Auto-antologie-4. Eugenio Lucrezi
di Eugenio Lucrezi
Arboraria, 1978
I
aeriam radicem dicebant sorbere aerentem
caeco caelo: et in obscuritatem arbori umores
convehere: ubi spatium simile tempori, cum homines
vivunt vitaque excedunt: supra et supter
1
che la radice nel cielo veniva
raccontata: scheletrica a
suggere dalla cieca luce: che poi
portava l’umore alla pianta (è il contrario?)
nel buio: dove lo spazio
assomigliava al tempo: e dico dell’uomo,
che vive e poi muore: sopra-sotto
2
che mi capisse: dove
foresta di copule tra il nero e l’azzurro
esprimeva: quando non c’era tempo: quando
dita spiegate delle più varie piante:
dove c’era respiro, e noi no:
che poi:
3
che fosse
- da quel punto –
un verde strano:
infinito di sotto e sopra piano
4
che i sessi dell’albero erano troppi
( io ne ho uno, ma corro )
5
che fosse – nei sogni – più mobile:
come a somigliarlo a chi:
perché l’albero è
accelerabile da
rallentabile ma
annerato in linea di chi
( misteriato )
come se noia capisse, come
se segni, pappa e noleggio, all’albero:
come se chi, e l’albero:
albero e dita sue
( lingue feroci )
lontano è l’albero
( curvo chi intanto )
Arboraria, inchiostro, gesso e tempera su cartone, 2015
Nature morte, paesaggi. Poesie per Paul Klee, 1978
3
Der Schrank
Rappresentare una porta
che si apre e si chiude
è come dire alla propria anima:
tu mi devi lasciare.
Ma se la porta è chiusa
toccare i paesaggi di fuori
con il legno rugoso
che dall’interno non vedo.
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Se tutte le linee di questo percorso
corrono l’una verso l’altra
l’incontro si annoda e si aggruma.
Così io apro queste ali di inchiostro
e questa poesia continua,
domani, a colare muta
dentro tutte le altre.
7
Paul Klee è un insegnante severo:
racconta che non è mai nato,
e che morirà presto:
ordina a tutti i discepoli, sbigottiti,
di essere altrettanto brevi,
reggendo le code lunghissime
ed attorcigliate
con la mano libera.
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Keimend
Se una distesa d’orizzonte
o di terra umida
mi preme la testa,
la bucherò nascendo:
ma una nascita è troppo,
se ogni mia morte la racconta.
(da “Arboraria”, edizioni Altri termini, Cuma 1989)
Il cavaliere del secchio, 1995
il cielo, uno scudo proteso
contro chi ad esso si rivolga
Kafka, Il cavaliere del secchio
Stanotte ‘a veco e ‘un ‘a veco,
‘mmiez’ a ‘sti lluce ‘mbrugliòse, ‘a faccia toja,
ccà ddint’ ‘a sento e ‘un ‘a sento,
‘mmiez’ a ‘sti suone ‘mpicciòse, ‘a vocia toja,
mò s’è appicciato e se sta già stutànno
‘o ggenio ‘e sta’ cu’ tte,
me vaco a ffa’ na passiata cca ffôre,
‘o friddo fa’ pe’ mme.
Llà ‘ncoppa tremma e nun trema,
aret’ ‘o ‘mbruoglio d’ ‘e nnuvole, ‘a luna ‘iànca,
ccà ffore canta e nun canta,
‘int’ a ‘sta neve scura, na voce ‘e notte,
mò acchiapp’ ‘o sicchio, ‘o zompo ‘ncuoll’ a cavallo,
faccio nu giro,
vaco a cercà chi me venne ‘o ccarbone
pe’ me scarfà.
Ccà ‘ncopp’ ‘o friddo se sente,
nisciùno sente ‘e lamiente e ‘e ghiastemme,
‘a notte è grande e carogna,
e gira e riggira nun c’esce niente,
‘a giacchetella è liggièra
e nun me pare overo ‘e turnà,
ma chi c’ ‘o ddice a ‘stu sicchio
‘e avutà ‘a capa ô cavallo
e atterrà?
(da “L’air”, edizioni Anterem, Verona, 2001)
Pinup-ameba, omaggio a Franco Cavallo, 2005
(da Incroci, n°16, aprile 2006)
Viola di morte (landolfiana), 2006 – 2012
2
(viola)
Viola che vai centrifuga
Come sole abbrunato:
Congedi ogni tuo braccio
Come fosse mai nato.
Fenomeno autoerotico
Al cuore ti precipiti:
Petalo malinconico
Ti curvi e ti gratifichi.
Prurito intergalattico
Frughi nel buco nero:
In un cosmo sintattico
Non ne violi il mistero.
4
(ghost tale)
Sulla collina della sanità
Nottetempo gli Spiriti Floridi
Nel lucore del latte discettano
Sulle miserie delle pulci umane.
L’uno con l’altro si guardano le mani,
Divertiti si palpano le vene
Morte col sangue appena trombizzato,
Spingendo tra le dita trasparenti
Giocano col trenino dei coaguli.
Poi se ne vanno, e gli Spiriti Stenti,
Salendo sul cocuzzolo, rimpiazzano
Quelle memorie fresche e risentite
Col pietrisco di voci senza eco.
Capire che si dicono è questione
Degna delle morene a fondovalle.
Laggiù l’orecchio ascolta
Periodi millenari, intercalare
Che somigliano a ere. Sospensioni
Pazienti, vene come
Schisti taglienti, sul lato volare
Degli avambracci, sulle stente mani
Che smagrano nel latte della notte.
7
Perché lo sai che ce ne andiamo tutti
Dai pontili distrutti
Dell’alba, al freddo, ansiosi di vedere
L’incerta rima dei flutti e delle stelle,
Dei porti in lontananza, delle spiagge
Che non attingeremo, con le mele
Marcite nel barile, e le borracce
Vuote da tempo, vinti dall’arsura,
Tu ci accogli benevola all’attracco,
O notte.
Come Properzio, 2009
Progredimur facillime inter minas,
rubescere non licet, si fas
procedere quasi viventes, nefas,
nocte lucentia astra mirantes,
vitam fingere ― si pia
somnia veniunt, pondus habent.
Ea nec tu sperne, spider of Mars.
(da “mimetiche”, edizioni oèdipus, salerno-milano 2013)
Signa de rerum jattura vociferantur, inchiostro e gesso su carta, 2014
(da KROWTEN, omaggio ad Alfio Fiorentino, catalogo, edizioni Offerta Speciale, Torino 2014)
Mankind is superior, collage, 2016 (inedito)
Stile
Lo stile è stato, per secoli, il fattore umano dell’arte, la sintesi ideale tra esigenze espressive dell’individuo e consapevolezza partecipe del divenire storico di un gusto comune. Poi l’arte ha smesso di raccontare la realtà in maniera univoca, e l’opera ha preso a rappresentare la complessità della visione, moltiplicando le prospettive fino alla disgregazione dell’identità stessa dell’artefice. Il grimaldello di quanti oggi, in questa maniera, si provano a riscrivere artisticamente la storia collettiva non può essere, pertanto, che l’abbandono dello stile. Al suo posto, l’inciampo, l’interruzione e il ricominciamento permettono ai più audaci di sperimentare una pluralità di materiali e di forme nella più grande libertà, ma a prezzo di una svalutazione d’intenti e di una perenne precarietà di risultati.
(e.l.)
Il brano è tratto dall’articolo intitolato E le arti, moltiplicandosi, si fecero madri di biciclette, in Diario, anno XII – numero 2/3, 19 Gennaio 2007.
Bio-bibliografia
Eugenio Lucrezi (1952) è di famiglia leccese e vive a Napoli. Ha pubblicato quattro libri di poesia: Arboraria, Altri termini, Napoli 1989; L’air, Anterem, Verona 2001; Cantacaruso : Lenonosong (con Marzio Pieri), libro + CD musicale, La finestra, Lavis 2008; Mimetiche, Oèdipus, Salerno-Milano 2013; e i libri d’artista Freak & Boecklin (con Marzio Pieri), Morra-Socrate, Napoli 2006, Nimbus, Eureka, Corato 2015 e Sapìa, Il laboratorio di Nola, 2016. Ha pubblicato il romanzo Quel dì finiva in due, Manni, Lecce 2000. Suona nel quartetto “Serpente nero blues band”, il cui ultimo disco, intitolato Frieda e altre storie, è uscito nel 2013. Già redattore della rivista di letteratura Altri termini, diretta da Franco Cavallo, è attualmente direttore della rivista di poesia e arte Levania.
[ Auto-antologie prosegue con Eugenio Lucrezi e il suo percorso poetico. Appartengono alla stessa rubrica gli spazi dedicati a Francesco Tomada , a Vincenzo Frungillo , a Francesco Filìa e a Viola Amarelli. Sul lavoro di Eugenio Lucrezi è possibile leggere un mio intervento qui B.C.]