Articolo precedente
Articolo successivo

A Casal di Principe stendono un velo

di Rosaria Capacchione

Il problema é: riusciranno a resistere, quei trecentomila centimetri di pizzo, al lastricato sconnesso di corso Umberto? E i tacchi della sposa? I tacchi, s’incastreranno tra un buco dell’asfalto e un rattoppo? E le damigelle? Ne serviranno almeno cento, tutte rigorosamente in abito da cerimonia. Ecco, il loro fondoschiena potrà competere con quello di Pippa? E se per caso il 23 settembre dovesse risvegliarsi la faida casalese, come la metteremmo con la fuga dei killer? E se uno schizzo di sangue dovesse insozzare tre chilometri di virgineo tulle nuziale? Mettiamola cosi: don Carlo Aversano, che ha appena appena finito di benedire la nomina di un assessore pur sapendolo indagato per fatti di camorra, quest’ultima uscita se la poteva pure risparmiare. Cioè, avrebbe serenamente potuto negare, come altrove già accade da anni, la sua autorizzazione al matrimonio-kermesse con il solito velo da guinness dei primati realizzato dal solito stilista specializzato in effetti speciali.

Forse non avrà voluto dare un dispiacere al suo pupillo, l’assessore, che per andare incontro ai desideri della sposa non ha saputo far altro che convocare in Comune tutte le associazioni di volontariato che operano a Casal di Principe, dalla Scuola di Pace intitolata a don Peppe Diana alla Jerry Masslo che i veli è abituata a scoprirli e non certo a portarli. A prescindere dal fatto che gli abiti nuziali con i veli lunghi tre chilometri non mi piacciono. A prescindere anche dal fatto che questi show, specie in tempo di crisi, sono di pessimo gusto (tre mila metri di tulle costano almeno almeno cinquemila euro) e che comunque lo stilista, in cambio di quel po’ di pubblicità che porterà a casa potrebbe pure spendere qualcosina di tasca sua pagando qualche ragazza disponibile a reggere il velo, mi chiedo: ma proprio a Casal di Principe deve far sfilare il suo velo da primato? Velo trasparente, che nulla servirà a mascherare.

7 Commenti

  1. Rosaria, anima schietta, bella. Mi piace la sua scrittura nitida, senza velo, perché la realtà si deve guardare senza paura. Rosaria, grande giornalista.

    Grazie.

  2. Rosaria Capacchione ….
    Credo che oltre che a scrivere male sia anche un pò cattivella , che vuole denunciare strade rotte , disservizi dei politici , benvenga, ma che inizia a fare confusione approfittando con una scrittura qualunquistica della situazione camorristica di Casal Di Principe generando solo un inutile confusione , questo proprio no!!!
    Cosa gliene frega dei soldi spesi da un privato ?! In questo caso lo stilista , non deve certo dar conto a lei !! Altrimenti iniziamo a dire perché si spendono soldi in questo momento di crisi per viaggi , per auto nuove, abbigliamento inutile etc.etc.
    Se volessimo seguire Rosaria , in questo momento si fermerebbe il mondo , invece noi fan di Molaro preferiamo seguire una scia di velo bianco che ci dà tanto entusiasmo .
    E poi, pur di scrivere qualcosa che secondo lei faccia rumore inizia a confondere un matrimonio di una ragazza dal passato sofferente con camorra agguati e schizzi di sangue .
    Rosaria , ma ti vuoi curare???!!!
    E poi , Don Carlo perché dovrebbe non celebrare un matrimonio solo perché nelle strade del paese fuori dalla sua chiesa si è esteso un velo di 3000 metri ?
    Invito la giornalista a riflettere prima di scrivere , a Casal di Principe i guai sono già tanti .

  3. Caro Antonio Anonimo, sono contenta che una scia di velo bianco ti dia tanto entusiasmo, non altrettanto credo ne darà a chi abita lungo quei tre chilometri di corso Umberto, a Casal di Principe, costretto come sarà a tapparsi in casa o ad assistere, suo malgrado, alla sfilata. Ti assicuro che a me, degli eventi privati con spreco di tulle, denari e quant’altro non me ne cale più di tanto. Però questo non è un evento privato, visto che prevede l’occupazione di tre chilometri di pubblica strada e che ha indotto il Comune di Casal di Principe, che dovrebbe avere cose più serie a cui pensare, a convocare, dico convocare, le associazioni che operano sul territorio sul fronte della lotta al racket, alla camorra e in difesa dei diritti dei non italiani per reggere un velo da sposa. Quanto al ruolo del parroco, vorrei ricordarti che da anni, in tutte le parti del Paese, i sacerdoti vietano non la somministrazione del sacramento, per carità, ma l’esibizione di tanto e inutile sfarzo. Puro sadismo? No, banale applicazione delle norme pastorali, tra le quali questa che qui ti cito: “Norme generali di comportamento
    Poiché la celebrazione religiosa non deve essere scambiata per uno spettacolo, si raccomanda di evitare ogni eccesso ed ogni spreco in quanto ad addobbi floreali o vestiario. Anche per gli operatori video e fotografici e necessaria la massima discrezione durante lo svolgimento della liturgia”.
    Sono assolutamente certa che a questa risposta ne seguirà, qui o altrove, un’altra assai velenosa e provocatoria. Nemmeno di questo m’interessa granché, come immagino tu sappia. Appena avrò bisogno di un medico seguirò senza dubbio il tuo spassionato consiglio e mi farò curare, ma nel frattempo i termini della questione non cambiano, così come il mio diritto di criticare una cosa che non mi piace. Naturalmente la ragazza che indosserà l’abito e il velo è fuori della questione. Le auguro, con tutto il cuore, una vita serena e felice e che il giorno del suo matrimonio sia per lei bellissimo. Peccato che su di lei altri, non certo io, abbiano deciso di farsi un po’ di pubblicità
    Rosaria Capacchione

  4. Credo che oltre che a scrivere male sia anche un pò cattivella – scrive Antonio

    Credo che oltre che a scrivere male sia anche un po’ vigliacco – aggiungo io

    e non tanto perché lei non si firmi con nome e cognome (personalmente credo che ognuno sia libero di firmarsi come vuole, in generale) ma perché quando si scrivono le cose che lei, Antonio, scrive, quando si usa il tono che lei, Antonio, usa, quando si impiega uno strano linguaggio (nvito la giornalista a riflettere prima di scrivere) strano per chi non conosca la civiltà dello zittire tipico delle nostre terre, se non si mette nome e cognome o è perché si è vigliacchi o perché quelle cose non valgono niente. A volte entrambe le cose. effeffe

  5. A Antonio,

    Condivido il punto di vista di Effeffe. Sono straniera e amo il sud. Rosaria Capacchione è una donna coraggiosa, che sa analizzare la Camorra, la situazione di un paese, in particolare Caserta, con talento. Mi piace leggere i suoi articoli nel “il Mattino”. Ho letto l’Oro della Camorra con passione. E’ una donna che ama il suo paese, vive dentro, con la sua anima.
    Prima di scrivere un commento velenoso, si deve riflettere prima, “caro” Antonio, come lei lo dice…

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Les nouveaux réalistes: Anita Tania Giuga

di Anita Tania Giuga
Credo, nel fondo della coscienza, di meritare la merda per la quale sono passata. Per gli incidenti, le frodi, i furti, le molestie. Allo stesso modo, vedo nei tuoi occhi che hai dei dubbi. Queste ombre ti permettono di guardare il mio naufragio da una distanza di sicurezza.

Les nouveaux réalistes: Cristina Pasqua

di Cristina Pasqua
Certe volte, io e Cesare, uscivamo in corridoio, tiravamo giù gli strapuntini e ci sedevamo lì, non erano neanche tanto distanti uno dall’altro, si poteva chiacchierare, il naso puntato su tutto quello che ci scorreva davanti.

Quando finirà la notte?

di Francesco Forlani
"Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce."

Radio Days: Mirco Salvadori

di Mirco Salvadori
Le parole dicono molte cose se le sai usare. Sono le parole usate da Mariana Branca che risplendono nel fulgore psicoattivo di ‘SUUNS’, il suo nuovo viaggio letterario che si è aggiudicato il posto d’onore come miglior racconto lungo, nella Dodicesima Edizione del Premio Letterario ZENO,

Les nouveaux réalistes: Marco Peluso

di Marco Peluso
In facoltà imposi agli studenti di prendere posto secondo le mie disposizioni, una scelta a cui nessuno osò opporsi, intimoriti dal mio sguardo ferino segnato dalle occhiaie, le labbra tremule e l’aria sfatta.

Post in translation: Shakespeare

di Massimiliano Palmese
Una festa di parole, di sensi e suoni, questo è stata da subito la poesia per me. E oggi, dopo aver scritto versi per molti anni, è ancora in una festa di parole che mi sono ritrovato traducendo i 154 Sonetti di William Shakespeare. Questa bibbia dell’amore. Questo vangelo in 154 atti.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: