Articolo precedentePaura di volare
Articolo successivoDa Versi Nuovi (2004). Terza parte

Sguardi dal Novecento

di Giacomo Verri
sguardi dal novecento(Nicola Vacca, Sguardi dal Novecento, Galaad, pp. 133, euro 13)

Gli sguardi di Nicola Vacca fanno nascere nella mia mente l’immagine di due occhi, isolati da tutto il resto, che accusano o che subiscono un’accusa, che inchiodano o che vengono inchiodati a una colpa. Sono Sguardi dal Novecento, come recita il titolo dell’ultimo volume del poeta e critico letterario di Gioia del Colle. Sono occhi di uomini in rivolta, come quelli di Albert Camus, sono finestre su pensieri complessi in cerca di continuità e di coerenza con se stessi. Sono sguardi di donne e di uomini illustri, da Alda Merini a Ennio Flaiano, da Sciascia a Calvino, da Borges a Barthes, e di altri che illustri lo sono stati di meno, a tutto nostro svantaggio (com’è il caso dell’autore di In margine a un testo implicito, Nicolás Gómez Dávila, o di Edgardo Marani). Di là dalle loro peculiarità, con finezza indagate da Vacca, ciò che li rende fratelli nella sorte è il loro ruolo di testimoni scomodi del secolo breve, di decrittatori dei totalitarismi, di scrittori, per dirla con Silone, non proprietà dello Stato ma della società.

Quelli di Vacca sono perciò sguardi di chi non ha nascosto i guasti della democrazia, né di chi dietro alle gabbie ideologiche si è trincerato, provocando quel “ritardo sullo sviluppo e sui bisogni dell’uomo contemporaneo” che oggi ancora ci fiacca. Sono piuttosto occhi fieri, quelli che ci vengono incontro, di creature che, pur braccate dalle accuse del pensiero dominante, hanno scelto “la solitudine riservata ai disturbatori e ai pensatori scomodi”. Donne dei margini, come Alda Merini, “grande visionaria”, educatrice del cuore che entrava “con l’amore per la scrittura dalla porta chiusa a chiave della follia, per spalancare finestre di celesti mutamenti sul divenire di un pensare totale”; e uomini appartati, traditori delle altrui aspettative per non diventarlo di se medesimi, ricercatori di questioni morali che fanno della poesia un mestiere quotidiano.

Kraus, Cioran, Luzi sono pensatori inattuali, bestie dell’intelletto che scagliano lontane le maschere dei dogmi, all’inseguimento, come Pessoa, di quel “vasto libro dell’inquietudine, che cerca nelle elucubrazioni dell’abisso interiore i principi dell’immortalità dell’anima” per salvarsi dal quel “disastro troppo recente” che è la modernità. Questi sguardi dal Novecento tracciano una mappa del disastro, seguendo i passi di chi ha aperto la via a salvifiche considerazioni inattuali, a quell’“altrove che bisogna frequentare per riscoprire il fascino della differenza”, fascino che è sentimento profilattico rispetto a ciò che la dittatura del benessere desidera che diventiamo: una folla innumerevole di uomini eguali (per ripetere quanto Alexis de Toqueville scriveva a proposito della democrazia in America quasi due secoli or sono), intenti a procurarci piaceri piccoli e sguaiati con i quali soddisfare il desiderio. Gli autori di Vacca, ed egli con loro, ci avvertono del pericolo di una esistenza vuota di stupore in cui vegetiamo senza vivere, in cui tocchiamo gli altri senza amarli, respirando in noi stessi e per noi stessi, ignorando che sulle nostre teste grava un potere immenso e assoluto e particolareggiato e viscido che cerca di fissarci senza revoca nelle irresponsabilità delle maschere che indossiamo.

L’invito è quindi a svelare e a svelarci, a mostrare lo sguardo di ciò che è umano, consapevoli, come scrisse Wislawa Szymborska, che “solo ciò che è umano può essere davvero straniero. Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento”.

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Cronache del mondo sommerso

di Giovanni di Benedetto
Lo sentimmo arrivare da lontano, il mare. Nel giro di pochi minuti l’intera parte nord-occidentale fu ricoperta dalle acque. Fu così che ebbe inizio la nostra vita nel mondo sommerso

Bateaux Ivres Anonymes

di Igor Antonio Lipari
Sia detto a mezza voce: di recente in certi ambienti ben informati si sta facendo un gran parlare di una neonata start-up, i cui soci fondatori si nascondono dietro l'astruso nickname collettivo di "astemi"

Granchio reale

di Matteo Crescenti
Era figlio unico. Sin dai diciott’anni, aveva seguito gli affari dell'azienda e, data l’età avanzata dei suoi, si preparava all’imminente cambio di testimone. Ora arriva questo granchio blu e spazza via tutto

Entravo nella città di Roma, l’otto settembre del quarantatré

di Davide Orecchio
E così mi ritrovai condannato da me stesso a raccontare una storia piena di biografemi e date cubitali. Quell’8 (e 9) settembre 1943 a Roma fu uno dei pochi episodi che mi raccontò mio padre, sempre avaro riguardo al proprio passato

Monnezza

di Monica Pace
Raccogliamo anche davanti a casa mia, ma al Rosso non l’ho mai detto dove abito. Di solito iniziamo qualche strada più giù, dal vialone con gli alberi nel mezzo. All’alba ci stanno ancora le ultime puttane che battono, o che fanno colazione

Cosa stiamo facendo

di Paola Ivaldi
Rieccomi al Sangha. Riscopro quel tempo scandito solo dai suoni sublimi di natura, l’incessante frinire di cicale e grilli, richiami di uccelli in un gaio fraseggio noto ad essi soltanto. Ritrovo me stessa, mi sento a casa, felice di essere risalita al Pian dei Ciliegi per il mio secondo lancio nel vuoto
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012). Provo a leggere i testi inviati, e se mi piacciono li pubblico, ma non sono in grado di rispondere a tutti. Perciò, mi raccomando, non offendetevi. Del resto il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e assolutamente non professionale. Questo è il mio sito.
Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: