L’isola di Giorgio

di

Francesco Forlani

 

Domani i funerali. Ho pensato fosse doveroso avvisarti.

 Un abbraccio da Ischia.

pausa

ti voleva bene.
Così mi ha scritto Antonietta il 26 aprile scorso ed io sono rimasto senza parole ma con una promessa fatta a me stesso e all’amica dell’isola, quella di scriverne appena ne avrei avuto la forza, il coraggio. Ricordarlo qui su Nazione Indiana perché Giorgio Di Costanzo GDC ci veniva spesso su queste pagine, il più delle volte a gamba tesa, e non a torto, non a ragione, in difesa della letteratura dimenticata o poco “attualizzata”, soprattutto una ventina d’anni fa, come per esempio l’opera di Anna Maria Ortese di cui ha per anni curato  In sonno e in veglia.
Ci siamo conosciuti vent’anni fa, poco meno, e all’inizio della mia avventura su Nazione Indiana. C’era stata un’incomprensione legata alla rinascita della rivista Sud, da me fortissimamente voluta e proprio in quegli anni realizzata, ma ne eravamo venuti a capo rapidamente al punto di diventare, poco tempo dopo amici. Ci accomunava l’amore per Anna Maria Ortese e ogni qualvolta ne avessi avuto l’occasione l’ho sempre trascinato con me, come nel caso della pubblicazione numero dell’Atelier du Roman dedicato alla scrittrice o più recentemente per una mia recensione  
all’ultima corrispondenza dell’Ortese pubblicata da Adelphi.
In un passaggio si poteva leggere:
Una menzione particolare va alla nutrita e inedita corrispondenza con Giorgio Di Costanzo, che grazie a un lavoro meticoloso e appassionato tiene in vita un archivio digitale imprescindibile sulla vita e l’opera di Anna Maria Ortese.
Giorgio è stato per molti di noi memoria viva delle avventure letterarie del dopoguerra, non soltanto meridionale, con una infinità di rapporti, corrispondenze, storie d’amicizia, particolarmente quella con Goffredo Fofi, Dario Bellezza e Anna Maria Ortese, per l’appunto.
In questo sentirsi bastarono poche telefonate all’Inglese e a me, compagni di cella con vista sul mare, nel nostro confino traduttorio a Procida per organizzare un’incursione poetica sull’isola d’ischia. Prima di lasciare parlare quelle immagini vorrei ricordare e insieme “scordare” che in quegli anni Nazione Indiana non era un blog ma un campo di battaglia, con veri e propri duelli all’ultimo post, diverse centinaia di botte e risposte (altre botte) per articolo, che potevano generare perle o porci. Attacchi sopra e sotto la cintura, diverbi, avverbi, malaverbi, querelle che più di una volta hanno visto Giorgio menare colpi a destra e a manca. A quanti lo ricordano gladiatore soltanto, vorrei  poter dire di non dimenticare la “tenerezza” della sua attenzione militante rivolta alle “piccole creature”. In questo senso riprendo un passaggio di Giorgio Agamben che traduce bene le mie intenzioni.
“Come molte categorie e istituzioni delle democrazie moderne, anche l’amnistia risale alla democrazia ateniese. Nel 403 avanti Cristo, infatti, dopo aver abbattuto la sanguinosa oligarchia dei Trenta, il partito democratico vincitore prestò un giuramento in cui si impegnava a “deporre il risentimento” (me mnesikakein, letteralmente “non ricordare i mali, non aver cattivi ricordi”) nei confronti dei suoi avversari. Così facendo, i democratici riconoscevano che vi era stata una stasis, una guerra civile e che era ora necessario un momento di non-memoria, di “amnistia” per riconciliare la città. Malgrado l’opposizione dei più faziosi, che, come Lisia, esigevano la punizione dei Trenta, il giuramento fu efficace e gli ateniesi non dimenticarono l’accaduto, ma sospesero i loro “cattivi ricordi”, lasciarono cadere il risentimento. Non si trattava tanto, a ben guardare, di memoria e di dimenticanza, quanto di saper distinguere i momenti del loro esercizio.”

Queste sono le immagini tratte dalla sua galleria, e intitolata:

Poeti all’ultima spiaggia
5 maggio 2008
Libreria “La Gaia Scienza” Ischia Ponte
Andrea Inglese e Francesco Forlani

Se avrete voglia nei commenti di ricordare Giorgio, sarete i benvenuti.Colonna sonora Murolo Forlani, foto inviatami da Giorgio con i saluti da Ischia.

 

 

 

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Aggiungo anche il mio di ricordo. Devo l’incontro con Giorgio Di Costanzo a Francesco (il Furlén, FF), che aveva rapporti diretti con lui. E ci trovammo, poi, ad Ischia a passare una giornata di spensieratezza e allegria mediterranea. (Il pretesto dell’incontro era una presentazione in libreria.) Avevo conosciuto anch’io Giorgio come commentatore di Nazione Indiana, spesso polemico, assiduo attraverso una sorta tormentone relativo all’Ortese, a cui dedicava un culto del tutto degno e controtendenza. Poi lo incontrai, e scoprii in realtà un uomo di grande gentilezza e apertura mentale. Quello che noi conoscevamo di lui, nei commenti di Nazione Indiana, era il suo lato appassionato, battagliero, che trovava uno spazio di condivisione in rete, per uscire anche da un isolamento culturale e geografico, da una periferia del mondo letterario. Ma come spesso accade in Italia, lontano dai centri di visibilità e di produzione, si scoprono personaggi straordinari, anticonformisti, profondamente gentili e appassionati come Giorgio Di Costanzo. L’amicizia che Francesco racconta è un’amicizia che è stata resa possibile dalla rete, ma anche dall’insufficienza di un dialogo puramente virtuale. Le cose si sono chiarite, la statura “umana” di Giorgio, la sua generosità, ci è parsa subito evidente, nel momento in cui siamo usciti dal puro scambio virtuale, per ritrovarci faccia a faccia con lui, a Ischia. E lo trovo, ancora oggi, straordinariamente accogliente, quando guardo la nostra foto a tre di “comunisti da spiaggia”. Noi facciamo i guitti, ma lui è perfettamente a suo agio, perfettamente se stesso, tenendosi addosso la sua camicia, e posando con noi come se fosse la cosa più naturale (e seria) del mondo.
Andrea Inglese – Champigny 2 luglio 2024.
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5 Commenti

  1. Io e Giorgio avevamo in comune il rigore, soprattutto riservato a noi stessi, per preservare la coerenza fra le nostre convinzioni e l’ agire quotidiano. Superata la fase buddista, dopo la morte della madre, si era di fatto isolato e, anche se non ne risentiva in solitudine, cresceva in lui sempre più forte il senso della morte.

    “Cara Odette, abbiamo avuto una giovinezza bella, piena di progettualità, speranze, novità,
    creatività, rinascita e ora, almeno per me, una
    vecchiaia pesante, livida, oscena” concluse una
    volta senza speranza dopo aver dibattuto a lungo, entrambi severamente, sulla vita pubblica locale.
    Sono stata onorata della tua amicizia e del tuo affetto, Giorgio. Conservo gelosamente il tuo ricordo.

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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