Pino Pinelli

di Antonio Sparzani


oggi 15 dicembre 2018 è l’indimenticato anniversario (quest’anno quarantanovesimo) della strana morte di Giuseppe Pinelli, nei locali della questura di Milano

Il 13 febbraio scorso Stefania Consenti pubblicava sul quotidiano “Il Giorno” questa proposta:

L’idea è alquanto suggestiva. E sarebbe un vero regalo alla città. È questa: esporre in modo permanente nel salone dell’anagrafe comunale di via Larga l’opera – dimenticata – di Enrico Baj, “I funerali dell’anarchico Pinelli”. Opera di dimensioni monumentali, di tre metri di altezza e 12 di lunghezza, con 18 figure ritagliate nel legno e unite con la tecnica del collage. Da anni in cerca di una collocazione definitiva, appartiene alla Fondazione Marconi che proprio in questi giorni la espone nelle sue sale.

A dirlo, intervenendo in Consiglio comunale, è stato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno: «Stiamo cercando di capire se è fattibile questa ipotesi di esporre il quadro nel salone di via Larga, che ha un valore simbolico per la vicinanza a piazza Fontana ed è frequentato da tantissimi cittadini». Per Del Corno «questa sarebbe la collocazione migliore». Terminata nel 1972 , l’opera racconta la storia di una moglie e due figlie che hanno perso un marito e un padre, sospettato ingiustamente di essere l’autore della strage di piazza Fontana. Allora Baj disse: «Mi si reclamava una rappresentazione e rappresentazione ho fatto, affinchè testimonianza resti del fatto, di lui, delle violenze subite, del dolore di Licia, di Claudia e di Silvia». Fu donata a Licia, la vedova di Pinelli, che non sapeva dove tenerla, così l’artista riuscì a venderla alla Fondazione Giorgio Marconi, donando il ricavato alla famiglia Pinelli.
Mio padre avrebbe piacere di regalarla al Comune – interviene il figlio, Giò Marconi dell’omonima Fondazione – e sarebbe un bellissimo regalo alla città. Siamo disponibili a fare tutte le valutazioni con l’assessore Del Corno circa la collocazione in via Larga e la tutela dell’opera. Se ne parla da diverso tempo e penso che anche alla famiglia di Giuseppe Pinelli farebbe piacere. Un modo per non dimenticare e trasmettere una vicenda storica ed umana alle nuove generazioni». Nel 2012, dopo 40 anni, l’opera fu esposta a Palazzo Reale, nella sala delle Cariatidi, per iniziativa di Giuliano Pisapia.

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3 Commenti

  1. 12 dicembre 1969 – 12 dicembre 2018. Valpreda innocente, Pinelli assassinato, la strage è di Stato. Noi non dimentichiamo.

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    L’alibi del morto

    Giuda dice che l’alibi del morto
    era crollato: per questo il morto è sceso nel cortile.
    Ma l’alibi era buono; il morto è riabilitato:
    nessuno dice che Giuda aveva torto.

    *

    Il perito settore dice che le ferite
    non sono incompatibili con la meccanica di
    una caduta dall’alto. Il giornale conclude
    che dunque il morto si è suicidato.

    *

    Miserabili vecchi che per pietà
    di se stessi dovrebbero esser morti
    ci parlano degli specchi, ci ammoniscono, ci insegnano il futuro,
    escono dagli specchi per baciare i morti.

    *

    L’assassino s’è affrettato a sparlare del morto.
    S’era sentito un assassino compatire un morto.
    S’era visto un assassino baciare la fronte di un morto.
    Vedi che gli assassini non trascurano i morti.

    *

    20.30 cordoglio del beone.
    20.31 rampogne del furfante.
    20.32 consigli dell’idiota.
    20.33 ultimatum del boia.

    *

    La Borsa è sana, la Borsa reagisce
    con splendido, inatteso, confortante vigore
    alle notizie dal fronte, ai proclami, alla limpida morte
    del legionario ucciso dal nemico.

    *

    Corvi senz’ali all’ombra
    piatta della bilancia
    trinità di sicari
    brandiscono la lancia.

    *

    Giuda dice: la gente ai miei guerrieri
    ha buttato dei sassi, per questo han caricato.
    Di chi c’era nessuno se n’è accorto:
    ma il Senato dice che Giuda non ha torto.

    *

    Non predicate la dittatura
    di una classe sull’altra, non è il vostro lavoro.
    Non dite niente che possa suscitare
    l’odio di classe: ci pensano già loro.

    *

    Parlo per me ma forse anche per voi.
    Amici, diciamo la verità:
    di sentirci oppressi ci sentiamo felici;
    ci importa adesso esser vittime, non esser liberi poi.

    Giovanni Raboni, 1970
    da Cadenza d’inganno

  2. Ma chi interrogava Pinelli non era Calabresi padre? Poi sparato dal gruppo di cui faceva parte Sofri…..Sofri che poi divenne collaboratore di Repubblica il cui direttore é Calabresi figlio….Che slalom tutto italiano…..

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