Fabio Pusterla, da: Argéman

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di: Fabio Pusterla

Rappresentazioni del signor nessuno 

 

I

“nel senso che va bene essere educati
vanno bene le buone maniere, però, cazzo,
possibile che non ti scaldi mai, che non
ti arrabbi? cioè non è che per finire
facendo così ti pari anche un po’ il culo?
Scusa se te lo dico…”

II

“a vederti adesso, dopo tanti anni,
sempre con quello sguardo un po’ smarrito,
come se una ferita ci fosse, o qualcosa,
mi domando come stai, se sei sereno”

III

“una cosa che posso dire è questa:
noi ridevamo di più e si cantava anche molto,
in giro o nelle case, ma tu e gli altri
come te avete sempre da fare”

IV

“sei solo una MERDA SECCA
un FUCO SINISTRORSO
vai a lavorare frocio”

V

“perché naturalmente tu magari non lo sai
e tuttavia per me è importante il tuo pensiero
quello che pensi di me se pensi qualcosa
e comunque quello che fai io ci penso spesso
è una cosa che mi aiuta volevo dirtelo”

VI

“praticamente io ho sempre pensato che lei mi giudicasse
uno STUPIDO e che aveva ragione però ci stavo piuttosto
male
e le prometto che cercherò di cambiare poi mi piacerebbe
capire chi è lei, perché sono anche curioso oltre che
stupido”

VII

“sei un COMUNISTA bastardo
sei uno schifoso e anche IMPOTENTE”

VIII

“mai conosciuto nessuno come te
che schiva i contrasti saresti capace
di non sentire per non litigare
forse hai paura”

IX

“io quello che mi ricordo è che da bambino eravamo
in tre perché pensavo di essere tre persone diverse tre
amici che parlavano fra di loro e qualche volta
camminavo per strada lasciandoci parlare tutti e tre,
uno per volta; so che uno
era più duro degli altri, prendeva le decisioni difficili,
uno era simpatico e pasticcione e il terzo chi lo sa”

X

“ma lei di che partito è perché non è possibile
che non sia di nessun partito e se non è iscritto
a nessun partito sarà comunque di una parte o dell’altra
per esempio mi dica chi è o chi era suo padre e chi
frequenta
e adesso che so che va a casa del tale ho capito tutto
va bene sono tranquilla buon appetito”

XI

“ti guardo da tanti giorni e ho alla fine capito chi sei
sei uno come me che non finirà mai niente
ti perderai come mi sto perdendo anch’io
per questo mi piaci”

XII

“ah tutto chiaro, certo, però se lei avesse letto per dire
Carl Gustav Jung, non so se mi capisce,
vedrebbe bene anche lei da dove vengono certe cose
brutte con cui si balocca, giovinotto”

XIII

“sarai ben d’accordo anche tu che oggi praticamente
è impossibile non fare debiti, non comperare le cose
a credito, no?”

XIV

“cioè, lei fa queste cose che non servono a un cazzo
e la pagano anche? ma non ha un po’ di
vergogna?”

XV

“oppure dormivo male e mi svegliavo gridando:
bisognerebbe legarlo al letto lasciarlo piangere,
così aveva detto il dottore, poi mi hanno slegato”

XVI

“ciao, sono contento di rivederti e anche un po’ emozionato,
e ho visto che hai cambiato marca di sigarette,
ma come non è vero se ti prendevo sempre in giro
per via del filtro bianco delle MaryLong,
come non è vero, non capisci che se menti
su una cosa così cancelli tutto, tu
fumavi le MaryLong, e se dici di no
tradisci ogni cosa a me non resta altro”

XVII

“qui assumiamo gente che sa l’inglese, anche se poi
il lavoro è un altro, ma l’inglese
serve per principio e lei ha detto che lo conosce
ma adesso io le ho fatto una domanda semplice semplice
e lei non sa rispondere magari non capisce
le ho chiesto come si chiama e lei sta zitto
e se non sa neanche dirmi chi è allora sta imbrogliando”

XVIII

“pensavo che eri già più maturo, più serio
ma mi sbagliavo”

XIX

“in sostanza siete come dei terroristi tu e il tuo amico
che magari sarà anche il tuo amichetto eh eh
dei terroristi della vicina repubblica e di qua non uscite
ho chiuso la porta a chiave e l’ho messa in tasca”

XX

“queste non saranno mica le mani di uno studente
tutte sporche di grasso e con le unghie rotte
allora piantala con le stronzate e dimmi chi sei
che lavoro fai e cosa cazzo hai fatto al motorino”

XXI

“adesso che hai studiato parli difficile
dici cose che io non so e non posso sapere
così hai senz’altro ragione cosa devo dirti
io non ti dico più niente sei un po’ un bastardo”

 

 

 

 

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74 Commenti

  1. XIV

    “cioè, lei fa queste cose che non servono a un cazzo
    e la pagano anche? ma non ha un po’ di
    vergogna?”

    no…));

  2. Mah, nella dinamica pluridecennale di Pusterla, questi testi possono avere un senso ed un minimo interesse. Presi per se’, invece, guardati come oggetti autonomi, non credo. Che l’io autoriale pusterliano, notoriamente aggraziato, rigurgiti il bolo sociale, spiace.

  3. mi è sembrato interessante selezionare proprio il Pusterla meno noto, o se vogliamo, meno consueto. chiaramente la raccolta va letta tutta, e non solo quest’ultima. :)

  4. @il fu: grazie a te, per la nota canonica!
    @effeffe: per la nota, abbiamo il sito di Marcos, adesso :)

  5. Chi legge questi testi e non sa chi e’ Pusterla non se ne fa una grande opinione, se le avesse scritte Pinco Pallino sarebbe venuto giù’ il loggione. Per cui si torna al perché mi sono impicciato ma, ancora più a fondo, le dico che ha fatto bene, sa. Pusterla e’ uscito con queste robe (fra le altre “canoniche”) con Marcos y Marcos, che sono attentissimi a tutto, lei ha esercitato il suo giusto diritto di selezione. Se solo questo si legge qui sopra, problema loro, la nota non serve. Ri-saluti. Passo e chiudo.

  6. il loggione assolutamente no, direi i palchi di seconda fila. i loggionisti distinguono benissimo i suoni, e le parole e di bolo sociale sono molto esperti. saluti.

    • leggo adesso portata dalle entrate dal link. Francè, non è mica un linkariello, è una nota di Gianluca D’Andrea, nel nome di quella diffusione culturale di cui sopra, anzi sotto. ciao.

      • dicevo da mettere sul post il link alla bella nota senza andare a cercarla ni commenti. m’ero spiegato male. effeffe

  7. Viola, però è anche vero che non sempre il loggione sa distinguere [bene] suoni e parole , o i suoni dalle parole : anzi, talvolta c’ha le casse troppo vicine e si assorda.

    Selezionare alcune poesie all’interno di una raccolta è sempre un rischio – e, in effetti, avere un riferimento più ampio, che dia la possibilità di agganciarsi a ciò che sta oltre e dietro e sotto, sarebbe sicuramente cosa buona. Resta comunque vero che, a volte, uscire dalla “logica del nome” per cui tutto ciò che va sotto nome di è sicuramente di valore e chi non sente è solo sordo, io credo non farebbe poi così male : a volte ci son sordi che ci sentono benissimo e un orecchio assoluto che rischia d’autoingannarsi per eccesso di conoscenza.

    Pusterla è un grandissimo poeta. Queste poesie, però, decontestualizzate, purtroppo non fanno luce su quella luce che in molti altri casi hanno i suoi versi.
    Però, come dire, anche questo è un esperimento che va fatto, che stimola (al)la riflessione.

      • Viola : per fortuna che c’è il crack in everything. E che sia da lì che la luce esce o che entra è vero e meraviglia.

        Resta che a me queste poesie non sono piaciute – come invece ne ho amate altre sue, e moltissimo. E dove di crack ce n’erano eccome.

        @renata : Cioè, scusate, ma qui si sta dicendo che Fiorletta avrebbe dovuto mettere una nota di spiegazione (=una giustificazione?) per aver postato questi testi invece di quelli “belli” del Pusterla “vero”?
        Quelli belli del Pusterla vero? Chi crede che un poeta abbia una sola voce è folle – o è follia. Anzi, ci si può mettere anche nel corpo di un altro e scrivere attraverso il suo (cit ;)
        Se è vero che “in ogni individuo c’è una folla” io dico : grazie al cielo. E grazie al cielo la lingua si muove. Se poi queste poesie piacciono meno di altre, questo cosa c’entra?

  8. Che bello che si discuta di Pusterla! :) dunque, esattamente questo m’interessava. Segnalo inoltre, se fosse sfuggito mai, che la selezione (che non gli ho sottratto arbitrariamente dal cassetto, ma troneggia nella prima parte della pure densa e molto articolata raccolta) si chiama, appunto: “rappresentazioni del signor nessuno”. Può mai voler essere esemplificativa dell’intera poetica del nostro? Non credo. Vuole essere il mio pezzo una recensione all’opera pusterliana? Certamente no. Perciò direi che no, nessun linkariello aggiuntivo per quanto mi riguarda, e nessun vilipendio alla carriera, men che meno. Resta il gusto o non gusto di leggere anche qualcosa di diverso, per una volta. O con occhi diversi.

    • Francifiorl : sul guardare con occhi diversi, io sono con te.
      Come penso che riabituarsi ad un dialogo attorno e sulla poesia non possa che farci bene. D’accordo il ripostaggio su facebook, d’accordo il dire : quel che conta è che venga letto. Poi però – se lo spazio commenti esiste – che venga utilizzato.
      La parola deve muovere : a volte muove silenzi, a volte muove parole, a volte muove lo stomaco, a volte congela – ma anche congelare è una forma (seppur
      Sennò, se lasciamo tutto alla schiuma ( uso un termine rubato a Sergio Baratto ) di facebook, allora tanto varrebbe sigillare gli spazi e chiudere le finestre.
      Sono aperte : sporgiamoci.

      • e certo marisol, chi lo nega? :)
        (dicevo che non aggiungo link al pezzo, ma nei commenti se volete postare l’opera omnia o ogni singola meditazione su Pusterla, allons enfant!)

        • Francé nun t’encazzà. Non avendo ancora letto il libro e di questo ti venga tutto il merito del fatto di averlo “comunicato”, ho capito solo grazie all’appunto del GiusCo che l’opera in questione si componeva di diverse sezioni, percorsi,e che la selezione da te preferita ne costituiva non la traccia principale ma una tra le altre. In questo senso si invocava il linkariello tipo sul libro tipo al sito di marcos y marcos e cose di questo tipo. L’osservazione era pragmatica. nun t’encazzà pecciò effeffe

  9. Forse bastava anche solo la nota di Pusterla stesso, che sta in fondo al libro:
    “apparse, anonime, sulla rivista “Ground Zero”, sono voci raccolte negli anni, di origine variegata, per lo più riferite a chi scrive.”

    • Trovo decisiva l’osservazione di Gianni su Ground Zero.

      Quando leggo cose, specie poesie, che non proprio capisco il mio secondo impulso è ricorrere alla reductio ad calcarem: una verifica poetica fatta sostituendo i testi di una tavola a fumetti di Zerocalcare con i versi esaminati. Se funziona, allora il testo ha qualche senso.

      Il mio primo impulso è “ma che è sta roba?!”

  10. Cioè, scusate, ma qui si sta dicendo che Fiorletta avrebbe dovuto mettere una nota di spiegazione (=una giustificazione?) per aver postato questi testi invece di quelli “belli” del Pusterla “vero”? No, non lo accetto, questa è un’idea di poesia molto povera, forse persino reazionaria. Primo perché, che diamine, un poeta può anche cambiare se vuole, o magari avere molte corde, no? o deve essere sempre “alla sua maniera”? Secondo perché da quando in qua la poesia ha bisogno della contromarca del vero, del verosimile, del bello o del comprensibile? Sono d’accordo con Francesca quando dice che qua non c’è bisogno di altro contesto che di quello dato dal titolo e dagli elementi paratestuali (numeri romani, virgolette), che già dicono abbastanza del grado zero da cui viene questa lingua, dicono delle non-storie che ciascuna sezione mette in scena, creano lo scenario su cui s’innestano banalità, trivialità e comunicazione, così vorticosamente da farne quasi oggetti astratti.
    Mi piacciono, sono contenta che Pusterla abbia provato questa cosa, mi piacerebbe tanto che i poeti consolidati osassero così, anzi di più.

  11. Cioè, scusate, ma qui si sta dicendo che Fiorletta avrebbe dovuto mettere una nota di spiegazione (=una giustificazione?) per aver postato questi testi invece di quelli “belli” del Pusterla “vero”?
    no, non è vero. non si stava dicendo questo
    effeffe

  12. e comunque, a pochi minuti dall’aver postato questa contro-verità critico-letteraria, mentre tiravo fuori dal lavello due tazzine zero calcare, un pensiero forte si è materializzato nella lucidità neurone specchio della vasca metallara, un’epifanica asserzione heideggeriana in cui mi sono detto: francé (nel senso di furlén) ma a te, e dico nel profondo di te, davvero importava che si mettesse un link o, in fin dei conti, nel vero profondo non te ne fotte una beata mazza? ed era proprio così, in fondo, ma anche in superficie, più di tanto non era. un abbraccio alla fascia in ascolto. effeffe

  13. ah è davvero curioso che, così come per la difesa strenua e spesso rancorosa della propria fetta stilistica della torta poesia, ci si premuri di stabilire persino quale sia la visione canonica della torta poeta da presentare.

    Francis Ponge […] In primo luogo ne avevo abbastanza di fare sempre la stessa cosa, il che mi annoia moltissimo, e non è perché Il partito preso delle cose ha avuto un certo successo, che io voglio rinchiudermi la dentro. Ciò che m’importa è cambiare, cambiarmi.

    in VII Entretien da “Entretiens de Francis Ponge avec Philippe Solliers” pag. 114
    Gallimard [1970]

    ,\\’

  14. tiens Orsola, proprio ieri raccoglievo una cosa del maestro sul pane.
    La superficie del pane è meravigliosa prima di tutto per l’impressione quasi
    panoramica che dà: come se si avesse a disposizione, sotto mano, le Alpi, il Tauro o
    la Cordigliera delle Ande.
    Così dunque una massa amorfa in stato di eruzione fu introdotta per noi nel forno
    stellare, dove indurendo si è foggiata in valli, creste, ondulazioni, crepe… E tutti quei
    piani subito così nettamente articolati, quelle lastre sottili dove la luce allunga con
    cura i suoi fuochi, – senza uno sguardo per l’ignobile mollezza sottostante.
    Quel flaccido e freddo sottosuolo che chiamano mollica ha il tessuto simile a quello
    delle spugne: foglie o fiori vi stanno come sorelle siamesi saldate gomito a gomito
    tutte assieme. Quando il pane si rafferma i fiori appassiscono e si restringono: si
    staccano allora gli uni dagli altri, e la massa si fa friabile…
    Ma rompiamola: nella nostra bocca infatti il pane deve essere piuttosto oggetto di
    consumo che di riverenza.

    Non ricordo di chi sia la traduzione. questa è la VO
    Le pain

    ” La surface du pain est merveilleuse d’abord à cause de cette impression quasi panoramique qu’elle donne : comme si l’on avait à sa disposition sous la main les Alpes, le Taurus ou la Cordillère des Andes. Ainsi donc une masse amorphe en train d’éructer fut glissée pour nous dans le four stellaire, où durcissant elle s’est façonnée en vallées, crêtes, ondulations, crevasses… Et tous ces plans dès lors si nettement articulés, ces dalles minces où la lumière avec application couche ses feux, – sans un regard pour la mollesse ignoble sous-jacente. Ce lâche et froid sous-sol que l’on nomme la mie a son tissu pareil à celui des éponges : feuilles ou fleurs y sont comme des sœurs siamoises soudées par tous les coudes à la fois. Lorsque le pain rassit ces fleurs fanent et se rétrécissent : elles se détachent alors les unes des autres, et la masse en devient friable… Mais brisons-la : car le pain doit être dans notre bouche moins objet de respect que de consommation. ”

    Francis Ponge, Le Parti-pris des choses,

  15. Trovo molto “inattuale” e sorprendentemente positiva l’attenzione che è emersa nei confronti del poeta Pusterla, perfino l’eccessiva cura da alcuni dimostrata soprattutto in tempi molto avari in attenzione e cura verso la poesia e i poeti. Questo fa ben sperare al di là o al di qua delle singole precisazioni. Che poi i frasari pubblicati siano esilaranti a prescindere dal label autoriale mi sembra evidente (in questo discordo, per esempio, dal GiusCo). Per quanto nulla in poesia si dia come tale. effeffe ps Biondillo porta da bere, paga Inglese

  16. Be’ l’elefante fra i cristalli e’ il discorso sul volontariato culturale, cosa cioe’ possa esser eventualmente retribuito ed in che forma. Biondillo ha risolto la questione (la pezza autoriale a questi testi esiste), ora resterebbe da capire se il “servizio” qui fornito e’ stato soddisfacente (filologicamente, in termini di clic o da qualche parte tra gli estremi) e se potreste passare all’incasso. Non mi farei catturare da discorsi di poetica o dalle aspettative individuali di chi legge.

  17. se questi pseudo versi(coli), assolutamente decontestualizzati, fossero stati proposti a firma, che so?, ciro ippolito, sarebbero stati coperti di insulti e pernacchie e il commento più benevolo sarebbe stato uno strafottente “ma siamo ancora su nazione indiana”?

    e invece qui si tira in ballo ponge, si dà del reazionario al volgo e, soprattutto, ci si chiama amorevolmente a raccolta con l’intimità en plein air di festanti commentini d’intesa: “ullallà ci siamo proprio tutte, noi sì che ne sappiamo di vera poesia, noi sì che sappiamo indicare coi nostri post le strade che i veri poeti tentano per aprirci il senso dell’arte futura con l’aura delle loro meravigliose pagine a venire”

    uàu, che figata!

    ma dove è scritto, di grazia, che uno che s’imbatte in questi testi, buttati lì alla cazzo di cane, debba sapere vita-morte-miracoli dell’autore? non può dire: “non mi piacciono, li trovo semplicemente orrendi”, senza vedersi rimandato all’autorità dei “testi sacri” che sicuramente misconosce e ignora?

    quando ho letto questi test(icol)i ho proprio pensato che pusterla fosse un nick di ippolito: ecco, mi sono detto, ha saputo che la tribù cresce a vista d’occhio ed ha pensato bene che fosse venuto il momento per un remake di “arrapaho”: gli indiani, grati e commossi, gli hanno pubblicato un succoso anticipo dei dialoghi…

    p.s.

    gli unici testi pongiani appasi su ni da tempi immemori, sono gli elenchi puntuti e devastanti di sartori: testi che devono proprio alla loro totale e assoluta gratuità e insignificanza la carica disvelante con cui minano gli abissi della nientificazione quotidiana

    lc

  18. Non ho capito come si publica un testo scritto con tanta disinvoltura.
    Parlo di disinvoltura della lingua.
    E poesia?
    Mi sembra grave di credere che la provocazione possia nascondere l’assenza di scrittura.
    Di ricerca nella scrittura.

    Forse ho mal capito il progetto dello scrittore.

  19. se metal machine music o zero tolerance for silence non fossero usciti a nome di lou reed e pat metheny ma di ciro ippolito (che non so chi sia ma mi fido) l’effetto sarebbe stato lo stesso? sarebbero “la stessa cosa”? non credo, e del resto quelle operazioni prendevano molto del loro senso, mi pare, proprio dal fatto che erano state compiute da loro e non da altri.
    allo stesso modo, a me queste poesie sono sembrate interessanti appunto perche’ di pusterla, e non vedo perche’ dovrei leggerle (ne’ che senso avrebbe giudicarle) facendo astrazione da chi le ha scritte – anche se la situazione e’ certo complicata dal fatto che pusterla e’ un po’ meno famoso dei due succitati (almeno per ora :D ).
    mi sembrano la versione radicalizzata di una tendenza all’abbassamento (o una tentazione del crollo) sempre presente in altri modi nella poesia di pusterla, e che e’ una delle cose che mi sono sempre piaciute molto del suo lavoro.
    non ho ancora letto il libro, ma spero di averne l’occasione perche’ il passo successivo sarebbe senz’altro capire meglio come funziona questa sezione rispetto all’insieme.

    • Andrea, su quel che dici rispetto a lou reed e a pat menthey e ciro ippolito : concordo. In parte, non del tutto, ma perché sono bastian contraria.

      Sulla tendenza all’abbassamento o alla tentazione del crollo che ci sono in altre poesie di Pusterla – e che appunto sono quelle crepe da cui emerge l’incanto o l’incauto, io qui, faccio mea culpa, non le trovo. Trovo altro. Anche altro interessante, ma che non dice crollo, e non dice tentazione. Sarà un mio problema.

      • “Se Metal Machine Music o Zero Tolerance for Silence non fossero usciti a nome di Lou Reed e Pat Metheny ma di Ciro Ippolito (che non so chi sia ma mi fido), l’effetto sarebbe stato lo stesso? Sarebbero “la stessa cosa”? Non credo, e del resto quelle operazioni prendevano molto del loro senso, mi pare, proprio dal fatto che erano state compiute da loro e non da altri.”

        Bon. Principium auctoritatis.

        Ma devo aver capito male. Come sempre.

  20. ho il libro davanti e l’ho letto come ne ho letti altri di suoi, da quando lo conobbi da studente perché venne insieme al altri a tenere una presentazione nella scuola dov’ero segregato: non c’è nessun nesso, a meno di non cimentarsi in vertiginose arrampicate (pseudo)critiche sugli specchi della propria (di chi legge) scrittura e visione della poesia

    ma probabilmente (anzi, sicuramente) non capisco un cornetto solitario di versi e affini

    trovo invece grave il fatto che tu non conosca ciro ippolito: vergognati :)

    lc

    • non so cosa intenda tu per “nesso”, ma io non pensavo di necessita’ a una relazione significante forte; mi capita spesso che due cose mi piacciano insieme proprio perche’ non c’entrano nulla l’una con altra. ma ovviamente dipende dai casi, e questo spero di poterlo verificare prima o poi.

  21. Qualcuno puo spiegarmi il progetto?
    Sento il ritmo, ma il lessico mi sembra vuoto. Senza l’incanto della lingua.
    Forse qualcosa mi scappa.

  22. Mi chiedo: perché cercare il grado zero della poesia? E’già fatta l’esperienza. Più coraggioso sarebbe di ritrovare una lingua poetica con un lessico immenso. Una terra fatta di parola viva.

  23. Forse ho capito la mia resistenza. Ho l’impressione di un lavoro troppo fabricato. Non scritto con una necessità poetica, di vita, di sangue.
    Leggo che è traduttore dice molto del suo talento. Non capisco questi versi.
    E’per me un’enigma.
    Forse ho un concetto diverso della poesia.
    Forse ho portato un’opinione affrettata di prima lettura.

  24. Il punto è proprio questo, ne dovrebbe valere sempre la pena prima di dare un giudizio, ghettizzare o incoronare; la cosa sconfortante, però, è che non sia regola “canonica” per tutti, ma solo per quelli che non ho ancora ben capito come e perché, “contino”. Di fatto sono due anni ormai che conto e riconto anche io, ma al contrario, un count down in attesa del mio grado zero di sopportazione, giorno felice in cui finalmente – spero e prego insieme a voi – mi deciderò che non ne vale più la pena di stare a leggere, scrivere, studiare e tentare di parlare. Torno a contare al contrario, così mi sbrigo prima. saluti.

  25. Natalia – e su questo mi trovo in linea con Raos : perché trovare “sconcertante” che non ci sia “regola canonica” che valga per tutti?
    Innanzitutto, io credo che, non solo in poesia ma nell’arte tutta, sia proprio là dove la regola è stata sfondata o infranta traballando le aspettative, che sono emerse le opere di maggiore potenza. Di stupore, di meraviglia.
    Poi, una cosa è uscire dalla “logica del nome”, come dicevo ieri e sopra – se la logica diventa spietata e cieca – altra cosa è leggere il testo “considerando” il Nome, inserendo il testo nel nome, e il nome nel testo.

    • Mariasole, scusa se non mi dilungo, ma sono con il cellulare e la tastierina è da esaurimento nevrotico. Ma credo che tu abbia travisato completamente il senso di quanto ho scritto, quella regola canonina, con le virgolette, si riferiva proprio a quella apertura allo stupore fuori dalle logiche del nome, per cui stranamente nel mio caso, ;) non nel tuo, non ero in polemica con Raos. 9998979695… buonanotte stella.

  26. argéman, senza la sezione delle cazzate di cui sopra (immagino che pusterla sia stato in qualche misura “forzato” ad inserirle nella raccolta, visto che le aveva già pubblicate in forma anonima e non c’entrano una beata fava con l’insieme della tessitura poematica dell’opera) è il risultato migliore e più maturo di questo autore e contiene alcuni dei suoi testi più belli e riusciti (almeno ai miei occhi)
    più belli e riusciti anche perché in quest’opera egli riesce a strapparsi definitivamente di dosso quanto ancora si portava in giro, con malcelato fastidio, della soporifera e pestilenziale “scuola lombarda”, dei suoi modelli, dei suoi corifei e, soprattutto, dei suoi epigoni, la più parte recidivissimi masturbatores grillorum che credono di essere poeti solo perché di tanto in tanto scrivono articoli commemorativi dei “maestri” andati
    il “miraculo” gli riesce, secondo me, anche grazie alla frequentazione da traduttore (eccellente) di alcuni autori stranieri, a riprova che solo il contatto con esperienze altre, a maggior ragione se agli antipodi rispetto al proprio percorso, può dare linfa, apertura e credibilità a una poetica quale che sia

    lc

    • “il contatto con esperienze altre, a maggior ragione se agli antipodi rispetto al proprio percorso”

      che a quanto capisco e’ proprio quello che pusterla ha cercato di fare con questa sezione, o sbaglio? :)

      sui risultati specifici ognuno giudichera’ da se’ (le diverse posizioni direi che sono chiare), ma la lettura dei testi e questo scambio mi hanno senz’altro motivato a leggere il libro intero.

      • beh, diciamo che intendevo “altro” quando parlavo di esperienze “altre” (scrivere altro non è scrivere d’altro, credo), ma è tardi, adesso, per discuterne

        comunque leggilo, ci sono (non pochi) testi che all’autore delle “api” piacerebbero sicuramente (e non poco)

        lc

  27. Bon, Lalo, se Pusterla si e’ levato la polvere con questo libro, non puo’ che farci piacere. Per il resto, i miei 100 e passa clic qui li ho fatti anche oggi, il mio PC ha giusto tirato fuori i numeri che ruminava da settimane e posso staccare tutto, iPad incluso. Divertitevi.

  28. quella dello scrollo è solo una mia supposizione, o un mio pio desiderio
    non credo, infatti, che l’autore accetterebbe mai la fotografia della scuola lombarda che ho scattato

    buon divertimento anche a te (io rimango qui al lavoro, ho un gap di 82 clic da colmare)

    lc

  29. o.t.

    indiani, cosa vi succede? siete tutti grassettati nella zona fianchi-addome
    mangiato pesante ieri sera?

    lc

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