Simpliciter & Complicatibus


 

Giovanni CÁMPI scrisse
Nevio GÁMBULA recitò
Orsola PUÉCHER animò

 
Simpliciter: – Come contare su di me, che son nulla più di un personaggio, per altro di un dialoghetto teatrale in cui mi si imagina 1 autore dello spettacolo “La burla del tempo” e suo spettatore al contempo?
 
Complicatibus: – Il tempo, al meno quel tempo, va ora interrotto, ché non c’è più tempo, se non d’altri tempi, ora.

 
Simpliciter: – Ma dire “d’altri tempi” non rimanda in qualche modo manierato, figurato, a “quel tempo”, al tempo in cui…?
 
Complicatibus: – Le risponderò una volta per tutte così: “in cui” in vece di riandare al tempo va al luogo, non di meno qui gli instà, in questo luogo ove non c’è più luogo, se non d’altri luoghi, qui.
 
Simpliciter: – “Ora, qui”, van presi alla lettera o in tutti i sensi?
 
Complicatibus: – Alla lettera! Ecco, imaginiamo
2 che qualcuno scriva una lettera in una data camera d’albergo che è questo dato luogo in un dato momento che è questo tempo.
 
Simpliciter: – Ma c’è mai da qualche parte uno che scriva ad un altro qualcosa?
 
Complicatibus: – Uno potrebbe esser Lei che conta il nulla, qual è, senza raccontare né il più né il meno, ma solo e soltanto la sostanza sua, qual si sia, così, senza far tante storie.
 
Simpliciter: – Ma “senza storie” come scrivere?
 
Complicatibus: – Non Le ho detto “senza storie”, ma “senza tante storie”, cioè ora, qui, tanto più non può darsi il caso di Lei personaggio o autore, né quanto meno dirsi il caos di Lei personaggio che scrive una lettera a Lei autore o viceversa.
 
Simpliciter: – Viceversa?
 
Complicatibus: – E si taccia ora, qui, e il dire e il dare la possibilità a Lei personaggio si scrivere ad altro autore che non sia Lei o a Lei autore ad altro personaggio che non sia sempre e comunque, solo e soltanto Lei.
 
Simpliciter: – A me che sono io che è altro, ad altro che è l’io che sono me?
 
Complicatibus: – Vede? Anche in Lei cause e concause e effetti speciali verrebbero prodotti in divisioni infinite, così come divisi in prodotti altrettali.
 
Simpliciter: – Dunque?
 
Complicatibus: – E dunque nessun capriccio né scherzo, ma solo e soltanto necessità, dolore.
 
Simpliciter: – La necessità, il dolore…
 
Complicatibus: – La necessità del dolore, il dolore della necessità: non Le pare? Non Le pare essere finalmente qualcuno così, in questa figurata maniera modale? In questa camera d’albergo, in questo momento, è necessario, però, che Lei scriva d’un dolore, come che sia. Sa, il lettore ama piangere: una storia commovente, pedagogica, che faccia pensare.
 
Simpliciter: – Il lettore ama ridere: la necessità, la gioia…
 
Complicatibus: – La necessità della gioia, la gioia della necessità: è forse lo stesso? o forse che sia lo stesso dire la stessa cosa? Come dire di fatti ride la lettera e con essa la letteratura tutta? Il riso è solitario, infernico, ma contagia.
 
Simpliciter: – Ecco, appunto: dire che ride già conta.
 
Complicatibus: – Ma non conta ora, qui, dar di conto del più né del meno, quanto in vece solo e soltanto il racconto dei fatti.
 
Simpliciter: – Il fatto è che non ci son fatti.
 
Complicatibus: – Il fatto che non ci sian fatti è comunque di per sé un fatto, anzi è l’inizio di una storia senza tante storie.
 
Simpliciter: – “In questo momento, in questa camera d’albergo, non ci son fatti, né storie”.

 
 
[ Nota a margine: La scena si svolge in un teatro sul palcoscenico del quale v’è riprodotta una camera d’albergo in cui le dramatis personae dialogano. Non è detto chi questi in vero siano: se attori o autori, se tecnici o visitatori; né conta dirlo. ]
 
 

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NOTE
  1. sic
  2. ancor sic

22 Commenti

  1. Un’inaspettata Triplice ha invaso, con la sua comicità, la nostra buiosa domenica autunnale, portandoci a condividere il suo fine ultimo:
    la pensierosa malinconia.

    [applausi a scena aperta]

  2. “Anche in Lei cause e concause e effetti speciali verrebbero prodotti in divisioni infinite, così come divisi in prodotti altrettali.”

    il giro del mondo in 7 minuti e 24 secondi :-)

    fem

  3. Una meraviglia, “un petit bijou” come si dice in francese con tre talenti.
    Gianni Ciampi con la sua lingua poetica, filosofica: dialogo di sé a sé,
    in una danza impeccabile della frase. In tutti i sensi la lingua si intende,
    come metafora della mente. E’ sottile, brillante, di spirito bello. Dice anche sotto il gioco della forma, il confronto dell’artista con la creazione.

    Orsola ha il dono di creare musica, bellezza, armonia. mette il suo cuore per incantare il mondo.

    Applausi! Bis

    Nevio Gambula ha una voce che dà tutta presenza al personaggio.
    Con il tono fa sentire il confronto.

  4. Ap-plaudo a Tutti.
    Nulla fuori posto,
    perfetto,
    fetta di pancake con mostarda, miele d’ acacia e corbezzolo.
    Orsola, Giovanni,Nevio:-
    bocconcini di mela cotogna da gustare lentamente..
    BRAVISSIMI,COMPLIMENTI!!!!!!Marlene

  5. non mi è piaciuta la recitazione dei due esageratamente enfatica
    enfatica al punto di infastidire e interferire con la comprensione-
    un saluto
    paola

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orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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