanto non appartenente a nessuna metodica afferente ai linguaggi conosciuti.Ditelo coi fiori,il nemico ci ascolta, e lequattro note di rapportti ravvicinati di terzo tipo….

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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