Articolo precedente
Articolo successivo

Hotel du Lac

di Gianni Biondillo

Anita Brookner, Hotel du Lac 

Neri Pozza editore, 183 pagine, traduzione Marco Papi

A quasi trent’anni dalla vittoria del Booker Prize, Neri Pozza ripubblica Hotel du Lac, romanzo che potrebbe essere scritto oggi, così come cento anni fa. La lingua di Anita Brookner sembra senza tempo, la sua è una scrittura che, codificata agli inizi del secolo scorso, continua a ripetersi identica, con minime variazioni stilistiche e con rari aggiornamenti psicologici o linguistici.

Il romanzo racconta di Edith Hope, scrittrice di narrativa romantica, che passa una vacanza inquieta in un quieto albergo svizzero sul lago, nei pressi di Losanna. Edith, single quarantenne schiva e ordinata, scrive lettere che non spedisce mai a David, un uomo sposato col quale ha una relazione extraconiugale. Le giornate passano noiosamente (quasi la noia fosse una maledizione satanica) in questo austero albergo, fra personaggi dell’alta borghesia anglosassone che sfilano all’ora di cena con le loro ipocrisie e i loro non detti, più assordanti delle vacue discussioni sul tempo o sullo shopping.

C’è la frivola signora Pusey dall’età indefinibile, sua figlia Jennifer, mansueta e febbricitante di desiderio, il signor Nelville, garbato e crudele, e pochi altri attori di una commedia delle parti che se dapprima affascina la protagonista, nel tempo si trasforma in soffocante e claustrofobica. La verità è che Edith s’è nascosta in questo hotel come a cercare di decantare dalle sue intemperanze londinesi, lei che s’è sempre comportata così come il suo ruolo le imponeva.

È d’amore che si parla in questo libro, e di libertà femminile. Di tutti i lacci e i laccioli che l’etica borghese stringe sadicamente attorno alle vite dei suoi educati rappresentanti, dei vincoli indissolubili di casta, dai quali fuggire può sembrare impossibile. Anita Brookner è brava a restituire, col garbo che questa storia chiede, gli scenari e le tipologie umane. Il talento vero della sua scrittura è saper essere femminile, così come la convenzione richiede. Però, ad essere sinceri, è anche il suo limite.

(precedentemente pubblicato su Cooperazione, n° 29 del 17 luglio 2012)

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Babilonia

di Gianni Biondillo
Fra opere di maggior o minore qualità, fra grandi cantieri e cantieri smisurati, ecco spuntare fuori il Bosco Verticale. Progetto vincente, inutile negarlo, a partire dalla sua comunicazione. Architettura che si fa claim, slogan, motto.

Sangue mio, corri!

di Romano A. Fiocchi
«La geografia aveva complottato con la storia e ne era uscito il capolavoro di un paradosso». "La signora Meraviglia", di Saba Anglana, è una sorta di autobiografia di famiglia con l’atmosfera di "Cent’anni di solitudine", proiettata non in Colombia bensì tra il Corno d’Africa e l’Italia.

Non chiamatela Banlieue

di Gianni Biondillo
Innanzitutto: non è una banlieue. Smettiamola di usare parole a sproposito, non aiuta a capire di cosa stiamo parlando. E, a ben vedere, non è neppure più una periferia. Dal Corvetto a Duomo ci vuole un quarto d'ora di metropolitana, siamo ormai nel cuore della metropoli lombarda.

Il venditore di via Broletto

di Romano A. Fiocchi
Sono trascorsi molti anni ma mi ricorderò sempre di quel giorno gelido di fine gennaio in cui lo incontrai. Lavoravo come fotoreporter da circa tre mesi, mi aveva assunto in prova l’agenzia Immaginazione.

Il cuore del mondo

di Luca Alerci
Vincenzo Consolo lo incontrai, viandante, nei miei paesi sui contrafforti dell’Appennino siciliano. Andava alla ricerca della Sicilia fredda, austera e progressista del Gran Lombardo, sulle tracce di quel mito rivoluzionario del Vittorini di "Conversazione in Sicilia".

Apnea

di Alessandro Gorza
Era stata una giornata particolarmente faticosa, il tribunale di Pavia l’aveva chiamata per una consulenza su un brutto caso. Non aveva più voglia di quegli incontri la dottoressa Statuto, psicologa infantile: la bambina abusata coi suoi giochi, i disegni, gli assistenti sociali e il PM, tutti assieme ad aspettare che lei confermasse quello che già si sapeva.
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: