di Giacomo Sartori
Intonate
le nenie
le cantilene
le ninne nanne
gli inni no
e nemmeno
le arie guerriere
le marce marziali
ne tracima
la storia
(fosse solo
il nazismo!)
mi fanno
ribrezzo
Parafrasate
le paia di piedi
(paiono pantofole)
firme ferme
per sempre
(impietrate)
noi eterniamo
le nostre fattezze
su internet
Rinsegnateci
i canti degli oranti
i gesti lenti
o ferventi
le formule
fauste
per disfarci
di culti turpi
(e sicari)
nello scarico
c’è cascato
(con i roghi
e la garrota)
il bambino
(eccoci qui
analfabeti
dell’animo)
dal canto mio
vado a un corso
di silenzio
(saldo in euro)
Decriptate
le stelle nervose
(ebbre di gelo)
le sere d’inverno
(vi parlano?)
edotti ora
della relatività
misuriamo
gradi e neutrini
(e lustri luce)
le...
di Giacomo Sartori
Stasera invece
non potrei sopportare
di vederti
seduto a tavola
con loro
mi viene male
solo a pensarci
non ti accetterà
mai e poi mai
tra il resto
si chiama come te
non so se mi spiego
mi dicevi
stasera invece
ceniamo assieme
parliamo della siccità
e del governo
tuo padre fissa il piatto
forse ripassa l’itinerario
(la scialpinistica all’alba)
poi si alza
affetta il filetto
con gesti esatti
e circospetti
da cacciatore-raccoglitore
con il pupo in grembo
tua sorella
si preme un seno
Ho sognato
ho sognato
che ci sposavamo
su un motoscafo
a Sant’Agnolo
poi non c’eri...
di Giacomo Sartori
Dimmi ch’è successo
dimmi ch’è successo
qui tutti schiattano
o s’ammalano
da quando hai fatto
irruzione
è un eccidio
in men che non si dica
Andrea è andato
(mollando tutto a mezzo!)
Marta ha le metastasi
l’editore chissà cos’ha
di colpo stramazzano
uno dopo l’altro
quando va bene
parlano di pensione
e di acciacchi cronici
dimmi ch’è successo
io stesso mi questiono
sul mio stomaco gonfio
(che sia carcinoma?)
e sul ginocchio
(si gripperà?)
dimmi tu
che succede
prima nessuno
moriva a raffica
o parlava tre ore
dell’età pensionabile
in fondo è colpa
anche un po’ tua
mi...
di Giacomo Sartori
Tic tac toc toc
tic tac
dentro la notte
tic tac
la tua capa
tic tac
fa patatrac
sono sdraiata
nella tomba
la pietra mi schiaccia
le braccia
dimeni le mani
svolti gli occhi
io spio la sveglia
tic tac
sono le tre
tic tac
e trentatrè
non ho aria
la lastra mi fracassa
le braccia
scrolli i piedi
sbatti la testa
tic tac
tic tac
bevi quest’acqua
non avere paura
non sei nella tomba
ci sono qua io
ti dico io
(la voce grave
che s’addice)
tic tac
tic tac
la coperta
vuole accopparmi
la scalci via
come una serpe
avviticchiata alla caviglia
tic tac
la...
di Giacomo Sartori
ora vai per conto tuo
ditti anche tu
che per troppo tempo
nessuno di noi
s’è sentito accolto
(o anche solo al riparo)
le cose stavano così
si navigava a vista
tra spuntoni e tifoni
(più inquietanti forse
le bonacce)
fino a un dato porto
ci rincuoravamo ancora
passavamo sopra
riprovavamo
poi i demoni
hanno preso il timone
ora evacua la collera
(da dove sprizza?)
le stoccate d’odio
(siamo giunti a questo!)
pensami come si pensano
le querce isolate
in lontananza
e certe rocce
un po’ in aggetto
quello ch’è stato
è stato
vedrai
ce la...
di Giacomo Sartori
adesso esci da me
scendi i gradini
scarruffati dal maestrale
pesta quella sabbia
(quante spiagge
mano nella mano!)
inala l’aria salata
le espettorazioni
della risacca
ti sono sempre
piaciute tanto
abita la tua vita
non dimenticare
non ne potevi più
ripetiti
le frasi insopportabili
e l’astio dei gesti
dismetti l’amore
ormai avariato
(perché resta solo
la nostalgia?)
per tanti anni
siamo stati
bimbi adulti
(discoli e
temibili)
ora siamo
bimbi vecchi
non possiamo più
giocare assieme
dobbiamo cavarcela
ognuno da solo
adesso aiutami
devo fare a meno
dei tuoi sorrisi
(struggenti pozzi
di calce viva)
della tua libertà
(certo selvaggia)
del tuo feroce
attaccamento
a me
accogli pure tu...
di Giacomo Sartori
vedi com’è
com’è la vita
la vita vissuta
nel chiuso di muri
taggati di ricordi
(frasi impiccate
penzolanti nel vuoto
e sorrisi fossili)
ora son io che vado
vado via
via da me stesso
anche se
anche se
in queste cose
mai si sa
chi va
per restare
e chi resta
(essendo cacciato)
per far sloggiare
chi va per far restare
chi ama e chi detesta
chi ama e detesta
chi ama detestare
chi detesta amare
(gli intricati dettami
dell’amore!)
nemmeno si deve
idealizzare
certi giorni
certi giorni
te ne stai alla larga
manco fossi furente
manco avessi da
da rimproverarmi
qualcosa
un...
di Giacomo Sartori
come faccio senza
senza la tua eleganza
di pantera nera
la tua grazia
senza grazia
poche cose
così poche
mi dan pace
e piacere
la prima sei tu
perché privarmi
proprio ora
mica ho fatto
niente di male
(quasi niente)
mica mica
appena m’avvisti
sgambetti a strusciarti
contro le mie gambe
le mie gambe
o più spesso
più spesso
ti butti per terra
a pancia in su
aspetti che ti gratti
e ti carezzi
sei tanto
tanto contenta
a me s’imballa
tanto il cuore
tanto
l’anno scorso eri tu
che dovevi partire
partire per sempre
i tuoi padroni
vendevano
(causa separazione)
mi schiattava il...
di Giacomo Sartori
come faccio
senza te
giorno dopo
dopo giorno
dimmi come
faccio senza
senza te
trova tu
la soluzione
io mica
la vedo
tu la
sei così bella
così bella
così lucida
e i tuoi occhi
i tuoi occhi
mi fanno pazzo
come farò
ora che
ora che
tu resti
son io che vado
le cose cessano
anche quando
quando paiono
eternamente eterne
di botto
giù il sipario
s’ha da sloggiare
la vita è così
bisogna ubbidirle
bisogna
sarà amore
sarà abitudine
sarà quel che sarà
ma per me
per me
ci sei solo tu
solo tu
il resto è tedio
e seccature
senza fine
senza fi
fi fi
quando ti vedo
mi si...
di Giacomo Sartori
Sempre pollo!
sempre pollo!
sempre pollo!
declamavi
scimmiottando
l’agiata vicina
durante la guerra
il pollo noi
ce lo sognavamo
la notte
dicevi
sprofondando
nei marosi
d’una risata
per una volta
vera
Da domani
da domani
andiamo al ristorante
sempre e solo al ristorante
non voglio più
stare ai fornelli
dicevi
Mi guardano
mi guardano
come fossi
una mummia
sei sbottata
l’ultima volta che
t’ho accompagnata
a sciare
All’ospedale
all’ospedale
mentre assaporavi
un sopore di tregua
singhiozzavo e
singhiozzavo
(non potevo domarmi)
al piede del letto
mio nipote e la sua bella
covavano ieratici
la loro incoluminità
di giovani sportivi
(grazia simmetrica
d’etruschi)
Ho sognato
ho sognato
che dovevo passare
la maturità
e non sapevo...
di Giacomo Sartori
Volevo dirti
volevo dirti che
il libro su dio
vendicchia benino
anche se certo
la critica latita
(i clerici delle lettere
son così ligi
ai riti prestabiliti
così disattenti
così asserviti!)
i cattoliconi svicolano
e gli esteti atei
sogguardano da sopra
volevo dirti che
le beghe ereditarie
non sono poi serie
archiviati i conticini
si squaglieranno certo
come avanzi di neve
in aprile
volevo dirti che
sono un po’ giù
questa sera
la pioggiolina
è tanto lagnosa
(lo zelo si dilava
nel buio umido)
ma certo passerà
certo verrà mattina
verrà il sole sfacciato
non devi preoccuparti
volevo dirti...
di Giacomo Sartori
Al maestro dicevo
al maestro dicevo
ch’eri sempre fuori
sempre fuori
di giorno e di notte
(soprattutto la notte)
fuori con la pelliccia
fuori con i rossetti
ogni sera via
nella notte buia
con le calze a rete
poi i pomeriggi
saldata alla cornetta
sbraitando chissà che
tutti quei nomi
che chiamavano
per fissare l’ora
e fare baldoria
lui t’ha convocata
non senza prosopopea
ma anche clemente
(cristiano praticante)
ognuno fa
quel che il fato
gli posa sul capo
ha esordito
quel tuo mestiere
(se di mestiere
potevasi discorrere)
era quel che era
dovevi però pensare
pure ai...
di Giacomo Sartori
In una foto
in una foto sulla neve
(sfondo di pareti
simili a pandori)
hai calzoni rastremati
di protosportiva
scarponi di pelle
fissi l’obiettivo
(certo tua figlia)
contenta dell’attimo
gli occhi sorridono
(poi scruteranno
da uno scranno
di disincanto)
ancora coerente
con te stessa
minuscolo sciatore
famelico di contatto
premo la spalla
sulla tua coscia
una tutina di panno
quasi d’aviatore
cincischio le manopole
canto o grido
il mio broncio
(labbrette protese)
pencolo il mio bisogno
la tempia sull’anca
del mio sostegno
per non concedermi
quello ch’anelo
il tuo braccio
fugge all’indietro
Dovresti andare in vacanza
dovresti andare in vacanza
lavori sempre
mi...
di Giacomo Sartori
Come potevano
come potevano
l’incongruenza del pensiero
la presunzione
la foia di primeggiare
la petulanza
(in sintesi lo snobismo)
dare un cocktail
così umano
e così toccante
come potevi
farti tanto amare?
(tu ch’amare
sapevi male)
A spezzare l’idillio
a spezzare l’idillio
tsunami arcano
(pedissequa gelosia
guardando indietro)
giunse la voce adulta
una prima amichetta
poi un’altra
quasi mogliettina
e non parliamo
dei rivoluzionari
i grezzi operai
il prete spretato
il grecista comunista
coacervo trasandato
(scarpe sformate
e capelli unti)
m’hai ripudiato
come si congeda
un domestico
ch’ha rubato
pure l’amico tanto caro
lo squisito omosessuale
(il mio padrino):
radiato dai radar
del mio esistere
(niente più...
di Giacomo Sartori
Portavi i fiori
portavi i fiori
sulla tomba di famiglia
brullo muro
nel cupo del colonnato
(neoclassicismo malmesso
dei cimiteri)
dov’è il dandy
che tanto t’è mancato
(presenza immateriale)
tua mamma cosmopolita
dalla lingua tagliente
suo fratello incisore
quello erudito
professore e libraio
più giù nella lista
lo scienziato mazziniano
poliomielitico bigamo
tuo cugino narciso
figlio d’una scopata militare
nei Balcani in fiamme
(la madre l’ha portato
in un involto
e s’è riavviata)
superbo e permaloso
(fino alla fine
bisticci e paci
d’indomiti vecchini)
due tue sorelle
ben più belle
(e sposate ben meglio)
e altri nevrotici
(mica si...
di Giacomo Sartori
Eri bella mentre morivi
eri bella
all’ospedale
senza rossetti e fronzoli
senza plateali
parole
eri bella
avviata alla morte
priva d’attrezzatura
bramosa di concludere
(sobbarcandoti pur sempre
la lunga marcia)
eri bella
prima di morire
(basta ospedale)
davvero tanto bella
finalmente calma
finalmente assorta
(con una così
faceva voglia
ricominciare)
eri bella
finalmente leggera
nell’etere della morfina
leggera come una piuma
leggera come il tuo nome
stavi bene
e te ne andavi
eri bella
sballata e rilassata
senza più disprezzi
senza fingere interesse
senza esigere
d’essere finita
eri tanto bella
divertita e incantata
dalla recita privata
(danze certo di morti)
avevi vinto
(il dolore e le...
di Giacomo Sartori
Adoravi i risotti
adoravi i risotti
il prosciutto di Parma
i formaggi cremosi
i bianchi secchi
i rossi leggerini
la frutta gonfia di succo
e i dolci
tutti i dolci
morbidi o crostosi
i cioccolatini
il torrone burroso
piluccavi avidi bocconcini
becchettatine d’uccello
mimetizzate nelle arguzie
spigliate o analitiche
(guai all’ingordigia
solo il volgo
s’abbuffa e strafà)
detestavi i buongustai
e chi mangia d’appetito
se sceglievo un buon posto
decriptavi il menù
stringendo le guance
e poi chiedevi del pollo
normale pollo arrosto
indignata del disservizio
(davvero non servite pollo?)
Mi raccontavi
mi raccontavi
ch’avevi sbagliato tram
poi...
di Giacomo Sartori
Il tuo fascismo
il tuo fascismo
era la voluttà della neve
l’asprigno di resina
(pino mugo e larice)
l’aria grezza nei capelli
la disciplina dell’alpinismo
le risate interclassiste la sera
(eterno brio di giovinezza)
il tuo fascismo
era la nostalgia
d’un dandy
appena intravisto
dei dettami e delle norme
che non t’aveva lasciato
(neppure per interposta persona)
il tuo fascismo
erano le libidini
del tuo corpicino
indomito e ligio
i severi precetti
che gli imponevi
la tua perseveranza
il tuo fascismo
era la febbre
delle forme
della bellezza
dei vestiti
dei mobili antichi
della distinzione
il tuo...
di Giacomo Sartori
Più di tutto
amavi i libri
i fiori
i cieli
i film
chiacchierare
viaggiare
ridere
ma più di tutto
più di tutto
adoravi sciare
fin da ragazza
fin dal fascismo
su e giù
e ancora giù
l’aria cruda sugli zigomi
giù e sempre giù
leggera e intrepida
nel riverbero cereo
su e giù e su
e poi di nuovo giù
sulla scorza viscida
dei grattacapi nel fondovalle
(come tagliare il traguardo
della fine del mese?)
giù in ebbrezza vitalista
(per non dire postfascista)
giù nel bianco
giù nell’azzurro
perfino molto anziana
scivolavi lieve
sulla pelle della neve
anche sui...
di Giacomo Sartori
come foglie di novembre
non mi dicevi ch’era morto
l’amico d’una vita
o l’ultraconfidente
crollato un altro bastione
dissertavi e divagavi
murata nella logorrea
(stizziti guizzi del mento)
le persone sparivano
dalle tue frasi troppo tese
come foglie di novembre
da tralci traumatizzati
qualche spettro riafforava
anni o decenni dopo
fossile ben conservato
carezzato con discrezione
da un’altra era
eri molto bella
scavata e senza rossetto
(l’odiato rossetto
d’eccentrica borghesaccia
d’acculturata baldracca)
i capelli fini e candidi
sovrimpressa ormai a tua madre
eri più grave
eri molto bella
cosa ci faccio
cosa ci faccio
io...
di Giacomo Sartori
come facciamo con le sedie
come facciamo con le sedie
ci tenevi tanto
a regalarmele tu
ma poi mancava il tempo
per andare a sceglierle
veniva la festa successiva
avevo altre urgenze
l’anno seguente ero via
il Natale dopo ancora
mi faceva fatica
un po’ era anche
per non farti spendere
diciamola tutta
(anche le vecchie
accoglievano le chiappe
stando un po’ accorti)
ridevamo di queste sedie
che non arrivavano
né a Natale né mai
adesso come facciamo
è il mio compleanno
e il tempo lo avrei
(scegliere è niente)
tu...
di Giacomo Sartori
poi ricordo
quando mi scopro stanco
o le cose smottano
mi dico che
devo proprio chiamarti
(il solito opportunista)
poi ricordo
che sei morta
la psicanalista mi dice
la psicanalista mi dice
che da bambino
m’hai preso in ostaggio
sa che so
ci tiene però a ribadirlo
non infierisce sul presente
accarezza il coperchio
della trappola terapeutica
(e insomma retorica)
posponendo l’affondo
certo prematuro
con magnanime inspirazioni
d’umanesimo junghiano
le nostre chiamate
le nostre chiamate
si avviticchiavano
al tempo atmosferico
e alle maniglie dei giorni
in reciproca auscultazione
dei carsi sotto le frasi
tu parlavi dei...
di Giacomo Sartori
t’ho sempre fatta aspettare
e t’innervosivi
non sopportavi l’inazione
e i legacci dei legami
melensi o plebei
che li giudicassi
(protofemminismo
in salsa vitalista
con afflati estetici
ma anche mussoliniani:
nevrosi novecentesche
riassumeremmo oggi)
perfino stavolta
ho tergiversato
coi miei demoni:
dispatie compensatrici
di figlio del trauma
quando vieni?
m’hai chiesto
(ombre di parole
perentorie e materne
nel telefono
sospeso a mani d’altri)
avevi furia
d’andare
un’iniezione e via
eri tanto stanca
piumetta di nervi
e ossicini
(peraltro non miei)
smaniosi di nozioni
e romanzi
fino sotto morfina
(ancora e sempre)
ho vissuto tanto…
mercoledì?
ha brusito
il filino roco
ormai sfinito
a Rosemarie Lange (“Piuma”),...
di Giacomo Sartori
come sei grigia Parigi
al Bataclan hanno mitragliato
e mitragliato inermi rockettari
più ligi che dissacranti
in un silenzio di apnea
gli smartphone incalzavano
a bagno nel sangue
(le tattuate star californiane
se l’erano data a gambe)
come sei grigia Parigi
davanti allo stadio
tre pessimi allievi
sono schizzati
sui cartelli e nei capelli
di passanti digitanti
poltiglia d’un miraggio devoto
(intriso di geopolitico greggio)
compunta o venduta
la diretta blaterava
di bombole esplose
come sei grigia Parigi
nella serata sovraeccitata
hanno macellato
socievoli bevitori di birra
davanti al Carillon
sulla cresta...
di Giacomo Sartori
poeti erotici
poeti eretici
poeti erratici
poeti ieratici
lirici sotto le tamerici
lirici sui larici
lirici con le varici
lirici senza narici
poeti avanguardisti
poeti neoavanguardisti
poeti della retroguardia (linguistica)
poeti sempre in guardia (on line)
poeti guardoni
cantori incantevoli
cantori incantati (dai tramonti neoliberali)
cantori incatenati (al linguaggio dell’ottocento)
cantori scannati
poeti celebrati
poeti acerebrati
poeti cerebraloni
poeti di successo (tutto è relativo)
poeti sul cesso
poeti che cessano di poetare (e di postare)
incessanti versificatori
poeti pubblicati a proprie spese
poeti pubblicati a spese altrui
poeti impubblicabili (pubblicati)
poeti pubblicabili (impubblicati)
poeti pubblicati...
di Giacomo Sartori
ma dove vai
con quei passetti
cosa sgambetti
ancora ti alleni
con gravità di atleta
su e giù per il giardino
bimbina vecchia
(quasi un secolo
fascismo compreso!)
adesso fermati
la tua testa è troppo grande
per quei tuoi ossetti
di Giacomo Sartori
se fossi un intellettuale
farei ogni mattina
(prima o dopo la defecazione?)
seriosi gargarismi cerebrali
esegetici o anche prescrittivi
come usano gli intellettuali
se fossi stato più sensato
non avrei sfidato il vento cattivo
avrei lasciato perdere le parole
mi sarei dedicato solo alla terra
(masticando sintagmi altrui)
se avessi scritto una storiolina
o storiona di successo
farei l’autore di successo
sparerei cazzatone sui giornali
con autentica finta modestia
o finta autentica modestia
(sceglierei lì per lì)
se nei risvolti delle tasche interne
non avessi resti...
di Giacomo Sartori
avevo anch’io una giacca
nera con il collo cinese
sento ancora l’odore di treno
sul burro del velluto
le notti diafane di neve
dove sarà andata adesso
io non butto mai niente
deus in adiutorium meum intende
pure la mia aveva asole
e alamari di filo intrecciato
e due tasche quadrate sui lati
l’aveva portata dalla Cina
la madonna col capezzolo doppio
e gli occhi affranti di cane
(alias la mia famiglia)
era tornata tra i fulmini
era un’estate di fulmini
ci si baciava...
di Giacomo Sartori
se muoio prima io
solo pettegolezzi
e niente fiori recisi
e cazzatine da sgranocchiare
unte e un po’ letali
(per restare in tema)
poi pasta e fagioli
e vini laziali sinceri
in bottiglioni e fiaschi
con una fanfara da circo
che metta allegria
e faccia piangere anche i cani
(sai che viro al sentimentale)
se muori prima tu
solo cosine vegane
(figuriamoci fiori uccisi!)
insalate di alghe
e muggiti tibetani
superbi tè affumicati
e pasticcini allo zenzero
con estenuanti suoni di gong
poi anche sakè caldo
dell’alcol non si...
di Giacomo Sartori
culi ampollosi di editori
culi cardinalizi di critici letterari
culi garruli di addette stampa
culi masochisti di scrittori
culi minuscoli
culi maiuscoli
culi in grassetto
culi sottolineati
culi impoltroniti in poltrona
culi avidi di poltrone
culi tra due poltrone
culi acculturati
culetti culturisti
culi culinari
culoni luculliani
culi che si fanno leccare (dai leccaculo)
culi che se la prendono in culo
culi presi per il culo
culi che ti mandano affanculo
culi enormi
culi abnormi
culi inermi
culoni ciondoloni
culoni frementi di emozioni cerebrali
culi tremanti di strizza (al culo)
culini saltellanti...