controversoincontro (#2)

di Giacomo Sartori

Dimmi ch’è successo

dimmi ch’è successo
qui tutti schiattano
o s’ammalano
da quando hai fatto
irruzione
è un eccidio
in men che non si dica
Andrea è andato
(mollando tutto a mezzo!)
Marta ha le metastasi
l’editore chissà cos’ha
di colpo stramazzano
uno dopo l’altro
quando va bene
parlano di pensione
e di acciacchi cronici
dimmi ch’è successo

io stesso mi questiono
sul mio stomaco gonfio
(che sia carcinoma?)
e sul ginocchio
(si gripperà?)
dimmi tu
che succede
prima nessuno
moriva a raffica
o parlava tre ore
dell’età pensionabile
in fondo è colpa
anche un po’ tua
mi nasce il sospetto

tutti decedono
o insomma invecchiano
a vista d’occhio
se non è un brutto cancro
è l’assegno pensionistico
non si parla d’altro
dimmi come faccio
certo non posso confidarti
questa catastrofe
(e tantomeno
farmi consolare)
proprio non posso
hai diritto di goderti
l’avanzo di giovinezza
(incombono
i solchetti seriosi
dell’età di mezzo)

 

Ho sognato

ho sognato
che eri uno scuoiatore
di gatti
mi costringevi
a diventare
una cameriera
al tuo servizio

 

SOS

SOS fammi magia
collo nuca
e spalla sinistra
urgente
grazie
il messaggio
mentre aspetto
il caffè allongè

nel bagno dei maschi
tendo le mani avanti
come per scacciarti
rilascio gli occhi
aspiro il tuo male
nelle mie dita
di mago improvvisato
(pur sempre gradito)

 

Ho sognato

ho sognato
che la tua ex-moglie
abitava al piano di sotto
(le sue piante sulle scale
erano proprio
tanto kitsch)
e dalle finestre
vedeva tutto quello
che facevamo

 

La prima volta

la prima volta
è stato a distanza
e anche la seconda
(quando hai pianto
a dirotto)
nonostante tutto
ero un po’ turbato
(temevo per le nostre
filigrane di ragno
temevo per il nostro
primo incontro)
io pensavo che skype
servisse per il telelavoro
e per salutare i famigliari
ti ho detto
(mi premeva pure
il romanticismo)
serve soprattutto a questo
hai risposto
(la sufficienza spazientita
dei giovani)

 

A cosa pensi?

penso
al mio vestito
quando ci sposeremo

 

(l’immagine: Tomás Saraceno al Palais de Tokyo, Parigi, autunno 2018)

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Libro del metodo naturale (il capitolo X del Dao De Jing)

di Paolo Morelli
Il metodo naturale è il modo e la maniera per ognuno di noi di “coltivare la propria parte di natura”, vale a dire fuori dalle costrizioni e dalle supposte con-venienze obbedire all’unica autorità che la nostra coscienza riconosce, poiché ne fa parte.

Le lettere scarlatte (Letteratura e diritto #1)

di Pasquale Vitagliano
Se dagli anni 2000 in poi il giallo italiano è stato nobilitato, il filone del Diritto e Letteratura è sì apparso nei titoli di molti libri ma non ha attirato la stessa attenzione. Non esistono, neppure tra i contemporanei, autori italiani come Friedrich Durrenmatt.

Clarice Lispector a Berna

Cristina Vezzaro intervista Roberto Francavilla
La lingua letteraria di Clarice è un’operazione estetica, un progetto della forma più volte dichiarato. I suoi spostamenti dalla norma non sono imputabili, se non in minima parte, alla sua condizione di estrangeirada (come ha voluto una certa critica)

Il vagabondo ferroviario e le isole che si vedono dalla Liguria

di Marino Magliani
Calvino quella storia non la scrisse mai, però col tempo venne a sapere che un bambino vero aveva fatto ciò che lui aveva immaginato. E col tempo il bambino vero, diventato poi adulto e infine vecchio - un vecchio vagabondo lungo i binari - seppe che il famoso scrittore Calvino aveva inventato la sua storia.

Abbagli tra le rovine del mondo caduto

di Alice Pisu
Intrigato dalla vita nascosta nella materia morta, da ciò che è ormai privo di senso, Voltolini genera visioni nel gioco di accumuli utile a sostanziare una dimensione estranea al noto. La tensione alla vertigine esorta chi legge a concepire una cifra di inconoscibilità e al contempo di familiarità in luoghi infestati dalla solitudine: analogie con l’ignoto che ogni individuo sperimenta se osserva il proprio vuoto.

LA SPORCIZIA DELLA TERRA

di Giacomo Sartori e Elena Tognoli
Ci hanno insegnato che la pulizia è molto importante, e che le cose pulite sono inodori e ordinate, ben illuminate, ben geometriche, preferibilmente chiare. Quindi non c’è molto da stupirsi se la terra, che è tutto il contrario, ci sembra sporca e brutta, e anche poco igienica, infestata da vermi e altri bacherozzi com’è.
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: