L’Egitto e le sporche coscienze

di Sherif El Sebaie
Alcuni individui sono duri di comprendonio. Non si spiega, altrimenti, il fatto che qualcuno continui a chiedermi se sto con ocontro Mubarak, manco fosse una partita di calcio. Lo voglio ribadire forte e chiaro: dividersi fra chi sta con e chi sta contro Mubarak in questo particolare momento storico e con la brutta piega che stanno prendendo gli eventi, è stare semplicemente contro il bene supremo del paese. Dividersi fra chi è e chi non è disposto ad aspettare le sue dimissioni fra soli 200 giorni, permettendogli di salvare l’onorabilità della carica di Comandante supremo delle Forze Armate (una qualifica direttamente collegata al prestigio dell’esercito, unico garante dell’unità nazionale, tra l’altro festosamente accolto dai manifestanti antigovernativi) e di militare che ha combattuto la guerra contro Israele e governato il paese per trent’anni con meriti e demeriti che non mi metto certo a quantificare, porterà soltanto al caos e alla distruzione delle infrastrutture e dell’economia del paese in modo irrimediabile (e dire che persino al nostro ultimo Re, totalmente screditato, travolto dalla corruzione e dalla dissolutezza della sua corte, è stato permesso di abbandonare l’Egitto firmando un proprio editto reale, vestito in alta uniforme di ammiraglio e salutato da 21 colpi di cannone e da truppe dell’esercito).

Chiunque erediterà l’Egitto in gestione, di qualunque colore politico o ispirazione ideologica sarà, non dovrà risanare e rilanciare un paese ma ricostruire delle macerie. Vogliamo davvero che la svolta che si auspica per l’Egitto venga subito inaugurata con il ritornello “Si stava meglio quando si stava peggio”? Nel corso dei recenti avvenimenti sono stati distrutti non solo musei ma anche – solo per fare un esempio – l’ospedale per i tumori infantili, costato milioni: soldi del popolo che sarà difficilissimo recuperare avendo perso decine di miliardi in pochi giorni. Dove andranno a curasi questi bambini? Li accoglieranno in massa gli ospedali occidentali? Anche ciò che questo governo ha fatto di buono andrà distrutto. Aziende straniere come la Nestlè, che da sola dava lavoro a tremila dipendenti, hanno chiuso a tempo indeterminato. Quella gente fra un po’ non saprà come campare. Ricordiamoci che fame e rovina non portano democrazia e diritti. Quelli che hanno aspettato trent’anni per scendere in piazza contro Mubarak senza avere un leader da proporre in alternativa davvero non riescono ad aspettare 200 giorni per evitare al paese di sprofondare in un abisso da cui nessuno, ma proprio nessuno, riuscirà a tirarlo fuori?

Non entro nel merito di chi siano i manifestanti che a migliaia hanno partecipato alla marcia pro-Mubarak che è poi degenerata in scontri sanguinosi, non mi interessa. Che l’abbiano fatto per soldi o perché hanno ricevuto un sms del governo – come sostengono gli oppositori – o perché convinti che bisognava farlo perché esasperati dal danno economico – come sostengono i diretti interessati, fra cui i cammellieri che lavoravano con i turisti vicino alle piramidi – è irrilevante visto il disastroso esito finale: un assaggio di guerra civile. Anche se trovo francamente ridicolo che qualcuno creda davvero che bastino tre euro e mezzo, cioè 25 pound – una cifra che da anni non basta a comprare due bottiglie di olio al Cairo – per convincere chiunque a rischiare la pelle a pagamento per un presidente ormai uscente. Non basterebbero neanche mille di pound, oggi. E i rimanenti 23 milioni di abitanti del Cairo quanto sono stati pagati per non scendere a fianco dei 2 milioni che erano in piazza?

La verità è che le cose sono molto più complesse di ciò che i media occidentali sono abituati a propagandare. Non esiste solo il bianco e il nero, il moderato alla zio tom e il terrorista, la democrazia e la dittattura. Esistono anche vie di mezzo, come nel caso dell’Egitto, la singolare forma ossimoro di democrazia autoritaria che ha garantito una stabilità geostrategica a livello internazionale, quindi anche pace e stabilità per il paese, anche se è fallita nel garantire un’equa suddivisione della ricchezza internamente. E’ la stessa che ha permesso a scrittori come Alaa Al Aswani ed altri intellettuali di scrivere editoriali di fuoco e ispirare film e romanzi durissimi contro il presidente, suo figlio e il governo, formando e via via galvanizzando l’opinione pubblica che poi si è ritrovata a piazza Tahrir. Certo, c’è anche la tortura e la repressione. Ma chi si scandalizza farebbe prima a ricordarsi che persino in molti paesi democratici – dove l’opinione della maggioranza della popolazione non spesso condiziona l’azione dell’esecutivo eletto – capita che manifestanti pacifici vengano manganellati e torturati o che giovani fermati escano cadaveri dalle stazioni di polizia in cui sono entrati vivi e vegeti, senza che i colpevoli siano adeguatamente puniti.

Come egiziani – musulmani e copti, religiosi e laici – come cittadini arabi e come cittadini del mondo abbiamo una sola ed unica responsabilità: proteggere l’Egitto, il baricentro del mondo arabo, la culla della civiltà, dal caos che può giovare solo ai suoi nemici. E pazienza se ciò non piace ad alcuni rivoluzionari col culo al caldo residenti in Occidente. A loro non interessa affatto ciò che succederà, dopo: semplicemente cambieranno meta di vacanze o di lavoro. A loro basta cavalcare l’onda del momento rinvagando l’ambiente che li ha resi celebri sul web, regalarsi l’illusione di aver contribuito ad un “evento storico” o più semplicemente vendere più copie dei loro libri sul Medio Oriente e sugli Arabi, area e popoli che hanno sfruttato con ipocrisia e irresponsabilità. Sfruttatori, si. E non solo a parole. Questo vale anche per coloro che dicono che sono andati li per “lavorare” mentre erano li per fare una vita da “gauche sardine” che nei loro paesi non si sarebbero mai potuti permettere. Perché anche se fosse vero che non erano pagati profumatamente, hanno sempre potuto contare su qualche entrata extra in euro – su cui non hanno mai pagato le tasse in Egitto – e sulla svalutazione della lira egiziana per fare una vita che nessuno dei poveri che oggi dicono di difendere a spada tratta poteva o potrà mai permettersi.

Ma, cosa ancora più importante, hanno potuto approffittarsi dell’innata disponibilità, gentilezza, ospitalità ed oserei dire persino della singolare servilità masochista dei miei bravi ed onesti concittadini, che si sciolgono appena vedono il “khawaga”, lo straniero, magari biondo o semplicemente con un passaporto rosso. E che per questo si ingegnano in mille modi per aiutarlo, risparmiargli la fila, cedergli il posto, rendergli la vita più facile. Non sanno, poveretti, che quando sono loro a finire nei paesi dei Khawaga, non hanno diritto a nessuna corsia preferenziale per via della loro pelle scura e del loro passaporto verde, semmai le cose diventano molto più difficili. Eh no, cari rivoluzionari da tastiera: io scrivo e dico quello che voglio sul paese dove sono nato,cresciuto e di cui porto la cittadinanza pur vivendo e lavorando in una seconda patria, delle cui politiche interne – eccettuate quelle sull’immigrazione – non mi sono mai occupato. Voi invece se volete scatenare il caos là dove avete avete vissuto solo da turisti, da ospiti – voi si che lo eravate – serviti e riveriti, lavatevi prima la sporca coscienza.

Pubblicato il 4/272011 su Salamelik

Print Friendly, PDF & Email

94 Commenti

  1. In Egitto ci sono disordini, la guerra civile nelle capitali e nei paesi occidentali a trovare una posizione comune. Alcuni, come il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon chiede libere elezioni subito, mentre il primo ministro italiano Silvio Berlusconi Mubarak rinforza la schiena. Forse è una buona cosa, perché alla fine deve decidere il popolo egiziano, come procedere lì. Ai miei occhi questo Mohamed ElBaradei solo uno che ora vuole saltare sul treno in movimento alla polvere, a volte velocemente presidente. Lui è nei miei occhi non è la legittimità democratica.

  2. Lo dico da occidentale “col culo al caldo”, ma questo El Sebaie mi convince poco. E il suo curriculum occidentale, con inviti anche da parte del Dipartimento di Stato Usa, me lo conferma. Troppi “né – né”. Nessuna parola di “approfondimento” sui cosiddetti squadroni della morte, sul ruolo europeo e Usa nell’affaire e anche, perché no?, del Mossad. Ma io ho “il culo al caldo”, benché un vento gelido spiri da tempo anche qui da noi, che mediterranei, in primis, lo siamo a buon diritto.

  3. il pezzo è una delle cose peggiori (berlusconiani a parte) che abbia letto in rete in questo periodo, e per di più pieno di inutili polemiche personali che poteva anche risparmiarci in un momento così delicato e complicato per il suo paese.
    geo

  4. Si è una articolo molto brutto. Una lingua di legno. Dal Manifesto al Dipartimento di Stato. Comunque è una bella carriera. Ci sono comunque cose piú interessanti da leggere sull’Egitto: Zizek su El Pais e Alain Badiou per esempio. Il povero Sherif meglio lasciarlo li a contorcersi nel viluppo aviluppato delle sue frasi rossiniane. Sembra un po’ Mustafá dell’Italiana in Algeri. Anche sul blog Georgiamada sono segnalate moltissime cosa piú interessanti. Anche Goytisolo`ha punti di vista interessanti soprattutto sulla Tunisia
    genseki (Murcia)

  5. La bella “carriera” di cui parlate tanto sarà oggetto di un post sul mio blog a breve. Detto questo, ci tengo a precisare che non mi vergogno dell’invito del Dipartimento di Stato: sono stati invitati anche membri dell’opposizione e della società civile egiziana e – come rivelato da wikileaks – anche dei bloggers dell’opposizione, uno dei quali già nel 2008 disse loro che nel 2011 ci sarebbe stata la rivoluzione.

    Questo solo per sottolineare come il diparimento di stato invita molta gente e intreccia rapporti con più parti: nel mio caso l’invito era un’occasione di formazione sul multiculturalismo negli Stati Uniti e un riconoscimento per il mio attivisimo civile in Italia, l’unico ricevuto dopo un anni di sbattimento a favore degli immigrati e dei loro diritti in questo paese.

    Ho un curriculum occidentale uguale a quello di molti altri bloggers all’origine della protesta: hanno studiato anche loro nelle scuole occidentali del Cairo, all’Università americana del Cairo e viaggiato o vissuto in Occidente. So cosa pensano – condivido il loro amore per l’Egitto e le ragioni della loro protesta – ma penso anche al futuro, al dopo Mubarak a cui loro ancora non hanno purtroppo pensato. Almeno mi sembra.

  6. E beh in Egitto ci voleva qualcuno che pensasse no? In tante migliaia non ci hanno mica pensato a pensare! Ma niente paura che il pensiero il dipartimenro di stato lo manda direttamente dall’Italia. Anche in Egitto presto si penserá. Per essere un antirazzista il Sherif el Sebaie vola dove neppur Borghezio osa: sti poveri egiziani non pensanti, in effetti ci fanno pensare, come si puó andare in piazza senza nemmeno pensare a comprare il croissant, e a lesciar scritto a mezzodí getta la pasta. Fortunatamente quacluno che pensa al loro futuro c’è. Che sollievo!
    genseki che nemmeno lui pensa molto al domani a causa dell’etá

  7. i blogger per lo più sono solo narcisisti e desiderano solo essere letti, non gli interessa molto capire e denunciare veramente (spesso sono anche affetti da fastidiosissima sindrome della mega-vittima).
    O almeno questa era la caratteristica dei blogger fino a poco tempo fa, ultimamente le cose sono cambiate, noto che molti (nei limiti delle singole possibilità) hanno preso coscienza del loro compito, ma, come in tutte le società, c’è chi è più reazionario (e rimane indietro ad osservarsi l’ombelico e a dire io io io io …) e chi lo è meno e cerca davvero di capire insieme agli altri e di diffondere. Io naturalmente preferisco i secondi gli altri li considero solo una fastidiosa perdita di tempo, ma se dio vuole noto che sono in via di estinzione, sono pochi quelli che ancora resitono, con il ciglio umido, a piangere su se stessi ;-)

  8. “Presidente, le chiedo scusa ma.. anche lei avrà delle questioni interne ogni tanto, e verrò a scuola da lei per sapere come riesce a superarle, visto i suoi quasi trent’anni di permanenza alla guida del suo paese.”
    Il premier italiano rivolto al dittatore egiziano, 4 giugno 2008

    http://www.youtube.com/watch?v=RMsAuL-04xA

  9. Gentile Sherifel Sebaie,

    ma perché viene a discutere qui se sarebbe stato tanto comodo discutere da lei nel Salamlik se non fosse che lei filtra i commenti?
    Questo suo atteggiamento è proprio curioso sa! Lei accetta il contradditorio solo in campo neutro?
    O forse è perche NI stavolta non filtra i commenti che è obbligato ad argometare?
    genseki dal ciglio asciutto

  10. perchè mai è stato cancellato il commento di genseki?
    cosa aveva detto di terribile?
    … pensare che stavo per rispondere dicendo che NI per quanto ne so io NON filtra mai i commenti … arrivo e non trovo più il suo commento … allora aveva ragione.
    Jan dimmi che è un errore tecnico e che il commento è sparito per sbaglio, oppure … cancella pure questo.
    geo

  11. Prendo atto che il pezzo non è piaciuto a georgia robugliani e genseki. E’ uno scritto nel genere dell’invettiva, alquanto emotivo ed accorato, di cui possiamo discutere dei meriti e dei difetti.

    L’ho pubblicato convinto della bontà di un punto di vista piuttosto controcorrente di questi giorni, espresso da una persona competente ed autorevole, non fosse altro che per le capacità linguistiche di Sherif che gli permettono un accesso alle fonti che tanti non hanno.

    Ho assistito al crollo del muro di Berlino ed alle proteste di Tiannanmen in Cina e sono sensibile alla protesta popolare che si mette in gioco totalmente in piazza. La ammiro e la rispetto, ma trovo che di fronte a ciò che sta avvenendo in queste settimane si offra uno schema interpretativo semplificatorio e fuorviante:

    protesta popolare = bene
    dittatore = male
    cacciare il dittatore = felicità e prosperità
    (come nelle flash-card di GWBush in non so quale parodia)

    Non credo che la situazione dell’Egitto sia semplice, il fatto che nelle proteste popolari di questi giorni la parola di Hillary Clinton sia considerata più autorevole dai media europei di quella degli egiziani stessi mi induce a pensare che il paese viva un’indipendenza in prestito. La posizione di Sherif El Sebaie in questo articolo mi pare meritevole di riflessione: forse è utile comprendere i limiti di azione della situazione attuale, dove l’uscita di scena di mubarak non risolverà problemi economici profondi, servitù internazionale decisa nelle cancellerie all’estero, crisi agricola e degrado ambientale. Forse Sherif prende invece un granchio, cosa che non dovrebbe essere difficile argomentare serenamente.

    Non trovo invece costruttivi argomenti ad hominem nella discussione. Il fatto che le idee di Sherif siamo (legittimamente) per qualcuno poco convincenti, non implica giudizi sulla persona (men che meno quando si cerca poi di utilizzare tali giudizi circolarmente per confutare le idee espresse). Per questo motivo e per togliere dall’imbarazzo coloro che le hanno scritte, ho rimosso le stronzate più palesi da questa colonna di commenti.

  12. “Non trovo invece costruttivi ed ammissibili argomenti ad hominem nella discussione.”
    già, perchè il post di Sherif che per due terzi è un’invettiva contro le sporche coscienze di chi ha il culo al caldo non contiene argomenti ad hominem, vero?

  13. le idee di sherif sono sue e legittime, io del resto apprezzo opinioni diverse, un po’ meno legittimo usare questo post (e i fatti di questi giorni) per sue polemiche personali e per levarsi sassolini dalle scarpe ;-). genseki non aveva detto nessuna stronzata, non più di altri comunque … se davvero volevi levare le stronzate dovevi allora anche eliminare alcune cose dal post ;-). Poi non capisco perchè i blog che parlano dell’egitto sono tutti aperti e senza censure meno il blog dell’autore di questo post (che filtra i commenti), e soprattutto i commenti in questo post di nazione indiana che di solito NON filtra mai i commenti … boh i misteri della rete.
    Sinceramente io il commento di genseki lo avevo letto e proprio non mi sembrava che avesse detto cose da provocare censura, aveva fatto solo una battuta sul fatto che lui ha il ciglio asciutto, ma …insomma non mi sembrava offensiva ;-) del resto sherif non sembra proprio voler essere tolto da nessun imbarazzo se a volte si scrive i commenti da solo e addirittura è andato a segnalare il suo pezzo a destra e a manca (del tutto incurante di possibili polemiche, anzi sembra proprio voglioso di crearne ), legittimo anche questo per carità ma allora uno però lascia totale libertà di commento … (IMO naturalmente)
    ad ogni modo non preoccuparti la chiudo qui, anzi mi dispiace persino aver iniziato a commentare in questo post che proprio non mi piace, e non certo perchè ha un punto di vista diverso dal mio, ma forse proprio perchè NON ha veri punti di vista, sembra che aspetti solo di vedere che aria tira per capire chi dovrà appoggiare, altro che avere o meno il culo al caldo, del resto è legittimo pure quello, anche sallusti cercherà di annusare l’aria prima o poi.
    geo

  14. Cara Georgia,

    Sai benissimo che non sono io che mi sono “tolto sassolini dalle scarpe”. Lia aveva già un contenzioso personale con me (che sinceramente non riesco ancora a spiegarmi) dall’epoca della famosa mail pubblicata sul Corriere e si è “tolta i sassolini dalle scarpe” dipingendomi come un codardo implicato con il regime nel momento peggiore da un punto di vista umano per un egiziano che vive all’estero questi momenti di angoscia.

    Detto questo, il riferimento alle “sporche coscienze” non è solo a Lia ma ai tanti, inclusi i cosiddetti esperti, che ora si credono autorizzati a pontificare solo perché hanno vissuto i difetti e le miserie dell’Egitto da ricercatori o da turisti missionari e quindi comunque in maniera folcloristica. Rispetto la loro opinione, ma credo che rispondere a ogni mia riflessione dipingendomi come agente di Mubarak non sia veramente un modo civile di confronto.

    Il mio blog è molto più democratico di quanto pensi e lo sanno tutti: infatti non mancano prese di posizione contrarie al mio pensiero ed anche insulti. Ma quando i commenti cominciano ad arrivare da uno stesso IP con tremila nick diversi per dare l’impressione che il pianeta web sia tutto contro di me, o gli insulti oltrepassano un certo limite, io cancello. Mi spiace, ma è anche per mantenere un certo livello intellettuale.

    Mi sarebbe piaciuto che il rapporto con Lia fosse più sereno e costruttivo. Ma lei è emotiva e la vicenda Allam – lo capisco – ha rappresentato per lei un trauma insuperabile. Come le ho scritto nel mio commento, mi spiace umanamente non aver potuto esserle d’aiuto. Ma la vicenda aveva assunto contorni patetici e meschini che mi hanno convinto che non era il caso sguazzare nella melma.

  15. scusa ma perchè devi stare a sindacare e pontificare su chi sta facendo circolare informazioni interessanti? (non sono vere? bene, attivati per controbatterle) e su chi ha o no il culo al caldo o altre bischerate come l’episodio che vi ha visti tutti abbastanza patetici e meschini, nessuno escluso, a parte il (o la) criminale vero e proprio che ci ha lucrato sopra.

    Tu non parli forse giustamente dell’italia e non dai giudizi? che ti dovrei dire che non devi farlo perchè non ci sei nato? ma scherziamo?
    Non può essere che lia abbia capito lati dell’egitto che a te erano sfuggiti? La cosa ti scoccerebbe?
    Poi lia sa usare la rete con abilità e leggerezza e annoda e-fili tra l’italia e l’egitto. Non vedo sinceramente cosa ci sia da eccepire. Solo tu puoi parlarne? Bene! penso tu ne abbia gli strumenti, però allora fallo, invece di affliggerci con i tuoi problemi esistenziali e le tue lamentele sugli altri blogger. per ora mi sembra che hai solo difeso la corporazione dei cammellieri che siccome perdono una giornata di turisti (e deduco che non abbiano il culo al caldo) si possono permettere di andare (dietro compenso che sembra neppure fosse molto lauto) a menare sciabolate con coltellacci e spade fra la folla che manifesta. Hai mai studiato la storia italiana? Beh le squadracce fasciste non è che si comportassero molto divesamente quando andavano a menare con manganello e coltellaccio antifascisti e operai nelle fabbriche occupate.
    E poi che squallida frase infelice la tua … che voleva essere ironica:
    E i rimanenti 23 milioni di abitanti del Cairo quanto sono stati pagati per non scendere a fianco dei 2 milioni che erano in piazza?“.
    Ricordo la disse berlusconi quando ci fu la manifestazione di 3 milioni contro i tagli alle pensioni :-(((((( Possibile che le sinistre siano sempre diverse (troppo diverse) ovunque e le destre INVECE siano sempre identiche e banalmente prevedibili in ogni parte del globo?

  16. Le opinioni di Lia e i suoi punti di vista sono rispettabilissimi fin quando non attacca il sottoscritto dipingendomi come agente pro-regime o semplicemente come un codardo: se lo fossi non avrei 3 processi per diffamazione a mio carico oggi. Ho forse attaccato Lia prima per le sue posizioni e il modo in cui informava della situazione in Egitto? Non mi sembra. Ognuno dica la sua senza attaccare l’altro: perché se lei mi indica come agente pro-regime, io non posso che considerarla se non come un agente sabotatore esterno che soffia sul fuoco della guerra civile.

    Io non ho detto che le opinioni di Lia siano sbagliate. E chi può negare che ci sia la povertà e la repressione in Egitto? Quello che ho cercato di dire – salvo essere accusato di collaborazionismo – è che non è vero che chi la pensa diversamente è uno pagato dal regime e che anche se siamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna cambiare pagina, dobbiamo discutere le modalità che – vista l’impasse – non possono essere conseguite con la logica del “o con noi o contro di noi”.

    Visto che c’è un clima da guerra civile (e ti assicuro che c’è, basta vedere il microcosmo dei miei vecchi compagni delle superiori che su facebook sono divisi fra pro e contro Mubarak senza essere pagati da nessuno), bisogna intavolare una trattativa e trovare una via d’uscita. Mi sembra che stia andando in questa direzione nelle ultime ore, con buona pace di chi vuole vedere scorrere il sangue.

    Oggi su Alarabiya, un editoriale in arabo (ma Lia lo parla o lo legge l’arabo, legge i giornali di opposizione egiziani in arabo o sa solo ascoltare Aljazeera e leggere i blog di opposizione in inglese, che ovviamente si rivolgono all’occidente secondo i canoni occidentali?) racconta del malcontento degli operai edili che lavorano alla giornata (8 dollari), quindi non proprio gente ricchissima: ne stanno dicendo di tutti i colori sull’opposizione e i manifestanti che secondo loro li hanno danneggiati perché i cantieri sono fermi.

    Epppure non mi sembra che Alarabiya sia una rete del regime, né che quegli operai siano agenti pagati dal regime. Lo stesso vale per i cammellieri che non hanno perso “un giorno” di lavoro ma un anno, e forse anche di più, visto che i turisti ci impiegheranno un bel po’ di tempo prima di tornare. In ogni caso io pretendo di dire la mia sul mio paese senza essere dipinto come il diavolo in persona. Perché se non parlo io di come la penso sul mio paese chi lo dovrebbe fare? Lia?

  17. beh alarabiya è finanziata soprattutto dall’arabia saudita ;-)
    penso tu lo sappia meglio di me, e il fatto che tu non lo sottolinei mi fa dubitare della tua buona fede nel darci informazioni
    geo

  18. Caro Sebaie

    non so se tu dica il giusto, ma certo non ti meriti l’epiteto di vigliacco e di “scorreggetta” come ti ha definito una commentatrice di Lia, non mi pare nemmeno che il tuo blog sa un “cesso” come è stato scritto dalla medesima.

    Io penso però che posticipare di sei mesi le dimissioni del presidente Mubarak possa essere un pericolo per il movimento rivoluzionario egiziano perchè potrebbe in quale modo indebolirlo.

    Riguardo agli uomini dei cammelli io non credo che siano degli agenti provocatori ma lavoratori poveri che si vedono privi della loro fonte di reddito, sbagliano secondo me, ma spesso capita che in situazioni di estrema povertà dei poveri si scaglino contro altri poveri.

    Infine penso che tu sottovaluti la figura di Nasser che giocò un grande ruolo nella battaglia anticolonialista del secolo scorso, tra l’altro, tenendo testa nella crisi di suez a delle grandi potenze occidentali.

  19. Carissima Maria,

    Chi ha avuto la pazienza e il tempo di seguire la famosa e triste vicenda “sentimentale” della signora Lia sa bene che ci sono stati dei battibecchi abbastanza meschini, pesanti e del tutto personali tra lei, la signora che mi ha definito scorreggetta (sic) da una parte e dall’altra una terza signora che fa parte dei famosi “testimoni” (di cui – sfiga volendo – ho fatto parte) della mail poi finita sulle pagine del Corriere.

    Quindi i commenti in questione sono tutti animati da motivazioni strettamente personali. Già allora volevano che “prendessi posizione” in quella patetica vicenda femminile, ovvero che venissi trascinato nella melma dei pesanti insulti che si scambiavano in rete.

    Ora invece chiedono che “prenda posizione” ma non è una questione di principi geostratefici: vogliono semplicemente “farmela pagare” per la vecchia diatriba. E’ stato un “colpo basso”, quello si vile, in un momento di grande agitazione per il mio paese. Ma li perdono. Non sanno quello che fanno. O forse lo sanno ma non se ne rendono conto. Pazienza.

  20. Gentile Jean Reister,

    Da quello che lei dice io trarrei le conclusioni che in Egitto come in tanti altri paesi, che so, Haiti o Hionduras, per esempio rivendicare anche i diritti minimi di cittadinanza vuol dire mettere in discussione il dominio delle potenze che io credo corretto definire imperialiste: per esempio USA UE e con meno efficacia le altre impegnate nella “grande contesa”. Io non esprimo pareri sulla persona di Sherif el Sebaie che non conosco, dico solo che ha un senso politico che se nel suo blog lui prima metteva nel curricolo di aver collabiorato con il Manifesto adesso ci mette altre collaborazioni con organizzazioni piú influenti ma politicamente connotate il che rappresenta una bella carriera e un cambio di orientamento politico che io badi bene non giudico, mi limito a sottolineare, Io con Sherif el Sebaie avrei voluto discutere nel suo blog e non qui! Cosa vuole che le dica! Non è successo. Per quanto riguarda questa storia di commenti scomparsi e a quanto pare poi riapparsi, ringrazio Georgia per la solidarietá che mi ha dimostrato e mi dispiace davvero che aver voluto esprimere una opinione in questo spazio mi abbia esposto a essere o insultato o censurato. Se con l’espressione irricevible impiegata da Jean Reister nel suo commento delle 17h06′, espressione che non trascrivo per rispetto verso me stesso ed i lettori eventuali egli intendeva riferirsi al mio commento, ebbene io a questo livello non mi sento di replicare niente, non accetto i suoi insulti perché sono volti ad umiliarmi gratuitatamente e neppure glieli rinvio perché a tanto non mi degno di abbassarmi, certo, se davvero quelle parole erano riferite al mio commento, mi sento autorizzato a scrivere che non dimostrano altro che la scarsa urbanitá e la dubbia cultura civile del loro autore.
    genseki

  21. Genseki,

    Mi spiace che lei ritenga di non aver potuto intervenire sul mio blog: i suoi commenti, anche i più pesanti sono infatti passati, io le ho risposto e lei ha persino replicato quindi non vedo perché insinua una “censura” che non c’è stata. Detto questo, la mia collaborazione con Il Manifesto non era “politicamente” connotata: ho scritto delle cose che pensavo e un quotidiano che rispetto per la sua levatura giornalistica ha accettato di pubblicarle. E da allora non ho mai cambiato opinione riguardo a ciò che ho scritto: attaccavo Allam sul Manifesto e lo attacco ancora. Difendevo il diritto dei musulmani ai luoghi di culto e lo faccio tuttora, quindi non può parlare di “cambio di orientamento politico”. Mi porti una sola frase e il suo contrario entrambe dette da me: non ne troverà.

    Non c’è nessuna contraddizione tra il collaborare con il Manifesto e il fatto che io collabori anche con istituzioni che – mi spiace contraddirla – non sono affatto “politicamente” connotate semplicemente perché sono strutture nazionali e diplomatiche che funzionano e mandano avanti programmi pluriennali indipendentemente da chi c’è al potere nei propri paesi in quel momento. Tant’è vero che il programma a cui sono stato invitato negli USA va avanti dagli anni 40. Pensi che sono stato invitato in piena era Bush di cui ero – e sono – tuttora un ferocissimo critico. Lei ha evidentemente pregiudizi ideologici molto forti che confermano il perché di questo approccio alla questione Egitto, tutto svolto all’insegna del “O con noi o contro di noi”. Dottrina Bush, appunto.

  22. Bon. Due parole, visto che si parla di me.
    Io credo che Sherif El Sebaie, da quando è scoppiata la rivolta in Egitto, abbia assunto posizioni non solo indifendibili su un piano di realtà, ma anche politicamente connotate in un senso che, considerato ciò che stava vivendo il suo paese soprattutto in quei giorni, considero semplicemente immorale.
    Quindi, l’ho detto. Come sempre, in quasi un decennio di storia del mio blog, ho scritto ciò che pensavo su questi argomenti, e poco me ne frega che stavolta fosse Sherif – che effettivamente non stimo – o altri.
    Perché:

    1. Comincia con una serie di post sul Museo Egizio, mentre nel suo paese, per la prima volta, milioni di persone scendono in piazza pacificamente e la polizia li carica, ci sono morti e arresti a migliaia, il paese è isolato. Se Sherif è tanto bravo con le fonti e tanto preoccupato per le antichità, come mai non era informato del fatto che lo stesso Zahi Hawass, massima autorità del museo, intanto si sgolava a destra e a manca dicendo che i danni al museo erano ridottissimi e rimediabili e che gli stessi manifestanti lo stavano proteggendo?
    Invece no. La fonte di Sherif sono le agenzie italiane, con buona pace della sua egizianità.

    2. Si lancia a difendere la TV di stato egiziana, barzelletta dell’Egitto intero – spenderò due parole su questo sul mio blog – e a scagliarsi contro AJ che “getta benzina sul fuoco”. La copertura di AJ è stata, nei contenuti, identica a quella di CNN e simili. Hanno ripreso e detto le stesse cose, ovvero ciò che stava davvero succedendo. Secondo Sherif, invece, l’informazione non va bene, nei paesi arabi. Deve essere edulcorata, a quanto pare, ché sennò i suoi connazionali “si infiammano”. Sono posizioni che si commentano da sole, specie quando, da giorni, il regime egiziano sta incarcerando, picchiando, in alcuni casi uccidendo giornalisti.

    3. Si dichiara preoccupatissimo per la situazione economica del paese, la Nestlè che chiude e dio sa cos’altro. Questo, solo in chiave antimanifestazioni. Che il regime abbia spento internet per giorni (primo caso al mondo!) e isolato la nazione intera, secondo Sherif è ininfluente sull’economia: non una parola su questo, mentre il mondo intero allibisce. Ma Sherif, mentre parla di danni all’economia, questa cosa manco la cita. Per lui il problema deve essere il traffico attorno a piazza Tahrir, non l’oscuramento di una nazione intera.

    4. Chiunque abbia vissuto o via in Egitto e, in questi giorni, si sia schierato con i manifestanti, secondo Sherif è uno con la coscienza sporca che ha approfittato della gentilezza degli egiziani. Mica ce l’ha solo con me: ce l’ha con una nota giornalista che, in questi giorni, sta facendo un lavoro generosissimo sul suo blog. Sputa veleno sui professori che io cito sul mio blog e che, invece di essere scappati, sono lì a sostenere la gente con cui convivono da anni. Sputa veleno sui miei anni in Egitto facendomi passare per una che stava a bordo piscina, sputa veleno su chiunque non sia se stesso. Faccia pure: gli egiziani che stanno chiedendo al mondo di non lasciarli soli e di fare circolare informazione sono milioni. Lui, sbraiti quanto vuole.

    Io mi chiedo cosa voglia, questa gente, dal mondo arabo. Ai tempi dell’invasione in Iraq ci siamo sgolati, a cercare di spiegare il Medio Oriente a chi lo voleva democraticizzare a suon di bombe. Oggi che lo stesso popolo arabo mostra al mondo i dittatori amici dell’Occidente e cerca di farsi la storia e la democrazia con le sue mani, non ci va bene.
    In un modo o nell’altro, c’è sempre chi vuole spegnere AlJazeera.
    Bah.

  23. Mi scuso per qualche refuso qua sopra. Sto scrivendo in fretta e da una postazione non mia. Per quanto riguarda le varie allusioni personali, confesso che in questo momento me ne frega meno di nulla. Se Sherif ci tiene, gli risponderò a suo tempo e altrove.

  24. brava Lia! Brava come sempre non c’è che dire.
    inutile dire che sottoscrivo tutto il tuo commento.
    che AlJazeera dia noia a tutti i NON democratici è cosa ormai assodata e, tutto sommato, direi del tutto normale ;-), del resto è l’unico vero giornalismo rimasto, non può che disturbare …

  25. Ho scritto ad Hamza Piccardo chiedendogli se fosse vero che, come afferma Sherif sul suo blog, gli avesse espresso “sostegno e solidarietà”.
    Mi ha risposto che è falso, e che si è limitato a dirgli che nessun organo dell’Ucoii si è mai preso la briga di parlare di lui.
    Se questo, per Sherif, è “sostegno e solidarietà” per le sue posizioni, non so che dire.

  26. Mi scuso se sarò “chilometrico”, ma certi commenti necessitano spiegazioni molto lunghe. Mi perdonerà la signora che mi ha descritto come agente con strani rapporti con il consolato egiziano (ma non ti vergogni?) se non riesco ad essere sempliciotto e retorico come lei:

    1 – La differenza fra uno che sta col culo al caldo e uno che ha a cuore il proprio paese è proprio nelle prime reazioni. Mentre qualcuno, cioè te, si afrettava a buttare benzina sul fuoco, nelle prime ore io ero talmente sconvolto da ciò che stava succedendo, soprattutto dai saccheggi, che non sapevo che dire. A malapena sono riuscito a pubblicare due, tre foto: scelsi quelle più emblematiche per un pubblico occidentale, non avendo foto di ciò che subivano le famiglie inermi e le case private: ciò che alcuni criminali hanno combinato al museo. Zahi Hawass ha rassicurato il mondo un po’ di ore – o forse giorni – dopo che avevo scritto i post. E in ogni caso io aspetto l’inventario completo che in un museo come il cairo non si può fare in una settimana tesa: mi piacerebbe sapere cosa è successo, per esempio, nei magazzini. In ogni caso, se il museo del Cairo è, grazie a Dio, salvo non lo sono molti altri musei in giro per l’Egitto a cominciare da quello del Sinai completamente svuotato. La mia preoccupazione a suo tempo – per ciò che riguarda il patrimonio culturale e di fatti economico del paese (vi meraviglia la mia preoccupazione per l’economia. Io mi preoccupo per la sopravvivenza dei poveri, quelli che campano con pochi dollari al giorno o al mese di mancie e vendita di souvenir e non quella delle borse e delle banche che si basa su internet) era quindi pienamente giustificata. E mi spiace se per te il patrimonio culturale è un aspetto secondario di tutto questo. Detto sinceramente sei un’insegnante a cui non affiderei mai i i miei figli, se ne avessi.

    2 – la differenza fra uno che guarda e legge il sito di Aljazeera in arabo e uno che guarda e legge solo quello in inglese, come te, si vede anche in questo caso. Sono migliaia i commenti sul sito di Aljazeera in arabo che, in mezzo alle altre migliaia di insulti a Mubarak, insultano Aljazeera. Guardando la diretta dei primi giorni, ho visto coi miei occhi due gruppi di manifestanti antimubarak che portavano due cartelli in cui era chiaramente scritto “Aljazeera mi raccomando non buttare benzina sul fuoco, ma queste sono le nostre richieste al regime”: e ho visto come la telecamera “zoomava” sulle richieste evitando accuratamente il primo cartello. Se Aljazzeera è davvero cosi imparziale e fidata, come mai non ci parla di ciò che succede nel golfo, del modo in cui trattano egiziani e immigrati del terzo mondo in generale, di come reprimono le rivolte di chi chiede salari e diritti decenti, dei rapporti fra Qatar e Israele e Stati Uniti? Lo schieramento di Aljazeera non è nella “diretta” che nel bene o nel male trasmette ciò che si vede, salvo i dovuti accorgimenti di zoom, che aumentano o diminuiscono le masse a seconda della parte di cui stanno ma nei commenti subdoli dei suoi opinionisti, nelle sue trasmissioni di approffondimento in arabo. Non mi meraviglia che sia sia schierata, Aljazeera: si sa benissimo che tra egiziani e gente del golfo non corre buon sangue: i primi considerano i secondi rozzi beduini e gli altri considerano gli egiziani degli altezzosi. Ora che il Qatar punta sul turismo di massa, distruggere il turismo egiziano è una priorità. Ma una fine analista da bordo piscina tutto questo non lo sa.

    3 – Non ho “difeso” la Tv di stato egiziana ma ho semplicemente fatto notare quanto fossero inaffidabili le tue, di televisioni di stato (se non sbaglio ce ne sono sei). Un quotidiano che spaccia – indipendentemente da come la si pensa su Mubarak e la sua tv di stato – un video che documenta l’arresto dei saccheggiatori come un video che documenta l’arresto dei manifestanti non è tanto fidato. O affronta le cose con superficialità oppure ha un’agenda politica: e entrambe le cose non depongono a suo favore. Se tu ti sei assuefatta alle Tv di stato del tuo paese e alle menzogne del vostro giornalismo cialtrone, pazienza.

    4 – Confermo tutto ciò che hai riferito nel punto 4. Ma vi sembra normale che esperti-si-fa-per-dire, turisti e approffittatori dell’inflazione egiziana, gente che non è in grado di cambiare i propri, di governi, vada a manifestare contro governi di paesi in cui vivono o hanno vissuto da ospiti coccolati? Tu paragoni la tua situazione alla mia. Eh no cara: tu scrivevi un blog in italiano raccontanto agli italiani le tue esotiche riflessioni da immigrata di lusso in Egitto. Io scrivo in italiano raccontanto gli italiani come vivo in italia da arabo bastonato. E per questo mi becco pure insulti e denunce. C’è una gran bella differenza tra i due casi, se mi consenti.

    Ti chiedi cosa voglia “sta gente”: voglio che ci lasciate in pace. Ce la faremo da soli: dittattura, democrazia, teocrazia non importa. Non vogliamo né le vostre bombe, né tanto meno le vostre ipocrite parole. Se siete cosi bravi fatela prima a casa vostra, la rivoluzione.

  27. Non ho mai scritto che Piccardo sosteneva le mie posizioni ma che appunto mi ha espresso solidarietà per il tuo vile attacco, smentendo che l’UCOII – che tu hai tirato in ballo – avesse mai parlato di me.

  28. Sherif, non parlare a nome degli egiziani: io sono in contatto con i miei ex alunni, con i miei amici, con un mare di egiziani che, se leggessero il tuo blog, ti esprimerebbero più disgusto di quanto non te ne abbia espresso io. Parla per te, così come io non parlo a nome dell’Italia intera ma di me stessa.

    1. Quello che si deve vergognare sei tu. Milioni di egiziani, che hanno a cuore il proprio paese, non hanno temuto di mostrare la faccia e di sostenere da subito i propri connazionali, in tutto il mondo. La riuscita di una rivolta contro una dittatura sta, in buona parte, nell’appoggio internazionale che si riesce a ottenere.
    Questa è stata ed è un’occasione d’oro per fare a pezzi decenni di pregiudizi contro gli arabi. Donne in piazza, cristiani e musulmani che si proteggono le rispettive preghiere, un comportamento specchiato dei cittadini del Cairo nonostante le provocazioni, l’oscuramento informativo, la polizia scomparsa e poi ricomparsa in borghese.
    Tu cosa hai fatto?
    Ancora il 1 febbraio diffondevi la vulgata sul Museo già smentita dal 30 gennaio (http://salamelik.blogspot.com/2011/01/perdite-irrecuperabili.html) (http://www.drhawass.com/) e, da subito, non hai speso una parola a favore della tua gente, limitandoti ad auspicare un ritorno alla “normalità” che, se avvenisse senza garanzie precise e non propagandistiche, porterebbero a una repressione che conosci benissimo e che non nomini, fingi che non esista.

    Ti preoccupa l’economia? Ripeto: quanto è costato al paese il blocco di internet e della telefonia, durato giorni? E’ piazza Tahrir, l’unico problema per l’economia?
    Su AJ in arabo, vanne a discutere con le centinaia di blogger e cittadini normali che stanno affollando tutti i social network del globo e che, stranamente, ti riderebbero dietro. Le TV arabe sono moltissime ma, guarda caso, la pluralità dell’informazione è arrivata con AJ. Ti dà fastidio? Poi, guarda, se scrivi che il lavoro di AJ è dovuto al fatto “che quelli del Golfo sono altezzosi con gli egiziani”, io davanti al nonsense mi arrendo.

    Quanto agli stranieri che lì ci lavorano da anni e che, invece di scappare, si espongono con gli egiziani, ci sta già pensando la televisione di Stato del regime, a cercare di aizzare gli animi contro di loro. La gente, invece, è felice di vederli al loro fianco.
    E, sì, mi pare normale. Così come mi pare normale che un immigrato in Italia possa partecipare alla vita pubblica italiana.

    Scrivendo “sta gente” parlavo di chi guarda i manifestanti con finta equidistanza, con fastidio, con sospetto. Da Berlusconi a te.
    Quanto agli egiziani: sì, ce la faranno da soli. E senza il tuo aiuto.

    (Continuerò il discorso. Adesso, scusami, devo andare a lavorare.)

  29. bene! avevo visto giusto :-( a sherif non interessava tanto parlare qui dei fatti egiziani, gli interessava molto di più esportare, in luoghi più visibili del suo, le sue polemicuccie personali di rete e jan c’è cascato (o si è prestato volentieri) e il tutto con la scusa della tragedia egiziana :-(

  30. Allora, Sherif:
    io ho scritto: “A suo tempo, giravano strane voci tra qualcuno dell’Ucoii sui suoi rapporti con il consolato egiziano. Non ho mai saputo se crederci o no.” E tu lo sai benissimo perché, a suo tempo, ne parlammo, e anche parecchio.
    Ovviamente, l’Ucoii non ha scritto mai nulla su di te, ma questo è un discorso diverso. Un conto è considerarti uno che scodinzola davanti al consolato e che scrive a favore di Mubarak ogni tot post, con ciò che ne consegue sul chissà cosa potresti mai andare a raccontare dei connazionali, visto il tipo – e altro è mettersi a darti importanza a livello ufficiale.
    Ma cosa fai il finto stupito, quando sei riuscito persino a giustificare la tortura, in passato, parlando di Mubarak??
    Ma davvero devo andare a ricordarti certi tuoi vecchi post??

    Tu hai scritto un post, questa mattina, in cui parlavi di “sostegno e solidarietà. Se adesso lo hai corretto e reso meno ambiguo, hai fatto bene. Temo che l’Ucoii le consideri disgustose, le tue posizioni di questi giorni.

  31. Cara Lia,

    ti consiglio di soppesare molto attentamente le tue parole. Le tue insinuazioni stanno raggiungendo livelli davvero inaccettabili. L’Ucoii è un’organizzazione politica ed è legittimo che la pensi come vuole, anche se sospetto che nemmeno loro riescano a capire fino in fondo come la penso. E’ curioso però che, ammesso che sia vero ciò che affermi, per loro io sia uno “per bene” quando difendo i diritti dei musulmani (con tanto di email di apprezzamento e menzioni positive nei libri pubblicati dai loro esponenti) e poi faccia schifo quando difendo il bene dell’Egitto (sottolineo, l’Egitto, non Mubarak). Se davvero considerano, come affermi, le mie posizioni disgustose, allora farebbero meglio a prendere le distanze da tutte le mie battaglie, diritti dei musulmani inclus, visto che nemmeno su quel fronte i risultati da loro raggiunti possano dirsi brillanti, con tutto il rispetto parlando. A me interessa solamente che i munafiqun, gli ipocriti, non facciano girare voci false sul mio conto. Piccardo l’ha smentito, quindi di fatto ti ha sbugiardato. Se non era questa la sua intenzione, dica chiaramente allora chi le fa girare queste voci oppure dillo tu, chi è stato: di avvocati ne ho parecchi in giro per l’Italia, puoi starne certa.

    Per il resto, come ho scritto in passato, e lo ripeto affettuosamente, sei una provocatrice nata: in poche parole riesci a trasmettere emotività impulsiva ma non analisi ponderata. Ne prendo atto: non mi sottraggo al dibattito, che hai cominciato tu qui, ma non si venga nemmeno a dire che sono io che faccio “polemicucce personali” – come afferma la tua soldale – visto che sei stata tu a indicarmi con nome e cognome con accuse infamanti, quelle si personali, quando tutti sanno che è da anni che ce l’hai con me (dio solo sa perché).

    In Egitto 80 milioni di egiziani la pensano in modi diversissimi, lo scriverò domani sul blog: tu stai riducendo il tutto ad una battaglia “contro o con Mubarak” quando ci sono milioni di sfumature: “processo”, “esilio”, “dimissioni immediate”, “no, fra sei mesi”, “uscita onorevole”, “Mubarak per la vita” (si, anche quello), “Dovrebbe usare la mano pesante” (Dio ce ne scampi). Ho le mail e i commenti dei miei ex colleghi delle superiori, le dichiarazioni di attori e esonenti della società civile, dichiarazioni alle reti arabe, con mille posizioni: siamo una società molto più democratica di quanto credi, per fortuna. Ammesso che tu capisca veramente cosa significa democrazia. E il senso dei miei articoli, se non opportunatamente deformato da te e dalle tue insulse insinuazioni, è chiarissimo a qualsiasi egiziano e a qualsiasi persona di buon senso. Un famoso islamologo non ha esitato a definire i tuoi post “Vergognoso cannibalismo”. Un diplomatico dell’ambasciata italiana del Cairo ti ha definito “rivoluzionaria da facebook”. Ce la faremo, si, spero vivamente che l’Egitto ce la faccia senza il tuo aiuto da turista per caso.

  32. I danni all’economia causati dall’oscuramento.
    La repressione se i manifestanti si ritirassero senza garanzie.
    Rispondi nel merito, invece di minacciare avvocati o citare un ‘famoso islamologo’.

    Le polemiche con te le farò sul mio blog, caso mai. E con calma, che ora ho da fare.

  33. io non sono sodale di nessuno :-) tra l’altro manco frequento assiduamente il blog di lia. Ammiro il suo blog (e naturalmente stimo la blogger da parecchio) dove a volte trovo cose di grande interesse in tutti i campi, come ne trovo su nazione indiana e in molti altri posti.

    in poche parole riesci a trasmettere emotività impulsiva ma non analisi ponderata

    Ecco bravo, fai il paternalista, anzi falle anche pat pat sulla testa … infatti il tuo blog straripa di analisi ponderate ;-), ma dai …
    Lo ripeto le tue di solito, e non da oggi, sono per lo più solo polemicucce personali Post e lamentele ad personam. Peccato perchè sapendo l’arabo potresti veramente fare un gran lavoro, anche dalla tua posizione di destra …
    Gli egiziani ce la faranno da soli questo è scontato … però io ringrazio chi tenta di fare informazione attraverso la rete e cercare di aiutarci a capire insieme qualcosa.

  34. Sherif, anno 2005, quando il mio blog scriveva di Egitto dal 2003:

    “Avete capito bene: da oggi in poi questo Blog si chiamerà Salamlik, termine che non ha niente a che fare con l’ormai stranoto saluto (Al salam alaikum) ovvero con i salamelecchi…Salamlik infatti è la parola araba che indica la parte della casa riservata agli uomini. Ora so che alcuni dei commentatori più facinorosi (e non mancano, ultimamente) coglierebbero l’occasione volentieri per accusare il “barbaro” e “retrograda” (nonché antioccidentale e antieuropeo e chi più ne ha più ne metta) titolare di questo blog di maschilismo (forse anche “islamico”). Nulla di più falso. Con il termine scelto voglio, e molti di voi l’avranno già capito, fare rima con Haramlik, il blog di Lia, la straconosciuta “italiana in Egitto”. Dal momento che il sottoscritto altro non è che “L’egiziano in Italia” – e nientemeno :) – mi è sembrato giusto evocare il dualismo creatosi con il blog di Lia anche attraverso il nome del mio blog.”

    E’ un uomo coerente.

    http://web.archive.org/web/20050206002751/http://sherif.clarence.com/permalink/184062.html

  35. Si, ti ho apprezzata sei anni fa solo perché sei stata una voce a favore dell’Egitto e del benessere del suo popolo. Quando raccontavi le tue gustose avventure esotiche alimentavi di fatto la sana curiosità della gente per il mio paese, le abitudini del suo popolo e, di conseguenza, il turismo in Egitto. Questo non è affatto in contraddizione con il fatto che io ti reputi in questo particolare momento storico la maggior fonte di disinformazione controproducente sull’Egitto, un agitatrice che soffia sul fuoco della guerra civile da una posizione di comodità.

    Devo anche aggiungere che ho capito chi sei veramente soprattutto dopo la tua famosa vicenda sentimentale in salsa islamica (2007) in cui sono stato purtroppo coinvolto: sei una persona immatura e irresponsabile, non fosse altro per la piega che ha preso quella storia, non solo per colpa di chi ha tradito la tua fiducia ma in gran parte anche per colpa di come l’hai gestita prima e dopo. Ti ricordi Angela Lano? Lei si che è una persona rispettabile: la sua battaglia a favore dei palestinesi l’ha fatta prendendo una nave e facendosi sparare addosso dagli israeliani. Ti devo ricordare cosa ha scritto Angela Lano – una che l’attivista lo fa sul serio – di te, dopo che ti ha conosciuto anche lei? Ci tieni che lo faccia sapere ai tuoi lettori?

  36. Oh, Sherif, prendi fiato e non trascinare nelle tue diatribe persone di cui, pur potendo, non ho mai voluto parlare.
    Stai commettendo un’imprudenza: ti ricordo che non ho più la preoccupazione di non danneggiare la mia causa con Magdi Allam, parlando. Il tribunale di Milano ha accolto la sua difesa, consistente nel fatto che quell’email gliel’aveva girata uno di voi tre.

    Io non ho più problemi a raccontare, quindi. Chiedi alle persone che citi se davvero vogliono essere coinvolti laddove, spontaneamente, non me ne fregherebbe niente di coinvolgerle.

  37. E con questo, basta diatribe personali sui blog non miei. Se si vuole parlare di Egitto, bene. Ma sollevare polveroni su cose che non c’entrano è patetico.

  38. Perfetto, sono contento. Ritirati in ordine. Ero stufo anch’io di abusare dell’ospitalità dello spazio commenti di Nazione Indiana per dimostrare quanto le tue prese di posizione fossero animate da rancori personali. Che ognuno torni sul suo blog e parli dell’Egitto li (lo sto facendo quanto te, mica sei tu la mia ossessione in questo momento: ti rispondo, anche se in parecchi mi dicono di far finta di niente, solo in nome dei vecchi tempi). E sono ancora disposto al confronto purché si svolga senza accuse. Se fossi sicuro che non avresti cancellato i miei commenti dopo avermi regolarmente invitato a “scomparire” sostenuta dai tuoi “beltagi” (squadristi) virtuali che mi prendono in giro (mi ha fatto comunque ridere il tizio che diceva che dopo la conferenza li ho venduto ho tappeto a 1000 euro: digli che se non gli piace a casa glielo posso cambiare :)) sarei venuto a dialogare con te li. Ma non puoi aspettarti che io dialoghi dopo che mi ha accusato nientemeno che di collaborazionismo.

  39. Ti devo ricordare cosa ha scritto Angela Lano – una che l’attivista lo fa sul serio – di te, dopo che ti ha conosciuto anche lei? Ci tieni che lo faccia sapere ai tuoi lettori?

    Che eleganza, che stile, che competenza, che analisi ponderata, che amore, prima di ogni cosa, per il proprio paese!
    Spero che lia non ti risponda e ti lasci ai tuoi pettegolezzi velenosi.

  40. Ti rispondo, anche se in parecchi mi dicono di far finta di niente

    CHE SQUALLORE!!
    ecco che si finisce, com’era prevedibile, in bellezza! (ti hanno mandato degli sms?)

  41. Guardi Signor Sherif el Sebaie che per me lei è libero di cambiare opinione come crede. A me pare che se ha tolto dal curricolo in riferimemto al Manifesto e ci ha messo il Dipartimento di Stato una ragione l’avrá avuta e io ho pensato che dovesse essere politica. Che il dipartimento di stato USA non abbia connotazioni politiche, dai, non lo scriva, non é degno della sua acribia. Crede davvero che una potenza come gli USA non sia in grado di definire assi strategici di dominio politico ideologico su scenari di mezzo secolo o anche di piú, naturalmente con le correzioni congiunturali necessarie o aleatorie del caso? Non intendo mettermi a discutere con lei sulla censura nel suo blog, lei saprá se alcuni commenti miei sono scomparsi o no e per quali ragioni, comunque io penso che se lei scrive che i suoi compatrioti che vogliono cacciare Mubarak non pensano al futuro o appoggia il regime del suo paese che è secondino di Gaza e torturatoio segreto degli USA poi la sua credibilitá nel difendere i diritti degli immigranti in Italia ne esce per forza di cose gravemente compromessa perché il leghista o il razzista italiano penserá: “eh giá qui difendono i diritti umani ma nemmeno loro ci credono davvero perché poi nel loro paese difendono chi li viola”. Cosí lei fa un danno a quanti in Italia si battono per i diritti degli imiigranti. E questa è un’opinione che non trovo né pesante né leggera ma mi pare che possa essere accettata serenamente e discussa senza tanti contorcimenti verbali. Io poi non sono nemmeno un fanatico dei diritti umani considerati in astratto. E le ripeto non discuto il suo diritto ad argomentare in favore di Mubarak e dell’imperialismo USA, lo fa anche Colombani per esempio oggi su El País. Peró Colombani lo fa con chiarezza. Non discuto nemmeno il suo diritto a cambiare opinione tutte le volte che le pare. Dico solo che le sue attuali opinioni non le condivido, che la sua meniera attuale di sostenerle, delegittimando moralmente e intellettualmente chi non le condivide non la considero corretta e che infine le opimioni che Lei esprime ora a favore del regime di Mubarak rendono inefficaci le sue prese di posizione sui diritti umani in Italia. Che infine per evitare qualsiasi disussione sulla censura o no mi asterró di intervenire sul suo blog nel futuro.
    Mi scuso con Jean Reister per infliggere al suo post un ultimo mio commento vista la sua tendenza a scatologizzare le mie opinioni. Ma si sa la mia è doxa la sua logos.
    genseki

    Lia di haramlik fa un bellissimo servizio all’Egitto e alla rete sul suo blog, complimenti!

    genseki

  42. Risposte veloci (nel limite del possibile):

    1 – Sto dalla parte del paese e non del regime, mi sembra sia chiaro anche dal post sotto cui commentiamo. Ma tanto a voi non interessa: basta mistificare per avere ragione.

    2 – Mai cambiato opinione su nessun argomento, ma cambio – questo si – opinione sulle persone. Quindi confermo di aver cambiato opinione sulla signora De Feo dal 2007.

    3 – “deligittimare moralmente e intellettualmente” è quello che ha fatto la signora De Feo nei miei confronti dipingendomi come “agente del regime”. Ho semplicemente risposto ad accuse infamanti e dovrebbe essere grata che questo era l’unico modo in cui ho risposto.

    4 – collegare le mie opinioni sul futuro dell’Egitto (senza difendere il regime come volete far credere) alla battaglia per i diritti degli immigrati è, come scrissi, un’operazione meschina. So che a tanti piacerebbe che io stessi zitto affinché possiate godere la vostra democrazia in santa pace ma non lo farò.

    5 – La prego di osservare la sua promessa e finirla qui, non perché non voglia il dibattito ma perché i suoi insulti sul blog della signora De Feo nei miei confronti rendono chiarissimo che fa parte dei suoi squadristi e io a dialogare coi squadristi non ci sto più.

  43. PAROLE SANTE: ” Ce la faremo da soli: dittattura, democrazia, teocrazia non importa. Non vogliamo né le vostre bombe, né tanto meno le vostre ipocrite parole. Se siete cosi bravi fatela prima a casa vostra, la rivoluzione “.

  44. accidenti mi sento ringiovanire: era dai tempi dei katanga che non mi davano dello squadrista!!!
    Guardi che io la Signora Lia la conosco solo via blog, a volte sono d’accordo con lei a volte no e ci sono state volte in cu lei (la signora Lia) me le ha suonate (metaforicamente) di santa ragione. Comunque io non lo ho insultato io ho detto che quel suo testo lo trovavo ripugnante, che non è un insulto è un giudizio. Cosí come quando Lei usa la parola meschino.
    Io non la prendo come un insulto ma come un giudizio. Comunque io a Lei non ho promesso niente, semmai mi sono scusato con il Signor Reister che avrá pazienza ancora una volta. Io non voglio avere nessuna ragione la ragione non mi interessa. Io stimo molto le persone che cambiano opinione chi non cambia opinione è pericoloso. Sulle persone tendo ad avere sempre opinioni buone sono convinto sempre della buona fede anche quando è impossibile crederci davvero, io opino solo sulle argomentazioni e le tesi. Le persone si immagini un po’ qui in internet sono ombre di impulsi elettromagnetici. Le persone sono costrutti variabili dalla consistenza di una scintillina, si figuri io non sono genseki non sono solo genseki sono genseki solo nella frazione di tempo tra un lavoro e l’altro in cui mi dedico a digitare quasi alla cieca questi poveri commenti in casa d’altri. Ho goduto di tante cose nella mia vita ma della democrazia mai! Del buon vino e del tabacco si! Ringrazio ancora il padrone di casa per ospitarmi stavolta spero per l’ultima volta nella stiva del suo post che contribuisco a rendere maleodorante (sia detto con tutto il rispetto).
    Lia Lia alalá!
    genseki

  45. […] Da quando ho scritto il post in cui esprimevo disgusto per il modo di rappresentare la rivolta in Egitto di un signore che ho nel mio feedreader, costui – Sherif El Sebaie – ha scritto almeno cinque post in cui mi accusa di orrendi crimini contro l’Egitto, di cui uno divulgato anche fuori dal suo blog. […]

  46. E io ti ho risposto proprio li oltre che nei vari articoli già pubblicati sul mio blog. Vediamo quando finirà tutta questa storia, se mai vorrai che finisca. Guarda che ho una pazienza in-fi-ni-ta. E molti più strumenti per difendermi di non quanto tu possa immaginare. E, sinceramente, non sono molto sicuro su chi avrà più da perdere in questa vicenda.

    • Mi sembra che oltre che sui rispettivi siti, le parti in causa abbiano avuto modo di esporre il proprio punto di vista qui in questa pagina, e di replicare a ciò che hanno ritenuto opportuno. Se non lo avessero ancora fatto esaurientemente, questi spazio è a disposizione.

      Detto questo, non si tratta di un incontro di pugilato in cui vince chi rimane in piedi o chi ha l’ultima parola.

      Ho già scritto più sopra perchè ho ritenuto interessante il punto di vista di Sherif El Sebaie; la discussione sugli aspetti personali che è seguita nei commenti qui è però troppo aspra e carica emotivamente perché si riesca a separare con chiarezza proiezioni personali e valutazioni obiettive, almeno per ora.

      E questo riguarda tutte le parti: la forma retorica dell’invettiva scelta da Sherif nel suo articolo non aiuta a fare questa distinzione, per cui mi auguro semplicemente che tutti abbiano avuto la possibilità di esprimersi in modo pertinente.

  47. vergognoso, semplicemente vergognoso. L’alter ego di magdi Allam, l’altra faccia della stessa medesima medaglia falsa….collaborazionista…. e pagato dall’Ambasciata ovviamente. Oppure i viaggetti negli Usa glieli offrono perché sono generosi e ospitali verso egiziani abitanti in Italia? No other words…

  48. Scusate ma frasi come -” Vediamo quando finirà tutta questa storia, se mai vorrai che finisca. Guarda che ho una pazienza in-fi-ni-ta. E molti più strumenti per difendermi di non quanto tu possa immaginare. E, sinceramente, non sono molto sicuro su chi avrà più da perdere in questa vicenda”- proferite dal sig. Sebaie mi sembrano più adatte a messaggi mafiosi sussurrati, che ad argomenti, pur polemici e anche “velenosi”..ma non fino alle minacce personali che se l’italiano ha un significato mi paiono evidenti trasparire da questo…avvertimento…

  49. Il blog suppongo sia il mio, invisiblearabs. Il mio ‘culo al caldo’ è a Gerusalemme, città dalla quale mi muovo per andare in giro (a bordo piscina?) tra Israele, Cisgiordania, Gaza, mondo arabo. Ci sto da dieci anni esatti, invece di fare la giornalista ‘di lusso’ in Italia. Parlo e scrivo di quello che so, che conosco e che ho visto con i miei occhi, testimoniati in due libri (“Arabi invisibili” e “Hamas”, entrambi da Feltrinelli) che non sono poi andati malissimo… Sono a Gerusalemme e non al Cairo perché sto scrivendo il mio terzo libro e, purtroppo, mi sto perdendo la rivoluzione dei ragazzi di Tahrir. Che poi il signor Sherif el Sebaie non sia contento del mio blog, libero di esserlo. Per fortuna, l’Italia è una democrazia. I blogger, al Cairo, venivano e vengono arrestati. L’unica cosa, si astenga dai giudizi sulla qualità del lavoro altrui, quando non ha altre armi intellettuali per combattere opinioni diverse dalle sue. E’ la prima regola di un atteggiamento serio dal punto di vista intellettuale e professionale.
    Ah, racconto un aneddoto della Fiera del Libro di Torino. Alaa al Aswany, Egitto ospite d’onore, partecipò ma non nella delegazione ufficiale, per dimostrare la sua distanza e la sua critica nei confronti del regime. Ecco, questo è il tipo di egiziano, e di intellettuale, che mi piace. Uno che rischia per la sua dignità, e per la sua democrazia. Che al signor Sebaie piacciano altri tipi di persone, è un suo problema. Non certo il mio.

  50. Gentile Signora Caridi,

    Sono sicuro che anche il suo prossimo libro non andrà malissimo. Non la invidio: deve essere un libro proprio impegnativo per costringerla a non attraversare un confine e perdersi purtroppo la rivoluzione dei ragazzi del Cairo di cui pur scrive abbondantemente, e con grande ardore, in questi giorni. Dicono però che Gerusalemme sia molto bella e tranquilla in questa stagione. Pensi come sarebbe stato finire un libro a Gaza o al Cairo con l’aria che tira da quelle parti!

    PS: riguardo alle mie argomentazioni nonché alle altre accuse e insinuazioni che ne sono conseguite, credo di aver già ampiamente risposto sul mio blog.

  51. “…Sono sicuro che anche il suo prossimo libro non andrà malissimo. Non la invidio: deve essere un libro proprio impegnativo per costringerla a non attraversare un confine e perdersi purtroppo la rivoluzione dei ragazzi del Cairo di cui pur scrive abbondantemente…”

    ciusca si sente il rumore dei dentoni nel truciolato: rosik rosik rosik :-D

  52. MUBARAK SI è DIMESSO (o meglio è stato dimesso) le mie più vive condoglianze a sherif ;-) ma … sono sicura che da oggi diventerà oppurtanemente anti-mubarak;-)
    potete ascoltare la diretta su RaiNews24.
    geo

  53. Evviva.
    Mi spiace dirlo, ma la retorica di Sherif – sia nel pezzo che nei commenti – non mi è piaciuta per nulla: una retorica nazionalista terzomondista del tutto anacronistica, a mio parere.
    Gli unici che non sono stati col culo al caldo, in tutta questa vicenda, sono quelli di piazza Tahrir – che volevano ciò che è stato ottenuto, alla faccia degli analisti politici – egiziani o italiani che siano – dietro al computer.

  54. Sherif: si tratta di capire se tutto ciò porterà a una transizione democratica o un semplice passaggio di poteri nell’esercito. Con quello che ne consegue. Quindi, il tuo “in qualunque modo” è ripugnante.

    Stasera, mentre aspettiamo le dimissioni di Mubarak, lo è ancora di più.

    Te lo spiego perché non ti considero intelligente. Non perché credo che tu non lo sappia. Perché credi, davvero, di avere a che fare con degli imbecilli. E questo è un tuo grosso limite, tra gli altri.

  55. Tutto quello che dico io per te è “ripugnante”, figurati. Evidentemente tu vuoi solo che il paese vada a rotoli, nessuna soluzione transitoria per te è accettabile. Non vuoi che la gente torni a lavorare e mangiare, vuoi che un’ economia in via di sviluppo sia ridotta ai livelli dell’ultimo paese dell’africa subsahariana. E che i poveri che oggi vivono con due dollari al giorno domani debbano sopravvivere con 50 centesimi o meno. E poi dove andrai? Allo Sheraton di Napoli? O punti su una maggiore inflazione per sopravvivere al Cairo, invece con 500 euro con almeno 5? Il tuo comportamento mi ricorda il detto egiziano: “Vuole trasformare tutto in rovina e sedersi sulla collina di ruderi”. A volte le soluzioni transitorie ci vogliono, specie se il paese è un paese dell’importanza dell’Egitto. Ripeto: come mai questo vostro ardore rivoluzionario non si vede su questioni che vi riguardano direttamente?

  56. A parte che Mubarak, come il nostrano berlusca, non se n’è andato e sta temporeggiando alla grande: pare che resterà fino a settembre…
    Secondo me c’è un errore di prospettiva: dall’Italia, per l’Egitto, possiamo fare poco. Quel che si puo’ fare è far circolare delle informazioni quanto piu’ possibile di prima mano, cioè espresse da persone che stanno la, o da cui sono appena tornate…perchè hanno il polso della situazione…io non so nulla dell’Egitto, ma se un’ex alunna che ha vissuto prima al cairo, poi ad alessandria, accanto ai giovani egiziani, nell’università sono autorizzata a pensare che se lei scrive e dice che non è vero che vi sono due fazioni, ma ce n’è una sola ed un regime che “sta facendo il suo sporco lavoro”, incrociando questo dato con i messaggi di twitter da tahir e le notizie che arrivano da al jaazira, qualche attendibilità possa pure averla per farsi un’idea….e, di solito, di fronte a questa tipologia di ragazze, anche se sono piu’ giovani e non hanno una laurea e due abilitazioni che mi hanno qualificato “insegnante” senza alcun dipartimento di stato USA dove andare a fare corsi di “leadership”, mi metto dalla parte di chi solo impara. Ma posso io trovarmi un piccolo presuntuoso studente universitario fuori corso, egiziano, che si diletta di sparare a zero sulla nazione per cui mio Padre ha combattuto ed è stato torturato , che dice che persone come Lia (o milioni di altre persone) debbono “ritirarsi in silenzio” perchè “osano” contrastarlo sulle sue opinioni dell’Egitto che coincidono con quello che dicono le TV egiziane di stato? E un’altra riflessione mi sorge spontanea (avendo sentito una certa telefonata in registrazione) ma è possibile che la lotta al razzismo -che in Itaiia è gravissimo- sia interpretata anche (e per fortuna non solo) da uno che ha una coerenza morale e un coraggio come quello che emerge dal contrasto tra le sua parole scritte e orali? Da uno che vorrebbe fare una petizione a Repubblica per essere meno “antimubarakiana”? da uno che mentre sterminavano i palestinesi a frotte difendeva il disgustoso ruolo del governo egiziano, direi complice di questa carneficina? Che autorevolezza ha uno così per parlare dei razzisti leghisti senza che l’ultimo degli stronzi parli di come lui, egiziano, mostra questa indifferenza per la vita di migliaia di cittadini di Gaza? Ma che, gli “extracomunitari degli altri” sono piu’ meritevoli degli “extracomunitari a casa propria” che possono schiattare come topi perchè Mubarak ha deciso di chiudere tutti i tunnel?

  57. mi sarebbe piaciuto non leggere nessun commento a questo post di sherif, così l’unico culo al caldo dietro a una tastiera sarebbe rimasto solo il suo

  58. Ma si, Cloro,

    l’avevo già capito che sei talmente democratica che non ti sono mai piaciute “le mie sparate a zero” sul razzismo nel tuo paese, un paese che evidentemente non hai intenzione di cambiare con lo stesso ardore che riversi sugli egiziani e i palestinesi perché tanto la buonanima di tuo padre ha già fatto abbastanza. Ho anche capito che dei rapporti Egitto-Israele non sai proprio niente, cosi come dubito che mai riuscirete a capire come funziona davvero il sistema egiziano, specie se continuerete ad attingere informazioni da una parte sola, quella che soddisfa il vostro ardore senza aiutarvi a capire alcunché.

    PS: ho ben inteso anche che il “corso di leadership” – che praticamente ricorre in ogni tuo commento – ti fa rosicà (per usare una tua espressione: ciusca si sente il rumore dei dentoni nel truciolato: rosik rosik rosik :-D”)

  59. Sherif: io sono piu’ nazionalista di te. La mia famiglia ha una storia militare che te te la sogni…pero’ se Maroni fa ammazzare 200 persone con la politica dei respingimenti, non ho problemi a scrivere che è un assassino. Non vedo per quale motivo devo vedere un giovanotto presuntuoso, un “pidiellino” d’egitto, che con la scusa del razzismo sputa continuamente sul mio paese, mentre quando si tratta di parlare di mubarak (e ti ripeto che io leggevo il tuo blog fino a quel tuo escrementizio post sui tunnel di gaza) debbo venire bollata come “una che non sa niente” dell’egitto e che quindi non avrei diritto di parlare…vedo che come “progressista” fai parecchio acqua. La telefonata che poi ha pubblicato Lia dice di te qual è la spiegazione di tutto cio’.

  60. Quanto alla mia invidia sul tuo master del dipartimento USA, davvero la prendo come una battuta di un goliarda attempato e parecchio “nerd”

  61. Se vuoi, lascio la mezzaluna a te nel testamento. E’ un premio storico, che ha occupato la stampa di ogni colore per settimane e che ha trascinato nelle polemiche persino il sindaco di Firenze che l’ha accettato. Secondo me un qualche valore ce l’avrà :)

    Passo e chiudo.

  62. Credo che il misterioso intellettuale che si congratula con Sherif per sms sia Suleiman in persona. E’ evidente che legge il blog di Sherif: il suo discorso di stasera era uguale al post che tutti stiamo commentando: “Andate a casa, non guardate AlJazeera”.

    Gli mancava il link a Salamelik.

  63. Vabbe’, basta: quest’individuo ha appena scritto questo:

    “[…] oppure l’esercito – la stessa istituzione che ha rovesciato il Re nel 1952, e che ha dato all’Egitto Nasser, Sadat, Mubarak – assume il controllo e applica la legge marziale per proteggere le conquiste e le ambizioni del popolo egiziano e il bene supremo del paese. Va detto che la legge marziale non è – ripeto, non è – la legge di emergenza tanto invisa ai manifestanti e applicata dal 1981. La legge marziale normalmente implica il congelamento della costituzione, lo scioglimento delle camere, il blocco di quasi tutti i mezzi di informazione e la formazione di tribunali militari con sentenze immediatamente esecutive.”

    Complimenti a Nazione Indiana, a proposito.

  64. un “pidiellino” d’egitto, che con la scusa del razzismo sputa continuamente sul mio paese. cloro

    maria
    ovvia, vedo che siamo già passati ai nostri rispettivi paesi e sempre in nome del presunto razzismo o antirazzismo dell’altro e dell’altra! Bravi!

  65. x maria: semplicemente penso come regola generale che chi impegna se stesso in una battaglia debba avere una posizione coerentemente cristalina.

  66. secondo me, come regola generale, chi impegna se stesso in una battaglia dovrebbe evitare di fare polemiche così unicamente personalistiche.
    Il motivo principale per cui ho trovato orrido il post di sherif è che era lampante che più che l’egitto gli interessava esportare la sua polemica del tutto personale con lia e mi sembra che lo stesso valga per te clero (meno male che l’altra componente del vostro vecchio branco sembra sparita;-)
    Almeno lia è più abile e soprattutto appare veramente appassionata, e la sua polemica (sempre che ci sia) trabocca di notizie interessanti e ragionamenti su quanto accade in egitto.

  67. x Georgia: inquadrando il problema piu’ nei particolari (io non ho nulla di personale contro sherif, la mia è solo una dissidenza sulle idee) mi sembra assurdo che uno scriva sul suo blog cose condivisibili sul razzismo in Italia. Ma se pero’ quando si tratta di prendere posizione sul suo paese spande fango su chi diverge dall’opinione del governo (sulla rivolta attuale o sui muri di Gaza) il soggetto “antirazzista” diventa poco credibile, attaccabile (specialmente nel nostro inferno mediatico) e in definitiva nocivo alle persone che in Italia le battaglie le fanno davvero. Questo volevo dire, senza dar giudizi di valore (lo so che Lia è piu’ in gamba di me :-D)

  68. Per me la coerenza è un valore e l’incoerenza (e l’ambiguità) è sempre un disvalore. E’ un’equazione semplice…che mi piacerebbe condividere coi miei connazionali (e non solo)

  69. va beh lasciamo perdere coerenza e incoerenza, che è sempre più facile pretenderla dagli altri … non volevo dire che lia sia più in gamba di te o di altri, non faccio classifiche …dicevo solo che visto che l’argomento le interessa davvero riesce a concentrarsi su quello che conta anche quando la polemica la riguarda (e parecchio) e senza depistare il tutto sulla persona di sherif che sinceramente non interessa a nessuno. Che non sia credibile mi sembra lo dimostri da solo senza dover infierire:-)
    Ad ogni modo la definizione di “pidiellino” d’egitto la condivido :-), mentre se uno ha solo una dissidenza sulle idee dell’altro di solito non accusa l’altro di rosikare … non è certo per le idee che si rosika ;-)

  70. a Lia per questo commento

    Non so da dove tu abbia preso quel pezzo indegno che sembra un avvertimento-minaccia a chi continua a protestare (anche in italia), ma non credo che “non sia ancora apparso” (ieri sera in google, una parte era visibile) bensi che fosse già stato giustamente, e saggiamente, eliminato ;-), per sostituirlo con un ennesimo post polemico contro una sola persona (che non so chi sia) … A sherif dell’Egitto importa un tubo (anche perchè non saprebbe bene dove informarsi davvero), a lui importa solo del suo blog (delle classifiche, dei link a lui) e, in positivo o in negativo, dei personaggi che frequentano il suo blog (contro cui si scaglia sempre ad personam), è una ossessione quasi berlusconiana, altro che “amore per il bene supremo del suo paese” :-).
    Ad ogni modo da uno che nel 2007 durante il referendum (in egitto) diceva che la garanzia del voto sarebbe finalmente passata dai giudici a una commissione indipendente nominata dal governo, che cosa mai ci si potrebbe aspettare?.
    Una commissione indipendente nominata dal governo (e che governo!) ???????? :-))))) Beh, la madre di tutti gli ossimori;-).
    Tra l’altro è da tener presente, nel caso mubarak davvero rimanesse fino al voto, che la commissione di controllo del voto sarebbe nominata proprio dal governo :-((((( (se simile riforma non è nel frattempo ancora peggiorata) ergo … brrrrrrr brrrrrr brrrrr

  71. Cloro,

    la coerenza è essenzialmente un fatto personale e molto difficile è stabilirne la continuità specialmente negli altri . Si tratta comunque di una qualità ,per così dire, di tipo morale e tirarla in ballo in una discussione politica porta inevitabilmente a delle distorsioni personalistiche come è successo qui.

  72. Un po’ di chiarezza sul post “fantasma” di Sherif.

    A mezzanotte di ieri sera, un’oretta dopo i discorsi di Mubarak e Suleiman, sul mio Google Reader appare un nuovo post di Sherif El Sebaie. Forse è il caso che io lo mostri, affinché non si pensi che me lo sia sognata:
    http://img155.imageshack.us/i/screenshot7fc.jpg/
    Ad ogni modo, chiunque abbia Salamelik tra i suoi feed lo può trovare nel lettore.

    Lo leggo e, disgustata, ne riporto qui un passaggio saliente. Vado quindi su Salamelik per vedere se qualcuno ha già commentato e, stranamente, non lo trovo. Torno qui e spiego che sul blog non c’è e che, al momento, è disponibile solo via feed.

    Scopro adesso, con sorpresa, che Sherif ha evidentemente deciso di eliminare il post subito dopo averlo postato e che lo ha sostituito con una lunga invettiva contro un suo commentatore.
    Commentatore che a sua volta, da quel che leggo in un commento sul mio blog, era appena stato censurato per avere cercato di spiegare ai lettori di Sherif chi fosse la Paola Caridi che Sherif ha ritenuto di dovere insolentire anche da lui, oltre che qua, e quale sia il suo lavoro di giornalista e studiosa in Medio Oriente.
    http://www.ilcircolo.net/lia/3082.php/comment-page-1/#comment-17509

    Il tutto mi pare abbastanza folle.

    Ora: io non sono stupita da El Sebaie: lo considero per quello che è, da anni, e credo che, in quest’occasione, stia semplicemente dando un’ulteriore prova di sé.
    Mi ha stupito molto di più Nazione Indiana che, nel mezzo degli eventi egiziani, ha ritenuto di volere ospitare un post dai contenuti identici a quelli reperibili su qualsiasi giornalaccio di regime egiziano e, per giunta, gratuitamente offensivo verso un sacco di gente tra cui, oltre alla sottoscritta, la “scrittrice di libri sul Medio Oriente” che in questi giorni, sul suo blog, sta facendo un grosso lavoro sugli eventi di cui parliamo.
    Insulti poi reiterati qua sopra, in un intervento memorabile per volgarità e protervia.
    Ogni blog, ovviamente, ospita i post che gli pare. Diciamo, però, da NI ci si aspetterebbe un livello diverso.

    Di seguito, mi sembra corretto riportare per intero il post che ho citato stanotte.

    Egitto. Lasciare non è una passeggiata.
    di Sherif El Sebaie

    Ieri i media internazionali e le reti satellitari arabe hanno creato false attese in piazza Tahrir sulle dimissioni del Presidente Mubarak. Ad un certo punto erano riusciti a convincere persino me, che sulla prospettiva delle dimissioni immediate ero abbastanza scettico conoscendo la formazione militare dell’uomo e, cosa ancora più importante, come è strutturato il sistema che governa l’Egitto dal 1952. Cinque anni fa, in un’intervista ad Alarabiya, il presidente egiziano disse una cosa che mi aveva colpito molto e che però si sta rivelando assolutamente vera in queste ore: “governare l’Egitto non è una passeggiata. E nemmeno lasciare il governo dell’Egitto lo è”. Mubarak era quindi, già allora, ben consapevole delle responsabilità che derivano dall’abbandono del potere e del fatto che la gestione dei punti di vista in un frangente simile, anche all’interno dello stesso sistema, non sarebbe stata esattamente un gioco. In queste ore stiamo assistendo proprio a questo: enormi pressioni – interne ed esterne – vengono fatte sia per obbligare Mubarak ad andarsene sia per obbligarlo a rimanere fino alla scadenza del suo mandato e i protagonisti sono e possono essere tantissimi, cosi come gli sviluppi di una situazione che più osservatori hanno definito “fluida”.

    Il braccio di ferro, secondo me, può portare ad una delle due seguenti soluzioni: o si imbocca la strada del dialogo nazionale che i giovani manifestanti sembrano rifiutare, impuntandosi su un obiettivo che a quanto pare è sempre più lontano (le dimissioni immediate), oppure l’esercito – la stessa istituzione che ha rovesciato il Re nel 1952, e che ha dato all’Egitto Nasser, Sadat, Mubarak – assume il controllo e applica la legge marziale per proteggere le conquiste e le ambizioni del popolo egiziano e il bene supremo del paese.

    Va detto che la legge marziale non è – ripeto, non è – la legge di emergenza tanto invisa ai manifestanti e applicata dal 1981. La legge marziale normalmente implica il congelamento della costituzione, lo scioglimento delle camere, il blocco di quasi tutti i mezzi di informazione e la formazione di tribunali militari con sentenze immediatamente esecutive.

    Queste sono le strade disponibili e non sembra che possa esserci una terza alternativa. Ovviamente tutto è possibile, ma forse è il caso cominciare a riflettere seriamente sulla piega che possono prendere gli eventi da questo momento in poi.

  73. credo che sherif abbia cancellato il tutto (dedicandosi al suo hobby preferito in stile sallusti) perchè nel frattempo, FORSE, ha sentito su al arabia che in effetti mubarak se l’era già data a gambe … malgrato andasse in onda un discorso preregistrato di mubarak;-)
    Naturalmente quello che ho scritto è solo una mia ipotesi suggestiva, perchè per ora non c’è alcuna fonte ufficiale che riferisca con certezza che veramente mubarak abbia abbandonato il paese, lo afferma solo al arabya e siccome sherif ascolta sempre al arabya deduco che già ieri sera avesse avuto notizie (vere o false che risultino) che consigliavano di eliminare subito la prosopopea del suddetto post ;-): “Ad un certo punto erano riusciti a convincere persino me, ….” Persino lui???!!!! te lo raccomando ;-)))))

  74. x maria e georgia: DISTORSIONE PERSONALISTICA UN GRAN PAIO DI PALLE! Sul web si conoscono le persone non per la loro faccia o per altro, ma per quello che scrivono. Ora: Sherif s’è fatto conoscere per le sue invettive contro il razzismo degli italiani, sui pregiudizi circa il mondo islamico che imperano dall’epoca in cui s’è affermata in italia la moda razzista della lega nord.
    Si dà il caso, pero’ che il razzismo della lega (e di quelli che si fanno condizionare da quest’accozzaglia di convinzioni farlocche) non sia il centro del mondo. Che questo modo di vedere le cose sia una parte di un complesso mondo categoriale imposto dal sistema di potere che si chiama NWO, new world order, le cui tappe storiche ho esaminato su parecchi post nel mio misero blog senza pretese, perchè è un macrofenomeno che conosco. A quel punto: se il dott. (si fa per dire) sherif scrive in difesa della costruzione di muri nei tunnel tra Gaza e l’Egitto, da costruirsi proprio mentre era in atto una delle carneficine sioniste piu’ vili degli ultimi tempi…bhe, qualche domanda me la faccio.
    Se poi insiste nella difesa del regime di mubarak in quest’occasione perchè egli identifica con esattezza il suo proprio nazionalismo col regime in cui è cresciuto e che (desumo) lo ha fatto stare bene…bhe…non mi pare vi sia nulla di personalistico nelle critiche che gli ho mosso, ma semplicemente la presa d’atto del soggetto che è per quello che lui manifesta dai concetti che esprime per iscritto, nel tempo.
    A ‘sto punto ritengo che le sue invettive sul razzismo italiano siano controproducenti, perchè chiunque puo’ rigirargli contro quel che afferma…il suo operato dunque risulta essere dannoso alla politica italiana quanto quello di capezzone, che dopo aver sostenuto idee libertarie, antiproibizioniste e anticlericali, ha saputo cavalcare il vento di destra e infilarsi nei ranghi piu’ alti e leccaculanti…cosa cui sherif aspirerebbe volentieri…anche se la capacità di argomentare di capezzone riesca ad essere superiore a quella di sherif che porta sul suo blog opinioni della tv di regime egiziano, spacciandole (o forse identificandovisi completamente) per le proprie.

  75. L’articolo di Sherif El Sebaie che apre questa pagina propone una lettura critica della situazione egiziana nella forma di una forte invettiva retorica. Credo che le sue riflessioni siano utili per formarsi un’opinione e per costruire un quadro interpretativo funzionante, ed ho ritenuto la forma espressiva usata, estremamente emotiva date le circostanze, un elemento che ne caratterizzava l’urgenza e la forza: per questo motivo sono state pubblicate e proposte alla discussione qui.

    Ad una settimana di distanza l’invettiva e la retorica del pezzo hanno prevalso nella discussione dei commenti, a discapito dell’analisi degli scenari. Avrei dovuto prevederlo e così non è stato. Le posizioni espresse da Sherif vengono stigmatizzate come quelle di uno spin-doctor opportunista; quelle di coloro che Sherif ha chiamato in causa sono viste come frutto di impreparazione culturale e miopia storico-politica. E’ una situazione di stallo che non permette di capire qualcosa di più dell’Egitto e di cosa noi (la società civile, i nostri governanti eletti) possiamo concretamente fare.

    Sherif porta una visione estremamente cauta, conservatrice e direi pessimista delle proteste egiziane, visione che può non piacere ma che ha indubbiamente il suo posto nell’osservazione delle cose al Cairo. Mi auguro che alla fine i fatti lo smentiscano, ma non credo che si possano liquidare come semplice propaganda le perplessità che nutre per una visione semplificatrice delle proteste, buoni dalla parte e cattivi dall’altra, dove i buoni devono vincere.

    E’ una posizione direi di destra liberale che può benissimo contribuire all’interpretazione della situazione egiziana, non è l’unico quadro interpretativo possibile e non è strano che se ne discuta in Nazione Indiana.

    La protesta del Cairo non è quella della Tunisia, per dimensioni del paese, demografia, sviluppo economico e tensioni geopolitiche. Non è paragonabile alle proteste in Iran a seguito delle elezioni del 2009. Non è la caduta del muro di Berlino e non è neppure Tian’anmen nel 1989, anche se il 4 giugno proietta ombre sinistre sulla situazione del Cairo.

    In questo senso l’articolo misterioso di Sherif citato da lia nei commenti e che anche io ho letto via feed non dice nulla di sorprendente quando evoca la possibilità di una dura repressione militare: è uno degli scenari possibili e sarebbe folle ignorarlo, questo lo sanno certamente anche i manifestanti che con indubbio coraggio e buonafede assumono su di sé le resonsabilità ed i rischi della protesta.

    In questa settimana i fatti e le notizie hanno superato gran parte di questo post. Nei 90 commenti di questa colonna è stato argomentato ampiamente. Resta nella discussione una situazione di stallo che non credo possa più progredire oltre lo scontro sulla persona degli intervenuti, e che può solo radicalizzarsi nella ripetizione delle proprie posizoni alla ricerca dell’ultima parola. Per questo vorrei terminare qui questi commenti, lasciando aperta la possibilità di fare trackback e pingback dai propri siti se si desidera proseguire altrove, con nuovi argomenti, la conversazione.

  76. chiudi i commenti?
    fa come vuoi è tuo diritto …
    prima però diciamo (dillo tu se questo commento non passerà) che (da quanto dice al jazeera) al momento la protesta (ma io credo si possa dire tranquillamente rivoluzione) è in tutto l’Egitto, hanno circondato le sedi della televisione e delle prefetture … l’esercito provvede a salvare prefetti e personale sotto il controllo di una gigantesca folla che per ora è stata deteminata e coraggiosa ma MAi violenta (a parte naturalmente episodi sporadici che sono fisiologici in situazioni del genere). Sì come ha detto marco sopra: “Gli unici che non sono stati col culo al caldo, in tutta questa vicenda, sono quelli di piazza Tahrir – che volevano ciò che è stato ottenuto”.

    Sì, hanno ottenuto quello che volevano e questo è MOLTO importante.

    E delle analisi farlocche e della sua forte invettiva retorica (ma dove la vedi la forza e l’invettiva? boh) .di sherif ne potevamo, e possiamo, tranquillamente fare a meno, ma non è certo un grosso problema. ;-)

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

The clutch – canestri e razzismo sotto pressione (4/4)

di Riccardo Valsecchi - @inoutwards 8. LA TERRA PROMESSA What happens to a dream deferred? Does it dry up like a raisin in...

The clutch – canestri e razzismo sotto pressione (3/4)

di Riccardo Valsecchi - @inoutwards RAZZISMO AL CONTRARIO Boston, Massachusetts. 29 maggio 1987. La partita tra i Celtics ed i...

The clutch – canestri e razzismo sotto pressione (2/4)

di Riccardo Valsecchi - @inoutwards ZEKE THE FREAK Quando nell’estate del 1979 il mitico Bobby Knight, dalla cui corte Bird...

The clutch – canestri e razzismo sotto pressione (1/4)

di Riccardo Valsecchi - @inoutwards “Dal momento che l’uomo bianco, il vostro “amico”, vi ha privato del vostro linguaggio sin...

Etan Thomas: We matter – racial profiling in USA

Da ragazzino, il basket era tutto per me. Per la verità, non avevo un gran talento, ma conoscevo ogni...

Tre incontri sulla letteratura elettronica a Genova

Fabrizio Venerandi, autore dell'ebook Poesie Elettroniche coedito da Nazione Indiana, terrà a Genova tre incontri a ingresso libero sul...
jan reister
jan reisterhttps://www.nazioneindiana.com/author/jan-reister
Mi occupo dell'infrastruttura digitale di Nazione Indiana dal 2005. Amo parlare di alpinismo, privacy, anonimato, mobilità intelligente. Per vivere progetto reti wi-fi. Scrivimi su questi argomenti a jan@nazioneindiana.com Qui sotto trovi gli articoli (miei e altrui) che ho pubblicato su Nazione Indiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: